In alcune chiese le donne sono relegate a una presenza passiva. In altre possono
pregare. In altre ancora possono interagire leggendo brani della Scrittura e,
dove lo studio è partecipato (p.es. «cellule domestiche», possono far domande e
interagire. Ci sono chiese in cui le donne sono ordinate pastori. Alcune chiese
sono succubi di uno spirito ottocentista. Altre chiese cavalcano l’onda
modernista. Altre cercano che cosa piaccia al Signore in questo tempo. Che cosa
afferma la Scrittura? Come praticare oggigiorno il «pari consentimento» nelle
chiese, rispettando le peculiarità specifiche dei due generi e le direttive che
ci vengono dal NT? Che differenza c’è tra «predicare» e «insegnare»? Quali sono
gli ambiti in cui la donna può esercitare questi ministeri?
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1.
{Davide Marazzita} ▲
Caro Nicola, sono un anziano della chiesa di Desio ed ebreo credente. Ti scrivo
queste poche righe per richiedere dei chiarimenti in merito a delle notizie che
ho ascoltato nell’ultimo convegno regionale degli anziani della Lombardia. Il
fratello Gino Parisi, anziano dell’assemblea di Villa Cortese, ha riferito che
tu hai scritto su un libro, o da qualche altra parte, che le donne potrebbero
predicare. Tale notizia ha suscitato qualche polemica di troppo. Credo che il
fratello sia stato incauto e poco delicato a divulgare un’informazione alla
quale nessuno di noi poteva valutarne l’affidabilità. Inoltre, personalmente,
credo che il dibattito su un tema simile debba essere aperto e permesso nel
pieno rispetto delle diverse convinzioni senza censura o, peggio ancora, anatemi
ingiustificati. Non so cosa tu abbia scritto e nemmeno dove, ma mi piacerebbe
poter rispondere al fratello su basi certe, e una lettura del tuo scritto mi
aiuterebbe. Spero tu mi possa aiutare. Ringraziandoti, fraternamente ti saluto.
Se ti capita di sentire il
fratello Gino Parisi puoi tranquillamente fare il mio nome come colui che ti ha
informato. Non ho paura di riferire quello che ho sentito, sopratutto quando
avviene in una pubblica discussione. (08-10-2006)
2.
{Nicola Martella} ▲
Che bisogna meravigliarsi di quello che affermano altri, può ricorrere spesso;
ma che gli altri suggeriscano ciò che tu debba credere o affermare, fa alquanto
meravigliare. Mi meraviglio che Gino Parisi faccia il mio promoter per
idee che non mi appartengono! Nel 2° e 3° secolo d.C. nacquero vari scritti
pseudoepigrafi, attribuiti a persone rilevanti del paleo-cristianesimo. Ora
scopro che la pseudo-epigrafia deve essere stata ripresa nel 21° secolo, perché
qualcuno abbia scritto a mio nome qualcosa del genere.
Io non ho mai avuto pubblici timori a dire chiaramente
quali siano le mie convinzioni, ma sarei curioso di sapere in quale dei miei
libri Gino Parisi crede di aver letto una mia convinzione che le donne possano
predicare in pubblica assemblea (di là dal fatto che bisognerebbe spiegare che
cosa significa «predicare», «profetare» e termini simili). L’unico mio scritto
sull’argomento si trova in questa mia opera: Nicola Martella,
Generi e ruoli 2 (Punto°A°Croce, Roma 1996) e porta il titolo «Ministeri preclusi alle
donne» (pp. 83-102); il sottotitolo dell’articolo recita «I ministeri cui le
donne non sono chiamate». Ognuno può leggere lì ciò che la Bibbia mi convince.
Si veda qui anche l’articolo «La donna che serve», pp. 67-78.
Rimando inoltre a questo articolo «Profetare
significa insegnare? Il ruolo della donna nel culto». Esso risponde alle
tesi di quei credenti che non fanno pregare e «profetare» le donne in assemblea
per timore che esse possano così insegnare.
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Donne_ministero_GeR.htm
08-10-2006; Aggiornamento: 08-03-2010
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