L’articolo «Il
suo nome è donna», sebbene pensato specialmente come un omaggio al «gentil
sesso», ha fatto sorgere vari interrogativi in qualche lettrice. Del «pianeta
donna» specialmente le sue «eclissi» sono state rapportate al «pianeta uomo» e
alle sue responsabilità. C’è abbastanza materia per discutere, e tanti
interrogativi cercano una risposta.
Per l’approfondimento si veda nella sezione «Singolarità dei due sessi» in
Nicola Martella,
Sessualità e contesti. Sesso & Affini 1 (Punto°A°Croce,
Roma 1998), specialmente i seguenti articoli: «Pianeta donna», pp. 324ss;
«Pianeta uomo», pp. 329ss; «I generi a confronto», pp. 331ss. |
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sottostante
1.
{Irene Bitassi}
▲
Le domande poste nell’articolo sono stimolanti: come donna mi viene veramente
voglia di rispondere. Ma a pensarci bene la risposta sarà comunque parziale,
relativa solo alla mia esperienza e al mio modo di pensare.
Attribuire determinate caratteristiche a un sesso o
all’altro è affascinante. Gli attributi che nell’articolo si danno alle donne
sono in linea di massima condivisibili. Eppure intravedo in questo tipo di
«classificazioni» un pericolo: quello d’estremizzare e d’aspettarsi che ogni
donna debba necessariamente rientrare in tutte le caratteristiche del modello.
Le estremizzazioni patologiche su cui ci s’interroga
nell’articolo sono dovute, secondo me, in gran parte proprio al tentativo
esagerato delle donne di rientrare negli «schemi», invece d’accettare alcuni
lati della propria personalità considerati «maschili».
La mamma che soffoca i figli perché non trova altri
interessi nella vita è la donna che si pensa davvero come tutta natura e
istinto. In realtà, la donna è capacissima anche di farsi razionalmente dei
programmi diversi nella vita, oltre che avere dei figli e seguire l’umore dei
suoi cicli. Le donne che si sfogano in cattiverie verbali
facilmente sono quelle che non ammettono la loro aggressività nascosta, perché
la ritengono una caratteristica maschile. La donna ha le sue aggressività come
un uomo. Ma mentre un uomo ne cerca facilmente lo sfogo in maniera sana
nell’ambito lavorativo o sportivo, la donna che vuole essere femminile per certi
canoni tende a nasconderla e la fa affiorare esattamente su una caratteristica
prettamente femminile: la loquacità.
Le donne che sopportano l’insopportabile da mariti o
padri-padroni spesso pensano che una donna per essere femminile debba essere
sempre e comunque arrendevole. Quelle che cercano il manager di successo non pensano
di poter essere loro stesse manager di successo.
Insomma, credo che fino a un certo punto riconoscere le
differenze di genere sia giusto e doveroso. D’altra parte, esagerarle e
soprattutto pretendere di «inscatolare» le figlie femmine in un ruolo
determinato con un’educazione ad hoc sia pericoloso e tenda a produrre proprio
quelle deformazioni. Preparare le figlie femmine anche a essere madri è una
cosa giusta, prepararle solo a essere madri porterà dei dispiaceri insanabili
nel caso di sterilità o alla sindrome del nido vuoto in caso di fertilità.
Negare alle figlie femmine la possibilità d’incanalare in maniera sana la
propria aggressività perché si ha il mito della donna angelicata porterà
facilmente ad avere delle figlie pettegole. Insistere troppo sull’istinto della
donna ad accudire la famiglia significa rischiare di trovarsi solo con donne che
rinunciano in partenza a qualsiasi progetto esterno alla famiglia.
Veramente, a questo punto verrebbe voglia di ritirare
indietro la palla e fare un po’ di domande agli uomini:
■ È vero che ci sono donne disposte a vendere il loro
corpo pur d’ottenere qualcosa, ma come mai gli uomini sono incapaci di gestire
il proprio istinto fino al punto da essere disposti a spendere delle fortune per
un po’ di piacere con qualcuna che non li ama?
■ Come mai gli uomini a parole vogliono la moglie
casalinga sottomessa, ma poi in pochi sanno rinunciare alla comodità del secondo
stipendio?
■ Come mai i mariti pretendono una moglie in taglie da
fotomodella anche un mese dopo il parto?
■ Come mai denunciano l’onnipresenza delle mamme
(specialmente quelle italiane), ma poi non vogliono mai rinunciare alle comodità
che le mamme offrono?
■ Perché si scelgono una moglie, quando poi
preferiscono la cucina della mamma?
Insomma, non sarà che le stranezze delle donne siano spesso dei tentativi
d’accontentare degli uomini che vogliono «la botte piena e la moglie ubriaca»? {01-06-2007}
2.
{Argentino Quintavalle}
▲
Base della vita sociale biblica è la famiglia. Riconoscendo l’importanza
fondamentale della donna nella vita di famiglia, la Bibbia le assegna, anche se
a prima vista non sembra, un posto elevatissimo. Specialmente se si considera la
condizione della donna nelle altre nazioni contemporanee, la dignità conferitale
dalla Bibbia appare tanto più degna di nota. È la donna che ha avuto l’onore di
far nascere il Messia, e non l’uomo. Se la sua sfera d’attività differisce da
quella dell’uomo, pur tuttavia non ha minor valore per il benessere della
comunità.
Certo la parola di Dio è stata trasmessa attraverso gli uomini, e sotto questo
riguardo la responsabilità dell’uomo è maggiore di quella delle donne.
Il libro dei Proverbi considera meritevole la donna che usa la propria influenza
perché i suoi figli (oggi aggiungerei anche suo marito) s’applichino ad
acquisire una più profonda conoscenza della parola di Dio, che a lei spesso è
preclusa dalle molteplici occupazioni della vita. Lodevole è quella donna che si
preoccupa dell’apprendimento biblico dei suoi figli.
Si racconta in una storia rabbinica d’un uomo pio che aveva sposato una donna
pia; non avendo avuto figli, divorziarono. L’uomo andò e sposò una donna
malvagia che lo rese malvagio. La donna andò e sposò un uomo malvagio, e lo rese
giusto. Tutto, dunque, dipende dalla donna.
Ma forse, nella nostra società influenzata da Babilonia, le donne hanno perso la
loro identità. {01-06-2007}
3. {}
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Donna_interrogativi_Ori.htm
28-05-2007; Aggiornamento: 28-02-2010
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