Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Offensiva intorno a Gesù 1

 

Prassi di chiesa

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CELEBRARE LA PASQUA E QUALE?

 

 a cura di Nicola Martella

 

1. Entriamo in tema

2. Le tesi relativiste sulla Pasqua

3. Osservazioni e obiezioni alle tesi relativiste sulla Pasqua

4. Le tesi probabilistiche sulla Pasqua annuale

5. Altre questioni

6. Aspetti non direttamente connessi al tema

7. Questioni particolari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere il punto sottostante

 

 

1. Entriamo in tema

 

Verso la Pasqua ci sono vari atteggiamenti e pratiche. Ci sono cristiani che celebrano la Pasqua soltanto ritualmente, altri che non la festeggiano o per reazione alla denominazione maggioritaria o perché pensano che la ricorrente «Cena del Signore» la sostituisca. Ci sono coloro che, pur riconoscendo Gesù quale Messia, vanno a celebrare la Pasqua con i Giudei storici, chiamandolo «fratelli», sebbene essi rifiutino Gesù quale loro Messia.

     Come seguaci di Gesù Cristo, rispettosi delle nuovo patto e di quanto da Lui ha istituito in esso, dobbiamo, quindi, celebrare la Pasqua annuale? E, se sì, quale Pasqua? Come celebrare una Pasqua neotestamentaria e cristocentrica?

     Al confronto fraterno su temi del genere non c'è alternativa. Il problema è di rimanere ancorati non semplicemente al principio «Io penso che...», ma alla dimostrazione neotestamentaria delle proprie convinzioni mediante una verifica contestuale. Chiaramente di può applicare qui il seguente principio di libertà, nel rispetto e nella responsabilità: «L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente» (Rm 14,5). Le domanda restano comunque queste: Gli apostoli insegnavano alle chiese di festeggiare la Pasqua del nuovo patto? Queste ultime osservavano questa particolare festa nel loro calendario ecclesiale?

     La Pasqua ebraica (Pesach o Passah) rammemorava il passaggio dell’angelo distruttore in Egitto e la salvaguardia delle famiglie, i cui stipiti erano stati cosparsi di sangue dell’agnello pasquale (era della fattispecie del «sacrificio di pace» o (inter-)familiare). Essa coincideva pure con la partenza dall’Egitto verso la terra promessa.

     La Pasqua cristiana commemora la morte vicaria di Cristo, «l’Agnello di Dio», per la salvezza di chiunque crede, lo spogliamento di principati e potestà e l’istituzione del nuovo patto. È una commemorazione che guarda altresì in avanti, al secondo avvento del Messia (parusia).

     Ho avuto uno scambio privato con un caro fratello, che riporto solo con le iniziali (Stefano Frascaro: SF). Eccovi degli stralci per avviare la discussione.

      ■ SF: Ho un dubbio «esegetico»: Ma noi la Pasqua la «festeggiamo» o la «ricordiamo»?

     ■ NM: È scritto: «Anche la nostra Pasqua, ossia Cristo, è stata immolata; quindi, celebriamo la festa...» (1 Corinzi 5,7s). «Celebriamo...?». Celebriamo!

     ■ SF: Quindi «celebriamo» e non festeggiamo!?

     ■ NM: «Celebriamo» è più che «festeggiamo», quindi non solo non lo esclude, ma lo include. È l’unica festa esplicitamente comandata nel NT! Dovremmo mancare proprio quella?

     ■ SF: Sì, leggevo sul dizionario che «celebrare» è sinonimo di «festeggiare una celebrazione sacra». Però riportava il «celebrare» come «rito», quindi tecnicamente noi «festeggiamo un rito». Lo so, sono elucubrazioni e godiamoci invece che il Cristo è risorto! Io, da parte mia, «festeggio e celebro» quest’evento!

     ■ NM: La prima Pasqua della nuova economia del NT corrisponde all’ultima Pasqua del Messia, quando istituì il nuovo patto! Inoltre, il primo giorno della settimana dopo Pasqua, Gesù risuscitò e tornò quindi a essere vivente. Egli è così il garante d’un patto migliore! Il suo sacrificio è irrepetibile, essendo Egli vivente e sufficiente a garantire la salvezza. Ci sono motivi sufficienti per celebrare biblicamente la Pasqua e per festeggiare insieme come comunità del nuovo patto che attende il Signore Gesù Messia!

 

La Pasqua cristiana non è un mero rito celebrativo, ma una partecipazione attiva alla vita, alla morte, al seppellimento, alla risurrezione e alla glorificazione del Signore Gesù («simultaneità con Cristo»). È un rammemorare attivo del tipo: io ero là in Cristo! «Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me» (Galati 2,20). {Nicola Martella}

 

 

2. Le tesi relativiste sulla Pasqua

 

La nostra Pasqua, cioè Cristo, io la celebro tutti i giorni nella mia vita, perché Lui è morto e risorto per me, e io vivo in Lui e per Lui; e ogni giorno io aspetto il suo ritorno! {Angela Morana; 04-04-2010}

 

Noi gentili ricordiamo e festeggiamo la pasqua, il primo giorno della settimana... {Manlio Muscarella; 04-04-2010}

 

Caro Nicola, io sono tra quelli che la Pasqua la festeggia ogni volta che celebriamo la Santa Cena. La Pasqua tradizionale annuale la ritengo una formalità inutile. Non faccio polemiche e m’adeguo in silenzio. Ma dato che tu mi dai l’opportunità, mi sento libero di dire a voce alta che sono contro ogni formalità. Ogni giorno Cristo risorge nel mio cuore. Poi sono anche d’accordo con Manlio sul fatto di celebrarla in ogni culto settimanale. {Pietro Cruccas; 04-04-2010}

 

La Pasqua e ogni altra festa comandata per me non hanno alcun significato per ciò che potrebbero rappresentare, guarda caso solo una volta l’anno; ma sono contento che ci siano, perché sono delle buone occasione di potere stare in famiglia. La mia vera Pasqua, incominciò il giorno che fui chiamato alla salvezza e dura tutta la mia vita, ed è del continuo nei miei pensieri. Non potrò mai dimenticare il mio «passaggio» dalla schiavitù del peccato, che mi conduceva alla morte, alla libertà verso la vita eterna. In quanto alla commemorazione, la celebriamo una volta al mese, durante la santa cena, quando rammemoriamo la passione di Cristo. Secondo me, c’è anche da dire la stranezza di come venne istituita dal cattolicesimo, visto che viene festeggiata prima la pasqua e poi il «passaggio» dell’angelo. Forse volevano festeggiare l’angelo, che annuncia alle donne, che Gesù era risorto, ma se così fosse la resurrezione e l’annunciazione avviene nello stesso giorno, perché la pasquetta? {Mario Tuttobene; 04-04-2010}

 

 

3. Osservazioni e obiezioni alle tesi relativiste sulla Pasqua

 

Anche nelle chiese del primo secolo i credenti vivevano giorno per giorno per il Signore, in vista della sua attesa. Anche in esse veniva celebrata la Cena del Signore, sebbene non è comandata esplicitamente una chiara cadenza al riguardo nelle epistole; ma non è di questo che vogliamo parlare. Nonostante ciò, Paolo comandò quanto segue a una chiesa costituita in massima parte di cristiani gentili: «Anche la nostra Pasqua, ossia Cristo, è stata immolata; quindi, celebriamo la festa... » (1 Corinzi 5,7s). Non mi sembra che i fautori delle tesi relativistiche abbiano dato una sufficiente e probatoria spiegazione esegetica contestuale a tale testo. {Nicola Martella}

 

«Ogni giorno Cristo risorge nel mio cuore...»: mi sa tanto di frase fatta che si sente in ambienti religiosi ecumenici. Lo stesso dicasi di frasi come «in Cristo e per Cristo...» e molte espressioni che loro sì, suonano alle mie orecchie come formalismi ritualieggianti di tradizioni anche evangeliche. A parte il fatto che ci viene data un’opportunità meravigliosa di testimoniare di Cristo con ogni strumento (sto pensando ai culti evangelici - protestanti che si possono seguire in RAI), dovremmo saper approfittarne e non allinearci alla comune piatta tradizione che snatura la Pasqua eclissando l’opera e la persona del Cristo Gesù morto e risorto per la nostra giustificazione il terzo giorno (Rm 4,25). {Guerino De Masi; 04-04-2010}

 

Dire che Cristo risorge ogni giorno nel mio cuore indica che ogni giorno viene anche crocifisso. No, Cristo è stato inchiodato una sola volta sul legno e una sola volta è risorto. E io festeggio, celebro e gioisco di quell’unica volta, una volta l’anno! Con la Cena del Signore ricordo, questo sì, il suo sacrificio — ogni domenica, ogni mese od ogni qualvolta venga amministrata. {Stefano Frascaro; 04-04-2010}

 

 

4. Le tesi probabilistiche sulla Pasqua annuale

 

Chiaramente quanto qui segue si aggiunge alla obiezioni espresse nel punto precedente.

 

Sì, la Pasqua è l’unica festa con data «certa» che per il cristiano si degna d’essere celebrata. Per me è festa! Gesù è risorto... Sì, è risorto veramente ! Che gioia! A differenza del Natale e delle altre feste comandate dal calendario liturgico, la domenica, primo giorno della settimana, è il giorno in cui Gesù è risorto per la nostra giustificazione! Credo che ci siano tutti i criteri per festeggiarlo. È vero che il calendario ebraico non coincide con quello «cristiano» (cattolico, protestante), ma è pur sempre vero che è un giorno in cui posso fare festa, perché Gesù è risorto per me. Non dovrei farlo? Ogni domenica è pasqua? Alla Santa Cena festeggiamo la Pasqua? Non sono felice di fare festa per far sì che gli altri la pensino come me, ma faccio festa perché sono felice che Gesù è risorto per me. {Guerino De Masi; 04-04-2010}

 

Vado in chiesa ogni domenica perché Cristo è risorto il primo giorno della settimana e celebro la sua risurrezione; e questo non m’impedisce di celebrare anche la Pasqua, quella volta all’anno fissata nel calendario, anzi mi da occasione di testimoniare della mia fede. Perché non usiamo le feste già conosciute dalla gente, riempiendole col vero significato? Non condivido i cristiani che non hanno libertà (o è bianco o nero), e che per distinguersi hanno bisogno di essere «contro» qualcosa e non sanno cogliere le giuste occasioni per la gloria di Dio. Buona Pasqua a tutti. Gesù vive. {Antonio Perretta; 04-04-2010}

 

Io sono d’accordo un po’ con tutti! Dio vi benedica! {David Savino; 05-04-2010}

 

Caro fratello Pietro Cruccas, tutti noi conosciamo il significato della Pasqua ebraica, e quella viene festeggiata una volta l’anno. Tutti noi conosciamo il significato della Pasqua per noi credenti nati di nuovo, e anche quello va festeggiato una volta l’anno, sebbene anche ricordato ogni volta che ci avviciniamo consapevolmente ai simboli della Cena del Signore. Perché dire che per i credenti «è Pasqua ogni giorno»? Per i credenti è «festa» ogni giorno, perché Cristo è risorto, ma questa «pasqua» con il Signore Gesù è già avvenuta e Lui stesso ha detto che non celebrerà più la Pasqua fino al giorno del suo ritorno sulla terra in gloria.

     E vorrei che fosse ben chiaro che quest’argomento non lo ritengo un motivo «dottrinale» tale da incrinare un rapporto con un mio fratello! Era soltanto l’occasione per riflettere... {Stefano Frascaro; 05-04-2010}

 

■ Nulla impedisce che gli Ebrei storici pensino all'uscita dall'Egitto personalmente ogni giorno e comunitariamente durante gli incontri sinagogali del sabato. Eppure essi non rinunciano alla celebrazione ufficiale della Pasqua annuale. Le due cose non sono in contrasto fra loro. Per questo anche Paolo poté dire a cristiani gentili riguardo a Cristo nostra Pasqua (= agnello pasquale): «Festeggiamo la festa...». {Nicola Martella}

 

La pasqua è un’occasione d’oro per parlare della notte dell’esodo e della santa cena. I simpatizzanti vanno istruiti sull’argomento. Chi vuol mangiarsi la colomba, lo faccia pure;non diventerà più santo e nemmeno si contaminerà. Vi saluto con affetto… {Volto Di Gennaro; 05-04-2010}

 

 

5. Altre questioni

 

Qui riportiamo aspetti che non c'entrano direttamente col tema. Non capisco perché si abbandonino le questioni concrete e si passi spiritualizzazioni e allegorizzazioni dei fatti concreti, adducendo pure elementi polemici, che non alimentano un confronto pacato e nel merito.

 

Ognuno è libero d’avere il proprio pensiero. Ma cosa facciamo la guerra di religione? La risurrezione non una volta all’anno, quella stabilita, ma ogni qual volta che, a seguito d’una caduta o di un sentimento d’angoscia, (penso che prima o poi capiti a tutti), avviene una ripresa, un rialzamento che ci fa riemergere ed esultare di gioia. Provatemi a dimostrare che sono un eretico. {Pietro Cruccas; 04-04-2010}

 

Caro Pietro Cruccas, non si vuole ne polemizzare e tanto meno fare guerra di religione! L’eresia non sta in queste questioni, anche se non sono da poco le cose messe sul piatto. L’uno da importanza a un giorno l’altro no, diceva Paolo. Così come per il cibo (1 Cor 10; Rom 14) Ma sono d’accordo con Stefano Frascaro, così come Cristo è morto in croce una sola volta per tutte (Ebr 9), credo che sia anche risorto per la mia giustificazione una volta per tutte! (Rom 4,25). Le nostre cadute e il nostro rialzarci danno gloria al Signore per la sua misericordia e la sua fedeltà, ma non penso che lo facciano risorgere. A meno che non conosca il passo della Scrittura, dove sta scritto. In tale caso ti chiedo scusa e... dammene le referenze per favore. Grazie. Dio ti benedica. {Guerino De Masi; 04-04-2010}

 

Guerino, non vuoi fare guerra di religione, però ti manca l’elasticità. Comunque siamo uniti in una sola fede fra persone che sul qualche punto hanno pareri diversi. Sei contento ora? {Pietro Cruccas; 05-04-2010}

 

Sono estremamente dispiaciuto che da una mia riflessione su aspetti secondari sia poi sorta una discussioni con toni non corrispondenti a ciò che Giovanni ci ha insegnato nella sua prima epistola. Il mio commento, caro fratello Pietro Cruccas, non può però che essere diverso dal tuo! {Stefano Frascaro; 05-04-2010}

 

Caro Stefano, sono dispiaciuto che il mio commento t’abbia scosso. Ma la mia citazione che «Pasqua è ogni qualvolta avviene una risalita dopo la caduta», non era inteso in senso letterale, ma in senso figurativo e poetico. Per quanto riguarda tutta la questione concordo con te e col fratello Pietro Calenzo. Sono anche d’accordo che ogni riflessione, per quanto s’abbiano pareri diversi, favorisca il dialogo e l’amore fraterno. {Pietro Cruccas; 05-04-2010}

 

 

6. Aspetti non direttamente connessi al tema

 

Qui di seguito aggiungo quegli aspetti che non affrontano il tema proposto, ma affrontano altre questioni solo lontanamente associate, come gli auguri di buona festività o la questione della domenica quale presunto del giorno del Signore, della ricorrenza della Cena del Signore e cose simili. Tali questioni non sono oggetto di questa discussione qui.

 

Contributo 1: La Pasqua è un evento basilare (oltre al sacrificio sostitutivo di Gesù), sul quale si fonda l’intero cristianesimo. Penso soggettivamente che non sia propedeutico o basilare risalire all’etimologia dell’augurare buona o felice Pasqua o auspicare, mettendo in risalto che siano questi termini di derivazione pagana. Vi sono altri credenti che aborrono solo sentire dire «buona Pasqua» Ognuno sia convinto nella propria coscienza. Secondo la Bibbia, i primi giudei cristiani si recavano nel tempio, ogni giorno, per rammemorare la morte e la resurrezione del Messia e annunciarlo ai giudei. Ma è pur vero, che successivamente la Scrittura ci insegna che si rompeva il pane soltanto il primo giorno della settimana, il giorno della vittoria di Cristo sul peccato, sulla morte e su Satana, la domenica. Vi sono credenti che rompono il pane in tempi ancora più lunghi. Non dividiamoci su questo; il fatto storico, che ha cambiato il corso dell’eternità, è che il Logos eterno umanato, Gesù Messia, dalla pienezza dei tempi in poi, è diventato e sarà sempre la nostra Pasqua eterna. Benedizioni. {Pietro Calenzo; 05-04-2010}

 

Risposta 1: Visto il fatto che alcune frasi erano un po' contorte, ho cercato di rendere al meglio il pensiero del lettore. Sui termini «augurare, auspicare» rimandiamo direttamente all'articolo «Auguri tra incertezze e ideologia».

    Mi limito a fare alcune domande, visto che il resto non rientra in questo tema di discussione; non mi aspetto, quindi, qui delle risposte. È proprio vero che «i primi giudei cristiani si recavano nel tempio, ogni giorno, per rammemorare la morte e la resurrezione del Messia»? È proprio vero che «la Scrittura ci insegna che si rompeva il pane soltanto il primo giorno della settimana»? È vero che «Gesù Messia è diventato e sarà sempre la nostra Pasqua eterna»; significa ciò che possiamo festeggiare o meno la Pasqua annuale? {Nicola Martella}

 

Osservazioni 1: Il commento di Pietro Calenzo chiarisce gli aspetti biblici del problema «pasqua». Ricordiamoci che biblicamente e originariamente è una festa ebraica. Non è una istituzione cristiana. È un evento pasquale, avvenuto una sola volta, non l’istituzione d’una festa annuale. I primi cristiani si comportavano come ha scritto il fratello Pietro Calenzo. Ma non mi sembra che dare gli «auguri» o festeggiare una volta all’anno sia chiaramente biblico. Diciamo che fa parte della tradizione. Pace a tutti. {Pietro Cruccas; 05-04-2010}

 

Risposta 2: Vedo che Pietro Cruccas cerca di trovare delle «crucce» d'appoggio nella parole di Pietro Calenzo. Poi stabilisce che cosa sia «chiaramente biblico» o meno, ma non ha fatto il minimo sforzo per spiegare l'ingiunzione di Paolo: «Anche la nostra Pasqua, ossia Cristo, è stata immolata; quindi, celebriamo la festa...» (1 Cor 5,7s). È probabile che a lui non interessi l'accertamento della verità esegetica contestuale, ma solo affermare un certo suo relativismo culturale. {Nicola Martella}

 

°*°*°*°*°*°*

 

Contributo 2: Per dei credenti nati di nuovo è pasqua ogni giorno, ma dove i credenti nati di nuovo che rompono il pane periodicamente in una assemblea locale, facendone parte attiva, si sentissero di augurare buona pasqua ad altri cristiani biblici, non vi trovo nulla di non scritturale. Certo che se un islamico (e capita!), un ebreo, un membro della religione di massa o un agnostico m’augurano «buona Pasqua», ne approfitterei per domandargli, cosa intendano per «Pasqua». Benedizioni. {Pietro Calenzo; 05-04-2010}

 

Osservazioni 2: A quanto vedo, quando c’è la conoscenza biblica e il buon senso, una questione spinosa trova infine la soluzione. {Pietro Cruccas; 05-04-2010}

 

°*°*°*°*°*°*

 

Contributo 3: Caro Stefano Frascaro, non so se il tuo post di ieri sia per me, ma se così fosse, ti rispondo. Quando dico che per me la mia vera pasqua incominciò il giorno che fui liberato dalla schiavitù del peccato e dura tutta la mia vita, non intendevo che Cristo muore ogni giorno (Gesù è morto una sola volta), bensì che tutta quanta la mia vita è un continuo ricordo; infatti ogni qualvolta vado in preghiera, Lo ringrazio di avermi data questa superna grazia.

     Il fatto che nelle nostre comunità viene rammemorata una volta al mese, il nostro pastore volle così, affinché non diventasse una rutine e alcuni ne perdessero il vero significato. Commemorare l’ultima cena, è un momento solenne e non può essere preso alla leggera. Per quanto mi riguarda, potrei commemorarla ogni giorno e non cambierebbe il significato, ma non tutti abbiamo questa fede.

     La pasqua ebraica è differente dalla nostra, dato che festeggiano questo giorno in senso materiale, visto che passarono dalla schiavitù egiziana alla libertà in senso materiale. Per noi la pasqua è spirituale, visto che siamo passati dalla schiavitù dal peccato alla libertà dello Spirito Santo.

     Un appunto, se noi ricordiamo la festa della repubblica italiana, quando siamo passati dalla monarchia alla repubblica, non significa che ogni giorno abbiamo un referendum, come nel 1948, ma che questo evento è sempre vivo nel nostro cuore. {Mario Tuttobene; 05-04-2010}

 

Risposta 3: Quest'ultimo lettore ripete tesi già dette sopra; tralasciamo qui le questioni riguardo alla ricorrenza della Cena del Signore. Neppure lui prende sul serio l'ingiunzione di 1 Corinzi 5,7s, ma si ferma a spiritualizzare e allegorizzare le questioni. Sembra che le questioni materiali o spirituali costituiscano una presunte differenza sostanziale; faccio notare che l'esodo è stato tanto un fatto storico storico quanto il Golgata, e viceversa, e i fatti si possono commemorare. Riprendendo il mal presentato esempio dell'inizio della Repubblica (potrebbe essere qui similmente l'esodo o il Golgata), faccio notare che, sebbene ognuno di noi possa commemorare tale evento nel suo cuore ogni giorno, ciò non toglie che annualmente esista un giorno particolare denominato «festa della Repubblica»; similmente ciò riguarda il Pesach ebraico e la Pasqua cristiana. {Nicola Martella}

 

 

7. Questioni particolari

 

Contributo 1: Il dubbio genera e contamina di peccato conseguente ogni azione lecita. Io non festeggio, in spirito, la pasqua e nemmeno il natale cattolici. Ma, essendovi entrambe, ne approfitto per stare insieme a fratelli in fede o, secondo i miei desideri, con i familiari: non giudico nessuno per il mangiare e il bere conseguenti. E non accetto «giudizi» da bigotti in salsa evangelica. Da tempo vedo anche i «peccatucci» di più d’uno di noi «credenti», molto più gravi del mangiare e del bere. Anche per questo ho superato certi «scrupoli» relativi al calendario e al cibo.

     Se queste «feste» non vi fossero, nulla mancherebbe alla mia fede in Gesù Cristo, ma non è così: e vivo questi giorni nella più completa libertà spirituale. Nella mia chiesa il pastore, dall’anno scorso, ha cominciato a indire evangelizzazioni «supplementari», per spiegare (?) ai non credenti il valore e il significato della nascita, morte e resurrezione di Gesù. Io reputo inutile questa noiosa (!) ulteriore messa in moto della «propaganda» evangelica. Gli ho già indicato «cosa» renderebbe molto più credibile la nostra testimonianza comunitaria nei restanti 364 giorni del calendario. Se uno tiene alla reputazione del Signore e Maestro, sa come comportarsi: sempre! «Puntare» sui simboli dell’altrui religiosità per «spiegare» come dovrebbero essere, non aiuta la conoscenza del Vangelo di Cristo. Alla fine, affermo convinto, il cattolico medio ha bisogno di vedere un cristianesimo diverso, concreto e biblico; festeggiare o meno dei giorni non cambia la mia reputazione di credente, se siamo solo diversi per queste cose... è meglio se loro rimangono come sono. {Gianni Siena; 06-04-2010}

 

Risposta 1: L’oggetto della lettera del lettore porta il titolo «Discussione utile ma non indispensabile: ognuno sia “convinto” in se stesso». Da una parte, apprezzo la schiettezza di Gianni nel dichiarare le cose di cui è convinto. Dall’altra, vedo che non ha fatto nessuno sforzo per spiegare 1 Corinzi 5,7s nel suo contesto.

     Alla luce di tale verso, mettere Pasqua e Natale nella stessa barca, mi sembra non opportuno. Inoltre vedo in lui uno spirito un po’ gretto e il dente avvelenato, quando spara sul mucchio, parlando di «“giudizi” da bigotti», di «“propaganda” evangelica» e cose simili. Lui ha il diritto di dire «Io non festeggio» o non ho bisogno di «indire evangelizzazioni “supplementari”», ma ciò non significa che sia sbagliato farlo. Chi sa come comportarsi cristianamente sempre, può anche seguire l’ingiunzione di Paolo circa il «celebriamo la festa». Se per tutto l’anno si segue l’ingiunzione di Paolo a Timoteo — «Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo» (2 Tm 4,2) — si può farlo anche a Pasqua, se lo si ritiene giusto.

     Sinceramente avrei preferito un Gianni Siena che si concentrava su 1 Corinzi 5,7s e lo spiegava contestualmente, invece di uno che si è tolto qui qualche sassolino dalle scarpe rispetto a una situazione ecclesiale (quella in cui vive), che la stragrande maggioranza di noi non conosce. {Nicola Martella}

 

°*°*°*°*°*°*

 

Contributo 2: Caro fratello Nicola pace, ti ringrazio per avere ideato un sito così stimolante e istruttivo. Riguardo l’argomento di festeggiare o meno la Pasqua vorrei rivolgerti una domanda: nel libro del Levitico il Signore dice a Mosè che le festività, da Lui elencate, erano feste da fare in eterno: «È una legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete» (Lv 23,14.21). Gesù dice: «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge e i profeti, io sono venuto per portarla a compimento» (Mt 5,17). Questi versetti mi fanno pensare. La Parola di Dio dice di ricordare questa e altre feste, che noi cristiani non festeggiamo; ma è giusto disobbedire a questa sua parola comandata? Personalmente, come molti credenti, ricordo e festeggio in modo semplice questo grandioso evento della resurrezione di Gesù, che ha cambiato il corso della storia e delle nostre vite. Ti ringrazio anticipatamente per la tua attenzione e disponibilità, se mi risponderai ne sarò felice. Il Signore ti benedica grandemente per l’opera che svolgi . Ti saluto nella pace di Gesù… {Sonia Ronzani; 07-04-2010}

 

Risposta 2: Il termine «eterno» nell’attuale eccezione non esiste veramente nell’ebraico, ma `ôlām significa «perpetuo, perenne» ed è sinonimo spesso di «età in età» (o di generazione in generazione). Inoltre, «perpetuo, perenne» intende la continuità di qualcosa (precetto, istituzione, ecc.), fin quando non è sostituita da una cosa migliore. [Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), l’articolo «Perpetuo», pp. 273s.]

     Le feste dell’AT furono comandate agli Ebrei all’interno della teocrazia (cfr. «in tutti i luoghi dove abiterete») ed erano connesse alla storia e alla cultura ebraiche. Inoltre avevano un aspetto predizionale in vista del Messia e del suo regno. In effetti, Gesù ha adempiuto la legge mosaica, quindi anche le feste. La legge mosaica era come un’ombra (Col 2,17; Eb 7,19; 10,1), che preannunciava la luce, e come un precettore in vista della maggiore età (Gal 3,24s); il loro compito è terminato con l’avvento di Cristo.

     Nel concilio di Gerusalemme (At 15), ai credenti gentili non fu imposta la legge mosaica né l’osservanza di feste giudaiche. Paolo si scagliò con veemenza contro coloro che volevano far giudaizzare i cristiani gentili, facendo loro osservare i giorni prestabiliti del calendario liturgico del giudaismo (Gal 4,10s; Col 2,16s).

     Nelle chiese di Roma c’erano cristiani sia giudei, sia gentili; Paolo insegnò loro il rispetto reciproco riguardo a chi osservava giorni particolari (ossia i cristiani giudei) e a chi non aveva tale costume (ossia i cristiani gentili; Rm 14). Detto questo, nel NT l’unica festa giudaica reinterpretata cristologicamente e ingiunta ai credenti gentili è appunto la Pasqua (1 Cor 5,7s), poiché è strettamente connessa all’istituzione del nuovo patto (ultima Pasqua di Gesù) e alla crocifissione del Signore.

     Delle altre feste nelle epistole non si parla come di una convenzione delle chiese gentili, introdotta dagli apostoli e praticata dalle chiese. Di là dai gusti personali, facciamo bene ad attenerci a ciò che è espressamente comandato. {Nicola Martella}

 

Il sorriso pasquale {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Celebrare_Pasqua_OiG.htm

03-04-2010; Aggiornamento: 08-04-2010

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce