Un lettore mi aveva
chiesto lumi esegetici intorno a Salmo 22,3 [4], brano che viene usato dai
carismaticisti per affermare che le loro «lodi da avanspettacolo» siano il
luogo, in cui Dio venga ad abitare o dimorare, compiacendosi della loro
musica assordante, delle loro performance, delle loro moine e delle danze
e degli eccitamenti perpetuati in gruppo. Ho approfondito tali questioni in
senso esegetico e ho risposto a tali pretese dei moderni «menestrelli», che
strumentalizzano simili versi, nell’articolo «Dio
abita nelle lodi da avanspettacolo?».
Si noti che anche gli Israeliti pensavano che con le loro esibizioni
arbitrarie e chiassose intorno al vitello d’oro stessero celebrando il
Dio del patto! Essi non intendevano fare altro, se non celebrare il Dio del
patto e rallegrarsi alla sua presenza. Eppure essi erano fuori dottrina e
avevano così infranto il patto dell’Eterno! «O Israele, questo è il tuo
Dio, che ti ha tratto dal paese d’Egitto!...
Domani sarà festa in onore dell’Eterno! E l’indomani, quelli si levarono
di buon’ora, offrirono olocausti e recarono sacrifici di pace; e il popolo si
adagiò per mangiare e bere, e poi si alzò per divertirsi…»
(Es 32,4ss). Proprio l’Eterno, però, era assente da tale manifestazione
in suo onore, era alquanto adirato per ciò, che succedeva, ed era intenzionato
al peggio contro Israele (vv. 7-10); e solo l’intercessione di Mosè prevenne un
giudizio totale (vv. 11ss).
I moderni «menestrelli» si rendono veramente conto se stanno
effettivamente lodando il Dio vivente o un «totem» cristianizzato con le loro
«performance da avanspettacolo»? (Si veda il primo contributo per alcuni
dettagli.)
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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1. {Nicola
Martella}
▲
Nell’articolo di
riferimento abbiamo affrontato l’uso ideologico di Salmo 22,3, su cui invito a
discutere. Ci sono moderni «menestrelli», che si basano su tale verso per
affermare che i loro concerti sono culti al Signore, che le moine, le
danze e l’avanspettacolo, che producono, siano il modo, con cui Dio viene ad
abitare nelle loro lodi. In tal modo, tali concerti — per altro molto simili
nella musica, nella scena, nell’eccitazione che producono, nel procedimento
formale, ecc. ai concerti del mondo — diventano de fatco
un’alternativa alle chiese, quasi una chiesa a sé. Si sta creando una fascia
di «credenti», che vivono soltanto di concerti e conferenze giovanili (oltre che
di internet), sempre alla ricerca dello «sballo entusiastico», ma che
sono dei «senza chiesa» nella vita e dei cristiani virtuali in rete.
I cantanti
e i cantautori diventano moderni «profeti» nel bene e nel male. Alcuni di loro,
volenti o nolenti, trasmettono falsi messaggi e un falso modo di essere
cristiani. I concerti diventano psicoterapia collettiva, in cui
scaricarsi. I testi
dei canti, non di rado
approssimativi, diventano il «messaggio», a cui si aggiungono le
approssimazioni estemporanee dei cantanti e le ripetizioni quasi ipnotiche
di singole parole o frasi. Alcuni di tali «menestrelli» diventano i nuovi
santoni, le loro presunte «profezie» (che mai si avverano) diventano il
«verbo» per tale generazione, che così viene indottrinata. Si predica un
evangelo a poco prezzo, il cui messaggio è ama specialmente te stesso;
inoltre, si propaga l’idea di un «Dio a metà», tutto amore e perdono, senza il
resto. Non di rado tali «menestrelli» li trovi a esibirsi sui palchi di ogni
specie di parrocchia, in nome dello «spirito», dell’entusiasmo
spiritualista, che disattende i comandamenti (p.es. sull’idolatria), di una
devozione senza sostanza, di uno zelo senza conoscenza, di un ecumenismo senza
contenuti teologici.
Credendo di piacere al Signore, ci si eccita nell’entusiasmo di massa, ma
si resta senza radice morale; si crede di essere «infuocati» dallo Spirito, ma
si rimane senza «frutto dello Spirito». Si crea un «cristianesimo a piacere»,
alimentato dai testi dei canti, spesso deficitarii; si alimenta una spiritualità
entusiastica che non chiede verità, impegno e ubbidienza alla Parola scritta e
sacrificio, che può fare ameno delle chiese locali e della guida dei
conduttori... quindi un «altro cristianesimo» da prurito d’orecchi.
Invece di uscire dalle forme del mondo (Rm 12,1s), le s’imita; invece di
essere trasformati nello spirito della propria mente mediante l’ubbidienza
concreta alla volontà di Dio, si vive di «sballo» spiritualista ed entusiastico.
E in tutto ciò, per legittimarsi, volentieri si strumentalizza il Salmo 22,3,
costruendovi sopra un’intera ideologia.
2. {Abele Longo}
▲
■
Contributo:
Come rimarcato da te, Nicola, comportamenti dubbi all’interno di alcuni
gruppi evangelici vengono spesso avallati da testi biblici totalmente
sradicati dal loro contesto più prossimo, nonché da quello generale. In
questo modo si strumentalizza la Parola e le si attribuiscono
insegnamenti del tutto estranei al suo messaggio.
Un errore, che si commette all’interno del
nostro movimento [= Assemblee dei Fratelli, N.d.R.], consiste nel ritenersi
immuni da questo genere di deviazioni e attribuendoci una sorta d’inerranza
ermeneutica, accompagnata volentieri dalla mancanza di disponibilità a lasciarsi
sottoporre al vaglio delle Scritture. L’analisi puntuale, da te svolta, dimostra
invece come un’esegesi rigorosa
ci metta al riparo da simili errori. {11-06-2012}
▬
Risposta
(Nicola Martella):
Approcci sbagliati
verso la Scrittura — lo snaturamento di brani mediante una spiritualizzazione
arbitraria, un’allegoria soggettiva, il falso sillogismo, la cumulazione di
versi, tolti dal loro contesto e assemblati a proprio arbitrio (versettologia
indebita) e altre «male bestie» della proiezione interpretativa (eisegesi)
— sono tendenze presenti in tutti i movimenti e chiese. Vale la pena, quindi, di
vegliare e di non abbassare la guardia verso chiunque si serva di tali
false scorciatoie; in ciò non bisogna fare sconti a nessuno La cura
legittima per tali approcci arbitrari dell’ideologia dottrinaria alla sacra
Scrittura è soltanto l’interpretazione contestuale, ossia un’esegesi accurata e
rigorosa di un testo all’interno del suo esplicito contesto letterario, storico,
teologico e culturale.
3. {Stefano
Ferrero}
▲
■
Contributo 1:
Dio abita in coloro, che criticano tutto e tutti? {11-06-2012, ore 17.35}
▬
Risposta
1
(Nicola Martella): Come al solito, il carismaticista Stefano Ferrero ha cercato
il pelo nell’uovo
e lo spunto di polemica, per sentirsi appagato. Inoltre, tale frase proviene da
chi in rete combatte tutti e tutto con veemenza inaudita. Inoltre, uno che
risponde dopo soli due secondi da quando ho messo una nota in rete su
Facebook riguardo a tale articolo (ore 17.33) e, in tal modo, senza aver letto
l’intero e complesso articolo, mostra soltanto evidenti
aspetti del proprio carattere, di cui non vale la pena disquisire qui,
poiché la Scrittura ne parla abbondantemente. Ciò esclude una siffatta persona
dall’essere un interlocutore serio, leale, verace e credibile.
■
Contributo
2
(Stefano
Ferrero):
Indipendentemente dalla legittimità della traduzione proposta da Martella, la
musica resta per sempre un mezzo tramite il quale lo Spirito Santo rilascia
la sua potenza. «“Ma ora conducetemi qua un sonatore d’arpa”. E, mentre
il sonatore arpeggiava, la mano del Signore fu sopra Eliseo, che disse: “Così
parla il Signore: Fate in questa valle delle fosse! Infatti così dice il
Signore...”» (2 Re 3,15ss). Ed anche questo brano: «Or quando il cattivo
spirito permesso da Dio veniva su Saul, Davide prendeva l’arpa e si metteva a
sonare; Saul si calmava, stava meglio e il cattivo spirito andava via da lui...»
(1 Sam 16,23). Come vedete dalla Bibbia leggiamo che la musica unta aiuta
a ricevere rivelazioni profetiche e allontana i demoni. So
benissimo che molti odiano profondamente queste verità e faranno di tutto per
contraddire, inventando scuse di qualunque tipo, pur d’interpretare questi brani
in modo diverso dal senso evidente e chiaro, ma nonostante questi detrattori la
musica cristiana continuerà per sempre a essere di aiuto per profetizzare
e per
allontanare il nemico per milioni di figli di Dio, coloro che lo amano
davvero, guidati dallo Spirito, che vivifica, e non dalla lettera
che uccide. {11-06-2012}
▬
Osservazioni
(Stefano
Frascaro): Stefano Ferrero, trovo anomalo l’incipit del tuo intervento,
che parte «a prescindere» dall’interpretazione della traduzione. Se
traduci il brano in altro modo, esplicalo, e si potrà discutere. I brani, da
te citati, riconducono a un suono armonioso, in linea anche con gli
strumenti utilizzati. Nulla hanno a che vedere con quello citato da
Nicola.
{11-06-2012}
▬
Risposta 2 (Nicola Martella): In tale
intervento di Stefano Ferrero si nota il classico
prendere fischi con fiaschi e confondere capre e cavoli. Si noti la sua tesi,
secondo cui «la musica resta per sempre un mezzo tramite il quale lo
Spirito Santo rilascia la sua potenza… la musica unta aiuta a
ricevere rivelazioni profetiche e allontana i demoni…
la musica cristiana continuerà per sempre a essere di aiuto per
profetizzare e per allontanare il nemico per milioni di figli di Dio».
Ora si ragioni sui contenuti delle sue affermazioni e dei brani da lui citatii.
■ I due brani non parlano di Spirito Santo né di musica cristiana né
della bizzarra definizione di «musica unta».
■ Non si trattava di un ambiente di chiesa né di un cosiddetto concerto
di
musica cristiana. Quindi, non si possono usare legittimamente brani distanti
di centinaia e centinaia d’anni dalla chiesa e distanti millenni da oggi. La
logica impone che non si possono mettere pere e mele insieme e trattarle come se
fossero cipolle.
■ I due sonatori d’arpa non suonarono una presunta «musica unta» né
musica sacra, ma semplicemente arpeggiavano musica e basta.
■ In tali brani non si trattava, quindi, dell’effetto di una musica sacra, ma
dell’effetto rilassante e distensiva della musica in sé, sia per
l’ossessionato Saul, sia per il proclamatore Eliseo. Inoltre, tale suono
distensivo e dolce di un’arpa non ha nulla a che fare con i decibel
assordanti di un moderno gruppo musicale o di un concerto.
■ Da tutto ciò non si può trarre un principio generalizzato che la musica
in sé (in tali brani si trattava solo di musica profana) abbia la capacità di
dare rivelazioni divine e allontanare demoni. In tal caso, i più grandi
«profeti» ed «esorcisti» sarebbero i gruppi rock. Tuttavia, durante i
concerti di gruppi rock avviene proprio il contrario, ad esempio, la
contaminazione psichica di gruppo e la disinibizione.
■ Quando poi Stefano Ferrero parla dell’essere «guidati dallo Spirito,
che vivifica, e non dalla lettera che uccide», mostra una tipica
proiezione ideologica
nel testo biblico di contenuti, che non c’entrano nulla e che lo snaturano. Per
Paolo la «lettera che uccide» era la legge mosaica, quindi il vecchio
patto, mentre lo «Spirito, che vivifica», rappresentava il nuovo patto (2 Cor
3,6). Infatti, appena un verso dopo, l’apostolo parlò del «ministero
della morte scolpito in lettere su pietre»
(= Decalogo; v. 7) e del «ministero della condanna» (v. 9). A ciò egli
contrappose il «ministero dello Spirito» (v. 8) e il «ministero della
giustizia» (v. 9), che viene operato mediante i «ministri di un nuovo
patto» (v. 6) e che porta alla giustificazione e alla rigenerazione mediante
lo Spirito Santo (v. 3).
Come si vede, Stefano Ferrero non solo non ha saputo
dire nulla sull’esegesi presentata nell’articolo, ma come seguace della dottrina
carismaticista, ha cercato di confondere le acque con brani, che lui ha
ideologizzato per la sua tesi, ma che in realtà non c’entrano nulla col
tema, né con le tesi da lui enunciate. È un singolare modo di pensare e di
approcciarsi alla Scrittura. Per il resto siano i lettori a trarre le
conclusioni.
4. {Edoardo
Piacentini}
▲
■
Contributo:
Indubbiamente, nel mondo neo-pentecostale ci sono delle esagerazioni, che
devono essere corrette, perché l’apostolo Paolo afferma: «Perché Dio non è
un Dio di confusione, ma di pace; e così si fa in tutte le chiese dei santi»
(1 Corinzi 14,33); e ai vv. 39-40 ribadisce: «Perciò, fratelli miei cercate
ardentemente il profetizzare e non impedite di parlare in lingue. Ma ogni cosa
sia fatta con decoro e con ordine». La musica e il canto, che Dio ama
ricevere dal Suo popolo radunato, sono parte integrante del culto cristiano...
[N.d.R.: Poi segue un lungo contributo sulla legittimità della musica
e del canto
nel culto cristiano, che qui è fuori tema. Lo abbiamo messo altrove.]
▬
Risposta
(Nicola Martella): Apprezzo l’intervento di Edoardo Piacentini per l’equilibrio
e i contenuti. Faccio però presente che qui il tema non è tanto l’uso della
musica, dei canti e della lode, che hanno da sempre un posto particolare nel
culto. Tali questioni li abbiamo già affrontate altrove nella rubrica «Musica
sacra». Ho aggiunto tale
lungo contributo a questo tema di discussione: «Il
ministero musicale nella chiesa neotestamentaria? Parliamone».
▬
Osservazioni
(Abele Longo): Approvo anch’io ciò, che ha scritto il fratello Piacentini.
Peccato che non è inerente alla questione sollevata da Nicola. Il punto non è
se l’uso della musica è legittimo o meno all’interno delle nostre assemblee. Mi
permetto di «addrizzare» il tiro. La questione verte sull’abuso della musica.
Infatti, il fratello Nicola è stato invitato a fare «un’analisi dettagliata
esegetica del Salmo 22,3-4. Infatti, in determinati ambienti entusiastici
di natura neo-pentecostali
lo citano per avvalorare la tesi che “Dio abita (o dimora) nelle lodi del suo
popolo”. In tal modo, di conseguenza, hanno trasformato la liturgia evangelica
in un avanspettacolo assordante con musica al limite del sopportabile,
parlare in lingue pubblicamente a ogni costo, schiamazzi, cantilene estatiche,
ripetizione ossessiva delle medesime parole e cantici pilotati». {12-06-2012}
▬
Replica
(Edoardo Piacentini): Io credo che lo studio di Nicola sia esaustivo, per
cui a mio avviso bisogna solo leggerlo e non è necessario nemmeno commentarlo.
D’altra parte chi enfatizza il valore della musica e del canto nel culto
cristiano, non credo che citi solo questo verso tratto dal Salmo 22, ma ne
cita tantissimi altri. Per questo motivo, nel mio
intervento
[vedi
qui]
ho sottolineato quale, a mio avviso, debba essere l’uso della musica e del
canto nel culto.
[N.d.R.: Poi segue un interessante contributo sugli elementi, che devono
costituire un culto legittimo. Essendo esso qui fuori tema, lo metteremo
altrove.]
5. {Michele
Attruia}
▲
■
Contributo:
Io inizierei con lo «staccare la spina», visto che si parte sempre
argomentando con i Salmi. Un dato è incontrovertibile, la corrente elettrica non
c’era e, quindi, partiamo dall’eliminare l’amplificazione... {12-06-2012}
▬
Osservazioni
(Abele Longo): Non sono d’accordo. È assolutamente falsa l’equazione «fedeltà al
Signore = negazione della tecnologia». La Parola non mi convince di
questo. {12-06-2012}
▬
Replica
(Michele Attruia): Io non ho scritto e neanche pensato questa equazione, sarebbe
stata poi un’enorme contraddizione, farlo su internet. La mia era solo una
provocazione, per bloccare sul nascere qualsiasi inondazione di versi pur di
avvalorare la propria tesi sulla musica o lode rintronante senza se e
senza ma. Bisogna staccare la spina (elettrica) e iniziare a discuterne
pacatamente, nel silenzio e nella riflessione! {12-06-2012}
▬
Risposta
(Nicola Martella): È facile fraintendersi sul senso dello «staccare la spina».
Visto che l’equivoco è risolto, penso che ambedue abbiano le loro ragioni. La
strumentalizzazione di versi da parte di coloro, che vogliono frastornanti
decibel, è risaputa. Chi contrasta un certo uso della tecnologia nella
cosiddetta «musica sacra», non intende eliminarla, ma equilibrarla. La musica
per servire il Signore e alla comunione e all’edificazione, dev’essere
ancella e viatico della Parola, non una cosa a sé, né un assordante fustigatore
delle menti.
6. {Salvatore
Paone}
▲
Credo che coloro,
che associano il Salmo 22,3-4 ai loro culti, affermando che il Dio Altissimo
abiti nelle lodi, facciano un errore d’interpretazione simile a quello,
che si fa con le parole di Gesù in Matteo 18,19s: «E in verità vi dico
anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi,
quella sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. Poiché dove due o tre
sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro». C’è da dire che
questo brano è stato strumentalizzato tantissimo; se vogliamo dare
un’interpretazione più attendibile a tali versi, essi indicano l’approvazione di
Dio in circostanze di bisogno o decisione dei figli di Dio, che si accordano nel
chiedere qualcosa; Egli è con loro, per concordare e approvare.
Tornando al tema, direi che il verso citato del Salmo 22, sebbene si
voglia far intendere che Dio abita nelle lodi, ma la conclusione è che Dio si
compiace delle lodi.
In
Apocalisse 21,22s è scritto: «E non vidi in essa alcun tempio,
perché il Signore Iddio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. E la
città non ha bisogno di sole, né di luna che risplendano in lei, perché
la illumina la gloria di Dio, e l’Agnello è il suo luminare». Quindi, Dio
stesso sarà la dimora del suo popolo futuro. Anche attualmente Egli abita nel
suo regno, dove lo splendore, ossia la luce, è Egli stesso.
Credere che Dio l’Onnipotente abiti nelle lodi, significa farne un Dio astratto.
Permettetemi una battutina: immaginate una chiesa dove ci sono membri stonati e
non ci sono strumenti musicali! {12-06-2012}
7. {Giuseppe
Giammona}
▲
■
Contributo:
No, Dio non ha bisogno di spettacoli, e i primi cristiani elevavano inni a Dio
senza spettacoli né musiche, ma di vero cuore e, con il solo ausilio
della voce, con il sentimento del cuore; poiché sta scritto che Dio non
prende lodi da strumenti musicali e spettacolini, ma abita nelle lodi del
cuore dei suoi figlioli amati! Dio abita nelle lodi d’amore dei suoi
figlioli, e la casa di Dio
è casa di preghiera. Infatti, ovunque 2 o 3 sono radunati nel nome di Dio, lo
stesso Dio eterno e creatore è presente; e ovunque vi sia una persona, che
invoca l’Iddio salvatore, Egli è pronto a salvare, liberare e guarire per amore
e per onorare il suo nome. ♥ DIO è amore.
{12-06-2012}
▬
Risposta
(Nicola Martella): Che Dio non abbia bisogno di spettacoli, è vero. Che
gli inni debbano essere cantati «con il solo ausilio della voce», è tutto
da dimostrare con l’esegesi. Il termine ebraico mizmor, che sta a capo di
tanti salmi, intende un canto accompagnato da strumenti musicali. In molti salmi
della Bibbia viene riportata la melodia e vengono ricordati gli
strumenti da usare (Sal 4,1; 6,1; 54,1…). Il corrispondente termine greco,
psalmos, intende lo stesso; esso proviene dal verbo psallō, che
significa «pizzicare le corde, arpeggiare, suonare uno strumento a corda». Tale
verbo ricorre anche nel NT come elemento del culto, ad esempio in 1 Corinzi
14,15: psallō tō pneumati, psallō dè kaì tō noï «salmeggerò mediante lo
spirito, ma salmeggerò anche mediante l’intelligenza» (cfr. Gcm 5,13). Il
sostantivo ricorre in 1 Corinzi 14, 26: hékastos hymōn psalmòn échei… «[Quando
vi radunate] ognuno di voi abbia un salmo…» (cfr. Col 3,16).
Sostantivo e verbo si trovano ambedue nello stesso verso: «Siate ripieni
dello Spirito, parlandovi con salmi [psalmòi] e inni e canzoni
spirituali, cantando e salmeggiando [psállontes] col cuor vostro al
Signore» (Ef 5,19s).
Quindi, non è vera la tesi,
secondo cui « Dio
non prende lodi da strumenti musicali».
Ancor meno è vero che una cosa del genere «stia
scritta» nella Bibbia;
e dove sarebbe scritta una cosa del genere? Nel culto celeste Dio
permette gli strumenti musicali (Ap 14,2s; 15,2s) e li proibirebbe nel culto
terrestre? Sarebbe, poi, singolare pregare: «Sia fatta la tua volontà anche
in terra come è fatta in cielo» (Mt 6,10), e negare l’uso di strumenti
musicali nel culto della chiesa!
La menzione dei termini «salmo» e «salmeggiare» mostra che l’uso degli strumenti
musicali non era escluso nella chiesa, tanto più che le prime chiese si
svilupparono dalle sinagoghe.
Il problema odierno
è sia il posto che si dà agli strumenti musicali e alla musica in genere, sia la
spettacolarizzazione della musica, che è diventata una cosa a sé, slegata
dalla centralità della Parola predicata. Da ancella della Parola e
strumento di edificazione reciproca, la musica si mette in primo piano, pretende
di essere essa stessa viatico principale della Parola e diventa faccenda di
pochi specialisti, che fanno spettacolo.
8. {Roberto
Lani}
▲
■
Contributo:
Anche la moglie di Davide
criticò la danza estatica, turbinosa e a suo dire, sconveniente per il marito;
per tutta risposta ricevette un rimprovero che si trasformò in sterilità (come
sterili sono alcune chiese, che però si consolano puntando a una presunta
qualità). Ogni domenica vedo bambini cantare, seguendo una chitarra con
overdrive e al ritorno a casa continuano a farlo; e come sappiamo, di loro è il
regno. Ho visto concerti hard rock, nel convertito Brasile, e nel finale
file interminabili di ragazzi, che depositano le siringhe sul palco,
piangendo... Voi direte che è suggestione! E io vi dico che camminare sulle
acque non è uno show da poco e provoca non poca suggestione! {13-06-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Non ho capito
che cosa abbia a che fare ciò, che scrivi, col mio articolo e con le questioni
presentate in esso. Inoltre, Davide non faceva parte della chiesa, né ho
trovato un solo caso di danza estatica nel NT. Nessuno di noi ha qualcosa
contro i canti accompagnati da strumenti musicali in sala, tanto meno se cantati
da bambini; che cos’è mai questo pregiudizio? A ciò si aggiunga che a
esperienze di un modo si contrappongono altre esperienze di senso contrario,
e così facendo, non si viene a capo di nulla. Non possiamo fare una «teologia
dell’esperienza», che nessuno poi è in grado di verificare, ma dobbiamo dare
la centralità alla Parola annunciata e insegnata. Non capisco neppure che cosa
abbia qui a che fare la menzione del «camminare sulle acque» con questo
argomento; ricordo in proposito, che non si trattata di uno spettacolo di massa,
visto che c’erano soltanto i dodici discepoli in tale notte buia e tempestosa
sul lago. Che si voglia suggerire un moderno modo di fare concerti?!
Come vediamo, tale logica tortuosa, che
salta da palo in frasca, è tipica per chi vuol difendere a priori un’ideologia o
accreditare un certo modo di fare. L’articolo è impostato sull’esegesi, quindi
chi interviene, risponda nel merito, se se ne è capace.
9. {Nicola
Carlisi}
▲
■
Contributo 1:
Fratello Martella, sono quasi 40 anni che sono nelle fede. Benedico il nostro
Signore che mi ha sempre tenuto fermo; ma di scandali né ho visti tanti. La
lode quella «sacra» è accetta da Dio; nella lode fatta col cuore e con lo
Spirito sicuramente Iddio è presente. Pace del Signore! {14-06-2012}
■
Contributo 2:
Martella! In comunità abbiamo abolito tanti cantici, perché li abbiamo
ritenuti non spirituali; e qualora troviamo anche qualche frase o parola non
testuale al titolo o in contrasto con la verità, lo scartiamo. Gesù è la
nostra luce! {14-06-2012}
▬
Risposta
(Nicola Martella): Quello di verificare i canti e di scartare i candidati
imperfetti, lo trovo un atteggiamento sobrio e sano. Ciò che non va bene per la
dottrina, non è neppure degno d’essere cantato!
Inoltre, qualsiasi
cosa deve superare il seguente controllo di qualità: essa non dev’essere
solo lecita, ma dev’essere anche utile (1 Cor 6,12a), non deve portare a
dipendenza (1 Cor 6,12b) e deve edificare (1 Cor 10,23), portando un vantaggio
anche agli altri (v. 24). Ciò vale anche per la musica, i canti, i generi
musicali, i ritmi, i decibel, le performance e quant’altro.
10. {Antonio
Capasso}
▲
■
Contributo:
Queste manifestazioni, che s’intravedono nelle foto, sono solo un
culto al «vitello d’oro». {14-06-2012}
Nota redazionale: Egli si riferisce, oltre a quanto scritto sopra
all'inizio di questo tema, a un collage di fotografie, messo da me su Facebook,
che mostra danze e moine nelle sale di culto, concerti e performance simili di
cristiani.
▬
Osservazioni
(Luca Matranga): Beh, ma il vitello d’oro era una divinità pagana, o
comunque un’immagine «divina» che, come tale, non poteva piacere a Dio, perché
non c’è immagine, che possa rappresentarlo. C’è stata piuttosto una
sostituzione, un cambiamento dal Dio invisibile di Mosè, a un dio fin troppo
«animale».
Dove lo tracciamo dunque il solco? Per alcuni non va bene nemmeno cantare
in chiesa. Secondo me, il frutto è il metro di tutto questo; se tutto ciò
serve a fortificare le persone nella fede, se tutto questo serve ad aumentare
l’amore fraterno, se tutto questo serve a santificarsi, allora sappiamo da dove
viene. {14-06-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Presso il Sinai,
gli Israeliti non volevano un altro Dio, ma dare visibilità a Jahwè, il
Dio del patto; tant’era vero che festeggiarono in onore dell’Eterno, a modo
loro. Che avessero mangiato insieme era legittimo, poiché offrirono il «sacrificio
di pace», di cui potevano mangiare. Poi, però, si alzarono per «divertirsi»,
ossia «arricchirono» il culto dell’Eterno con elementi, che avevano mutuato ai
culti egiziani e cananei (cfr. Baal-Peor), in cui il «divertimento» dei sensi
era parte integrale.
«Dove tracciare il solco?», chiede questo lettore. Gli chiedo: «Hai letto
i contributi degli altri e le mie risposte?». Basta andare a ciò che c’insegna
il NT e vediamo che al centro ci sono le raccomandazioni a fare ogni cosa per l’edificazione,
con decoro e ordine, con lo spirito e l’intelletto (ossia con libertà e
autocontrollo), con castità, assennatezza, purità incorrotta di cuore e santità.
Il «frutto è il metro»? Bisogna vedere che cosa s’intende per «frutto» e
se esso corrisponde ai parametri morali datici dal NT o dalla «teologia del
successo»: ciò che riesce bene, dev’essere da Dio. Ad esempio, ci sono
cristiani che sono dei «senza chiesa», che vivono solo di contatti
virtuali in rete, che frequentano volentieri concerti e manifestazioni del
genere, che vivono come cosa eccitante ed entusiasmante, come una specie di
psicoterapia religiosa; poi, però, non vogliono legarsi a nessuno e nella vita
vogliono fare a modo loro. Altri un chiesa ce l’hanno, ma nella pratica agiscono
allo stesso modo; essi amano soprattutto se stessi e parlano soltanto del Dio
d’amore e di perdono, quello che permetterebbe loro tutte le libertà, che
essi vogliono. Quindi, c’è da chiedersi: Si quale frutto parliamo? Qual è
il metro per misurarlo?
11. {Edoardo
Piacentini}
▲
■
Contributo:
È importante non sottovalutare il canto durante le riunioni dedicate al
Signore, poiché esso è uno strumento molto importante per dare lode a Dio e per
l’edificazione del credente.
Bisogna, però, tenere presente che in questa epoca nelle chiese del nostro paese
viene offerto tanto incenso strano; per cui, chi ha la responsabilità di
curare una comunità, è chiamato a prendere posizione contro tali pratiche
abominevoli. Non dobbiamo assolutamente dare spazio nelle nostre comunità a
quella, che alcuni definiscono «musica contemporanea», in cui il
significato si perde nel suono e nel ritmo musicale, ed è come la musica, che
viene suonata nelle
discoteche.
Johann Sebastian Bach affermava: «Tutta la musica non dovrebbe avere altro scopo
che la
gloria di Dio e il restauro spirituale dell’anima. Se non si
raggiunge questo obiettivo, non può esistere musica; non è allora più che uno
stridio e un chiasso infernale». La musica deve essere al servizio
della Parola di Dio, come insegnavano i fratelli John e Charles Wesley; per
cui un inno cristiano deve essere ispirato dallo Spirito Santo nella
musica e soprattutto nel testo. La musica dei cantici contemporanei spesso è più
simile al rumore che alla melodia, e i testi sono sovente banali, contengono
molte ripetizioni e concetti contrari alla Parola di Dio. I cantici più
belli e più edificanti, invece, sono quelli che traggono ispirazione dalla
Parola di Dio, i testi migliori sono quelli suggeriti dalle verità celesti
descritte da Dio nella Sua Parola!
D’altra parte, la centralità del culto spetta proprio alla predicazione
della Parola di Dio; la lode non deve sostituire tale predicazione, ma deve
essere la conseguenza di essa, deve esprimere la gratitudine dei credenti
per le verità bibliche udite, e il canto non deve servire da intrattenimento
della comunità dei fedeli. La predicazione è il ministero più importante della
chiesa e la Parola di Dio non potrà mai essere soppiantata quale principale
mezzo per diffondere l’Evangelo di Cristo.
I conduttori devono impegnarsi e concentrarsi più sul messaggio, che
devono predicare, piuttosto che sulla musica. Bonhoeffer insegnava che il
conduttore deve
incontrare la Bibbia in tre diversi momenti: sul pulpito, sul tavolo da
lavoro e in preghiera; per cui nessuno può commentare la Bibbia dal pulpito,
senza praticarla sul suo tavolo da lavoro e nella preghiera.
Quei versi del
Salmo 22, che sono sottolineati per enfatizzare la musica nel culto, sono
citati a sproposito. Infatti, il Salmista, nel lamentarsi che Dio lo ha
abbandonato nella sua sofferenza, non si spiega come mai c’è questo suo
silenzio, considerato che Dio dimora nelle lodi e non è insensibile alle
richieste di aiuto da parte dei suoi figli. Il Salmo 22 è un salmo profetico,
Davide vede le sofferenze di Cristo mille anni prima, che esse
avvenissero. Dio non ha abbandonato il suo amato Figlio, non era diventato sordo
o insensibile alla sua richiesta di aiuto, ma era necessario che Gesù morisse
sulla croce per la salvezza di molti. Il terzo giorno, però, lo ha
risuscitato dai morti, primizia di quelli che dormono, e Egli è vivente nei
secoli dei secoli! Dio ci benedica. {15-06-2012}
▬
Risposta (Nicola Martella): Questo lettore,
parlando della «musica contemporanea» e del suo corollario (si vedano
p.es. le moine, le frenesie di gruppo, le danze tribali, altre performance),
ha usato locuzioni quali «incenso strano» e «pratiche abominevoli» e
musica da discoteca. Sappiamo che cosa successe ai figli di Aaronne, che con
faciloneria attinsero al «fuoco estraneo»: «E
un fuoco uscì dalla presenza dell'Eterno, e li divorò»
(Lv 10,1s).
Sorprende che già Johann Sebastian Bach parlasse di «stridio e chiasso
infernale» per la musica dei suoi tempi. Quanto ai testi, ho
constatato la ritrosia degli autori ad assoggettare i loro testi a un’analisi
teologica e a miglioramenti (alcuni contengono anche errori grammaticali e
sintattici); spesso si offendono, preferendo le loro singolari «licenze
poetiche», sebbene siano pieni di strafalcioni.
Giustamente è stata evidenziata la dipendenza dell’innologia
dall’istruzione biblica, e non viceversa. Dove ciò non accade, musica e canti
diventano surrogati
della predicazione e, non di rado, i «menestrelli» di turno diventano falsi
maestri.
È poi un prodotto di una malsana ideologia dottrinaria appellarsi a un
dettaglio di un intero salmo di lamento (Sal 22,3), per reclamare per la musica
un posto preponderante nelle attività dei cristiani, come si afferma, perché Dio
abiterebbe nella lode d’Israele! Allora si vendono i concerti per il
culto migliore; e la psicoterapia entusiastica di gruppo viene spacciata per un
culto spirituale!
Nel NT il «culto razionale» (gr. loghikē latreia) è «presentare
i vostri corpi in sacrificio vivente»,
rifiutando di farsi pressare negli schemi del mondo (gr.
syschēmatízomai), ma accettando la metamorfosi (gr. metamorfóomai)
mediante il rinnovamento della mente (gr. anakainōsis tû noós), alfine di
diventare esperti nel conoscere e fare la volontà di Dio (Rm 12,1s). Qualsiasi
attività cristiana, che non porta a questo, predicazione e musica comprese,
diventa soltanto «prurito per le orecchie» (cfr. 2 Tm 4,3), e chi la
ministra diventa uno «squillante cembalo» (cfr. 1 Cor 13,1), se non addirittura
un propagatore di miti religiosi, cristianamente ben impacchettati (cfr.
2 Tm 4,4).
12. {Antonio
Capasso}
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Contributo:
«Forse non si potevano udire sermoni dotti ed eleganti nello stile e nella
forma, ma si potevano però sentire messaggi infuocati traboccanti di
potenza;forse non potevano ammirare riunioni religiose, rigorosamente
controllate da una disciplina liturgica, ma si potevano però vedere culti
spirituali ricchi di vitalità celeste.
Il ministero dello Spirito, manifestazione autentica della gloria di Dio,
trovava nel risveglio il suo posto, il suo onore.
Oggi tutto è più elegante, più disciplinato, più evoluto, più raffinato: un
pizzico, alquanto abbondante, di professionismo ha prodotto il
perfezionamento..., in senso umano, del ministero.
La tecnica e la cultura hanno largamente sostituito
l’ispirazione, e la liturgia si è messa avanti e sopra l’ispirazione; le
riunioni non mancano di perfezione, ma troppo spesso questa perfezione è
soltanto perfezione umana» (tratto dal libro «Agonia di un risveglio» di Roberto
Bracco).
{18-06-2012}
▬
Osservazioni
(Adolfo Monnanni): 1. Verissimo, Dio non abita... gioisce delle lodi
fatte da cuori, che adorano e non che si mettono in mostra. {11-06-2012}
2.
Il fine giustifica i mezzi, o vi è un
modo degno del Signore con cui lodarlo e onorarlo? La lode spettacolo non
si vede in nessun scritto, ma una correzione sì . Paolo lo fa con chiarezza nei
suoi scritti, i Corinzi con tutta la loro spiritualità sono i più
richiamati all’ordine di chiunque altro. Meditiamoci sopra. {18-06-2012}
13. {}
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14. {}
▲
15. {}
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16. {Autori
vari}
▲
■
Pietro Montesissa: Queste
manifestazioni non fanno altro che scimmiottare quello, che fa il mondo
con i suoi spettacoli, che non hanno nulla a che fare con quello, che desidera
il Signore per onorarlo. {14-06-2012}
■
Sebastiano Giambrone: Caro
fratello Nicola, concordo con le tue riflessioni in merito alle lodi da
avanspettacolo. Un fraterno saluto. {14-06-2012}
■
Paolo Cardenia: Questo
problema è uno dei fattori e malattia, di cui la chiesa ha bisogno di cura.
{26-06-2012}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Dio_abita_lodi_Mds.htm
113-06-2012; Aggiornamento: 27-06-2012 |