Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

La lieve danza delle tenebre

 

Riuscire nella vita

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

L’occultismo viene presentato quale problema sociale, razionale e biblico.

  Alcuni dei temi principali sono i seguenti:
■ La superstizione
■ La divinazione
■ L’astrologia
■ Medianismo e fenomeni extra-sensoriali
■ Lo spiritismo
■ La magia
■ La massoneria
■ La neostregoneria
■ Il satanismo
■ Il paranormale
■ La religione
■ I fenomeni estatici e la falsa profezia
■ L’esoterismo
■ La dottrina occulta
■ I fenomeni occulti nella prospettiva biblica

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SONO RIMASTO DISOCCUPATO. E ORA?

 

 a cura di Nicola Martella

 

Rimanere senza lavoro è per una persona un momento di crisi e di travaglio. Il credente affronta questi momenti fra apprensione (guardando al problema e alle sue conseguenze) e fiducia (guardando al Signore e alle sue promesse). La crisi esistenziale che ne deriva può essere una chance, ma anche l'accesso in un labirinto.

     Rimanere disoccupato incrina l'immagine che si ha di se stessi e l'amor proprio. Ciò diventa fonte di malumore, di scoramento e di depressione.

     Il licenziamento può diventare anche un problema teologico, poiché può turbare l'immagine che possiamo avere di Dio. Allora ci si chiede: Perché Dio ha permesso ciò? Il Signore mi ama veramente? C'è del peccato nella mia vita? Questa è una sua punizione?

     Rimanere disoccupato diventa un peso anche per i rapporti sociali in genere, nella famiglia e nella coppia.

     Quando si perde il lavoro, ciò può diventare un problema esistenziale. Di là dall'apprensione dinanzi a un futuro incerto (come farò a portare avanti la mia famiglia?), si ha l'impressione di essere fallito dinanzi all'esistenza stessa. Se ciò vale per una donna, la quale trova sempre una compensazione nei rapporti personali (amicizie, matrimonio, figli, famiglia), quanto più per un uomo: in genere per lui un lavoro non è solo una «occupazione», ma un compito esistenziale. So solo per esperienza personale quanto sia avvilente per un maschio rimanere senza un «posto al sole», senza un «mandato», da cui trarre una collocazione sociale, l'identificazione col suo ruolo e la consapevolezza di essere utile al posto giusto. Il licenziamento dal lavoro può sembrare a un uomo il licenziamento dall'esistenza stessa.

     Sembra come se tutti ti guardino (coniuge, figli, amici, conoscenti...) e chiedano, senza parlare: «E ora? Ora chi sei? Ora che fai? Ora che farai?».

     Oltre che pregare per chi (e con chi) ha perso il lavoro, che cosa faresti? Che cosa gli diresti? E se capitasse a te di essere licenziato, come affronti questo problema? Come lo hai affrontato altre volte, se ci sono state.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Un disoccupato

2. Maurizio Marino

3. Stefano Frascaro

4. Antonio Tuccillo

5.

6.

7.

8.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Un cristiano disoccupato (*)} 

 

Rimanere senza lavoro, come ben dici, è un momento di crisi. «Non smettete mai di pregare», incita Paolo in 1 Ts 5,17. Ogni istante della propria vita ha valore per chi vive con il Signore nel cuore, indipendentemente dalle circostanze. Io che sto vivendo questa esperienza con serenità, a volte mi chiedo se ho fede oppure se sono incosciente. Dovrei essere molto preoccupato, ma il mio Padre celeste mi lancia la sfida mediante la Parola: «Perseverate nella preghiera» (Col 4,2); e allora, nei momenti di sconforto, dico a me stesso: «Credere in Dio e poi affermare che la sua Parola può sbagliare, è senza significato».

     Non vorrei apparire più bravo di quello che sono, ma uno dei problemi più grandi, che mi ha creato questa circostanza, è che non sono più in grado di aiutare economicamente un fratello in fede, il quale ha bisogno e che svolge l’opera a tempo pieno (sto piangendo mentre scrivo queste parole).

     Rimanere disoccupato può incrinare l’immagine, che si ha di se stessi, e può far cadere in depressione. Ma se la Scrittura afferma: «Pregate in ogni tempo» (Ef 6,18), ciò significa che in ogni momento il Padre è pronto ad ascoltarmi.

     È qui che subentra il problema teologico, e mi chiedo: «Perché Dio ha permesso ciò?». Che il Signore mi ama, non ci sono dubbi. Non potrei mai mettere in dubbio il suo amore. Egli nella vita mi ha dato molto più di quanto meritassi. Io mi rivolgo a Lui, dicendo: «Ascolta la preghiera del tuo servo» (Ne 1,6).

     Mi chiedo anche: «C’è del peccato nella mia vita? Sto subendo una sua punizione?». Questo è un argomento molto delicato perché «se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi» (1 Gv 1,8) e quindi, se sono onesto, qualche peccato nella vita non è difficile trovarlo. Cosa fare in questo caso? Consiglio due versetti che possono essere di grande aiuto: «Nell’ira, ricordati d’aver pietà» (Hb 3,2). Anche in una situazione di peccato posso implorare la misericordia del Signore. «Tornate a me…e io tornerò a voi» (Zc 1,2). In caso di peccato, il Signore mi chiede di tornare a Lui.

     Certo, la disoccupazione può essere un peso anche nei rapporti famigliari. Ma a costo di sembrare noioso, anche qui la differenza sarà fatta dall’atteggiamento di preghiera. Il Salmista invoca: «O Eterno, ascolta la mia preghiera» (Sal 39,12). Quindi tutto dipende dall’atteggiamento che abbiamo verso Dio. Di fronte a un problema non dobbiamo reagire come quelli del mondo, come se non avessimo Dio. George Orwell disse: «Meglio un lupo solitario di un cane servile». Io dico: meglio la solitudine con il Signore che piangere insieme a quelli del mondo.

     Detto questo resta un problema: «Come farò a portare avanti la mia famiglia? Sono un fallito? Che farò?». Nel mio discorso ho dato molta importanza alla preghiera; allora mi pongo una domanda: «Cosa avrebbe chiesto Gesù in preghiera?». Sì, perché pregare nel nome di Gesù vuol dire anche chiedere le cose che Gesù avrebbe chiesto!

     Io mi sento come se stessi dentro un banco di nebbia, riesco a malapena a vedere a un metro di distanza. In altre parole, sono senza visione per la mia vita pratica. So che la religione del mondo è il denaro; ma meno riesco a «vedere» più faccio mie le parole della Bibbia: «La mattina, la mia preghiera ti viene incontro» (Sal 88,13). Gesù stesso insegnò a coloro che lo seguivano che «dovevano pregare continuamente e non stancarsi» (Lc 18,1).

 

La fede è vedere la luce con il cuore, mentre gli occhi vedono il buio.

 

{(*) L'autore di questo contributo è conosciuto dall'editore, ma intende rimanere anonimo a causa del momento particolare che sta attraversando}  {2007}

 

 

2. {Maurizio Marino}

 

Quando ho visto il tema proposto sul sito «Fede controcorrente», mi sono subito sentito coinvolto. Infatti anch’io ho provato l’esperienza della disoccupazione. In realtà più che disoccupazione si trattava di vero e proprio «fallimento», chiusura definitiva di una attività imprenditoriale. Ma in quanto rimasto senza lavoro, sono stato un lavoratore in cerca di occupazione o meglio, come dice la legge, un «inoccupato», in quanto precedentemente non avevo una occupazione dipendente.

     Le esperienze e le conseguenze sono le seguenti.

     ■ A 45 anni ti devi rimettere in discussione. Molto spesso si scende nella scala gerarchica dei valori. Anziché essere un «arrivato» ti vedi costretto a «ricominciare» ma, in realtà, non hai più ne i mezzi (fisici, psichici, ecc.) né le motivazioni.

     ■ Ti vedi additato da tutti. Gli ex colleghi «amici» ti considerano un incapace e ti criticano alle spalle. I parenti non si fanno convinti: «Ma com’è possibile», dicono, «forse si è bevuto il cervello con la religione», considerando la perdita del lavoro più come frutto di una tua «anomalia» che di una probabile realtà. Poi si vantano davanti a te delle loro cose quasi a dirti: «Hai visto come si fa? Se avessi guardato me non ti sarebbe successo niente...».

     ■ In alcuni casi anche i familiari stretti (come i figli), che vogliono sostenerti, in realtà, appena fai presente un loro coinvolgimento, magari come nuovo condizionamento dello status economico, cominciano ad andare in crisi.

     ■ Il mondo del lavoro ti chiude le porte: non sei gradito ma... ti offrono un lavoro da fame.

 

Tutto questo contribuisce a farti sprofondare nella depressione o mandarti ancora più giù, se già sei depresso. Non sai più chi sei, il tuo futuro diventa oscuro, la società ti sembra una belva pronta a sbranarti. Le istituzioni ti sembrano inesistenti e lontane, incapaci di poterti dare un qualsiasi aiuto.

     Anche la chiesa, pur pronta nella preghiera e nella consolazione, la senti sinceramente lontana.

     L’unica cosa che ti rimane è il tuo rapporto con il Signore. Diventi estremamente bisognoso della sua presenza. Gli sottoponi ogni minima cosa. Senza capirlo, la situazione ti porta a sperimentare la fede come realmente dovrebbe sempre essere. Anche se poi commetti anche tanti sbagli, come valutare tutto come probabile segno divino: andando a un colloquio sono arrivato a pensare che se non trovavo parcheggio era perché il Signore mi stava dicendo che quel lavoro non era per me.

     In realtà il Signore stava suscitando un «qualcuno» per aiutarmi a risollevare il capo abbattuto. Pian piano, giorno dopo giorno mi ha sostenuto a ritrovare fiducia in me stesso tramite questo qualcuno e coraggio per affrontare una nuova sfida lavorativa: una attività economica che mi permette un decoroso sostegno per me e la mia famiglia.

     Ma la cosa più bella, vista a posteriori, è vedermi vivere la vita per fede: infatti ogni giorno è un giorno nuovo col Signore e la sua provvidenza.

     Aspetti conclusivi: Perdere il lavoro è un'evenienza della vita, che Dio ci dà da vivere, e possiamo affrontarla positivamente o negativamente, come tutte le cose. Non dobbiamo per forza vedere la disoccupazione come una punizione divina o una prova da «filo di rasoio». Certamente alcune volte siamo responsabili di ciò che ci accade, ma spesso credo che faccia parte del sistema di vita in cui siamo immersi: il peccato, la malvagità, l’egoismo umano producono anche la disoccupazione. Per chi non crede spesso c’è solo la disperazione. Per chi crede c’è un Dio grande che provvede ogni giorno, anche quando non ce ne accorgiamo. {2007}

 

 

3. {Stefano Frascaro} 

 

Penso che sia scritto nel DNA dell’uomo (sano sia moralmente che fisicamente) che egli debba procacciare il lavoro per il mantenimento dignitoso della propria famiglia. Chiunque sia passato da uno stato di occupazione a uno di disoccupazione, prova una sensazione di fallimento, inutilità che ti abbatte, ti lascia vuoto, ti attanaglia e non ti fa reagire.

     Personalmente ho perso un ottimo posto da «quadro» in una azienda che si occupava di sicurezza. Il ricominciare e il rimettersi in discussione sono cose alquanto difficili, specialmente per chi non è abituato a «vendersi» in senso lavorativo.

     Come fa, però, un padre di famiglia, vissuto per vent’anni nello stesso ambito lavorativo a cercare, a bussare…? Si rischia che per necessità si sia disposti a tutto.

     Per necessità accetti lavori come facchino, come muratore, come venditore… ma la tua mente è sempre lì, a pensare: ma come, Signore, io che ero questo, facevo quello… e adesso mi riduci a tale situazione? Passare dalla giacca e cravatta a spostare pacchi, portare camion…

     Poi però rifletti, pregando: «Signore, ma quando mai mi hai fatto mancare alcunché in tutto questo tempo? Il popolo d’Israele nel deserto l’hai sfamato per quarant’anni con la manna. A me e alla mia famiglia hai dato molto di più in questi anni di «tribolazioni». Abbiamo pagato affitti, bollette, comprato scarpe e qualche volta mangiato la pizza…».

     E ancora: «Signore, non ci hai mai fatto mancare l’indispensabile. Spesso ci hai donato anche il superfluo, sempre ci hai fatto sentire la tua presenza. In mille modi ci hai parlato, tramite fratelli, doni, foglietti del calendario…».

     Quando però è avvenuto in me questo cambiamento? Solo da quando ho veramente capito di non essere io l’artefice della mia vita. Solo quando ho lasciato nelle mani di Dio tutte le mie preoccupazioni! Non voglio essere frainteso, non mi metto seduto e aspetto il «miracolo», mi do da fare, agisco, ma lo faccio con il pensiero che qualsiasi cosa è sotto il controllo del Signore. Anche quando devo andare ora da un fratello e chiedergli un prestito. So che tutto l’ho affidato adesso a Lui. Egli non ci lascerà senza mangiare, senza vestiti, senza un tetto; il Suo orecchio è pronto ad ascoltare il lamento del suo figliolo!

     Certo, è dura vivere come un «missionario» (nel senso della dipendenza), senza esserlo! Ma il Signore ci vuole pronti ad affrontare ogni cosa che è nella sua volontà.

     Certo che l’abbattimento è lecito, ma lo scoraggiamento no! Non possiamo e ne dobbiamo sentirci scoraggiati per le motivazioni che ho espresso prima. Il nostro Dio è un Dio che non ci abbandona e non ci abbandonerà mai. {2007}

 

 

4. {Antonio Tuccillo}

 

Caro Nicola, è sempre difficile rispondere a chi è in difficoltà. Sono nato nella città di Napoli, capitale della disoccupazione, lì mi sono diplomato, lì ho riconosciuto il Signore Gesù come mio Salvatore e Signore; poi ho svolto i doveri per lo Stato e ho passato anni a collaborare come volontario in una missione evangelica.

     Mi sono ritrovato all’età di 27 anni cristiano, fidanzato e disoccupato; non sai quanti pianti per quella situazione. Negli incontri di preghiera chiedevo sempre un lavoro e una casa per potermi sposare. Ho sempre trovato dei piccoli lavoretti, non so più a quanti concorsi pubblici ho partecipato. Un giorno una sorella della comunità mi telefonò per presentarmi un suo lontano parente che aveva un’impresa elettrica; sono andato e non credo che in quell’occasione abbia fatto una bella figura nel rispondere a un quesito tecnico, nonostante ciò un mese dopo sono stato assunto da quella ditta in una città a 100 km di distanza.

     Con quella ditta mi sono sposato e trasferito due volte. Poi mi è arrivata la chiamata per un concorso fatto sette anni prima, ho aderito e ora lavoro per lo Stato. Ho dovuto cambiare città, ho due figli (di cui una portatrice di handicap) e continuo a ringraziare il Signore perché anche nei momenti bui, dove non vedevo prospettive per il futuro, si è preso cura di me, permettendomi anche di mettere su famiglia. Spero che questa testimonianza possa essere utile. Un caro saluto nel Signore Gesù, che ci ama. {08-03-2008}

 

 

5. {}

 

 

6. {}

 

 

7. {}

 

 

8. {}

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {}

 

 

12. {}

 

Valore e autostima di un disoccupato {Nicola Martella} (D)

Cosa può insegnare perdere il lavoro a 40 anni? {Daniele Salini} (A)

Dramma di essere disoccupato {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Disoccupato_Oc.htm

26-04-2007; Aggiornamento: 06-07-2010

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce