Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL CRISTIANO E LA RICCHEZZA

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito diamo occasione di discutere la questione del rapporto del credente verso i beni di questo mondo e particolarmente verso le ricchezza. Suggeriamo di partire con la lettura dell’articolo «Dov’è il tuo tesoro, lì sarà il tuo cuore» di Paolo Brancè.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Vincenzo Russillo

2. Nicola Martella

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Vincenzo Russillo}

 

Concordo con quanto detto da Paolo Brancè. Molte persone inseguono, secondo il principio epicureo carpe diem, la bramosia di ricchezza come fine ultimo della propria esistenza.

     Facendo un breve excursus a partire dal Vecchio Testamento, sappiamo che Dio non proibisce la ricchezza personale. Infatti Salomone era molto ricco: «Il re Salomone superò, per ricchezza e sapienza, tutti i re della terra» (2 Cronache 9,22). Anche Giuseppe e Davide furono benedetti da Dio con la ricchezza.

     Anche nel Nuovo Testamento viene trattato il tema della denaro. Gesù usò un linguaggio molto duro nei confronti di chi dedicava la propria vita ad accumulare tesori: «Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!» (Marco 10,23). Infatti aveva evidenziato che mammona (la ricchezza) può portare ad avere un’influenza negativa sulla nostra spiritualità e nel nostro rapporto con Dio. Provocatoriamente disse al giovane di vendere i propri beni (Marco 10,21-22). Lo stesso concetto lo ha ribadito nuovamente in Luca: «Vendete i vostri beni, e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel cielo, dove ladro non s’avvicina e tignola non rode». Cristo non ci voleva portare ad avere una vita d’ostentazioni, ma vuole insegnarci a non essere attaccati morbosamente ai soldi. I tesori in terra sono una cosa passeggera; infatti c’è scritto: «E che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?». Gesù stesso volle dimostrare con la sua vita che non è l’agiatezza che porta a Dio: « Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Luca 9,58).

     Ogni cristiano deve intendere che nostro Signore provvederà a ogni nostro bisogno (Filippesi 4,19). Infatti perseverando in una vita troppo materialista s’indurisce il proprio cuore: «Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d’animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente d’ogni cosa perché ne godiamo» (1 Timoteo 6,17).

     Nella quotidianità molte persone vanno alla ricerca del proprio tesoro, perseverando anche nel male e dimenticandosi del prossimo. Giacomo pensò appunto agli ultimi: «A voi ora, o ricchi! Piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! Le vostre ricchezze sono marcite e le vostre vesti sono tarlate. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori negli ultimi giorni» (Giacomo 5,1-3).

     In questi vari esempi, abbiamo potuto evidenziare che colui che segue rettamente la via di Cristo, non deve pensare primariamente ai propri bisogni né vivere nella povertà, ma principalmente la ricchezza da ottenere è questa: «Egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva tra i santi» (Efesini 1,18). {11 ottobre 2009}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Per non ripetere quanto è stato già detto, faccio un breve excursus sul tema nella sapienza d'Israele. Essa si è occupata molto con questo tema. Le ricchezze possono essere viste come un cuscino che fa dormire sonni tranquilli, sebbene non sempre (Ec 5,12). È scritto: «I beni del ricco sono la sua città forte; sono come un’alta muraglia... nella sua immaginazione» (Pr 18,11; cfr. 10,15). Esse possono essere altresì una trappola, se da mezzo diventano un fine. Magari ci si sente saggi o furbi (Pr 28,11), inattaccabili e invincibili, avendo di che spendere e spandere, pensando di potersi comprare tutto e che ogni cosa sia solo una questione di prezzo. Tale onnipotentismo nasconde già in sé il verme: si può guadagnare tutto, ma perdere la propria anima.

    Oltre a quanto già detto, il libro dei Proverbi affermava giustamente che la ricchezza fa indurire (Pr 18,23), fa trattare il prossimo come merce (Pr 22,7) e genera doppiezza d'animo e perversione (Pr 28,6). «Le ricchezze non servono a nulla nel giorno dell’ira, ma la giustizia salva da morte... Chi confida nelle sue ricchezze cadrà, ma i giusti rinverdiranno come le fronde» (11,4.28). Inoltre i sapienti evidenziavano che le ricchezze sono effimere: «La ricchezza si fa delle ali, come l’aquila che vola verso il cielo» (Pr 23,5). «Le ricchezze non durano sempre» (Pr 27,25).

    Oltre al libro dei Proverbi, specialmente il libro dell'Ecclesiaste affrontò il paradosso delle ricchezze, che si accumulano senza mai saziarsi (4,8) e senza trarne un vero profitto per la vita (Ec 5,10). Esse possono essere addirittura motivo di sventura (5,13s). Poi c'è chi ha tutto, ma non sa goderne, anzi ne gode un estraneo (Ec 6,2).

    Perciò i sapienti d'Israele suggerivano il valore del timore di Dio quale assicurazione a vita: «Ciò che fa ricchi è la benedizione dell’Eterno e il tormento che uno si dà non le aggiunge nulla» (Pr 10,22). E a ciò si aggiunga che è un dono dell'Eterno poter godere di ciò che Egli stesso elargisce (Ec 5,19).

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Cristiano_ricchezza_Sh.htm

17-10-2009; Aggiornamento:

 

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