Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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L’uomo e la donna nella Bibbia— Generi e ruoli 1:

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■ La posizione della donna nella chiesa
■ Il ministero della donna nella chiesa
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TESI A CONFRONTO SUL DIVORZIO

 

 a cura di Nicola Martella

 

► Abbiamo già discusso e dibattuto molte volte su questo tema. Ora separazione e divorzio si ripropongono. Nei primi due contributi riporto due opinioni del tutto opposte e contrastanti riguardo all'articolo «Separazione e divorzio dalla prospettiva dei figli». Le lascio senza commento, affinché i lettori stessi si possano esprimere al riguardo; aggiungerò solo un catalogo di domande.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Domenico Falbo

2. Susi Casta, ps.

3. Nicola Martella

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Domenico Falbo}

 

È una vera vergogna che un pastore evangelico si separi dalla moglie. Doveva pregare e chiedere aiuto al Signore. Un pastore non è solo a capo della sua propria famiglia, ma anche di tutta la sua congregazione e deve dare il buono esempio.

    Troppa leggerezza, noi non la perdoniamo. Possiamo soffrire per tante cose, ma mai arriveremmo alla separazione, neanche di fronte al tradimento. «L’uomo non separi quello che Dio ha unito». Gesù chiese ai discepoli di seguirlo con la propria croce; sì dobbiamo sopportare la croce e le prove, se davvero vogliamo essere pastori del Signore! {13-03-2008}

 

 

2. {Susi Casta, ps.}

 

Non sono assolutamente d’accordo sulla visione del divorzio corrente in Italia, condivisa da cattolici e alcune denominazioni non cattoliche, secondo cui bisogna fare di tutto per non divorziare, e sacrificare al matrimonio qualsiasi cosa.

     Come ha scritto un fratello al riguardo: «Il matrimonio è stato creato per l’uomo e non l’uomo per il matrimonio». Se le cose non vanno in una coppia, evangelica o meno che sia, è molto meglio riconoscerlo, prenderne atto e agire di conseguenza, invece di continuare a fingere e a fare finta di nulla. Pregare va benissimo, ma non implica che la risposta di Dio sarà automaticamente un miracolo che salvi il matrimonio a qualunque costo. Dio ha molto più a cuore la felicità dell’individuo che la sopravvivenza d’un istituto come il matrimonio. Non c’è scritto da nessuna parte nella Bibbia che bisogna fare di tutto e di più per salvare un matrimonio, a scapito delle persone che vivono infelicemente una situazione coniugale, qualsiasi ne sia il motivo.

     Quando ero piccola, avevo 11 anni, ricordo d’aver detto più volte a mia madre: «Perché non divorzi?». Come mai le facevo questa domanda? Perché vedevo la sua infelicità, e la sua infelicità si trasferiva automaticamente su di me, perché vedevo le liti quotidiane con mio padre, i soprusi, i giochi di potere di lui e di vittimismo di lei. Tutte queste cose hanno pesato molto su di me e garantisco che sono molto più negative di qualsiasi divorzio, che almeno farebbe cessare queste sofferenze infinite.

     Inoltre, mi permetto di ricordare anche che nessuno dovrebbe giudicare le persone che divorziano, neanche i figli, che spesso, come è stato sottolineato, non possono neanche minimamente comprendere cosa avviene.

     Il divorzio (e lo dico per esperienza diretta) non è affatto una passeggiata, una cosa divertente o un passatempo, soprattutto in Italia, e soprattutto per le donne. Vorrei ricordare anche che in Italia, a causa della distorta mentalità al riguardo, si preferisce uccidere piuttosto che divorziare. Ogni giorno nella cronaca nera leggiamo tanti casi: «Uccide moglie e figli: non accettava la separazione»; «Avvelena il marito, stanca dei maltrattamenti», e cose del genere.

     Allora, basta, per favore, con questa mentalità ipocrita, farisea e perbenista, smettiamola di considerare il divorzio un dramma. È molto maggiore il dramma, che si vede ovunque e molto più spesso, delle coppie costrette a continuare un’assurda e patetica finzione, per paura, per abitudine o per religiosità malintesa e piccolo-borghese. Tutta la questione è posta male. Smettiamola di torturare persone che già stanno vivendo un momento difficile, smettiamola di condannarle. Gesù stesso non condannò la donna che aveva avuto tanti mariti, né fece drammi o tragedie nel parlare con lei, non la offese o la trattò come una donna di malaffare, come una fallita o come una perduta in eterno. Il divorzio non è il peccato imperdonabile, non è neanche un peccato. {17-03-2008}

 

 

3. {Nicola Martella}

 

Qui di seguito mi limito solo a formulare un catalogo di domande specialmente sui due contributi posti all'inizio.

    Un divorzio è sempre evitabile o, al contrario, inevitabile? È sempre una «vera vergogna» che un (pastore) evangelico si separi dalla moglie? E se è lei a farlo? E se nell’altro, nonostante preghiera, richiesta d’aiuto al Signore e perdono multiplo, non c’è nessun cambiamento e ravvedimento, ma reiterazione di atti immorali (p.es. adulterio, violenza)? L’affermazione «L’uomo non separi quello che Dio ha unito» vale anche in caso di adulterio continuato?

    Bisogna fare di tutto per non divorziare? Bisogna sacrificare alla conservazione del matrimonio qualsiasi cosa, ad esempio anche la dignità di persona? La frase: «Il matrimonio è stato creato per l’uomo e non l’uomo per il matrimonio», non è in fondo una frase fatta e in contrasto con vari brani biblici? La felicità dell’individuo è il bene supremo, a cui si può sacrificare un matrimonio? Se Dio non aveva previsto il divorzio, perché poi lo ha regolamentato nella legge mosaica (Dt 24,1ss) e perché Gesù parlò dell’eccezione in Mt 5,32? Si può assurgere la propria esperienza, riguardo sia ai propri genitori e sia al proprio matrimonio, a elemento oggettivo con cui misurare tale delicata e complessa problematica? È proprio vero che i figli spesso non possono minimamente comprendere cosa avviene tra i loro genitori, quando si separano, e non dovrebbero giudicarli? I titoli drammatici nei giornali sono un motivo per giudicare con indulgenza il divorzio fra cristiani che ritengono di amare Dio e la sua Parola? È proprio vero che il divorzio non sia un dramma? Si tratta sempre di una mentalità ipocrita, farisea e perbenista quando si ritiene di dover rifiutare il divorzio per sé e di doverlo sconsigliare agli altri? Fanno bene le coppie fallite a continuare un’assurda e patetica finzione nel loro matrimonio, per paura, per abitudine o per religiosità malintesa e piccolo-borghese? Ritenere che il divorzio non sia sempre la medicina giusta a un matrimonio malato, significa veramente torturare e condannare le persone? Che Gesù non condannò la Samaritana (più volte sposata e al momento convivente) e che parlò con lei, significa che approvasse il divorzio e la convivenza? Se il divorzio non è per nulla un peccato, come si afferma, significa che non lo sia un nuovo matrimonio, se la parte che si risposa non è la vittima dell’abuso del suo ex-coniuge, ma il carnefice o il fedifrago continuato? Allora a che serve un’eccezione, se non c’è una regola (Mt 5,32; 19,9)? Se per Gesù la regola era che sposare chi era andato via o era mandato via da un matrimonio senza giusta causa rappresentava un «adulterio», non vale per tali persone ciò che Gesù disse all'adultera: «Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più» (Gv 8,11)?

 

 

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Credente divorziato e penitente {Nicola Martella} (D)

Divorzio 1: Atto estremo per uscire da un labirinto? {Nicola Martella} (T)

Divorzio 2: Interrogativi e tesi a confronto {Nicola Martella} (T)

Divorzio e matrimonio con un non credente {Nicola Martella} (D)

Divorzio e nuove nozze {Nicola Martella} (A)

Divorzio e nuove nozze in Luca 16,18 {Argentino Quintavalle} (A)

Divorzio e seconde nozze {Nicola Martella} (D)

Il divorzio: come lo vivono i figli? {Nicola Martella} (T)

Motivi biblicamente legittimi per il divorzio {Bartolomeo Ciociola - Nicola Martella} (T/A)

Separazione e divorzio dalla prospettiva dei figli {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Divorzio_tesi_confronto_GeR.htm

17-03-2008; Aggiornamento: 09-09-2008

 

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