Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CRISTIANI STRABICI? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Cristiani strabici». La tesi, da cui siamo partiti nel sottotitolo, è la seguente: Chi cerca il pelo nell’uovo nella vita dei fratelli in fede, si svia dagli obiettivi di Dio. Invece di lavorare alla sua vita, per un suo progresso spirituale e morale, viene distratto dall’interesse morboso per le imperfezioni altrui e si accanisce sull’esistenza degli altri. Nella sua mente si fa liste, cataloghi e schedari, in cui annota meticolosamente carenze, difetti e imperfezioni del prossimo. Allo strabismo morale segue, non di rado, anche la patologia della maldicenza. Il sospetto è una delle più grandi menzogne: con esso si può mentire a se stessi, ingannare gli altri e fare del torno al proprio prossimo.

 

 

Lo strabismo morale è una patologia molto perniciosa. Trasforma la mente di chi la pratica e la fa fissare sui difetti altrui. Col tempo porta a una specie di Alzheimer spirituale!

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Andrea Angeloni

2. Ivaldo Indomiti

3. Vincenzo Russillo

4. Luigi Cesarano

5. Edoardo Piacentini

6. Luca Conti

7. Francesco Cicala

8.

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Andrea Angeloni}

 

Contributo: Ci vuole umiltà con profondo senso di autocritica, per rendersi conto dei propri peccati, invece di ricercarli insistentemente in un fratello. Proiettare negli altri critiche, (spesso) non supportate da fatti concreti, o presunti difetti, evidenzia probabilmente malafede, e come risultato determina un nostro giudizio fazioso sull’altro. Allora è bene guardare a Cristo, praticare un sincero amore fraterno, stimando gli altri superiori a se stesso (Fil 2,3). {17-02-2015}

 

Nicola Martella: Hai proprio capito bene. E hai fatto un’ottima sintesi. Come ho già accennato sopra, il sospetto rappresenta un molteplice inganno: si mente a se stessi, si ingannano gli altri, a cui lo si riferisce, e si fa torno al prossimo.

 

 

2. {Ivaldo Indomiti}

 

Caro Nicola, mi trovi d’accordo ancora una volta. Ciò che succede o può succedere nelle chiese storiche o più giovani, è che il maligno trova «argomenti» piccanti da insinuare in qualche fratello o sorella, per devastare la chiesa di Gesù. Altro particolare non trascurabile è proprio, come hai affermato: si smette l’armatura provvista dal Signore, per rivestire quella naturale della carne. Condurre ed essere condotti sono due aspetti importanti della vita di chiesa, quando sono portati ai piedi di Gesù. Fuori da questa caratteristica fondamentale la chiesa si trasforma in una azienda con il dirigente o i dirigenti inflessibili, oppure in una sorta di club con tanti aderenti, la cui «tessera» di appartenenza dà loro il diritto di fare i John Wayne nelle chiese, scalando le autorità preposte e «sparando» fuoco amico contro la fratellanza. Tanto per gli uni quanto per gli altri dico: andate ai piedi della croce di Gesù. Verificate se siete veramente sottomessi a Lui. Verificate se non è stato prestato il fianco al maligno, il diavolo, per essere, ahimè, diventati suoi strumenti in tal senso. Possa il Signore avere misericordia di ciascuno di noi, per indurci al ravvedimento dalle opere morte (quelle della carne) e diventare fonti di benedizioni per la chiesa globalmente e per i fratelli individualmente. {17-02-2015}

 

 

3. {Vincenzo Russillo}

 

Contributo: Vi è il cattivo vezzo di «scoprire il corpo» della chiesa, usando motivazioni personali. Così facendo, si cercando argomenti per denigrare o per divulgare del gossip. Siamo bravi a esporre i problemi degli altri.

     A volte la chiesa sembra essere l’unico posto, dove vogliamo esporre pubblicamente le parti intime del corpo. Forse il motivo, per cui piace tale pratica, è perché si ha la giustificazione per dissociazione: mettendo in mostra gli altri, non ci si occupa di se stessi. Si crea la distanza tra se stessi e loro. Ci si mette al di sopra di loro. Si è fuori portata. Si è fuori dal mondo. E, quindi, ci si crede nella posizione ideale per giudicare, per assassinare ulteriormente il loro carattere, invece di ripristinarlo, per esaltare il proprio punto di vista o applicare metodi di superiorità. Non voglio dire che dovremmo coprire i peccati o le false dottrine, lungi da me. Ma dobbiamo arrivare meglio a coprirci l’un l’altro, a proteggerci a vicenda, a ripristinarci a vicenda. Infatti, Dio vuole coprire la nudità (Genesi 3,21); e un giorno si potrebbe aver bisogno di essere coperti. {18-02-2015}

 

Nicola Martella: È molto suggestiva l’immagine di «scoprire il corpo» della chiesa, ossia mettere a nudo gli altri membri del corpo di Cristo, metterli alla berlina. Nell’AT si trova spesso il comando di «non scoprire la nudità» di un parente stretto (Lv 18,7-19; 20,19) né di vederla (Lv 20,17). Lo stesso valeva per la propria nudità agli occhi degli altri (Es 20,26; cfr. 28,42). Devo ricordare l’episodio, in cui Cam, alla vista del Noè, che era ubriaco e nudo, non solo guardò lo stato penoso del padre, ma andò fuori e coinvolse i suoi fratelli (Gn 9,20ss). Dalla reazione del padre si evince che Cam usò sarcasmo o dileggio nei suoi confronti (vv. 24s). Degli altri due figli si legge, invece: «Sem e Jafet presero il suo mantello, se lo misero assieme sulle spalle, e, camminando all’indietro, coprirono la nudità del loro padre; e siccome avevano la faccia rivolta alla parte opposta, non videro la nudità del loro padre» (v. 23). Essi ereditarono la benedizione (vv. 26s).

     Giustamente, hai evidenziato che Dio coprì il disagio dei primi uomini (Gn 3,21; cfr. Ez 16,8). Espiare significa «coprire». Dio ci chiede di coprire moltitudine di peccati (Gcm 5,20). Al contrario leggiamo: «Guai a colui, che dà da bere al prossimo, a te che gli versi il tuo veleno e l’ubriachi, per guardare la sua nudità! Tu sarai saziato di infamia anziché di gloria; bevi anche tu, e scopri la tua incirconcisione! La coppa della destra dell’Eterno farà il giro fino a te, e l’ignominia coprirà la tua gloria» (Hb 2,15s). Spargere sospetti e calunnie è oggigiorno proprio questo; ciò che si semina, si miete.

 

 

4. {Luigi Cesarano}

 

Contributo: Credo che il problema sia complesso e che non si possa liquidare in poche righe. Il quadro generale mi sembra chiaro, tanti pastori, tanti leader, tanti conduttori di studio si lamentano di un’anarchia totale.

     In primo luogo, si cerca autorità. Mi sembra che Gesù non cercasse autorità, ma altri si sottoponevano alla sua autorità, si rendevano disponibili e pendevano dalle sue labbra. Un padre di famiglia ha autorità; nel momento che la pretende, vuol dire che non ne ha personalmente. Esistono questi problemi, perché si è sviluppato un concetto sbagliato di chiesa e di autorità.

     Molti pastori non prendono le ferie perché hanno paura di un «colpo di pulpito». Essi manifestano tutta la loro insicurezza e si attorniano di collaboratori, che seguono alla lettera le istruzioni, senza un minimo di autonomia. In questo modo non si cresce spiritualmente; gli apostoli nel libro di Atti, oberati da una grande mole di lavoro, istituirono i diaconi per il servizio delle mense per gli indigenti. Loro sapevano delegare, noi no. Esercitiamo la nostra autorità, non per imporre, per consigliare in tutti gli aspetti la vita altrui, ma esercitiamo autorità per far crescere i talenti di tutti in chiesa. Quante volte, giovano brillanti sono messi da parte, perché si ha paura dei loro talenti. Cristo ci ha chiamati a cooperare non a dividere. La chiesa non è fatta solo dalla visione del pastore: «La visione è mia e comando io». La grazia è stata concessa a tutti, la visione a tutti, i progetti del Signore a tutti, i doni spirituali a tutti. Qui sta il discernimento e la sapienza. Conduttori, leader e pastori devono saper amalgamare tutte la potenzialità; in caso contrario sarai sempre un pastore, un leader, un conduttore frustato dai problemi della comunità. {19-02-2015}

 

Nicola Martella: Quello, che affermi può essere vero; il rapporto erroneo dei conduttori verso i membri della loro assemblea è un tema che abbiamo già affrontato altrove. [ Comportamenti erronei di conduttori verso i membri; Conduttori di chiesa gretti d’animo? Parliamone] Tuttavia, faresti bene a leggere l’intero articolo, se già non lo hai fatto, e a contribuire su questo tema specifico. Una medaglia è fatta di due parti, e sono ambedue importanti; avendo affrontato la prima in precedenza, qui affrontiamo questi aspetti. Quanto ho mostrato nell’articolo di riferimento, non si limita al rapporto fra conduttori e membri, ma anche e specialmente alla relazione fra credenti a tutti i livelli, indipendentemente dalle loro cariche ecclesiali. Non mancare questa occasione, per non soffrire di strabismo, guardando solo a un aspetto!

 

Luigi Cesarano: Quando si creano attriti, contese nelle chiese, allora la cosa saggia da fare è riflettere. Si possono superare solo con un profondo amore per il conservo. «Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l’amore copre una gran quantità di peccati» (1 Pt 4,8). In tutti i cristiani ci dovrebbe essere un amore più intenso gli uni per gli altri e soprattutto un amore diverso di quello verso i non-cristiani: L’amore intenso è quello, che deve restare tra noi credenti: «L’amore fraterno continui fra voi» (Ebrei 13,1). Come abbiamo visto, infatti, ci vuole un rapporto tutto speciale tra tutti i cristiani sinceri, e un’amabilità e bontà, che genera un affetto speciale. Non basta, quindi, che i cristiani non si facciano dei torti tra loro, né che si rispettino l’un l’altro, ma devono amarsi intensamente, con fervore, l’un l’altro e cercare il bene.

     È in questo contesto che si realizza il tema da noi esaminato: coprire i peccati. È proprio dell’amore cristiano coprire una moltitudine di peccati, è parte di quell’amore più profondo che possa esistere. In poche parole potrebbe essere quell’amore, che porterebbe i cristiani a dimenticare e perdonare le offese subite, a coprire e nascondere i peccati degli altri, piuttosto che metterne apertamente in risalto la gravità e farli conoscere a tutti.

     Molte volte siamo capaci di amare quelli, che sono deboli e che si sono resi colpevoli di molte malefatte prima della loro conversione, e abbiamo pietà dei criminali; ma diventa più difficile applicare questo amore tra di noi, perché prevale piuttosto il giudizio.

     Il modo per preservare la pace tra parenti e vicini consiste nel trarre il meglio da ogni cosa, non dire agli altri cosa è stato detto o fatto contro di loro, quando non è per niente necessario per la loro sicurezza, né fare caso a cosa è stato detto o fatto contro di noi, ma scusare entrambe le cose e spiegarle nel modo migliore.

     ■ Non ci ha pensato, quindi non pensiamoci.

     ■ È stato fatto per dimenticanza, quindi dimentichiamocene.

     ■ Forse non ci ha dato peso, non dare peso al fatto.

 

Non ritornare sugli stessi errori. Siamo abituati a guardare la macchia del fratello e non la nostra, anche se è macroscopica. Quando vogliamo giudicare, consiglio di fare questo esercizio spirituale: alza gli occhi al cielo e vedi Dio, riconsidera i tuoi peccati in tutta la tua vita (io, a volte, lo faccio; quando mi trovo in sala, dalla vergogna mi verrebbe di sprofondare sotto il pavimento). E vedi come ti diventa facile perdonare il prossimo. {19-02-2015}

 

 

5. {Edoardo Piacentini}

 

Contributo: La vera chiesa del Signore è dove si radunano quei credenti, che vogliono solo semplicemente avere comunione con Dio, attraverso la preghiera e la lettura, lo studio e la meditazione della Parola di Dio; e desiderano far conoscere l’amore di Dio anche a coloro, che si aggiungono alla comunità. Dio si manifesta solo lì, dove regna l’amore fraterno, perché l’insegnamento più importante e basilare di tutta la Parola di Dio è: «amore».

     Per amore Gesù è morto sulla croce, per compiere l’espiazione dei nostri peccati, e ci ha donato una salvezza gratuita. Ci ha dato, inoltre, un nuovo comandamento, che ci amiamo gli uni gli altri, come Egli ha amato noi. Desidero citare due versi del Nuovo Testamento che, in particolare, ci parlano in modo chiaro di questo «amore». «Noi abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Giovanni 4,16). E ancora: «Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Giovanni 3,16). In questi due versi è riassunto proprio tutto l’insegnamento divino; non c’è legge, o dottrina che possa eguagliare questa grandissima verità! In Romani 13,8-10 leggiamo questa bella esortazione a praticare l’amore fraterno: «Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. Infatti il “non commettere adulterio”, “non uccidere”, “non rubare”, “non concupire” e qualsiasi altro comandamento, si riassumono in questa parola: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. L’amore non fa nessun male al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge».

     Dove manca l’amore per i fratelli in Cristo, oltre che, naturalmente, per la verità biblica, non c’è chiesa e non c’è nemmeno crescita spirituale dei fedeli; perché «il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c’è legge» (Galati 5,22-23). Tra le virtù, che compongono il frutto dello Spirito, notiamo che l’amore è citato per prima, sia perché è la virtù più importante, sia perché è da esso che derivano tutte le altre virtù divine elencate. «Se uno dice: “Io amo Dio”, e odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio fratello che vede, come può amare Dio che non vede?» (1 Giovanni 4,20). {20-02-2015}

 

Nicola Martella: Non posso che sottoscrivere le cose, che hai scritto. L’amore è chiaramente la quintessenza della natura di Dio e il toccasana per ogni persona al mondo, che si lascia toccare dalla grazia di Dio. Esso guarisce le ferite personali più profonde e i rapporti interpersonali lacerati. È la serra protettiva ed è il concime migliore per la crescita personale e comunitaria.

     Ora, mi sarei aspettato la tua analisi e il tuo punto di vista sui variegati problemi affrontati nell’articolo e magari alcuni suggerimenti pastorali pratici rivolti a chi è affetto da tale «strabismo» morale e spirituale, avendo egli perso la giusta prospettiva, la bussola, i giusti obiettivi, le sane motivazioni e così via, e sia passato alle cause sbagliate, a frenare l’opera, a creare frizioni e dissensioni e a diventare qualcuno, che «sviluppa negativi nella sua camera oscura». Non è comunque troppo tardi, se ti viene l’ispirazione in merito.

 

 

6. {Luca Conti}

 

Contributo: ■ 1. Di solito chi punta l’attenzione verso le mancanze e le magagne altrui, lo fa per fare in modo di evitare di parlare delle proprie. Più si parla delle cose altrui, e meno si parla delle cose proprie. Quindi, il parlar male degli altri, può essere una tecnica difensiva, al fine di evitare o perlomeno di ridurre al minimo le possibilità che si parli di se stessi.

     ■ 2. Chi ha motivazioni più o meno valide per vantarsi (giustamente o ingiustamente o esageratamente) di cose proprie, non perde troppo tempo a parlar male delle cose negative altrui. Anzi, direi che maggiore è il ricorso di una persona a parlar male degli altri, e maggiore è l’incapacità di quella persona di potersi vantare di meriti e qualità propri.

     ■ 3. E non dimentichiamoci anche un altro aspetto: quante volte si criticano gli altri per cose, che essi stessi si vorrebbero fare, ma che per un motivo o per un altro si è impossibilitati a fare? Prendiamo ad esempio le cose sessuali: quante donne di tutte le età criticano i comportamenti sessuali di altre donne, quando loro stesse vorrebbero fare o avrebbero voluto fare in gioventù altrettanto? E quanti uomini criticano il libertinaggio di altri uomini, quando anche loro vorrebbero fare altrettanto, ma non hanno la possibilità di farlo? Sembra una specie del discorso della volpe, che non arriva all’uva e che dice che è acerba.

     ■ 4. Si tratta anche di un modo per incutere timore anche nei confronti di coloro che in quel momento stanno ascoltando, in quanto è come se indirettamente si lanciasse un messaggio in base al quale si avvertono gli altri che in futuro la stessa cosa potrebbe essere fatta pure con loro. Praticamente è come se indirettamente si dicesse: «Guarda queste cose, che io adesso sto dicendo di quello/a, un domani potrei dirle di te. Quindi, stai bene attento/a a quello che dici e a quello che fai».

     ■ 5. Per quanto riguarda l’eventuale giudizio divino, io faccio fatica a credere che tale giudizio terrà conto positivamente delle critiche, che vengono rivolte agli altri. Delle persone, che applicano questo genere di comportamenti, io vorrei sapere se e quanto, nei loro più intimi pensieri, siano consapevoli di questa eventualità. {21-02-2015}

 

Nicola Martella: Vedo che il tuo tipo di argomentazione è di carattere psicologico e comportamentale, ossia di natura umanistica. In linea generale si può concordare sugli asserti, visto che gli uomini sono prevedibili nei loro comportamenti, ma non si può sempre condividere le motivazioni. Infatti, non tutte le motivazioni reali sono (solo) quelle da te elencate.

     Ad esempio, alcuni criticano gli altri, per accrescere il proprio amor proprio e la propria posizione dinanzi agli altri. «Costui è così miserabile, facendo queste cose», intende velatamente: «Io non faccio cose del genere e sono, perciò, moralmente superiore».

     Non è sempre vero che si criticano gli altri per cose, che essi stessi vorrebbero fare (punto 3). Si possono biasimare anche le cose, che si ritiene personalmente o generalmente riprovevoli da fare. Ad esempio, ciò vale verso chi umilia un handicappato, chi si prende gioco di un minorato, chi scippa la borsa a una donna anziana o a una donna incinta, chi abusa di un minore, e così via. Non credo che si possa addebitare tale desiderio a tutti o a tanti.

     Inoltre per i cristiani biblici ci sono cose, che essi condannano, perché palesemente contrarie all’insegnamento del Signore Gesù. Lo sbaglio sta nel fatto che la condanna da sola non risolve, ma la Parola di Dio c’insegna a recuperare il trasgressore e rialzare chi è caduto, usando misericordia e sapendo che tutti siamo fallaci.

     Infine, nell’articolo ho parlato del rapporto fra cristiani, che basilarmente vorrebbero essere rispettosi della Parola di Dio. Quindi, come affermi nel punto 5, tu hai difficoltà di credere all’incidenza del giudizio finale sui comportamenti odierni, ma non è così per i cristiani biblici. Essi, sebbene possano sbagliare per la debolezza della loro carne, per principio vogliono agire nel timore di Dio, vogliono piacere al Signore, sono desiderosi di fare la volontà di Cristo e tengono presente il fatto che un giorno dovranno rendere conto al Signore (non per la salvezza, che è per grazia, ma per il premio). Chiaramente, se tu sei un umanista, non puoi capire l’implicazione intima di tutto ciò per un cristiano biblico.

 

Luca Conti: Dal commento che hai fatto devo purtroppo determinare che alcune cose, che io ho detto nel mio commento, non hanno ottenuto l’effetto di essere comprese per ciò, che effettivamente volevano significare {21-02-2015}

 

Nicola Martella: Ti ricordo che ho iniziato con una concessione: «In linea generale si può concordare sugli asserti, visto che gli uomini sono prevedibili nei loro comportamenti, ma non si può sempre condividere le motivazioni». Ti consiglio di leggere prima l’intero articolo «Cristiani strabici». Così capirai meglio e potrai intervenire più adeguatamente nel merito.

 

 

7. {Francesco Cicala}

 

Se c’è qualcosa di prioritario, che dovrebbe caratterizzare il nostro cammino, è tenere conto del modello di preghiera, che Gesù ha formulato. L’unico modo per vincere i difetti del nostro cuore ed evitare di formulare qualsiasi sentimento di critiche nei confronti della fratellanza, è chiedere al Signore che indichi al fratello il cammino di santificazione. Chi può essere sufficiente e perfetto, per non essere criticato per uno dei seguenti motivi: per una veduta diversa, per non essersi fatto capire bene, per mancanza di adeguata conoscenza, per non aver esternato per timidezza un pensiero, per non aver parlato, ecc.? Criticare il fratello per poco e per tanto sì che è tragico per l’unità, la comunione, il cammino di fede personale. Non può esserci unità, anche se si è assidui frequentatori alle riunioni. Non è stare seduto uno accanto all’altro, che si noti l’unità. Ma per mezzo della preghiera di santificazione è nel cuore, dove nasce l’unità, dove essa si pasce e cresce. L’unica critica costruttiva è quella che evidenzia la Parola di Dio e neanche allora bisogna conservare rancore e disaffezione, ma usare la preghiera misericordiosa verso il fratello, affinché per mezzo della Parola si ravveda, capisca, e perché il Signore spiani la strada per un incontro costruttivo, dove ce ne fosse di bisogno.

     Scrivo perché la mia esperienza, dopo qualche anno di preghiera, dopo che ci stiamo rendendo conto della gravità del caso e l’umiltà finalmente di essere ascoltato, stiamo per raggiungere un traguardo. Mi chiederete cosa ho fatto in tutto questo tempo? Ho deposto ai piedi del Signore il problema, ho pregato per le sue benedizioni e per essere preservato dal maligno e l’ho amato più di altri fratelli, e anche il fratello mi ha amato, anche se gli accennavo alcune volte il mio disappunto per le sue scelte. Un consiglio, che posso dare alla fratellanza, è avere un elenco di tutte le famiglie dell’assemblea con i loro figli, single, giovani per portarli davanti al Signore, perché appiani la loro strada. Queste preghiere ascoltate dal Signore saranno come un boomerang: le benedizioni e le gioie del fratello ricadranno anche su di noi. {26-02-2015}

 

 

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11. {Vari e medi}

 

Gianluca Sinarcia: Come sempre, oltremodo obbiettivo e fedele alle Scritture! Se uno si senta nella ragione, non è affatto escluso che il diavolo possa insidiarlo, al pari di chi si sente ferito, abusato o manipolato; siamo tutti preda del calunniatore. Condivido anche questa volta! E partecipo associandomi ai tuoi scritti con i miei sforzi, con l’aiuto di Dio e con la condivisione di questi passi, che possano essere oggetto dei pensieri di chi è o di chi si possa trovare in una situazione analoga. Dio ci guidi! {18-02-2015}

 

Giuly Corsi: Che cancro c’è nella chiesa. Caro fratello, ne conosco di cristiani strabici, al punto che se vedono persone cadute, invece di aiutarle a uscire e risollevarsi, le distruggono. Essi chiedono informazioni come poliziotti, per scoprire la vita privata e sparlare ai quattro venti. È una cosa vergognosa. Evangelizzo, porto i nuovi contatti in chiesa; ed essi che fanno? Invece di sostenerli e fargli sentire l’amore di Dio, li scacciano. {21-02-2015}

 

Giuseppa S. Tempo: In realtà c’è poco da capire! Chi è nello Spirito, sa di esserlo! Ma è difficile farlo capire agli stessi fratelli, che si definiscono pecore, quando invece sono capre. E Dio ci scampi quando si ci mette anche il pastore, che pur d’incoraggiare chi sta indietro (!), cerca di colpire chi è più avvantaggiato degli altri. È molto difficile ad accettarlo! Solo con l’aiuto del Signore si può riuscire a superare gli ostacoli. {21-02-2015}

 

Giovanni Saeli: A volte ci si dimentica o si omette, che la Parola di Dio è lo specchio, che mette a nudo i nostri difetti e le nostre imperfezioni. La motivazione perché faccio qualcosa e come lo faccio, dovrebbe essere il motore che ci spinge a camminare nell’amore e non rischiare di essere uno squillante cembalo (1 Cor 13,1). Il cammino cristiano sarà sempre contrassegnato da difficoltà, affinché possiamo affinare il frutto dello Spirito (Gal 5,22), per essere perfetti come il Padre celeste. «Chiunque tra di voi vorrà diventare grande, sia vostro servo» (Mt.20,26). {21-02-2015}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Aldo Benincasa: Un ottimo scritto chiarificatore, dopo tanta ma tanta confusione... {17-02-2015}

 

Michela De Rose: Grazie, Nicola, sempre di grande attualità. {17-02-2015}

 

Leonardo Bernardi: Caro Nicola il pensiero espresso nella vignetta è una sacrosanta verità, ed è purtroppo lo «sport» preferito in campo evangelico. {21-02-2015}

 

Nicola Martella: Se è per questo, è uno «sport» preferito in ogni campo umano, quindi in ogni compagine sociale, religiosa, politica, eccetera, vero?

 

Gianni Cascato: «Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli; chi parla contro il fratello e giudica il proprio fratello, parla contro la legge e giudica la legge; ora se giudichi la legge, tu non sei un esecutore della legge, ma un giudice. C’è un solo Legislatore, che può salvare e mandare in perdizione, ma tu chi sei, che giudichi un altro?» (Giacomo 4,11s).

 

Maria Ippolito: Ciao, Nicola, grazie. È vero, di strabici ne è pieno il mondo. Sono circondata da queste persone, che ogni giorno mi fanno soffrire. Sono forte, ma non riesco a difendermi. Aspetto con grande pazienza che Dio presto mi liberi, che faccia Lui giustizia. {26-02-2015}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Crist_strabic_Mds.htm

20-02-2015; Aggiornamento: 26-02-2015

 

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