Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DECIME E OFFERTE VOLONTARIE? PARLIAMONE 1

 

 a cura di Nicola Martella

 

Nell'articolo «<Decime e offerte volontarie» abbiamo constatato che per «decima» molti intendono impropriamente le «offerte», che essi danno per l'opera del Signore. Abbiamo anche visto che per certi cristiani è scontato che, poiché la decima è stata comandata nell’antico patto, noi gente del nuovo patto saremmo obbligati a ubbidire a tale comandamento come pure agli agli altri comandamenti dell’AT.

    Un lettore ricordava le due correnti di pensiero a proposito della decima. Secondo il principio della «restituzione», anche ai nostri giorni bisognerebbe dare a Dio il 10% delle proprie entrate. Sul fronte opposto si sostiene, invece, che il sistema della decima era legato allo Stato teocratico d'Israele; qui ogni cittadino doveva contribuire con tale specie di «tassa» sul reddito al mantenimento del proprio Paese e della religione di Stato. Altri ancora relativizzano il tutto in senso idealistico, affermando che ogni cosa appartiene al Signore e, perciò, tutto dev'essere per Lui disponibile; lì per lì quest'ultima concezione sembra la più «spirituale», in effetti crea però molti problemi nei casi concreti e le domande: dove ha comandato Dio di volere tutto? come può Dio voler tutto, se ama la liberalità e un «donatore allegro»?

    È chiaro che l'opera di Dio necessita di risorse per espandersi. In ogni modo, ciò non deve accadere facendo leva sulle decime, che sono un istituto tipico di uno Stato teocratico, in cui la vita civile e religiosa è amministrata da una sola legge. La chiesa non è una teocrazia né tanto meno uno Stato teocratico, ma è una corporazione etico-spirituale che esprime l'ubbidienza al grande mandato e la comunione di fede e di pratica.

    Alcuni lettori hanno criticato la prassi del cattolicesimo riguardo all'«otto per mille», ai contributi statali e alle offerte dei fedeli. Non bisogna nemmeno dimenticare alcune denominazioni evangeliche, che aderiscono a tale «tassa sulla religione», invece di battersi per abolirla. Come non accennare pure agli scandali finanziari dei tele-predicatori che si sono arricchiti con la offerte dei credenti? Comunque in questo luogo vogliamo discutere specialmente se al popolo del nuovo patto sono imposte le  «decime», descritte dalla legge, o se se nel NT si fa appello solo a «offerte volontarie».

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Claudio Zappalà

2. Cristina Amato

3. Miraldi Daniela

4. Dario Favaretto

5. Emilio Spedicato

6. Vincenzo Russillo

7. Nicola Martella

8. Peter De Mola

9. Gianni Siena

10. Emilio Spedicato

11. Gaetano Nunnari

12. Clara Cristalli, ps.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Claudio Zappalà}

 

Contributo 1: Nel XXI secolo ancora esiste il problema della «decima»? Credevo che i cristiani, che si definiscono «nati di nuovo», avessero risolto il problema. Credevo che l’indicazione di Paolo in Galati 2,20 «...vivere nella fede del Figliuolo di Dio», risultava abbastanza esplicita per dipanare il dilemma di quanto dobbiamo dare / restituire a Colui che alimenta la nostra vita, dopo averla sottratta dalla perdizione eterna. Dio non è né un venditore e né un compratore; chiedergli sconti, significa non aver capito che noi raccoglieremo in proporzione a quello che abbiamo seminato per l’Opera di Dio. {3 novembre 2008}

 

Osservazioni 1: È nobile ciò che dice il lettore. Che cosa risponderebbe però a quel conduttore che ha appena predicato in una chiesa che chi non dà proprio il dieci percento del proprio stipendio alla propria chiesa locale, specialmente per il sostegno del /i conduttore /i, sta derubando Dio? Ho ascoltato con le mie orecchie una tale arringa. Che direbbe alle diverse categorie di credenti che hanno lasciato tale sala — gli uni con animo colpevole, gli altri spaventati di poter essere sotto maledizione, gli altri ancora irritati e così via — se avessero chiesto proprio a lui che cosa insegna precisamente il NT su tale tema? {Nicola Martella}

 

Contributo 2: Vorrei approfondire la questione partendo da un altro punto di vista, quello che è scritto in 1 Pietro 4,10: «Come buoni [kalos] amministratori [oikonomos] della svariata [poikilos] grazia [charis] di Dio ciascuno, secondo il carisma [charisma] che ha ricevuto, lo metta a servizio degli altri».

     Sono quattro i termini che hanno attirato la mia attenzione: kalos, oikonomos e poikilos / charis, che indicano il progetto e il ruolo che Dio ci ha affidato nella gestione del «suo infinito patrimonio». In altre parole il Creatore del cielo e della terra ci mette a disposizione le sue infinite ricchezze e ci chiede di gestirle, e noi di cosa stiamo parlando? A, dimenticavo... dell’opportunità o no di mettere al servizio di Dio quello che già gli appartiene.

     Questo è solo uno spunto di riflessione che parla della del nostro ruolo nel Regno di Dio e del Suo progetto per noi, ma poi ognuno faccia quello che vuole: dia 0/5/10/20/30/50/80/90. Nel linguaggio di Dio «dare a Lui» significa «ricevere da Lui» («quello che uno ha seminato quello raccoglierà...», «più felice cosa è dare...»). Alla prossima. {Claudio Zappalà; 5 novembre 2008}

 

Osservazioni 2: Chiaramente ci sarebbe da discutere sull'uso 1 Pt 4,10  fatto dal lettore, traendolo dal suo contesto più ampio e isolandolo come argomento riguardo alla decima, ma una tale analisi contestuale approfondita ci porterebbe qui lontano. Lascio ai lettori questo onere e onore. {Nicola Martella}

 

 

2. {Cristina Amato}

 

Pace, fratello Nicola, sono una cristiana evangelica da molto tempo. All’inizio della mia conversione mi hanno insegnato che, se non davi la decima e trasgredivi a questo «comandamento», la maledizione spirituale cadesse automaticamente sopra di te, in quanto ciò t’avrebbe portato a non avere più la benedizione di Dio sopra di te. A lungo andare del tempo, ho scoperto che tutto ciò è una vera bugia e molti ministri, che cercano di seminare ciò nel cuore d’un credente, stanno a loro insaputa insegnando cose sbagliate. Dio dice nella sua Parola che tutto è suo, le ricchezze, la gloria, l’oro, l’argento, tutto appartiene a Lui. Dio non ha bisogno dei nostri soldi e Dio non si arrabbia se non diamo la decima, come alcuni invece fanno capire; ma la Bibbia ci spiega che questo è una tua scelta di vita che devi fare col cuore, è come una promessa che fai a Dio... che ti comporta automaticamente prosperità, più dai e più ricevi! Puntualizzo ancora una volta: non è un comandamento e, se non la dai per una scelta di vita che fai, non t’accade nulla; se decidi di darla, è una scelta che si fa col cuore e che comporta una ricompensa. Pace. {3 novembre 2008}

 

 

3. {Miraldi Daniela}

 

Salve, Nicola, è da tempo che sono arrivata alle tue conclusioni sul tema delle decime. Tralascio le offerte volontarie perché giustamente volontarie e quindi senza un minimo e un massimo. Ammetto che ho avuto e ho avuto tuttora problemi con la mia chiesa in quanto a sottomissione perché, non praticando la decima di fatto, divento una ribelle, se i miei leader ci credono, la insegnano e la richiedono. Ma una cosa ho imparato in tanti anni: prima di tutto devo ubbidire a Dio e nessuno mi può porre sotto schiavitù, dopo che Dio mi ha reso libera.

     Forse la persona da cui hai preso spunto per parlare della convalida che il NT deve dare ad alcune leggi del VT, sono io o forse no; comunque sull’agenda alla data d’oggi avevo scritto di contattarti per sentire definitivamente il tuo parere su tale argomento, ritenendoti una persona preparata, anche se a volte un pochino poco aperta (mi riferisco alla danza cristiana o alle lingue spirituali — che Dio mi ha dato — ma questi sono altri temi). In tal caso, la tua poca apertura avrebbe giocato a favore del mantenimento dell’abitudine della decima e non contro, quindi sentire il tuo parere diventava per me una sorta di prova del nove.

     Prova di cosa? Di ciò che sento che il Signore mi dice da vari anni e cioè che la decima può essere un parametro per accantonare fondi per l’opera del Signore, principalmente per l’evangelizzazione (attività come cinema, teatro, open-air), sostegno a cristiani a tempo pieno (della propria comunità e non), opere pie (come missioni per adozioni a distanza o mantenimento case-famiglie per prostitute e orfani). Sicuramente ho provato sempre un certo fastidio per la destinazione delle decime e offerte per mutui, affitti e utenze per le sale di culto, visto che il tempio di Dio siamo noi e sarebbe sufficiente incontrarsi nelle case o in tende come fa la missione «Cristo è la risposta». Di recente ho letto un libro d’un pastore di un’altra città che, difendendo la tesi della decima, insegna che i luoghi di culto dovrebbero essere mantenuti soltanto con le offerte, sulla base del testo di Nehemia, che invita a ricostruire il tempio con le donazioni. Immagino quanto ogni credente della sua chiesa sia chiamato a dare, se dona la decima, poi le offerte per l’affitto e le utenze e poi altro per varie opere della comunità e non. A volte penso che vedere Atti capitolo 2, dove tutti vendevano tutto e lo mettevano ai piedi degli apostoli, è meraviglioso, ma che uso ne facevano? Lo ridistribuivano a tutti secondo il bisogno di ciascuno. Ma è questo che fanno le chiese oggi? Sia che raccolgano decime, sia che raccolgano offerte?

     Mi è pervenuto un testo in inglese (che non ho ancora tradotto) d’un pastore americano, che è stato molto giudicato per questo libro e ne hanno proibito la distribuzione la maggior parte delle chiese nel mondo (in Italia non è stato tradotto e pubblicato da alcuna casa editrice). Non ho mai trovato un pastore o anziano disposto a leggerlo, studiarlo di fatto, con una sola eccezione: un missionario americano che opera in provincia di Roma e che ha una scuola biblica, promotore della decima a tutti i costi (e molto di più), che, a fine lettura, mi ha detto che effettivamente era stato molto toccato dallo studio preciso e veritiero di tutti i brani del VT e NT concludendo con la seguente dichiarazione: questo libro è per credenti maturi (quindi le verità in esso contenute!!), ma non possiamo aspettarci che i credenti, lasciati liberi di donare (il libro s’intitola tradotto «I figlioli sono liberi»), poi diano davvero a Dio e alla Sua opera. Gli risposi che avevo sentito il Signore parlare al mio cuore così: «Ok, la decima non va più data, ma che ti costa considerarla come parametro? Comunque, non t’approfittare a non dare nulla!». Egli apprezzò questa mia posizione, mi chiese di poter tenere una copia del testo e affermò che avrebbe continuato a chiedere la decima alla sua comunità.

     Varrebbe la pena leggerlo. T’assicuro che non è banale: è ricco (forse completo) di riferimenti biblici con analisi etimologica delle parole e vari approfondimenti. Un caro saluto nel Signore Gesù. {3 novembre 2008}

 

 

4. {Dario Favaretto}

 

Caro fratello, sono molto contento che tu abbia parlato di questo argomento molto ostico, soprattutto nelle chiese pentecostali di molte associazioni. M’associo al tuo pensiero, poiché ritengo che biblicamente nel Nuovo Testamento non è più il caso di pagare la decima; questo pensiero in una chiesa pentecostale su citata mi è costato il ministero d’anziano e successivamente l’abbandono di quella chiesa. Si dichiarava che chi non pagava la decima, non aveva il diritto di servire in chiesa, neanche pulire i gabinetti. Questo per me è soffocare e strangolare ciò che Dio ha dato in totale libertà e gratuità. L’essere membro di serie A o di serie B, mi fa ritornare alla salvezza per opere. Così si fanno morire le chiese e non si da spazio alla bontà di Dio. Come si può pretendere la decima da chi non può sbarcare il lunario nemmeno con lo stipendio che guadagna con tanta fatica? Se uno è oberato di debiti, come si può pretendere che paghi la decima e lasci la famiglia senza mangiare? Questo è l’amore di Dio che ci viene proclamato dall’apostolo Paolo, da tutti gli apostoli e da Gesù stesso? Sarebbe il caso che tu pubblicassi questo articolo sulla rivista «Oltre», farebbe del bene a molti; ma forse nuocerebbe a te! Un grande abbraccio dal tuo fratello in Cristo... {3 novembre 2008}

 

 

5. {Emilio Spedicato}

 

Contributo: Caro Martella, ancora non ho il tempo di leggere la lettera, tuttavia va detto che oltre ai 10 (o 9?) comandamenti ce ne sarebbero oltre 600 altri, divisi fra divieti ed obblighi. Certo è bene aiutare a vivere i sacerdoti — quando al loro ministero dedichino diciamo almeno un 10% del loro tempo, cosa che ormai dubito profondamente sia vera — e le iniziative diciamo caritatevoli, se ancora esistono... ma quando un Cottolengo o un don Gnocchi per gli anziani abbandonati? Ma già esiste un 8 per mille e quando in dieci anni in un paese come Taurisano, dove la popolazione scende, la frequenza alle messe scende, che senso ha costruire tre nuove chiese? Saluti {3 novembre 2008}

 

Risposta: Si fa sempre male a non leggere prima l’intero articolo, signor professore, amico della matematica e della misteriosofia. Infatti, poi si polarizza la questione su cose che l’autore non ha affrontato. Ecco qualche nota teologica in risposta.

     ■ Il Decalogo (= Dieci parole) erano la Costituzione d’Israele, quindi la Legge di base della teocrazia. È evidente che da tale Carta magna derivassero poi le altre leggi (etiche, civili, penali, religiose). Così è in tutte le moderne legislazioni.

     ■ Nell’articolo non interessava l’aspetto confessionale, tanto meno quello tipicamente cattolico. La chiesa romana riceve in effetti la maggior parte della fetta del famoso «otto per mille», sia da quelli dichiaratamente cattolici, sia da coloro che non hanno espresso preferenze; ciò è ingiusto e assurdo in una democrazia. Io personalmente, essendo per «libera chiesa in libero stato» e per uno «stato libero dalle lobby religiose», sarei per l’abolizione di tale tassa. Tutte le organizzazioni religiose dovrebbero auto-finanziarsi per esistere, così come facciamo noi, tra altri, come «Chiesa dei Fratelli». Bisognerebbe abolire ogni tipo di concordato e di privilegi e ogni confessione religiosa dovrebbe avere di per sé la libertà d’espressione, soggetta alle leggi ordinarie d’associazione.

     ■ Quanto alle chiese cattoliche (gli edifici) che si costruiscono a spese dello stato, è anch’esso un controsenso. Se ogni parrocchia fosse autonoma (così erano le chiese al tempo del NT), allora i membri attivi porterebbero al riguardo onori e oneri. Così facciamo noi nelle nostre chiese libere.

     ■ Il tema qui è comunque ben altro. Ossia se la legge che regolava le decime nell’antico patto sia ingiuntiva per la gente del nuovo patto. L’analisi teologica mostra che non lo è. Nel nuovo patto vige il principio della libertà e della responsabilità personale, sapendo che «chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina liberalmente mieterà altresì liberalmente. Dia ciascuno secondo che ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza perché Dio ama un donatore allegro. E Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate in ogni opera buona» (2 Cor 9,6ss). E altresì: «Colui che viene ammaestrato nella Parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi l’ammaestra. Non v’ingannate; non si può beffarsi di Dio; poiché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la propria carne, mieterà dalla carne corruzione; ma chi semina per lo Spirito, mieterà dallo Spirito vita eterna» (Gal 6,7s). {Nicola Martella}

 

 

6. {Vincenzo Russillo}

 

Sulla tematica della decima, ho sentito alcune diatribe tra fratelli. Non entro in merito alle liti, ma bisogna partire dall’unica verità che nostro Signore ci ha forniti. Qui non si tratta di fornire un giudizio, tra conservatori o meno, come ha fatto Daniela nel suo intervento. Nicola trattando varie tematiche, ha seguito un «metro di giudizio» esclusivamente biblico (vedi danza cristiana citata nella risposta precedente). Il vero problema è fissare dei paletti che risolvano ogni tipo di disputa nelle chiese, in cui le «false dottrine» creano esclusivamente zizzanie. Molto spesso i sostenitori della decima, portano a loro favore delle motivazioni che commercializzano la fede. La decima la ritroviamo molte volte nel VT. Viene comandato a Abramo dall’Altissimo, il pagamento della decima. Infatti a dimostrazione di questo viene citato Gen 28,20-22. Come parallelo al pagamento del tributo al re-sacerdote Melchisedec, viene citato Lc 16,11: «Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi v’affiderà quelle vere?». Anche Malachia 3,10 spesso viene citato a prova della decima: «Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi alla prova in questo, dice il Signore degli eserciti; vedrete se io non v’aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia più dove riporla». In poche parole a Dio deve essere dato prima e non una misera offerta delle rimanenze.

     Ma quello che un cristiano veramente obbediente alla Parola di Cristo, dovrebbe chiedersi è giusto pagarla? Assolutamente no, non siamo più sotto la legge mosaica, ma sotto la grazie del nostro Messia Gesù: «Infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia» (Romani 6,14). Gesù non menzionò mai la decima da pagare. Inoltre questo compito dovrebbe spettare ai Leviti, come comandato da Dio a Mosè (vedi Nu 18,25-31); oggi, poiché non esistono i sacerdoti leviti, chi dovrebbe riscuoterla? Nessuno, perché la Legge con il nuovo patto è stata abolita. Quindi oggi facciamo bene a separare come ha detto Nicola, le offerte dalla decima. Questo è stato detto in 2 Corinzi 9,7: «Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso». Niente è imposto ma come dice sempre nella lettera ai Corinzi: «Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi, a casa, metta da parte quello che potrà secondo la prosperità concessagli, affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare». {04-11-2008}

 

 

7. {Nicola Martella}

 

Faccio notare che Dio non comandò mai ad Abramo di dare la decima. È solo descritto che Abramo diede a Melkisedeq la decima d’ogni cosa (Gn 14,20; Eb 7,2), ossia solo del bottino (Eb 7,4). Quanto a Giacobbe, fu lui a fare un solenne impegno condizionato verso Dio, ossia di dargli la decima a certe condizioni (Gn 28,20ss). Certamente bisognerebbe spiegare a sufficienza come fece a dare una decima a Dio, visto che non c’era un santuario e un sacerdozio; probabilmente intendeva dargli offerte sacrificali.

     Bisogna con onestà ammettere che fino alla Legge mosaica non esisteva una norma, in cui Dio ingiungesse a Israele di dargli le decime, poiché non esisteva ancora uno Stato teocratico: «Ogni decima della terra, sia delle raccolte del suolo sia dei frutti degli alberi, appartiene all’Eterno; è cosa consacrata all’Eterno… E ogni decima dell’armento o del gregge, il decimo capo di tutto ciò che passa sotto la verga del pastore, sarà consacrata all’Eterno» (Lv 27,30.32). Fino al Sinai non c’era neppure un santuario e un sacerdozio levitico consacrato e riconosciuto: «E ai figli di Levi io do come possesso tutte le decime in Israele in contraccambio del servizio che fanno, il servizio della tenda di convegno» (Nu 18,21.24.26.28). In Mal 3,16 si parla della «casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa», si parlò quindi del tesoro del tempio e dei sacrifici, che erano il cibo per i sacerdoti.

     Proprio questi due ultimi capisaldi (santuario e sacerdozio) cessarono con l’avvento del sommo Sacerdote del nuovo patto, con l’istituzione di quest’ultimo e fattivamente con la distruzione del tempio (70 d.C.). Nel Concilio di Gerusalemme ai cristiani gentili non fu imposta una decima (At 15).

     Per onestà bisogna ammettere che in 2 Cor 16,2 Paolo non ingiunse una sedicente prassi di portare offerte nei luoghi di riunione e di passare canestri e borse, ma dava istruzioni riguardo a una colletta straordinaria a favore dei credenti della Giudea, che erano afflitti a quel tempo da carestia. Ciò è evidente se si traduce correttamente tale brano: «Ogni primo [giorno] di settimana ciascuno di voi metta da parte presso di sé e accumuli secondo che abbia prosperità, affinché non avvengano [più] raccolte, quando verrò». [► Perché nelle chiese durante il culto si passa una borsa per le offerte?]

     Anche a quel tempo i credenti esprimevano la beneficienza, facendosi carico dei miseri (Rm 15,25ss; Eb 13,16). I credenti sostenendo personalmente i fratelli nell’opera del Signore, sia con l’ospitalità dei predicatori itineranti (Tt 3,13s; 3 Gv 1,5ss), sia con offerte che permettessero loro di praticare la loro missione (Rm 15,24.28; Fil 4,15-18), sia mettendo a disposizione i propri beni (Rm 16,23; Eb 13,1s; 1 Cor 9,11.14, 1 Pt 4,9).

 

 

8. {Peter De Mola}

 

Contributo: Caro Nicola, ho letto il tuo scritto con un misto di interesse e di perplessità. Non mi meraviglio delle tante e giuste leggi che il VT ha nel suo corpus, ma mi domando come mai oggi la Chiesa spesso evadi le tassi, tralasciamo lo squallore dei Patti Lateranensi, o peggio utilizzi le offerte volontarie per coprire i danni provocati dai suoi pastori ai danni di giovani pecorelle traviate, come mostra il caso USA o Australia. Ti saluto e che il Signore ti doni la Pace. {4 novembre 2008}

 

Osservazioni: È evidente che il mio articolo aveva un interesse puramente esegetico e si riferiva al confronto fra antico e nuovo patto. Le questioni a cui il lettore fa riferimento, però, sono puramente confessionali e cioè riferite alla chiesa di Roma. Per «chiesa» il cattolicesimo intende, oltre che allo Stato del Vaticano, un’organizzazione economica, religiosa e politica diramata a livello mondiale mediante nunziature e prelati che fungono da ambasciatori di tale micro-Stato. Per «chiesa» io intendo quella espressa, come al tempo del NT, da tante chiese locali (spesso chiese in casa) autonome sul piano amministrativo, d’indirizzo e decisionale, senza una struttura piramidale e legate una all’altra solo dalla comune fede in Cristo e dalla comunione fraterna.

     Il quadro fatto dal lettore di una chiesa-apparato, che non solo macina soldi, ma usa le offerte dei fedeli per coprire le malefatte dei cattivi «pastori» verso le «pecorelle», è deprecabile e lontano dalla concezione biblica. {Nicola Martella}

 

 

9. {Gianni Siena}

 

Contributo: La più bella spiegazione sulla libera necessità d’offrire la decima l’ho udita dal compianto fratello Paolo Arcangeli, pastore della chiesa ADI di Genova. Egli commentò così Genesi 14,20, dove Abramo offrì liberalmente / liberamente a Melchisedec la decima del bottino ricuperato dai re mesopotamici: «Erano sotto la Grazia (430 anni prima della legge; Galati 3,17) e Dio fece di questa espressione della generosità d’Abramo — normale ai suoi tempi — una legge in Israele». Questa «legge» ha ancora valore per ogni cristiano nel dare... ma liberamente, senza obbligo, e se uno lo avverte dentro, insieme alle offerte, ugualmente date con spensierata generosità. Dal Vecchio Testamento possiamo «copiare» ogni buona cosa che è stata scritta per il nostro esempio, ma di buon animo e senza le norme a cui era obbligato (non sempre secondo Scrittura e con forzature legaliste da parte dei «maestri») l’Israele dei tempi di Gesù. Io sono per la libertà: con o senza la decima, sarei pronto a fare ogni cosa utile al benessere degli altri ma nessuno (eccetto lo Spirito Santo e la coscienza) mi venga a dire «quanto devo dare». Mi risulta, infatti, che in qualche denominazione v’è l’uso di chiedere al battezzando, se intende impegnarsi nel dare la decima. Il «libertarismo» è stato (ben prima di me) recepito dalle Assemblee di Dio in Italia, le quali non hanno mai fatto della «decima» una norma da raccomandare come volontà espressa di Dio. {4 novembre 2008}

 

Osservazioni: Non si può trarre da Gn 14,20 l’assunto che la decima fosse «normale» ai tempi d’Abramo. Infatti, in tutta la Genesi essa ricorre solo in Gn 28,20ss. Anche nella legge mosaica la decima non compare prima di Lv 27,30.

     Inoltre bisogna mettersi d’accordo sui termini. Se la decima è una legge in vigore, allora solo ubbidendovi in modo preciso, si è giusti al riguardo, altrimenti si diviene trasgressori. Se qualcosa si basa sulla libertà e sulla liberalità del singolo, allora non è legge. Che le motivazioni di una legge non più in vigore, a causa di una nuova legislazione, possano essere considerate come esempio per la nuova economia, è altra cosa. Anche l’opera di Dio nel nuovo patto necessita di sostegno. È però illegale imporre al popolo del nuovo patto una legge (quella del vecchio patto), che non è più in vigore. Nel NT si parla di «offerte volontarie»; usiamo perciò correttamente questo termine e non scorrettamente quello della «decima», che crea solo equivoci, strumentalizzazioni e manipolazioni. Così ci guadagna la verità, quella che rende liberi. {Nicola Martella}

 

 

10. {Emilio Spedicato}

 

Questo è un approfondimento del contributo «5.».

 

Contributo: Caro Martella, le leggi — 9 i comandamenti in una versione di Giuseppe Flavio prodotta in Italiano inizio ottocento, la vidi alla libreria Mediolanum circa venti anni fa ma costava un milione.... e il mio collega Gualerni, tre lauree, 4 dottorati, sacerdote, mi confermò che erano 9 e che il decimo fu un’aggiunta, ovvero «non desiderare la donna d’altri» per maggiore chiarimento... Bello modificare un testo supposto sacro per maggiore chiarimento! — e tali comandamenti hanno indubbiamente ampia vastità d’interpretazione: — vedasi a Qumram, dove anche andare al cesso al sabato era da taluni considerata violazione dell’obbligo del riposo, e s’era deciso quanti passi si potevano fare al massimo!!! — vedasi l’episodio d’Anania e moglie, fulminati perché si erano tenuti parte della decima o perché erano stati insinceri? A quando la sedia elettrica per gli evasori dell’IRPEF e di....

     L’unico comandamento è amare Dio, se stesso e il prossimo, il resto sono corollari dipendenti da condizioni al contorno; l’unico corollario certo è sviluppare i propri talenti... per i Sufi studiare e viaggiare. Saluti. {5 novembre 2008}

 

Risposta: Caro Emilio, mi verrebbe da usare un motto a me caro, mutuato dal tedesco: «Ciabattino rimani alle tue suole». Certamente lo potrai usare anche tu per me riguardo alla matematica. È facile capire male le cose, di cui non si è competente, per poi ripetere falsità o mezze verità.

     Quello che il tuo collega prete pluri-laureato avrà detto circa il Decalogo, è certamente un’altra cosa. I comandamenti nel testo ebraico (sono 10!) sono divisi in modo diverso, da come lo ha fatto la chiesa di Roma. Quest’ultima nel suo catechismo ha tolto il comandamento riguardo all’idolatria e per far tornare i conti ha sdoppiato il comandamento che riguarda le risorse del prossimo (beni e donna). Riguardo a Es 20 e a Dt 5 (Decalogo) nel testo premasoretico, nel Pentateuco Samaritano, nei testi di Qumran, nella Settanta, nei testi masoretici, nei midrashim (commentari) e in tutti gli altri testi (Mishna, talmud) non troverai che questa realtà.

     A Qumran furono nascosti i rotoli della biblioteca di Gerusalemme in prossimità della sua distruzione. Lì erano presenti, oltre ai Testi Sacri, anche la letteratura del vario giudaismo. Inoltre è probabile che tu scambi i testi degli Esseni rinvenuti a Qumran (sono antecedenti e concomitanti col tempo del NT) con il Talmud (è medioevale) e altri testi (p.es. Kizzur Schuchan Aruch). Queste sono norme giudaiche (specialmente dei rabbini farisei) che non hanno direttamente a che vedere con l’AT e per nulla col NT, dove si parla al riguardo di «favole giudaiche» (Tt 1,14). Gesù stesso ha contrastato le tradizioni degli scribi e dei Farisei; così ha fatto l’apostolo Paolo verso le tradizioni di Giudei e giudaizzanti. Spero che ci siamo capiti. Per l’approfondimento rimando all’articolo «Il Decalogo».

     L’episodio di Anania e Saffira non ha nulla a che fare con la decima. Ma se tu leggessi bene il testo, prenderesti atto del capo d’imputazione: «Pietro disse: “Anania, perché ha Satana così riempito il cuore tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritener parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non restava tuo? E una volta venduto, non ne era il prezzo in tuo potere? Perché ti sei messa in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio”… Pietro a lei: “Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito il tuo marito sono all’uscio e ti porteranno via”» (At 5,3s.9). Se poi leggi il contesto, nessuno mise loro le mani addosso, ma si trattò di un diretto giudizio di Dio; egli è libero di fare ciò che vuole verso i bugiardi e non saremo noi a impedire il suo proponimento. Maggiore giudizio attende però chi rifiuta suo Figlio, Cristo Gesù, come Signore e Salvatore (Gv 3,36), e non lo ama: «Se qualcuno non ama il Signore, sia anatema. Maràn-atà» (1 Cor 16,22); anatema significa «maledetto, destinato al giudizio»; «Maràn-atà» significa «Signore [Gesù] vieni!», ossia a regnare. Questo vale per te, per me e per tutti, senza sconti per nessuno: «Chi crede nel Figlio ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra lui» (Gv 3,36; cfr. v. 16). Come recita il proverbio: «Uomo avvisato, è mezzo salvato»!

     Inoltre alla Bibbia è estraneo un comandamento di «amare se stesso», ma la Scrittura ingiunge di amare Dio sopra ogni cosa e con ogni parte di sé (Mt 22,37) e il prossimo come un altro se stesso (v. 39). Poi ciò che affermano i mistici islamici (Sufi), in questo luogo non c’entra nulla.

     Termino con un altro motto a me caro: «Chi ha un martello in mano, vede tutto come chiodi». È evidente la tua ostilità verso il cristianesimo (magari confuso col cattolicesimo romano) per motivi legati alla tua passione per l’esoterismo e affini [► Emilio Spedicato, matematico e misteriosofo]; così non manchi occasione per seminare dubbi verso la verità biblica con argomenti contorti e non sufficientemente verificati (falsi, semi veri). Ciò che si esige però da uno studioso è dapprima l’onestà intellettuale e poi la competenza in ciò che afferma. L’ideologo, non cercando veramente la verità, spesso batte il sacco per colpire il gatto. Si fa sempre bene a giocare a carte scoperte. {Nicola Martella}

 

 

11. {Gaetano Nunnari}

 

Caro mio, ti racconto un episodio successo realmente. Quando io e mia moglie eravamo alla ricerca della verità riguardo all’ambiente carismatico, capitò che uno dei loro falsi profeti, proveniente dall’Argentina, venne in visita nella congregazione carismaticista estrema che frequentavamo.

     Prima di recarci a tale riunione, pregammo Dio affinché ci desse un segno per capire se quest’uomo fosse da Dio o meno. Il Signore rispose alla nostra preghiera. Questo tale in cerca di fama e denaro (oltre che di anime da ingannare) raccontò un episodio per dimostrare che Dio benedice tutti coloro che davano la decima «per l’opera». Tieniti forte perché la bestemmia proferita è davvero grande.

     Ecco il racconto: C’era una donna che si convertì e cominciò a frequentare una congregazione carismatica. Questa donna dopo aver appreso che un cristiano deve dare la decima, cominciò a fare la sua parte. Il pastore di tale comunità notò che questa donna versava ogni volta sempre più denaro. Così un giorno incuriosito chiese a costei come mai dava sempre così tanto denaro, e che lavoro facesse. La donna rispose che da quando pagava la decima, Dio era stato fedele verso di lei, benedicendola economicamente. Infatti da quando cominciò a pagare la decima, i suoi guadagni aumentarono. Quest’uomo si rallegrò per tale notizie e chiese alla donna che lavoro facesse. Lei rispose: «La prostituta!».

     Il falso profeta argentino giustificò che, se non c’è la conoscenza della legge, non ci può essere la conoscenza del peccato; e vista la sua «ingenuità», Dio la benedì comunque! Naturalmente a fine riunione facemmo presente la bestemmia proferita da tale individuo. Il pastore della chiesa cercò di coprirlo, dicendo che sicuramente era stato tradotto male. Mia moglie però, che è di lingua madre spagnola, e io che mi arrangio capimmo proprio bene... Qualsiasi persona sana di mente si renderà conto da sola fin dove si può arrivare. {6 novembre 2008}

 

Nota editoriale: Purtroppo negli ambienti carismaticisti non si brilla per conoscenza biblica. Tale profeta argentino, tale pastore della comunità della prostituta e tale pastore della passata comunità di Gaetano non conoscevano probabilmente Deuteronomio 23,18: «Non porterai nella casa dell’Eterno, del tuo Dio, il salario d’una meretrice né il prezzo della vendita d’un cane, per sciogliere qualsivoglia voto; poiché ambedue sono cose abominevoli per l’Eterno, ch’è il tuo Dio».

 

 

12. {Clara Cristalli, ps.}

 

Contributo: Ciao Nicola, ultimamente mi capita spesso d’incontrare l’argomento della decima. Siccome avrei nel cuore d’aiutare una sorella, che economicamente si trova a dover lavorare e studiare, per vivere qui (non ha nemmeno il frigo!); lei frequenta la mia chiesa. Ora non so esattamente se Dio vedrebbe bene, se io dividessi la mia decima, dandone parte in chiesa, in missione, ma anche a questa sorella per un certo periodo di tempo. Non sono sicura su questo argomento. Grazie per la tua risposta. {8 novembre 2008}

 

Risposta: La decima e le offerte volontarie sono state proprio il tema della settimana corrente. Spero che tu li abbia letti. Nel NT non c’era la convenzione di far passare le offerte volontarie per forza da una cassa della chiesa, ma i credenti decidevano da sé a chi darle e quanto dare (2 Cor 9,7), sia agli operai del Signore (Fil 4,15s), sia per l’ospitalità di fratelli a casa loro (Rm 16,23; 3 Gv 1,5ss), sia in beneficienza per i bisogni di credenti svantaggiati (2 Cor 9,13), sia per progetti particolari. Già nell’AT le offerte per il Signore servivano per sostenere sia il culto del Signore, sia gli svantaggiati nel paese.

    Sei quindi libera di gestire quanto tu hai in cuore di dare al Signore, come vuoi... certamente con saggezza (libertà, liberalità e responsabilità). Aiutare i fratelli nel Signore è importante per i figli di Dio: «Così dunque, secondo che ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente a quelli della famiglia dei credenti» (Gal 6,10). {Nicola Martella}

 

Decime e offerte volontarie? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)

Decime e approssimazioni storiche e teologiche {Gianni Siena - Nicola Martella} (T/A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Decime_offerte_parla_Sh.htm

03-11-2008; Aggiornamento: 21-11-2008

 

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