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Contributo:
Caro Nicola, io credo che certi comportamenti errati dei conduttori verso i
membri della comunità, che essi hanno l’onore di curare dipendano dal fatto che,
dato il notevole impegno che comporta il governo di una comunità, la
conduzione della stessa non deve essere affidata a un solo anziano, bensì a
diversi.
Nota redazionale: Il resto del contributo, essendo qui fuori tema, è stato messo in uno scritto a
parte, che parla della conduzione e dei suoi sistemi. [►
La conduzione, i suoi sistemi e pericoli]
▬ Nicola Martella:
Abbiamo capito già da altri contributi la visione collegiale della
conduzione, che Edoardo Piacentini nutre. Certamente io condivido tale
concezione, premesso che i conduttori rispecchino tutti i prerequisiti richiesti
nel NT (1 Tm 3; Tt 1). Faccio notare che i casi riportati e discussi
nell’articolo «Comportamenti erronei di conduttori verso i membri» provengono da contesti
ecclesiali a conduzione collegiale.
Nel mio articolo non parlo della struttura della
chiesa locale, ma della
gestione dei rapporti fra i conduttori e i membri. Nell’articolo ho parlato
di conduttori al plurale, quindi non è esso il problema, ma altro. Perciò,
bisogna distinguere il sistema di conduzione dalla gestione della
conduzione; si può avere un sistema di conduzione ottimale, ossia il più vicino
possibile alla Bibbia, ma si può fallire nella gestione della conduzione,
ossia nei rapporti verso i membri della chiesa, a causa di carenze umane (p.es.
immaturità, poco tempo), morali (p.es. mancanza di irreprensibilità), tecniche
(p.es. incapacità di coordinazione nel collegio, incapacità pastorali).
Nell’articolo ho parlato, ad esempio, di queste
carenze: l’impreparazione dei conduttori, l’atteggiamento di
padri-padroni di alcuni conduttori, il rapporto autoritario invece che
autorevole dei conduttori verso i membri, l’atteggiamento di domatori invece che
di allenatori, padri, pasturanti, ecc. A ciò si aggiungano varie altre
carenze, ad esempio: conoscenze umane, conoscenza della Parola, pratica
della consulenza (la cenerentola nelle chiese!), gestione dei conflitti,
prudenza, segreto pastorale, incoraggiamento dei membri, interessamento fattivo
alla vita dei membri, e così via.
2. {Maurizio
Marino}
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Contributo:
Caro Nicola, tra le righe del tuo articolo mi sembra d’intravedere una tua
contrarietà per dei conduttori «dopolavoristi», cioè che hanno un lavoro
secolare. È fuori dubbio che la pochezza di tempo limita l’impegno del
conduttore, ma proprio per questo il NT indica un collegio di anziani. A
parte l’importanza della supervisione reciproca, essendo più di uno, ci si
completa e ci si amalgama meglio. Purtroppo molte volte ho visto membri di
un collegio fare le stesse cose: non dovrebbe essere così, salvo necessità.
Inoltre, saggi conduttori dovrebbero preparare per tempo volenterosi
collaboratori, portandoli verso la maturità. Proprio quelli che nella
fattispecie hanno più tempo.
Purtroppo questo, molte volte, mi sembra una chimera. Mi sembra di vedere, anzi,
una certa ritrosia a sospingere fratelli promettenti verso il ministero,
quasi una sorta di paura di perdere una certa visibilità. {04-06-2012}
▬
Nicola Martella: Non
sono contrario ai conduttori «dopolavoristi», come tu li chiami; anzi, cercavo
di spiegare che, per il poco tempo a disposizione, essi devono
alquanto organizzarsi, per far quadrare il cerchio del loro tempo. Facevo invece
notare che alcuni di loro
hanno
collocato ogni cosa nella sala, concentrando
lì tutte le attività;
perciò non hanno poi altro tempo a disposizione per i membri di chiesa: cura
pastorale, visite, telefonate di routine e altro. Esistono, però, una chiesa e una comunione anche di là dalla
sala di culto. Inoltre, se un conduttore mostra disponibilità, può anche
essere contattato dai membri per consigli e altro.
Faccio notare che alcune chiese nel sud hanno tante di quelle riunioni in
settimana che non c’è semplicemente spazio temporale per altro. Nel passato ciò era
sensato, poiché le persone non sapevano leggere e scrivere e avevano bisogno di
chi lo facesse per loro e spiegasse loro la Scrittura. Ricordo che nella mia chiesa
di origine c’erano fino a quattro riunioni settimanali ufficiali. Mi è stato
parlato di comunità, che hanno praticamente ogni giorno un’attività comunitaria
concentrata nella sala di culto.
Come ho detto nell’articolo, i collaboratori
sono il capitale migliore dei conduttori; e la speranza è che essi saranno
abbastanza fedeli, affinché l’opera continuerà
anche in futuro. Sta ai conduttori d’incoraggiarli, sostenerli e allenarli. Sta
ai collaboratori conservare una fede pura e una buona coscienza, senza deviare
(1 Tm 1,5ss) e
senza fare naufragio (vv. 19s), ma conducendosi in modo dignitoso (1 Tm
3,8) e irreprensibile (v. 10).
3. {Abele Longo}
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Contributo:
L’analisi da te fatta, Nicola, rispecchia abbastanza verosimilmente la
condizione, in cui versano molte delle nostre assemblee. Con questo non intendo
dire che tutti i conduttori sono come quelli da te descritti; ma dobbiamo
ammettere che, venendo sempre più a mancare la consacrazione al Signore
da parte loro, è purtroppo comune oggi incontrare anziani di questo tipo.
Mi preme però fare una considerazione. Il contributo — messo da me sulla pagina
del gruppo «Credenti evangelici dei Fratelli», inerente la scioccante
testimonianza di quel giovane, che lamentava un comportamento anomalo da
parte dell’anziano — ha incontrato una quasi unanime difesa «a prescindere» in
favore dell’operato dei conduttori. Questo è indicativo del fatto che c’è
ancora molto da fare
per riconquistare una sana prospettiva biblica alle questioni sollevate.
Ribadisco che «discutere» è sempre utile e che quella sorta d’inspiegabile «omertà»,
che aleggia intorno alla figura distorta dell’anzianato, vada combattuta con
coraggio e tenacia. {06-06-2012}
▬
Nicola Martella: La
conduzione non è una «riserva protetta» d’intoccabili, e ne parlo come
uno che ha avuto il privilegio di fondare chiese con altri missionari e
di
guidarle poi insieme a loro e con l’ausilio di collaboratori. Neppure è nostro desiderio colpire nel
mucchio o qualcuno in particolare, né quello di buttare via il bambino con tutta
l’acqua sporca. L’intento è che, parlando di queste cose con persone mature e
responsabili, possiamo maggiormente diventare efficaci: mettere a fuoco i
problemi della conduzione, correggere il tiro e fare meglio nelle nostre chiese.
Sebbene gli struzzi non mettano la testa
nella sabbia, alcuni che fanno gli struzzi, sembra vogliano comportarsi
così. Oppure fanno come le tre scimmiette omertose, di cui una non vede,
una non sente e una non parla. Un modo elegante per non risolvere nulla e per
preparare le chiese locale al declino. Io non voglio esserci in tale club!
4. {Luca
Matranga}
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Contributo:
Io vorrei parlare della consulenza. Secondo me la cosa che fa la
differenza tra il pastore e gli altri ministeri è proprio la consulenza. Secondo
me il pastore si deve prendere, in quanto tale, la responsabilità per la
conduzione dei membri. Cosa significa conduzione? Conduzione lungo la
strada, che Dio ha messo davanti a ognuno. Mi viene in mente l’episodio di
Samuele e Eli, che lo istruì come rispondere nella sua specifica situazione. [N.d.R.:
Samuele era bambino, ed Eli era il sacerdote, a cui il piccolo era stato
affidato; Samuele veniva chiamato dal Signore, ed era a Lui, che doveva ben
rispondere]
Così come in una famiglia c’è il padre, uomo (si spera) maturo ed esperto
delle cose della vita, per guidare e preparare i figli alla vita, nella chiesa
c’è il pastore, uomo (si spera) correttamente motivato, cristiano solido
ed esperto delle cose della vita, per guidare i discepoli nella crescita verso
la piena statura di Cristo.
La mia ammirazione e il mio apprezzamento va ai
veri pastori, uomini che non esito a definire eroi del cristianesimo, uomini
che ispirati dallo Spirito di Dio, sanno darti ciò, di cui hai bisogno in ogni
momento della tua vita. Spesso anche i credenti sono delle pietre molto
aspre da lavorare; comunque l’importanza della consulenza è fondamentale
e centrale. Un pastore, che non fa consulenza, magari è anche un uomo preparato
e serio, ma secondo me non adempie al proprio ministero. {06-06-2012}
▬
Nicola Martella: Sono certamente d’accordo
sull’importanza della consulenza, che è spesso la cenerentola della
chiesa locale; e lo dice chi fa consulenza da decenni.
Ora, però, il termine «pastore» nel NT non designa un «ufficio» o una
«carica», ma una «funzione ministeriale», che possono avere diverse persone e
specialmente i conduttori della stessa chiesa locale. Nel NT sono
riconosciuti per la chiesa locale solo due ministeri di base, quello dei
«conduttori» (presbyteroi «anziani», episkopoi
«sorveglianti») e quello dei «servitori» (diakonoi), ossia dei
collaboratori. A seconda dei casi, gli uni avranno più una certa funzione
ministeriale e gli altri un’altra: insegnante, consulente (= «pastore»),
evangelista, proclamatore (profetes).
Un discorso particolare è per i missionari (apostoloi), che sono
mandati a fondare altre chiese. Anch’essi nella stessa squadra possono avere una
funzione ministeriale differente gli uni dagli altri fra quelle menzionate.
Quindi, gli anziani pasturano il gregge (1 Pt 5,2s) e fanno consulenza.
Ma anche i missionari e gli insegnanti lo fanno (ad esempio, io).
Particolarmente Barnaba era chiamato «figlio della consolazione» proprio
per le sue capacità pastorali, sebbene a Gerusalemme non fosse un anziano né uno
dei dodici apostoli (At 4,26s). In seguito, fu mandato come emissario ad
Antiochia (At 11,22ss) e da qui come missionario a fondare chiese (At 13,1ss).
Egli si prese cura di Saulo a Gerusalemme (At 9,27) e poi lo recuperò anche per
Antiochia (At 11,25). In seguito, lo fece pure con Giovanni Marco (At 15,37.39),
che aveva sbagliato precedentemente.
Quindi, nel NT «pastore» è una funzione ministeriale (cura pastorale) e
non un titolo ecclesiale.
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Luca Matranga: Ora, non mi è chiara la
distinzione tra ministero e funzioni. Io sono abituato a vedere i cinque
ministeri della chiesa come «apostolo», «profeta», «evangelista», «pastore»,
«dottore», forse sbaglio? {07-06-2012}
▬
Nicola Martella: Si noti che in Efesini
4,11s i termini sono tutti al plurale.
Si noti pure che «pastori e dottori» hanno un
solo articolo; quindi non possono essere «cinque» ministeri (Ef 4,11).
Nel contesto si parla di grazia e di doni, ma non di «ministeri»
al plurale, ma si afferma che tali tipi «funzioni ministeriali» servono «per
il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero [eis érgon diakonìas],
per la edificazione del corpo di Cristo», ossia per rendere idonei gli altri
credenti a compiere il ministero, con cui si possa edificare il corpo di Cristo
(v. 12).
Per «funzioni ministeriali» intendiamo le funzioni, che bisogna svolgere,
per adempiere al proprio servizio, in corrispondenza con i carismi ricevuti. I
ministeri di base nella chiesa sono solo due: ministeri di guida e
supervisione
(conduttori localmente e missionari nelle zone nuove) e ministeri di supporto
e sostegno (collaboratori dei conduttori e dei missionari).
5. {Vincenzo
D’Avanzo}
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La consulenza
è parte del dovere di ogni pastore. Da decenni, non solo faccio consulenza in
chiesa, ma in tutti gli ambienti, che lo richiedono. Tanti si definiscono
pastori solo per la conduzione del culto; ma noi dobbiamo essere
consapevoli che il pastore è un curatore dell’anime. Non è solo il ruolo durante
il culto, che crea il ministero dei pastori, ma quello di consulenza.
Quanto ai
cinque ministeri, questo argomento ha creato nel passato vere e proprie
voragini. Ai Corinzi lo stesso Paolo ne cita solo tre di loro; infatti,
se noi mettiamo a confronto Efesini 4,11 con 1 Corinzi 12,28, vediamo che in
Corinzi non cita né pastori, né evangelisti. Quanto al dono di governo,
molti lo ritengono il primo, poiché servirebbe per stabilire tutti gli altri
ministeri. Anche qui si ritorna al super pastore e padrone. {07-06-2012}
6. {Robert
Daniel Cimpianu}
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Ne
ho visto tanti casi simili. Queste situazioni non fanno altro che spingere le
persone fuori della chiesa locale oppure a indurle a cambiare adunanza.
Quando studiavo all’Università, ho visto il pastore
di una chiesa, che si comportava in modo molto brusco verso alcuni
giovani, venuti da altre città per studiare. Ridotti a silenzio, alcuni
soffrivano tanto e anche piangevano. Solo che i suoi figli erano una
vergogna. Il pastore era un buon amministratore, ma non ho mai capito il suo
comportamento.
Nella mia città, dove sono vissuto (Tecuci), l’ex
pastore (poi è stato cacciato via per fornicazione) aveva scelto un certo
consiglio di fratelli
per decidere sulle scelte della chiesa. Solo che aveva scelto delle persone
sottomesse a lui e che non avevano mai un’opinione diversa dalla sua. Questo
consiglio di fratelli era un strumento per punire a sua discrezione chi
voleva e come voleva. Ci sono state alcune situazioni di un’assurdità immensa.
La prossima settimana sarà ordinato (non so se è il termine giusto) un nuovo
pastore, che ha appena 23 anni e che ha fatto pratica per poco più di un
anno. Nella chiesa ci sono un certo vuoto psicologico e un dolore senza fine,
perche tutti erano abituati col pastore di prima.
Chi ha il potere di decidere e ha un certo carisma, è
disposto a volte a fare manovre e azioni a sua discrezione.
Anche nella chiesa, in cui andiamo, ci sono a volte
situazioni, che possono esplodere ma, grazie a Dio, la maturità dei fratelli
riesce a risolvere gli eventuali conflitti.
Amare i fratelli ed essere sinceri, fa
recuperare una relazione. La sincerità suppone, a volte, di dire la verità,
sebbene qualcuno si possa sentire offeso.
Personalmente ho provato un immenso dolore per alcune
situazioni. Ma tornerei volentieri nelle chiese, dove sono passato. {22-11-2015}
7. {Ivaldo Indomiti}
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Ho letto con vero interesse il tuo articolo Nicola. Mi trovi d’accordo al 100%,
perché hai colto appieno un problema serio, che merita le nostre
preghiere, affinché la guida e luce dello Spirito Santo coinvolga quei cuori,
che erano inizialmente riscaldati dalla guida e dalla presenza di Dio e ora si
sono lasciati guidare spesso dalla carne; e da quest’ultima sono passati
a forme religiose e costrittive, che nulla hanno a che fare con una
conduzione quale «servizio» verso i nostri fratelli e sorelle nella chiesa.
Tu affermi: «Perciò, invece di essere esempi e allenatori dei credenti, si
trasformano in domatori temibili, pronti a processare le pecore. In tale
clima ostico, nessun membro ha il coraggio di ammettere le proprie
debolezze, di chiedere un consiglio o di esprimere un’opinione diversa al
cospetto di siffatti conduttori». Ecco il nocciolo della questione! Va
bene la difesa della chiesa, va bene il servizio di responsabilità, che il
compito dei conduttori deve ricevere e avere, ma da «conduttori» a diventare
«comandanti o domatori» ce ne passa... La chiesa non è nostra
(quali anziani), ma è di Dio, acquistata con il sangue prezioso di Gesù Cristo.
Non con il nostro sangue! I «domatori» sono una prerogativa del circo,
non nelle chiese. Perciò i «domatori» delle / nelle chiese facciano seria
attenzione a ciò, che combinano in esse. Le anime, che soffrono, cui il Signore
ha versato il proprio sangue, gridano a Dio, e questo Dio lo vede!
Perciò, tutti ci dobbiamo esaminare seriamente davanti a Lui e
chiedere di riportarci nella strada giusta della conduzione indicata da Paolo in
2 Timoteo 2,24ss: «Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere
mite con tutti, capace di insegnare, paziente. [25] Deve istruire con
mansuetudine gli oppositori nella speranza che Dio conceda loro di
ravvedersi per riconoscere la verità, [26] in modo che, rientrati in se stessi,
escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero
la sua volontà».
Cari fratelli anziani, se ci si
pone questo e altri obiettivi (lasciare vivere Gesù ogni istante della nostra
vita), verrà vissuto e percorso un cammino alla gloria del Signore. {26-07-2016}
8. {Ciro Peluso}
▲
Gloria al Signore, è tutto vero. La
maggior parte dei problemi nelle chiese vengono proprio da queste cose. Vorrei
sottolineare questo, che, come dici, molti conduttori non considerano i
collaboratori come delle risorse, ma come dei rivali. Io credo che la
maggior parte dei problemi accadono per l’attaccamento al pulpito e non
alla cura delle anime, fino ad arrivare al punto di non incoraggiare coloro, che
hanno dei talenti. Ma il pericolo può venire anche dalla situazione inversa,
vale a dire che coloro, che hanno dei talenti, possono montarsi la testa
e divenire essi stessi un problema. Ecco perché, dici bene che bisogna essere
provati per molto tempo, prima di ricevere un incarico. Gesù ti benedica.
{27-07-2016}
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {}
▲
12. {Autori
vari}
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Luisa Lauretta: È
straordinario il tuo articolo, fratello. Hai centrato appieno il problema...
{04-06-2012}
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Adolfo Monnanni: È un grande
impegno, fallire è facile. Che Dio ci aiuti a riconoscere i nostri limiti in
ogni occasione e a fare tesoro degli insegnamenti della Parola. E grazie al
Signore, che ci sostiene. {04-06-2012}
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Stefano Frascaro: È una
splendida analisi a 360 gradi. Grazie, fratello. {04-06-2012}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Conduttori_membri_EnB.htm
07-06-2012; Aggiornamento: 27-07-2016