Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
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■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
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■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DIO ABITA NELLE LODI DA AVANSPETTACOLO?

PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Un lettore mi aveva chiesto lumi esegetici intorno a Salmo 22,3 [4], brano che viene usato dai carismaticisti per affermare che le loro «lodi da avanspettacolo» siano il luogo, in cui Dio venga ad abitare o dimorare, compiacendosi della loro musica assordante, delle loro performance, delle loro moine e delle danze e degli eccitamenti perpetuati in gruppo. Ho approfondito tali questioni in senso esegetico e ho risposto a tali pretese dei moderni «menestrelli», che strumentalizzano simili versi, nell’articolo «Dio abita nelle lodi da avanspettacolo?».

     Si noti che anche gli Israeliti pensavano che con le loro esibizioni arbitrarie e chiassose intorno al vitello d’oro stessero celebrando il Dio del patto! Essi non intendevano fare altro, se non celebrare il Dio del patto e rallegrarsi alla sua presenza. Eppure essi erano fuori dottrina e avevano così infranto il patto dell’Eterno! «O Israele, questo è il tuo Dio, che ti ha tratto dal paese d’Egitto!... Domani sarà festa in onore dell’Eterno! E l’indomani, quelli si levarono di buon’ora, offrirono olocausti e recarono sacrifici di pace; e il popolo si adagiò per mangiare e bere, e poi si alzò per divertirsi» (Es 32,4ss). Proprio l’Eterno, però, era assente da tale manifestazione in suo onore, era alquanto adirato per ciò, che succedeva, ed era intenzionato al peggio contro Israele (vv. 7-10); e solo l’intercessione di Mosè prevenne un giudizio totale (vv. 11ss).

     I moderni «menestrelli» si rendono veramente conto se stanno effettivamente lodando il Dio vivente o un «totem» cristianizzato con le loro «performance da avanspettacolo»? (Si veda il primo contributo per alcuni dettagli.)

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Martella

2. Abele Longo

3. Stefano Ferrero

4. Edoardo Piacentini

5. Michele Attruia

6. Salvatore Paone

7. Giuseppe Giammona

8. Roberto Lani

9. Nicola Carlisi

10. Antonio Capasso

11. Edoardo Piacentini

12. Antonio Capasso

13.

14.

15.

16. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Nell’articolo di riferimento abbiamo affrontato l’uso ideologico di Salmo 22,3, su cui invito a discutere. Ci sono moderni «menestrelli», che si basano su tale verso per affermare che i loro concerti sono culti al Signore, che le moine, le danze e l’avanspettacolo, che producono, siano il modo, con cui Dio viene ad abitare nelle loro lodi. In tal modo, tali concerti — per altro molto simili nella musica, nella scena, nell’eccitazione che producono, nel procedimento formale, ecc. ai concerti del mondo — diventano de fatco un’alternativa alle chiese, quasi una chiesa a sé. Si sta creando una fascia di «credenti», che vivono soltanto di concerti e conferenze giovanili (oltre che di internet), sempre alla ricerca dello «sballo entusiastico», ma che sono dei «senza chiesa» nella vita e dei cristiani virtuali in rete.

     I cantanti e i cantautori diventano moderni «profeti» nel bene e nel male. Alcuni di loro, volenti o nolenti, trasmettono falsi messaggi e un falso modo di essere cristiani. I concerti diventano psicoterapia collettiva, in cui scaricarsi. I testi dei canti, non di rado approssimativi, diventano il «messaggio», a cui si aggiungono le approssimazioni estemporanee dei cantanti e le ripetizioni quasi ipnotiche di singole parole o frasi. Alcuni di tali «menestrelli» diventano i nuovi santoni, le loro presunte «profezie» (che mai si avverano) diventano il «verbo» per tale generazione, che così viene indottrinata. Si predica un evangelo a poco prezzo, il cui messaggio è ama specialmente te stesso; inoltre, si propaga l’idea di un «Dio a metà», tutto amore e perdono, senza il resto. Non di rado tali «menestrelli» li trovi a esibirsi sui palchi di ogni specie di parrocchia, in nome dello «spirito», dell’entusiasmo spiritualista, che disattende i comandamenti (p.es. sull’idolatria), di una devozione senza sostanza, di uno zelo senza conoscenza, di un ecumenismo senza contenuti teologici.

     Credendo di piacere al Signore, ci si eccita nell’entusiasmo di massa, ma si resta senza radice morale; si crede di essere «infuocati» dallo Spirito, ma si rimane senza «frutto dello Spirito». Si crea un «cristianesimo a piacere», alimentato dai testi dei canti, spesso deficitarii; si alimenta una spiritualità entusiastica che non chiede verità, impegno e ubbidienza alla Parola scritta e sacrificio, che può fare ameno delle chiese locali e della guida dei conduttori... quindi un «altro cristianesimo» da prurito d’orecchi. Invece di uscire dalle forme del mondo (Rm 12,1s), le s’imita; invece di essere trasformati nello spirito della propria mente mediante l’ubbidienza concreta alla volontà di Dio, si vive di «sballo» spiritualista ed entusiastico.

     E in tutto ciò, per legittimarsi, volentieri si strumentalizza il Salmo 22,3, costruendovi sopra un’intera ideologia.

 

 

2. {Abele Longo}

 

Contributo: Come rimarcato da te, Nicola, comportamenti dubbi all’interno di alcuni gruppi evangelici vengono spesso avallati da testi biblici totalmente sradicati dal loro contesto più prossimo, nonché da quello generale. In questo modo si strumentalizza la Parola e le si attribuiscono insegnamenti del tutto estranei al suo messaggio.

     Un errore, che si commette all’interno del nostro movimento [= Assemblee dei Fratelli, N.d.R.], consiste nel ritenersi immuni da questo genere di deviazioni e attribuendoci una sorta d’inerranza ermeneutica, accompagnata volentieri dalla mancanza di disponibilità a lasciarsi sottoporre al vaglio delle Scritture. L’analisi puntuale, da te svolta, dimostra invece come un’esegesi rigorosa ci metta al riparo da simili errori. {11-06-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Approcci sbagliati verso la Scrittura — lo snaturamento di brani mediante una spiritualizzazione arbitraria, un’allegoria soggettiva, il falso sillogismo, la cumulazione di versi, tolti dal loro contesto e assemblati a proprio arbitrio (versettologia indebita) e altre «male bestie» della proiezione interpretativa (eisegesi) — sono tendenze presenti in tutti i movimenti e chiese. Vale la pena, quindi, di vegliare e di non abbassare la guardia verso chiunque si serva di tali false scorciatoie; in ciò non bisogna fare sconti a nessuno La cura legittima per tali approcci arbitrari dell’ideologia dottrinaria alla sacra Scrittura è soltanto l’interpretazione contestuale, ossia un’esegesi accurata e rigorosa di un testo all’interno del suo esplicito contesto letterario, storico, teologico e culturale.

 

 

3. {Stefano Ferrero}

 

Contributo 1: Dio abita in coloro, che criticano tutto e tutti? {11-06-2012, ore 17.35}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): Come al solito, il carismaticista Stefano Ferrero ha cercato il pelo nelluovo e lo spunto di polemica, per sentirsi appagato. Inoltre, tale frase proviene da chi in rete combatte tutti e tutto con veemenza inaudita. Inoltre, uno che risponde dopo soli due secondi da quando ho messo una nota in rete su Facebook riguardo a tale articolo (ore 17.33) e, in tal modo, senza aver letto l’intero e complesso articolo, mostra soltanto evidenti aspetti del proprio carattere, di cui non vale la pena disquisire qui, poiché la Scrittura ne parla abbondantemente. Ciò esclude una siffatta persona dall’essere un interlocutore serio, leale, verace e credibile.

 

Contributo 2 (Stefano Ferrero): Indipendentemente dalla legittimità della traduzione proposta da Martella, la musica resta per sempre un mezzo tramite il quale lo Spirito Santo rilascia la sua potenza. «“Ma ora conducetemi qua un sonatore d’arpa”. E, mentre il sonatore arpeggiava, la mano del Signore fu sopra Eliseo, che disse: “Così parla il Signore: Fate in questa valle delle fosse! Infatti così dice il Signore...”» (2 Re 3,15ss). Ed anche questo brano: «Or quando il cattivo spirito permesso da Dio veniva su Saul, Davide prendeva l’arpa e si metteva a sonare; Saul si calmava, stava meglio e il cattivo spirito andava via da lui...» (1 Sam 16,23). Come vedete dalla Bibbia leggiamo che la musica unta aiuta a ricevere rivelazioni profetiche e allontana i demoni. So benissimo che molti odiano profondamente queste verità e faranno di tutto per contraddire, inventando scuse di qualunque tipo, pur d’interpretare questi brani in modo diverso dal senso evidente e chiaro, ma nonostante questi detrattori la musica cristiana continuerà per sempre a essere di aiuto per profetizzare e per allontanare il nemico per milioni di figli di Dio, coloro che lo amano davvero, guidati dallo Spirito, che vivifica, e non dalla lettera che uccide. {11-06-2012}

 

Osservazioni (Stefano Frascaro): Stefano Ferrero, trovo anomalo l’incipit del tuo intervento, che parte «a prescindere» dall’interpretazione della traduzione. Se traduci il brano in altro modo, esplicalo, e si potrà discutere. I brani, da te citati, riconducono a un suono armonioso, in linea anche con gli strumenti utilizzati. Nulla hanno a che vedere con quello citato da Nicola. {11-06-2012}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): In tale intervento di Stefano Ferrero si nota il classico prendere fischi con fiaschi e confondere capre e cavoli. Si noti la sua tesi, secondo cui «la musica resta per sempre un mezzo tramite il quale lo Spirito Santo rilascia la sua potenza… la musica unta aiuta a ricevere rivelazioni profetiche e allontana i demonila musica cristiana continuerà per sempre a essere di aiuto per profetizzare e per allontanare il nemico per milioni di figli di Dio». Ora si ragioni sui contenuti delle sue affermazioni e dei brani da lui citatii.

     ■ I due brani non parlano di Spirito Santo né di musica cristiana né della bizzarra definizione di «musica unta».

     ■ Non si trattava di un ambiente di chiesa né di un cosiddetto concerto di musica cristiana. Quindi, non si possono usare legittimamente brani distanti di centinaia e centinaia d’anni dalla chiesa e distanti millenni da oggi. La logica impone che non si possono mettere pere e mele insieme e trattarle come se fossero cipolle.

     ■ I due sonatori d’arpa non suonarono una presunta «musica unta» né musica sacra, ma semplicemente arpeggiavano musica e basta.

     ■ In tali brani non si trattava, quindi, dell’effetto di una musica sacra, ma dell’effetto rilassante e distensiva della musica in sé, sia per l’ossessionato Saul, sia per il proclamatore Eliseo. Inoltre, tale suono distensivo e dolce di un’arpa non ha nulla a che fare con i decibel assordanti di un moderno gruppo musicale o di un concerto.

     ■ Da tutto ciò non si può trarre un principio generalizzato che la musica in sé (in tali brani si trattava solo di musica profana) abbia la capacità di dare rivelazioni divine e allontanare demoni. In tal caso, i più grandi «profeti» ed «esorcisti» sarebbero i gruppi rock. Tuttavia, durante i concerti di gruppi rock avviene proprio il contrario, ad esempio, la contaminazione psichica di gruppo e la disinibizione.

     ■ Quando poi Stefano Ferrero parla dell’essere «guidati dallo Spirito, che vivifica, e non dalla lettera che uccide», mostra una tipica proiezione ideologica nel testo biblico di contenuti, che non c’entrano nulla e che lo snaturano. Per Paolo la «lettera che uccide» era la legge mosaica, quindi il vecchio patto, mentre lo «Spirito, che vivifica», rappresentava il nuovo patto (2 Cor 3,6). Infatti, appena un verso dopo, l’apostolo parlò del «ministero della morte scolpito in lettere su pietre» (= Decalogo; v. 7) e del «ministero della condanna» (v. 9). A ciò egli contrappose il «ministero dello Spirito» (v. 8) e il «ministero della giustizia» (v. 9), che viene operato mediante i «ministri di un nuovo patto» (v. 6) e che porta alla giustificazione e alla rigenerazione mediante lo Spirito Santo (v. 3).

 

Come si vede, Stefano Ferrero non solo non ha saputo dire nulla sull’esegesi presentata nell’articolo, ma come seguace della dottrina carismaticista, ha cercato di confondere le acque con brani, che lui ha ideologizzato per la sua tesi, ma che in realtà non c’entrano nulla col tema, né con le tesi da lui enunciate. È un singolare modo di pensare e di approcciarsi alla Scrittura. Per il resto siano i lettori a trarre le conclusioni.

 

 

4. {Edoardo Piacentini}

 

Contributo: Indubbiamente, nel mondo neo-pentecostale ci sono delle esagerazioni, che devono essere corrette, perché l’apostolo Paolo afferma: «Perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace; e così si fa in tutte le chiese dei santi» (1 Corinzi 14,33); e ai vv. 39-40 ribadisce: «Perciò, fratelli miei cercate ardentemente il profetizzare e non impedite di parlare in lingue. Ma ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine». La musica e il canto, che Dio ama ricevere dal Suo popolo radunato, sono parte integrante del culto cristiano...

     [N.d.R.: Poi segue un lungo contributo sulla legittimità della musica e del canto nel culto cristiano, che qui è fuori tema. Lo abbiamo messo altrove.]

 

Risposta (Nicola Martella): Apprezzo l’intervento di Edoardo Piacentini per l’equilibrio e i contenuti. Faccio però presente che qui il tema non è tanto l’uso della musica, dei canti e della lode, che hanno da sempre un posto particolare nel culto. Tali questioni li abbiamo già affrontate altrove nella rubrica «Musica sacra». Ho aggiunto tale lungo contributo a questo tema di discussione: «Il ministero musicale nella chiesa neotestamentaria? Parliamone».

 

Osservazioni (Abele Longo): Approvo anch’io ciò, che ha scritto il fratello Piacentini. Peccato che non è inerente alla questione sollevata da Nicola. Il punto non è se l’uso della musica è legittimo o meno all’interno delle nostre assemblee. Mi permetto di «addrizzare» il tiro. La questione verte sull’abuso della musica. Infatti, il fratello Nicola è stato invitato a fare «un’analisi dettagliata esegetica del Salmo 22,3-4. Infatti, in determinati ambienti entusiastici di natura neo-pentecostali lo citano per avvalorare la tesi che “Dio abita (o dimora) nelle lodi del suo popolo”. In tal modo, di conseguenza, hanno trasformato la liturgia evangelica in un avanspettacolo assordante con musica al limite del sopportabile, parlare in lingue pubblicamente a ogni costo, schiamazzi, cantilene estatiche, ripetizione ossessiva delle medesime parole e cantici pilotati». {12-06-2012}

 

Replica (Edoardo Piacentini): Io credo che lo studio di Nicola sia esaustivo, per cui a mio avviso bisogna solo leggerlo e non è necessario nemmeno commentarlo. D’altra parte chi enfatizza il valore della musica e del canto nel culto cristiano, non credo che citi solo questo verso tratto dal Salmo 22, ma ne cita tantissimi altri. Per questo motivo, nel mio intervento [vedi qui] ho sottolineato quale, a mio avviso, debba essere l’uso della musica e del canto nel culto.

     [N.d.R.: Poi segue un interessante contributo sugli elementi, che devono costituire un culto legittimo. Essendo esso qui fuori tema, lo metteremo altrove.]

 

 

5. {Michele Attruia}

 

Contributo: Io inizierei con lo «staccare la spina», visto che si parte sempre argomentando con i Salmi. Un dato è incontrovertibile, la corrente elettrica non c’era e, quindi, partiamo dall’eliminare l’amplificazione... {12-06-2012}

 

Osservazioni (Abele Longo): Non sono d’accordo. È assolutamente falsa l’equazione «fedeltà al Signore = negazione della tecnologia». La Parola non mi convince di questo. {12-06-2012}

 

Replica (Michele Attruia): Io non ho scritto e neanche pensato questa equazione, sarebbe stata poi un’enorme contraddizione, farlo su internet. La mia era solo una provocazione, per bloccare sul nascere qualsiasi inondazione di versi pur di avvalorare la propria tesi sulla musica o lode rintronante senza se e senza ma. Bisogna staccare la spina (elettrica) e iniziare a discuterne pacatamente, nel silenzio e nella riflessione! {12-06-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): È facile fraintendersi sul senso dello «staccare la spina». Visto che l’equivoco è risolto, penso che ambedue abbiano le loro ragioni. La strumentalizzazione di versi da parte di coloro, che vogliono frastornanti decibel, è risaputa. Chi contrasta un certo uso della tecnologia nella cosiddetta «musica sacra», non intende eliminarla, ma equilibrarla. La musica per servire il Signore e alla comunione e all’edificazione, dev’essere ancella e viatico della Parola, non una cosa a sé, né un assordante fustigatore delle menti.

 

 

6. {Salvatore Paone}

 

Credo che coloro, che associano il Salmo 22,3-4 ai loro culti, affermando che il Dio Altissimo abiti nelle lodi, facciano un errore d’interpretazione simile a quello, che si fa con le parole di Gesù in Matteo 18,19s: «E in verità vi dico anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». C’è da dire che questo brano è stato strumentalizzato tantissimo; se vogliamo dare un’interpretazione più attendibile a tali versi, essi indicano l’approvazione di Dio in circostanze di bisogno o decisione dei figli di Dio, che si accordano nel chiedere qualcosa; Egli è con loro, per concordare e approvare.

     Tornando al tema, direi che il verso citato del Salmo 22, sebbene si voglia far intendere che Dio abita nelle lodi, ma la conclusione è che Dio si compiace delle lodi.

     In Apocalisse 21,22s è scritto: «E non vidi in essa alcun tempio, perché il Signore Iddio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. E la città non ha bisogno di sole, né di luna che risplendano in lei, perché la illumina la gloria di Dio, e l’Agnello è il suo luminare». Quindi, Dio stesso sarà la dimora del suo popolo futuro. Anche attualmente Egli abita nel suo regno, dove lo splendore, ossia la luce, è Egli stesso.

     Credere che Dio l’Onnipotente abiti nelle lodi, significa farne un Dio astratto. Permettetemi una battutina: immaginate una chiesa dove ci sono membri stonati e non ci sono strumenti musicali! {12-06-2012}

 

 

7. {Giuseppe Giammona}

 

Contributo: No, Dio non ha bisogno di spettacoli, e i primi cristiani elevavano inni a Dio senza spettacoli né musiche, ma di vero cuore e, con il solo ausilio della voce, con il sentimento del cuore; poiché sta scritto che Dio non prende lodi da strumenti musicali e spettacolini, ma abita nelle lodi del cuore dei suoi figlioli amati! Dio abita nelle lodi d’amore dei suoi figlioli, e la casa di Dio è casa di preghiera. Infatti, ovunque 2 o 3 sono radunati nel nome di Dio, lo stesso Dio eterno e creatore è presente; e ovunque vi sia una persona, che invoca l’Iddio salvatore, Egli è pronto a salvare, liberare e guarire per amore e per onorare il suo nome. ♥ DIO è amore. {12-06-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Che Dio non abbia bisogno di spettacoli, è vero. Che gli inni debbano essere cantati «con il solo ausilio della voce», è tutto da dimostrare con l’esegesi. Il termine ebraico mizmor, che sta a capo di tanti salmi, intende un canto accompagnato da strumenti musicali. In molti salmi della Bibbia viene riportata la melodia e vengono ricordati gli strumenti da usare (Sal 4,1; 6,1; 54,1…). Il corrispondente termine greco, psalmos, intende lo stesso; esso proviene dal verbo psallō, che significa «pizzicare le corde, arpeggiare, suonare uno strumento a corda». Tale verbo ricorre anche nel NT come elemento del culto, ad esempio in 1 Corinzi 14,15: psallō tō pneumati, psallō dè kaì tō noï «salmeggerò mediante lo spirito, ma salmeggerò anche mediante l’intelligenza» (cfr. Gcm 5,13). Il sostantivo ricorre in 1 Corinzi 14, 26: hékastos hymōn psalmòn échei… «[Quando vi radunate] ognuno di voi abbia un salmo…» (cfr. Col 3,16). Sostantivo e verbo si trovano ambedue nello stesso verso: «Siate ripieni dello Spirito, parlandovi con salmi [psalmòi] e inni e canzoni spirituali, cantando e salmeggiando [psállontes] col cuor vostro al Signore» (Ef 5,19s).

     Quindi, non è vera la tesi, secondo cui «Dio non prende lodi da strumenti musicali». Ancor meno è vero che una cosa del genere «stia scritta» nella Bibbia; e dove sarebbe scritta una cosa del genere? Nel culto celeste Dio permette gli strumenti musicali (Ap 14,2s; 15,2s) e li proibirebbe nel culto terrestre? Sarebbe, poi, singolare pregare: «Sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo» (Mt 6,10), e negare l’uso di strumenti musicali nel culto della chiesa!

     La menzione dei termini «salmo» e «salmeggiare» mostra che l’uso degli strumenti musicali non era escluso nella chiesa, tanto più che le prime chiese si svilupparono dalle sinagoghe.

     Il problema odierno è sia il posto che si dà agli strumenti musicali e alla musica in genere, sia la spettacolarizzazione della musica, che è diventata una cosa a sé, slegata dalla centralità della Parola predicata. Da ancella della Parola e strumento di edificazione reciproca, la musica si mette in primo piano, pretende di essere essa stessa viatico principale della Parola e diventa faccenda di pochi specialisti, che fanno spettacolo.

 

 

8. {Roberto Lani}

 

Contributo: Anche la moglie di Davide criticò la danza estatica, turbinosa e a suo dire, sconveniente per il marito; per tutta risposta ricevette un rimprovero che si trasformò in sterilità (come sterili sono alcune chiese, che però si consolano puntando a una presunta qualità). Ogni domenica vedo bambini cantare, seguendo una chitarra con overdrive e al ritorno a casa continuano a farlo; e come sappiamo, di loro è il regno. Ho visto concerti hard rock, nel convertito Brasile, e nel finale file interminabili di ragazzi, che depositano le siringhe sul palco, piangendo... Voi direte che è suggestione! E io vi dico che camminare sulle acque non è uno show da poco e provoca non poca suggestione! {13-06-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Non ho capito che cosa abbia a che fare ciò, che scrivi, col mio articolo e con le questioni presentate in esso. Inoltre, Davide non faceva parte della chiesa, né ho trovato un solo caso di danza estatica nel NT. Nessuno di noi ha qualcosa contro i canti accompagnati da strumenti musicali in sala, tanto meno se cantati da bambini; che cos’è mai questo pregiudizio? A ciò si aggiunga che a esperienze di un modo si contrappongono altre esperienze di senso contrario, e così facendo, non si viene a capo di nulla. Non possiamo fare una «teologia dell’esperienza», che nessuno poi è in grado di verificare, ma dobbiamo dare la centralità alla Parola annunciata e insegnata. Non capisco neppure che cosa abbia qui a che fare la menzione del «camminare sulle acque» con questo argomento; ricordo in proposito, che non si trattata di uno spettacolo di massa, visto che c’erano soltanto i dodici discepoli in tale notte buia e tempestosa sul lago. Che si voglia suggerire un moderno modo di fare concerti?!

     Come vediamo, tale logica tortuosa, che salta da palo in frasca, è tipica per chi vuol difendere a priori un’ideologia o accreditare un certo modo di fare. L’articolo è impostato sull’esegesi, quindi chi interviene, risponda nel merito, se se ne è capace.

 

 

9. {Nicola Carlisi}

 

Contributo 1: Fratello Martella, sono quasi 40 anni che sono nelle fede. Benedico il nostro Signore che mi ha sempre tenuto fermo; ma di scandali né ho visti tanti. La lode quella «sacra» è accetta da Dio; nella lode fatta col cuore e con lo Spirito sicuramente Iddio è presente. Pace del Signore! {14-06-2012}

 

Contributo 2: Martella! In comunità abbiamo abolito tanti cantici, perché li abbiamo ritenuti non spirituali; e qualora troviamo anche qualche frase o parola non testuale al titolo o in contrasto con la verità, lo scartiamo. Gesù è la nostra luce! {14-06-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Quello di verificare i canti e di scartare i candidati imperfetti, lo trovo un atteggiamento sobrio e sano. Ciò che non va bene per la dottrina, non è neppure degno d’essere cantato!

     Inoltre, qualsiasi cosa deve superare il seguente controllo di qualità: essa non dev’essere solo lecita, ma dev’essere anche utile (1 Cor 6,12a), non deve portare a dipendenza (1 Cor 6,12b) e deve edificare (1 Cor 10,23), portando un vantaggio anche agli altri (v. 24). Ciò vale anche per la musica, i canti, i generi musicali, i ritmi, i decibel, le performance e quant’altro.

 

 

10. {Antonio Capasso}

 

Contributo: Queste manifestazioni, che s’intravedono nelle foto, sono solo un culto al «vitello d’oro». {14-06-2012}

     Nota redazionale: Egli si riferisce, oltre a quanto scritto sopra all'inizio di questo tema, a un collage di fotografie, messo da me su Facebook, che mostra danze e moine nelle sale di culto, concerti e performance simili di cristiani.

 

Osservazioni (Luca Matranga): Beh, ma il vitello d’oro era una divinità pagana, o comunque un’immagine «divina» che, come tale, non poteva piacere a Dio, perché non c’è immagine, che possa rappresentarlo. C’è stata piuttosto una sostituzione, un cambiamento dal Dio invisibile di Mosè, a un dio fin troppo «animale».

     Dove lo tracciamo dunque il solco? Per alcuni non va bene nemmeno cantare in chiesa. Secondo me, il frutto è il metro di tutto questo; se tutto ciò serve a fortificare le persone nella fede, se tutto questo serve ad aumentare l’amore fraterno, se tutto questo serve a santificarsi, allora sappiamo da dove viene. {14-06-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Presso il Sinai, gli Israeliti non volevano un altro Dio, ma dare visibilità a Jahwè, il Dio del patto; tant’era vero che festeggiarono in onore dell’Eterno, a modo loro. Che avessero mangiato insieme era legittimo, poiché offrirono il «sacrificio di pace», di cui potevano mangiare. Poi, però, si alzarono per «divertirsi», ossia «arricchirono» il culto dell’Eterno con elementi, che avevano mutuato ai culti egiziani e cananei (cfr. Baal-Peor), in cui il «divertimento» dei sensi era parte integrale.

     «Dove tracciare il solco?», chiede questo lettore. Gli chiedo: «Hai letto i contributi degli altri e le mie risposte?». Basta andare a ciò che c’insegna il NT e vediamo che al centro ci sono le raccomandazioni a fare ogni cosa per l’edificazione, con decoro e ordine, con lo spirito e l’intelletto (ossia con libertà e autocontrollo), con castità, assennatezza, purità incorrotta di cuore e santità.

     Il «frutto è il metro»? Bisogna vedere che cosa s’intende per «frutto» e se esso corrisponde ai parametri morali datici dal NT o dalla «teologia del successo»: ciò che riesce bene, dev’essere da Dio. Ad esempio, ci sono cristiani che sono dei «senza chiesa», che vivono solo di contatti virtuali in rete, che frequentano volentieri concerti e manifestazioni del genere, che vivono come cosa eccitante ed entusiasmante, come una specie di psicoterapia religiosa; poi, però, non vogliono legarsi a nessuno e nella vita vogliono fare a modo loro. Altri un chiesa ce l’hanno, ma nella pratica agiscono allo stesso modo; essi amano soprattutto se stessi e parlano soltanto del Dio d’amore e di perdono, quello che permetterebbe loro tutte le libertà, che essi vogliono. Quindi, c’è da chiedersi: Si quale frutto parliamo? Qual è il metro per misurarlo?

 

 

11. {Edoardo Piacentini}

 

Contributo: È importante non sottovalutare il canto durante le riunioni dedicate al Signore, poiché esso è uno strumento molto importante per dare lode a Dio e per l’edificazione del credente.

     Bisogna, però, tenere presente che in questa epoca nelle chiese del nostro paese viene offerto tanto incenso strano; per cui, chi ha la responsabilità di curare una comunità, è chiamato a prendere posizione contro tali pratiche abominevoli. Non dobbiamo assolutamente dare spazio nelle nostre comunità a quella, che alcuni definiscono «musica contemporanea», in cui il significato si perde nel suono e nel ritmo musicale, ed è come la musica, che viene suonata nelle discoteche.

     Johann Sebastian Bach affermava: «Tutta la musica non dovrebbe avere altro scopo che la gloria di Dio e il restauro spirituale dell’anima. Se non si raggiunge questo obiettivo, non può esistere musica; non è allora più che uno stridio e un chiasso infernale». La musica deve essere al servizio della Parola di Dio, come insegnavano i fratelli John e Charles Wesley; per cui un inno cristiano deve essere ispirato dallo Spirito Santo nella musica e soprattutto nel testo. La musica dei cantici contemporanei spesso è più simile al rumore che alla melodia, e i testi sono sovente banali, contengono molte ripetizioni e concetti contrari alla Parola di Dio. I cantici più belli e più edificanti, invece, sono quelli che traggono ispirazione dalla Parola di Dio, i testi migliori sono quelli suggeriti dalle verità celesti descritte da Dio nella Sua Parola!

     D’altra parte, la centralità del culto spetta proprio alla predicazione della Parola di Dio; la lode non deve sostituire tale predicazione, ma deve essere la conseguenza di essa, deve esprimere la gratitudine dei credenti per le verità bibliche udite, e il canto non deve servire da intrattenimento della comunità dei fedeli. La predicazione è il ministero più importante della chiesa e la Parola di Dio non potrà mai essere soppiantata quale principale mezzo per diffondere l’Evangelo di Cristo.

     I conduttori devono impegnarsi e concentrarsi più sul messaggio, che devono predicare, piuttosto che sulla musica. Bonhoeffer insegnava che il conduttore deve incontrare la Bibbia in tre diversi momenti: sul pulpito, sul tavolo da lavoro e in preghiera; per cui nessuno può commentare la Bibbia dal pulpito, senza praticarla sul suo tavolo da lavoro e nella preghiera.

     Quei versi del Salmo 22, che sono sottolineati per enfatizzare la musica nel culto, sono citati a sproposito. Infatti, il Salmista, nel lamentarsi che Dio lo ha abbandonato nella sua sofferenza, non si spiega come mai c’è questo suo silenzio, considerato che Dio dimora nelle lodi e non è insensibile alle richieste di aiuto da parte dei suoi figli. Il Salmo 22 è un salmo profetico, Davide vede le sofferenze di Cristo mille anni prima, che esse avvenissero. Dio non ha abbandonato il suo amato Figlio, non era diventato sordo o insensibile alla sua richiesta di aiuto, ma era necessario che Gesù morisse sulla croce per la salvezza di molti. Il terzo giorno, però, lo ha risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono, e Egli è vivente nei secoli dei secoli! Dio ci benedica. {15-06-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Questo lettore, parlando della «musica contemporanea» e del suo corollario (si vedano p.es. le moine, le frenesie di gruppo, le danze tribali, altre performance), ha usato locuzioni quali «incenso strano» e «pratiche abominevoli» e musica da discoteca. Sappiamo che cosa successe ai figli di Aaronne, che con faciloneria attinsero al «fuoco estraneo»: «E un fuoco uscì dalla presenza dell'Eterno, e li divorò» (Lv 10,1s).

     Sorprende che già Johann Sebastian Bach parlasse di «stridio e chiasso infernale» per la musica dei suoi tempi. Quanto ai testi, ho constatato la ritrosia degli autori ad assoggettare i loro testi a un’analisi teologica e a miglioramenti (alcuni contengono anche errori grammaticali e sintattici); spesso si offendono, preferendo le loro singolari «licenze poetiche», sebbene siano pieni di strafalcioni.

     Giustamente è stata evidenziata la dipendenza dell’innologia dall’istruzione biblica, e non viceversa. Dove ciò non accade, musica e canti diventano surrogati della predicazione e, non di rado, i «menestrelli» di turno diventano falsi maestri.

     È poi un prodotto di una malsana ideologia dottrinaria appellarsi a un dettaglio di un intero salmo di lamento (Sal 22,3), per reclamare per la musica un posto preponderante nelle attività dei cristiani, come si afferma, perché Dio abiterebbe nella lode d’Israele! Allora si vendono i concerti per il culto migliore; e la psicoterapia entusiastica di gruppo viene spacciata per un culto spirituale!

     Nel NT il «culto razionale» (gr. loghikē latreia) è «presentare i vostri corpi in sacrificio vivente», rifiutando di farsi pressare negli schemi del mondo (gr. syschēmatízomai), ma accettando la metamorfosi (gr. metamorfóomai) mediante il rinnovamento della mente (gr. anakainōsis tû noós), alfine di diventare esperti nel conoscere e fare la volontà di Dio (Rm 12,1s). Qualsiasi attività cristiana, che non porta a questo, predicazione e musica comprese, diventa soltanto «prurito per le orecchie» (cfr. 2 Tm 4,3), e chi la ministra diventa uno «squillante cembalo» (cfr. 1 Cor 13,1), se non addirittura un propagatore di miti religiosi, cristianamente ben impacchettati (cfr. 2 Tm 4,4).

 

 

12. {Antonio Capasso}

 

Contributo: «Forse non si potevano udire sermoni dotti ed eleganti nello stile e nella forma, ma si potevano però sentire messaggi infuocati traboccanti di potenza;forse non potevano ammirare riunioni religiose, rigorosamente controllate da una disciplina liturgica, ma si potevano però vedere culti spirituali ricchi di vitalità celeste.

     Il ministero dello Spirito, manifestazione autentica della gloria di Dio, trovava nel risveglio il suo posto, il suo onore.

     Oggi tutto è più elegante, più disciplinato, più evoluto, più raffinato: un pizzico, alquanto abbondante, di professionismo ha prodotto il perfezionamento..., in senso umano, del ministero.

     La tecnica e la cultura hanno largamente sostituito l’ispirazione, e la liturgia si è messa avanti e sopra l’ispirazione; le riunioni non mancano di perfezione, ma troppo spesso questa perfezione è soltanto perfezione umana» (tratto dal libro «Agonia di un risveglio» di Roberto Bracco). {18-06-2012}

 

Osservazioni (Adolfo Monnanni): 1. Verissimo, Dio non abita... gioisce delle lodi fatte da cuori, che adorano e non che si mettono in mostra. {11-06-2012}

     2. Il fine giustifica i mezzi, o vi è un modo degno del Signore con cui lodarlo e onorarlo? La lode spettacolo non si vede in nessun scritto, ma una correzione sì . Paolo lo fa con chiarezza nei suoi scritti, i Corinzi con tutta la loro spiritualità sono i più richiamati all’ordine di chiunque altro. Meditiamoci sopra. {18-06-2012}

 

 

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16. {Autori vari}

 

Pietro Montesissa: Queste manifestazioni non fanno altro che scimmiottare quello, che fa il mondo con i suoi spettacoli, che non hanno nulla a che fare con quello, che desidera il Signore per onorarlo. {14-06-2012}

 

Sebastiano Giambrone: Caro fratello Nicola, concordo con le tue riflessioni in merito alle lodi da avanspettacolo. Un fraterno saluto. {14-06-2012}

 

Paolo Cardenia: Questo problema è uno dei fattori e malattia, di cui la chiesa ha bisogno di cura. {26-06-2012}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Dio_abita_lodi_Mds.htm

113-06-2012; Aggiornamento: 27-06-2012

 

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