Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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PERCHÉ NELLE CHIESE, DURANTE IL CULTO,

SI PASSA UNA BORSA PER LE OFFERTE?

 

 a cura di Nicola Martella

 

Il tema in discussione è molto delicato e può certamente provocare varie reazioni, alcune delle quali imprevedibili. Premettiamo che non vogliamo ferire nessuno. Ma crediamo che gli evangelici italiani debbano imparare a confrontarsi con passione, pacatezza e sangue freddo su tutto ciò, che riguarda il loro pensiero dottrinale e la loro prassi ecclesiale. Al riguardo si parta dalla discussione sulle tradizioni e convenzioni. Bisogna ammettere che molte cose le facciamo per tradizione e convenzione. Facciamo quindi bene a riflettere sull’argomento.

[► Il potere di tradizioni e convenzioni nelle chiese; ► Sana dottrina o convenzioni omogeneizzanti?]

 

Molti anni fa, mi rimase impressa la scena di un film. Un uomo si trovava per la prima volta in una chiesa protestante americana durante il culto. Quando stava per passare la borsa per la colletta, sentì un grande imbarazzo: non avendo soldi, per non fare brutta figura coi vicini e coi sorveglianti dei sacchetti, si strappò un bottone e, facendo finta fosse una moneta, lo mise nel sacchetto che passava.

     All’inizio della nostra opera di edificazione di chiesa qui a Roma e dintorni, un uomo mi disse che non andava nella chiesa cattolica proprio perché passava il canestro per le offerte e perché non poteva soffrire questo miscuglio, perpetuato da secoli, tra religione e denaro.

     A me, che viaggio per le chiese, quando sono invitato, devo ammettere che mi dà sempre fastidio che nel bel mezzo del culto al Signore, passi un sacchetto per le offerte, quasi per pagare Dio o per accattivarsi le sue simpatie. Penso all’imbarazzo degli ospiti, specialmente non credenti, o dei simpatizzanti.

     Nella Bibbia non si parla mai di una tali prassi. Essa è nata quando, formatosi il clero nelle chiese, bisognava che i laici li sostenessero. Venne introdotto l’altare e su di esso furono portate le offerte. In seguito, nacque anche la prassi della compera delle indulgenze. La gente pensò che, per accostarsi a Dio, per chiedergli qualche grazia, per propiziarsi Dio, potesse e dovesse pagare, per sé o peri propri cari. Tutto secondo il motto: «In fondo, ci si può comprare tutti: è solo una questione di prezzo». La pratica di passare col canestro, sebbene nata nel cattolicesimo, passò acriticamente anche nel protestantesimo e da qui nelle chiese evangeliche. Chi si è mai chiesto di verificare, se ciò fosse mai successo nel NT? La tradizione e la convenzione hanno illuso anche qui che ciò fosse una pratica biblica. Devo aggiungere però, per onestà, che molte chiese protestanti ed evangeliche all’estero non conoscono la prassi del sacchetto che passa, ma hanno la cassetta delle offerte.

     Certamente l’opera del Signore ha da sempre avuto bisogno di risorse, per esistere e funzionare. Nell’antico patto i sacerdoti vivevano delle offerte date al Signore. È scritto: «Nessuno comparirà dinanzi a me a mani vuote» (Es 23,15; 34,20; Dt 16,16). Nel tempio di Gerusalemme non si passavano canestri e sacchetti per le offerte, ma vi era una cassa, dove ognuno poteva mettere le sue offerte per l’opera di Dio (Mc 12,41s; Lc 21,1s).

     Anche nel nuovo patto è scritto: «Colui che viene ammaestrato nella Parola faccia parte di tutti i suoi beni a chi l’ammaestra» (Gal 6,6). Paolo stesso, sebbene un tempo si fosse anche auto-sostenuto, specialmente quando non arrivavano le offerte (At 18,3ss), per portare avanti la sua opera missionaria, aveva in genere il supporto dalle chiese, specialmente da quella di Filippi (Fil 4,14s).

     L’unica volta che nel NT si parla di offerte e di collette nelle chiese, ciò non riguardava la normale prassi della chiesa locale, ma una colletta straordinaria a pro dei credenti della Giudea che soffrivano le conseguenze di una pesante carestia. Infatti, egli affermò, tra altre cose, di raccogliere i soldi a tempo, «affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare» (1 Cor 16,2). Essendo le chiese in genere «chiese in casa», normalmente non si facevano collette, ma i credenti facevano direttamente beneficenza ai poveri (Eb 13,16), «specialmente a quelli della famiglia dei credenti» (Gal 6,10). Essi ospitavano e sostenevano i predicatori itineranti, che di città in città predicavano l’Evangelo, istruivano ed edificavano i discepoli (3 Gv 1,6s; 1 Cor 16,6; Rm 15,24; Tt 3,13). Nel NT non viene mai comandata la pratica della «decima» per le chiese, che era la tassa teocratica dell’AT e del giudaismo (Mt 23,23; Lc 18,12), non ingiuntiva per il nuovo patto. Tutto era rimesso alla responsabilità personale del credente dinanzi a Dio; Egli avrebbe fatto mietere a ognuno in conformità con quanto egli avrebbe seminato per il regno di Dio. [ sotto]

     Per tutti questi e altri motivi, quando cominciammo l’opera di edificazione di chiesa qui a Roma e dintorni, chiesi al mio collega missionario, che era mio desiderio di non introdurre nella nostra futura comunità questa usanza, ma che avremmo potuto fare una cassetta da attaccare presso all’entrata. In tal modo, gli ospiti non si sarebbero sentiti a disagio né in alcun modo obbligati. Detto, fatto. Mettemmo sulla cassetta di legno il verso: «Dio ama un donatore allegro» (2 Cor 9,7). Così abbiamo insegnato ai nuovi membri che l’opera del Signore e la chiesa locale dipendeva dalla loro responsabilità. Abbiamo ricordato ai credenti che avrebbero raccolto in proporzione a quanto avrebbero seminato per l’opera di Dio (2 Cor 9,6; Gal 6,6ss), ma ognuno avrebbe dovuto decidere di propria volontà quanto e come dare (2 Cor 9,7). Ogni tanto, abbiamo indicato ai credenti il senso della cassetta delle offerte, aggiungendo che gli ospiti non erano obbligati a fare alcunché. In seguito, abbiamo aggiunto anche delle bustine: i soldi messi senza bustina sarebbero andati per l’opera della chiesa locale, quelli nelle bustine per la missione. Questo metodo si è mostrato utile negli anni.

     Abbiamo educato i credenti a dare per l’opera del Signore. Abbiamo messo degli obiettivi specifici. Così abbiamo comprato la prima sala. Poi diventata troppo piccola, l’abbiamo venduta e ne abbiamo comprata una più grande. Le offerte, che vengono messe nelle bustine, vanno proporzionalmente a coloro, che la chiesa sostiene nella missione estera e interna all’Italia. Tutto ciò accade senza mai passare un sacchetto per le offerte.

     Penso che le chiese evangeliche debbano smettere con una pratica, che ritengo insana. L’opera del Signore ha bisogno certamente di sostegno finanziario. Si possono raccogliere le offerte volontarie con una semplice cassetta, ponendo la responsabilità sui credenti. Ciò toglierà l’imbarazzo agli ospiti. Non si darà l’impressione che i soldi muovano tutto anche nella religione biblica, e che Dio debba essere pagato per le grazie ricevute o per renderselo propizio. Gli evangelici non hanno indulgenze da vendere. L’opera locale appartiene ai credenti stessi. Se deve andare avanti, sta nella loro responsabilità. Questo modo di pensare sarebbe anche una buona distinzione dalle altre denominazioni.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

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I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. A. Quintavalle

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11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

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1. {Argentino Quintavalle}

 

Ho letto il tuo articolo sul sacchetto delle offerte, che viene passato nelle assemblee durante il culto. Sono molto d’accordo con quanto scrivi, anche se non sarà facile che il messaggio venga recepito.

     Non solo è una cattiva abitudine, ma temo che riguardo le offerte si sia persa anche la vera motivazione (aiuto ai fratelli che ne hanno bisogno) e la vera maniera (decidere a casa quanto dare, e non mettersi le mani in tasca alla domenica per vedere quanto c’è), così come dice Paolo nella prima lettera ai Corinzi.

 

L’obbligo gentile verso i cristiani giudaici {Argentino Quintavalle - Nicola Martella}

 

 

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11. {Vari e medi}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Decime e offerte volontarie {Nicola Martella} (A)

È comandata la «decima» nel NT? {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Colletta_Car.htm

25-04-2007; Aggiornamento: 04-11-2013

 

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