Qui di seguito discutiamo l’articolo «Aspetti del compito dei conduttori di chiesa». Abbiamo visto che al riguardo è importante distinguere l’autorità
dall’autoritarismo, l’utile servizio per il gregge dall’utilitarismo tratto
dalla chiesa per sé, la sottomissione spirituale ai conduttori da un loro
dominio su ogni aspetto dell’esistenza, e così via. I conduttori biblici
pasturano il gregge e non lo dominano con le loro coercizioni. Essi sono
allenatori, non addomesticatori. Essi sono servitori di Dio, non padroni delle
chiese.
Il loro
compito non è di imporre una loro visione personale dell’intera esistenza,
ma di insegnare il consiglio di Dio sui vari aspetti della vita; ciò è una
grande responsabilità. Essi devono capire i bisogni reali dei credenti e anche i
problemi e i pericoli, in cui si trovano, e devono curarli, consigliarli,
istruirli ed esortarli a compiere la volontà di Dio.
Anche laddove, in casi specifici, bisogna mettere in atto necessari
interventi di disciplina, essi devono seguire una certa gradualità e
progressività; infatti essi stessi non sono la soluzione, ma solo una ultima
ratio per recuperare chi sta deviando. Le cause possono risiedere in una
scarsa sorveglianza spirituale dei conduttori sul gregge e una lacunosa cura
pastorale.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli
firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito
può dare uno pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul tema
▲
(I
contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I
contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante
1. {Pietro
Calenzo}
▲
Condivido
l’analisi quanto mai accurata e scritturale, caro Nicola, sperando nel Signore
che di anziani come Diotrefe ve ne siano pochissimi e che tutti siano dei
buoni allenatori e non addomesticatori, autorevoli e non autoritari. Mi preme
sottolineare che nella Scrittura il servizio dell’anzianato è previsto sempre,
come un corpus, come una pluralità di fratelli, scelti dallo
Spirito Santo per governare e pascere il gregge di Dio, e che tutti i credenti
singolarmente, comunque, sono sacerdoti di Cristo (1 Pietro 2,9). In tale ottica
l’apostolo Pietro poteva ben affermare: «Esorto gli anziani, che sono fra
voi, io che sono anziano con loro… pascete il gregge di Dio che è fra
voi, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri...» (1 Pietro 5,1). Da
rimarcare che il gregge è e rimarrà sempre di Dio e non una dependance di
quest’o quel collegio di anziani. È altresì scritturalmente pacifico che le
assemblee nel Nuovo Testamento erano di tipo congregazionaliste,
piuttosto che di tipo episcopale con conduzione monocratica. Infatti, da
numerosissimi passi della Bibbia si evince che ogni assemblea era presieduta da
una pluralità di anziani o da un collegio di essi (At 14,23; 15,2; 16,4; 20,17;
21,18; 24,1; 1 Tim 4,14; 1 Tim 5,17; Tt 1,5; Gcm 5,14; 1 Pt 5,1.5). In dette
assemblee, come c’illustra bene l’apostolo Paolo in 1 Corinzi, tutti i credenti
potevano esercitare i propri doni spirituali, naturalmente con decoro e
ordine, sotto la supervisone degli anziani, per l’adorazione del Signore Gesù
Cristo e per la reciproca edificazione. Mi piace concludere questo piccolo
contributo con un versetto dell’apostolo Paolo: «Gli anziani, che tengono
bene la presidenza, siano reputati degni di doppio onore» (1 Tm
4,19). Benedizioni nel nome di Gesù, il Messia unto Re. {05-05-2011}
2.
{Maurizio Marino}
▲
■ Contributo: Interessante... Due
settimane fa, ho partecipato a un convegno per conduttori, dove si sono
sviscerate le molteplici problematiche caratteriali
di chi è chiamato a questo ufficio. Ho ricevuto ultimamente diversa
documentazione sulla criticità dell’anzianato in Italia. Ora tu! Ma
niente niente, invece di essere gli anziani a curare il gregge, dovrà il
gregge curare gli anziani? {04-05-2011}
▬
Risposta 1
(Nicola Martella): Maurizio, qual è il problema particolare, che vedi nel
mio specifico articolo, messo in rete per il confronto e la maturazione
reciproca? Non pensi che ci sia una sostanziale differenza fra autorità e
autoritarismo, fra essere utili per il gregge e utilizzarlo per sé, fra guidare
il gregge e dominarlo, fra essere allenatore e addomesticatore, eccetera?
▬
Replica 1 (Maurizio Marino): Nicola, il tuo
testo, anche se breve, mostra la vera essenza dell’anzianato secondo il pensiero
di Dio. Il problema è che gli uomini anziché «servire», vogliono dominare
il gregge. Quello che vedo io, è che i più grossi problemi nella chiesa vengono
proprio da coloro, che dovrebbero essere più maturi spiritualmente e di esempio
per posizione. Basta prendere un noto mensile «Il Cristiano» e ti rendi
conto che da decenni girano solo e sempre gli stessi nomi in ogni studio,
convegno, missione, ministero, eccetera. Non si dà spazio alle nuove leve e, di
conseguenza, esse non crescono. Che fine ha fatto Timoteo? Dov’è lo
spirito di Efesini 4,11-16? {06-05-2011}
▬
Osservazioni 1 (Salvatore Paone): Il
pensiero del fratello Maurizio Marino lo condivido in buona parte, anche se non
bisogna generalizzare. Il fratello Nicola da esegeta, ha espresso il pensiero
teologico riguardo al compito dei conduttori di chiesa; ciò significa che
i conduttori, riconosciuti dalle proprie chiese locali, debbono afferrare ed
eseguire l’insegnamento biblico riguardo al proprio compito.
Certo non dimentichiamoci che comunque i conduttori sono fatti di carne e ossa e
possono cadere anche loro nel laccio del nemico, non essendo dei superuomini
infallibili. Ricordiamoci che siamo chiamati a pregare per loro e a
sostenerli nelle varie difficoltà, che vengono ad affrontare (non tutti
sono pionieri); molti hanno da lavorare, hanno una famiglia e devono occuparsi
della chiesa e dei suoi svariati problemi. {06-05-2011}
▬
Replica 2
(Maurizio Marino): Caro fratello Salvatore, il mio disappunto non è verso chi
occasionalmente e caratterialmente lascia aperta la porta alla carne, ma
verso chi si studia come prevalere nella propria posizione (ruolo,
rango). Verso i primi va la nostra comprensione misericordiosa e la preghiera
che il Signore modelli sempre più quei lati negativi del carattere. Verso i
secondi va la nostra fermezza e la preghiera che possano ravvedersi
pienamente dai loro disegni iniqui. {06-05-2011}
▬
Osservazioni 2
(Salvatore Paone): Certo, caro fratello Maurizio, ma la storia e la Bibbia
c’insegnano che anche i più grandi uomini di Dio, quelli che hanno una
certa posizione (ruolo, rango), possono venire meno. Capisco il tuo dissenso
e la tua disapprovazione verso coloro, che sanno che certe cose, a cui aspirano,
non sono sempre come la Bibbia insegna. Tuttavia, in qualche modo ognuno di noi
è chiamato a presentare se stesso davanti a Dio e a esaminarsi continuamente.
{06-05-2011}
▬
Replica 3
(Maurizio Marino): Nella 3 Giovanni, a proposito di Diotrefe, l’apostolo non mi
sembra tanto disposto verso colui, che voleva avere il «primato» e
signoreggiava la chiesa, ma è fermo e risoluto: «Se vengo, ricorderò che
opere che fa». Giovanni aveva preso la ferma risoluzione di «denunciare»
pubblicamente l’atteggiamento iniquo di Diotrefe e non quella di essere
comprensivo verso di lui: «Eh, siamo tutti uomini, sbagliamo, vogliamoci bene,
speriamo che cambierà, ha tante capacità...».
Vorrei inoltre ricordare che la prima qualità
dell’anziano è che sia «irreprensibile». Questo non significa che non
sbaglia mai (siamo uomini appunto), ma che di fronte all’errore e al peccato è
sempre pronto a chiedere perdono a Dio e agli uomini: «Se confessiamo
i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci
da ogni iniquità» [1 Gv 1,9]. {06-05-2011}
▬
Osservazioni 2
(Salvatore Paone): Senza alcun dubbio, Maurizio, ma tale uomo, di cui sta
parlando Giovanni, fa intendere che fosse un apostata, infatti nel
versetto 11 dice: «Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa
il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio». Certo, se un conduttore
di chiesa sparla con parole maligne verso altri fratelli e, non contento
di questo, impedisce la comunione con altri fratelli e addirittura, se lo
fanno, li caccia fuori dalla chiesa, stiamo parlando di un falso
conduttore e un falso fratello. {06-05-2011}
▬
Risposta 2
(Nicola Martella): Faccio notare per amor di verità che nel caso di Diotrefe non
vengono menzionate questioni dottrinali, altrimenti Giovanni avrebbe
potuto procedere come Paolo in 2 Corinzi 11,3ss.13ss. In effetti, si trattava di
questioni gestionali, legate al carattere di tale conduttore e alle sue
mire di avere il primato a ogni costo. In alcune chiese si trova lo stesso
problema: si professa la sana dottrina, ma si esercita una malsana pratica
morale o ecclesiale. Tali manovre della carne vengono accettabili,
rivestendole di sedicenti motivazioni spirituali, di misticismo devozionale
e/o di una particolare investitura dall’alto.
È probabile che, ascoltando il punto di vista di Diotrefe, non lo avremmo
considerato un «falso fratello» né un «falso
conduttore»; egli ci avrebbe parlato probabilmente di tutti i problemi della
chiesa locale prima di lui, di tutti coloro che da fuori hanno portato problemi
in essa, dell’incapacità di altri di mettere ordine alle cose, litigando sempre,
e di tutto il suo sacrificio per mettere le cose a posto. Ascoltandolo,
molte delle sue motivazioni ci sarebbero apparse, lì
per lì, abbastanza sensate, sebbene alcuni aspetti restavano singolari.
Probabilmente ci saremmo trovati dinanzi a una persona, che ci appariva umile e
piena di devozione. Vedendo, poi, le cose più da vicino, ci saremmo accorti che
il punto critico era la sua concezione ecclesiologica: la realizzazione di una
conduzione monocratica e autarchica che, dal suo punto di vista, avrebbe
risolto tutti i mali ecclesiali. Tutte le altre sue azioni erano motivate da
questa sua convinzione un po’ clericale di padre-padrone.
3. {Pietro
Calenzo}
▲
■
Contributo:
Ero pentecostale, poiché il Signore da giovane mi aveva chiamato alla salvezza,
in questa denominazione. Vi posso assicurare, cari fratelli, che la
conduzione monocratica di detta assemblea non lasciava spazio a
interpretazioni scritturali diverse su quella, che rimane la loro forzatissima e
propedeutica «dottrina delle lingue». Per questo fui messo fuori comunione
con
l’alto onore di poter assistere al culto nelle ultime file di sedie. Anni
dopo, alcuni membri di questa assemblea pentecostale mi chiesero perdono,
cosa che accettai con amore fraterno, di vero cuore. Tuttavia, oramai avendo
conosciuto la libertà nello Spirito, insegnata da alcuni missionari
battisti americani, che mi fecero conoscere le Assemblee dei Fratelli, declinai
l’invito a ritornare con loro e li ringraziai nell’amore di Cristo. Non mi sono
mai pentito di tale scelta... e nutro al riguardo una grande gioia. Dio benedica
tutto il suo popolo. {06-05-2011}
▬
Osservazioni 1 (Antonio
Capasso): Caro Pietro, la conduzione di chiesa
nell’ambito pentecostale non è monocratica. Escludendo certamente gli abusi,
essa è collegiale, con un ministro, che presiede questo collegio e che è
chiamato pastore. Lo stesso statuto delle A.D.I afferma che la chiesa è
governata dal pastore con il consiglio di chiesa (gli anziani). Anche questa
forma di governo ha il suo riscontro biblico in quanto Atti parla che a
Gerusalemme c’erano gli anziani e Giacomo, che governavano la chiesa. Per
quanto riguarda la tua esperienza nella comunità pentecostale, che frequentavi,
non credo che i fratelli si siano comportati diversamente da qualsiasi altra
comunità cristiana, quando vede che i suoi fondamenti di fede sono messi in
discussione. Con affetto e Dio ti benedica. {06-05-2011}
▬
Replica (Pietro Calenzo): Certo Antonio,
c’è il consiglio di chiesa, ma che è composto da membri, che non sono anziani
pariteticamente, ma consiglieri appunto, e un pastore che è di fatto, il
vertice. In ogni caso, ribadisco, le problematiche sono state superate a suo
tempo nell’amore, tant’è che oggi con tale denominazione ho ottimi rapporti, sia
dove risiedo che in altri ambiti. Con affetto, Dio benedica anche te.
{06-05-2011}
▬
Osservazioni 2 (Antonio Capasso): Mi spiace
caro Pietro, ma devo insistere. L’espressione «consiglio di chiesa»
deriva da esigenze statuarie. Nelle chiese pentecostali classiche c’è una forma
di governo, che consiste in un anziano capo (erroneamente definito
«pastore»), coadiuvato da un gruppo di anziani. Il «vertice» non è il
pastore, ma l’intero collegio (pastore + anziani). C’è nelle chiese pentecostali
una
differenziazioni di ruoli tra il «pastore» è gli anziani, che non consiste
in una superiorità del pastore sugli anziani. Il «pastore» è colui, che svolge
il ruolo primario di presiedere e predicare nei culti e di coordinare l’operato
del collegio degli anziani. Ribadisco il governo della chiesa è competenza di
tutti gli anziani. Le decisioni, per dirla in modo semplice, non le
prende il pastore, ma l’intero gruppo di anziani. Questo è quanto praticato e
insegnato sia nelle ADI che nelle chiese cosiddette «libere» di stampo
pentecostale classico. Ciò non toglie che tante volte si verificano degli
abusi da parte di pastori, che vogliono signoreggiare il gregge.
{06-05-2011}
4. {Luisa
Lauretta}
▲
È bello questo
argomento e, come al solito, conciso e chiaro nell’esposizione. Sai, Nicola, con
il tempo ho imparato ad apprezzare la figura del pastore, e soprattutto
del mio conduttore di chiesa, pur vedendolo come un uomo normale, con cui ci si
può confrontare e parlare. Ho apprezzato i doni, che Dio gli ha dato, e
soprattutto ho capito quale gravoso compito ha sulle sue spalle. Il
pastore, proprio per il suo gravoso impegno, deve essere rispettato e onorato,
come leggiamo in 1 Timoteo 5,17: «Gli anziani, che tengono bene la
presidenza, siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che
faticano nella predicazione e nell’insegnamento». Ma d’altra parte anche
loro, i pastori intendo, devono presiedere e condurre il gregge, con lo
scopo di edificare il corpo di Cristo, esercitando i doni come servizio
cristiano, e non per i propri fini egoistici, di prestigio, di autorità.
«Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il
dono cha ha ricevuto, lo faccia valere al servizio degli altri» (1 Pietro
4,10). Una buona guida, irreprensibile, mansueta, sapiente ma soprattutto
ripiena dell’amore di Dio, porterà senz’altro alla maturità spirituale la
chiesa. Un pastore devoto, diligente, puro e pronto per il
sacrificio, avrà un grande pregio davanti a Dio e anche davanti ai fratelli e
sarà di buon esempio anche per quelli del mondo. Dio ti benedica, Nicola,
in ogni cosa. {06-05-2011}
5. {Silvano
Creaco}
▲
Personalmente prego
da mesi per la chiesa di Cristo, affinché il Signore, l’unico che può operare
nei cuori, faccia comprendere la responsabilità e l’importanza di tale
ruolo in seno a una comunità di credenti. In secondo luogo, visto che l’invito è
a parlarne dico la mia.
■ Premessa di carattere generale: In una comunità locale i singoli
credenti devono tenere a mio avviso un profondo rispetto per coloro, che sono i
fondatori della chiesa e fare di loro il punto di riferimento numero uno,
anche quando essi si sono ritirati. Per esempio in caso di forti disaccordi
in seno alla chiesa, occorre convocare una riunione di chiesa con i
fondatori della stessa, esponendo loro i problemi attuali; se gli stessi
fondatori sono invece il «problema», allora la chiesa si conceda un periodo più
o meno lungo di riflessione e preghiera, dove ogni singolo credente, a cui sta
veramente a cuore il benessere dell’assemblea locale, si metta in seria
comunione con il Signore e preghi che nei suoi pareri personali prevalga la
volontà di Dio e non i propri interessi personali (individualismo).
■
Approfondimenti: Naturalmente nella premessa di carattere generale i
problemi, a cui mi riferisco sono principalmente quelli proposti dalla nota di
Nicola, e cioè l’autoritarismo e le forme di despotismo di alcuni
anziani nella chiesa, sopratutto coloro che «non vogliono lasciare la poltrona»,
convinti e auto-convincendosi che senza di loro la chiesa andrebbe a rotoli.
L’altro caso è ancora peggio ed è rappresentato da coloro che entrano di
soppiatto nella chiesa con il titolo di «missionari» e poi pian piano
diventano anziani autoeletti o tacitamente anziani e pensano bene
di cominciare a dettar legge in seno a una chiesa, dove pensano di
mettere le cose a posto, imponendo regole e regoluccie, che non hanno
basi scritturali, ma piuttosto risvegliano il lato carnale dei credenti; questi
ultimi, sentendosi giudicati e «accerchiati» nelle loro scelte personali,
cominciano a creare dissensi, loro magari che fino a ieri erano i più
pacifici e tolleranti!
Credo, in ultima analisi, che oggi si viva il ruolo di anziani e conduttori con
troppa facilità e forse superficialità; probabilmente non ci si rende
conto che un giorno davanti al tribunale di Cristo occorrerà render conto
di che tipo di «pastori» si è stati. Probabilmente tanti responsabili di chiesa
accecati dal ruolo o peggio ancora dal «titolo», oggi pensano più al
successo personale invece che al benessere spirituale delle singole
«pecore».
Infine, un pericolo che vorrei evidenziare è quello della «spiritualizzazione
della carne», nello specifico il pericolo è che alcuni conduttori
spiritualizzano la propria autorità e il loro voler essere «guide infallibili»
con espressioni del tipo: «Quello che noi facciamo è solo di preservare i
credenti da futuri pericoli e di aprire i loro occhi accecati al peccato e
dall’orgoglio»; a volte può essere così, ma non sempre, forse è vero il
contrario! {07-05-2011}
6. {}
▲
7. {}
▲
8. {}
▲
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {Vari
e medi}
▲
■
Abele Longo:
Condivido, Nicola. Breve ma compiuto nel definire i ruoli dell’anzianato.
Credo che per esprimere questi concetti tu non abbia impiegato più di una
mezz’ora; eppure non sono evidentemente bastati secoli di storia ecclesiale per
stabilire e di conseguenza
vivere adeguatamente il ruolo da anziano. {04-05-2011}
■
Gennaro Occhiobuono:
Se gli anziani o conduttori spendessero il loro tempo ad ascoltare il gregge
invece di parlare a vuoto per ore, stancando, deprimendo, facendo venire sensi
di colpa, tenendo chiusi i credenti in chiesa per mesi ad ascoltare, ascoltare,
ascoltare, e non
far parlare il gregge, sentendo i bisogni che esso esprime,
indirizzandolo al lavoro per Dio, inculcando nelle menti delle persone che
tutti possono essere utili al piano di Dio così come sono, non aspettando di
essere eventualmente all’altezza del poter dire e fare (chi è stato mai
all’altezza?)… {04-05-2011}
■
Filippo Felice:Amen, Nicola,
l’autorità
è espressione d’amore, l’autoritarismo è figlia dell’arroganza. Il buon Pastore
ha dato la sua vita per le pecore, i falsi la pretendono. Il sorvegliante deve
arricchire il gregge, non rubare, affinché il vero Pastore (Gesù) rimanga
soddisfatto del suo operato. {05-05-2011}
12. {Vari
e brevi}
▲
■
Laura Allais: Grazie,
Nicola. È proprio
da condividere con tutti credenti. {04-05-2011}
■
Eliseo Paterniti: Nicola,
credo che ci sia poco da aggiungere a questo argomento. Chi non vuole
capire, non capirà mai. {04-05-2011}
■
Cristiana Ferri: Condivido e
ringrazio per queste analisi, vista la
situazione di molte chiese in Italia. {06-05-2011}
■
Silvano Creaco: Mi piace! È
un argomento davvero
importante e attuale come non mai! {04-05-2011}
■
Giuseppe Caviglia: Si è
chiamati a servire e non a essere serviti. {06-05-2011}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Compito_conduttori_UnV.htm
06-05-2011; Aggiornamento: 07-05-2011 |