Come seguaci di Gesù Cristo, rispettosi delle nuovo
patto e di quanto da Lui ha istituito in esso, dobbiamo, quindi, celebrare la
Pasqua
annuale? E, se sì, quale Pasqua? Come celebrare una Pasqua neotestamentaria e
cristocentrica?
La Pasqua ebraica (Pesach o Passah) rammemorava
il passaggio dell’angelo distruttore in Egitto e la salvaguardia delle famiglie,
i cui stipiti erano stati cosparsi di sangue dell’agnello pasquale (era della
fattispecie del «sacrificio di pace» o (inter-)familiare). Essa coincideva pure
con la partenza dall’Egitto verso la terra promessa.
La
Pasqua cristiana commemora la morte vicaria di Cristo, «l’Agnello di Dio»,
per la salvezza di chiunque crede, lo spogliamento di principati e potestà e
l’istituzione del nuovo patto. È una commemorazione che guarda altresì in
avanti, al secondo avvento del Messia (parusia).
Ho avuto uno scambio privato con un caro fratello, che riporto solo con
le iniziali (Stefano Frascaro: SF). Eccovi degli stralci per avviare la
discussione.
■ SF: Ho un dubbio «esegetico»: Ma noi la
Pasqua la «festeggiamo» o la «ricordiamo»?
■ NM: È scritto: «Anche la nostra Pasqua,
ossia Cristo, è stata immolata; quindi, celebriamo la festa...» (1 Corinzi
5,7s). «Celebriamo...?». Celebriamo!
■ SF: Quindi «celebriamo» e non festeggiamo!?
■ NM: «Celebriamo» è più che «festeggiamo», quindi non solo non lo
esclude, ma lo include. È l’unica festa esplicitamente comandata nel NT!
Dovremmo mancare proprio quella?
■ SF: Sì, leggevo sul dizionario che «celebrare» è sinonimo di
«festeggiare una celebrazione sacra». Però riportava il «celebrare» come «rito»,
quindi tecnicamente noi «festeggiamo un rito». Lo so, sono elucubrazioni e
godiamoci invece che il Cristo è risorto! Io, da parte mia, «festeggio e
celebro» quest’evento!
■ NM: La prima Pasqua della nuova economia del NT corrisponde all’ultima
Pasqua del Messia, quando istituì il nuovo patto! Inoltre, il primo
giorno della settimana dopo Pasqua, Gesù risuscitò e tornò quindi a
essere vivente. Egli è così il garante d’un patto migliore! Il suo sacrificio è
irrepetibile, essendo Egli vivente e sufficiente a garantire la salvezza. Ci
sono motivi sufficienti per celebrare biblicamente la Pasqua e per
festeggiare insieme come comunità del nuovo patto che attende il Signore Gesù
Messia!
La Pasqua cristiana
non è un mero rito celebrativo, ma una partecipazione attiva alla vita,
alla morte, al seppellimento, alla risurrezione e alla glorificazione del
Signore Gesù («simultaneità con Cristo»). È un rammemorare attivo del tipo: io
ero là in Cristo! «Sono stato
crocifisso con Cristo, e non sono
più io che vivo, ma è Cristo che vive in
me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di
Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me» (Galati 2,20). {Nicola
Martella}
2. Le tesi relativiste sulla Pasqua
▲
■
La nostra Pasqua, cioè Cristo, io la celebro
tutti i giorni nella mia vita, perché Lui è morto e risorto per me, e io
vivo in Lui e per Lui; e ogni giorno
io aspetto il suo ritorno! {Angela Morana; 04-04-2010}
■
Noi gentili ricordiamo e festeggiamo la
pasqua, il primo giorno della settimana... {Manlio Muscarella;
04-04-2010}
■
Caro Nicola, io sono tra quelli che la Pasqua la festeggia ogni volta che
celebriamo la Santa Cena. La Pasqua tradizionale annuale la ritengo una
formalità inutile. Non faccio polemiche e m’adeguo in silenzio. Ma dato che
tu mi dai l’opportunità, mi sento libero di dire a voce alta che sono contro
ogni formalità. Ogni giorno Cristo risorge nel mio cuore. Poi sono anche
d’accordo con Manlio sul fatto di celebrarla in ogni culto settimanale. {Pietro
Cruccas; 04-04-2010}
■
La Pasqua e ogni altra festa comandata per me non hanno alcun significato
per ciò che potrebbero rappresentare, guarda caso solo una volta l’anno; ma sono
contento che ci siano, perché sono delle buone occasione di potere stare in
famiglia. La mia vera Pasqua, incominciò il giorno che fui chiamato alla
salvezza e dura tutta la mia vita, ed è del continuo nei miei pensieri.
Non potrò mai dimenticare il mio «passaggio» dalla schiavitù del peccato, che mi
conduceva alla morte, alla libertà verso la vita eterna. In quanto alla
commemorazione, la celebriamo una volta al mese, durante la santa cena,
quando rammemoriamo la passione di Cristo. Secondo me, c’è anche da dire la
stranezza di come venne istituita dal cattolicesimo, visto che viene
festeggiata prima la pasqua e poi il «passaggio» dell’angelo. Forse volevano
festeggiare l’angelo, che annuncia alle donne, che Gesù era risorto, ma se così
fosse la resurrezione e l’annunciazione avviene nello stesso giorno, perché la
pasquetta? {Mario Tuttobene; 04-04-2010}
3. Osservazioni e obiezioni alle tesi relativiste sulla Pasqua
▲
Anche nelle chiese del primo secolo i credenti vivevano giorno per giorno per il
Signore, in vista della sua attesa. Anche in esse veniva celebrata la Cena del
Signore, sebbene non è comandata
esplicitamente una chiara cadenza al riguardo nelle epistole; ma non è di questo
che vogliamo parlare. Nonostante ciò, Paolo comandò quanto segue a una chiesa
costituita in massima parte di
cristiani gentili:
«Anche la
nostra Pasqua, ossia Cristo, è stata immolata;
quindi, celebriamo la festa...
» (1 Corinzi 5,7s). Non mi sembra che i fautori delle tesi relativistiche
abbiano dato una sufficiente e probatoria spiegazione esegetica contestuale a
tale testo. {Nicola Martella}
■
«Ogni giorno Cristo risorge nel mio cuore...»: mi sa tanto di
frase fatta che si sente in ambienti religiosi ecumenici. Lo stesso dicasi
di frasi come «in Cristo e per Cristo...» e molte espressioni che loro sì,
suonano alle mie orecchie come
formalismi ritualieggianti di tradizioni anche evangeliche. A parte il fatto
che ci viene data un’opportunità meravigliosa di
testimoniare di Cristo con ogni strumento (sto pensando ai culti evangelici
- protestanti che si possono seguire in RAI), dovremmo saper approfittarne
e non allinearci alla comune piatta tradizione che snatura la Pasqua eclissando
l’opera e la persona del Cristo Gesù morto e risorto per la nostra
giustificazione il terzo giorno (Rm 4,25). {Guerino De Masi; 04-04-2010}
■
Dire che Cristo risorge ogni giorno nel mio cuore indica che ogni giorno
viene anche crocifisso. No, Cristo è stato inchiodato
una sola volta sul legno e una sola volta è risorto. E io festeggio,
celebro e gioisco di quell’unica volta, una volta l’anno! Con la Cena del
Signore ricordo, questo sì, il suo sacrificio — ogni domenica, ogni mese od ogni
qualvolta venga amministrata. {Stefano Frascaro; 04-04-2010}
4. Le tesi probabilistiche sulla Pasqua annuale
▲
Chiaramente quanto qui segue si aggiunge alla obiezioni espresse nel punto
precedente.
■
Sì, la Pasqua è l’unica festa
con data «certa» che per il cristiano si degna d’essere celebrata. Per me è
festa! Gesù è risorto... Sì, è risorto veramente ! Che gioia! A differenza del
Natale e delle altre feste comandate dal calendario liturgico, la domenica,
primo giorno della settimana, è il giorno in cui Gesù è risorto per la nostra
giustificazione! Credo che ci siano tutti i criteri per festeggiarlo. È vero che
il
calendario ebraico non coincide con quello «cristiano» (cattolico,
protestante), ma è pur sempre vero che è un giorno in cui posso fare festa,
perché Gesù è risorto per me. Non dovrei farlo? Ogni domenica è pasqua? Alla
Santa Cena festeggiamo la Pasqua? Non sono felice di fare festa per far sì che
gli altri la pensino come me, ma faccio festa perché sono felice che Gesù è
risorto per me. {Guerino De Masi; 04-04-2010}
■
Vado in chiesa ogni domenica perché Cristo è risorto il primo giorno della
settimana e celebro la sua risurrezione; e questo non m’impedisce di
celebrare anche la Pasqua, quella volta all’anno fissata nel calendario, anzi mi
da occasione di testimoniare
della mia fede. Perché non usiamo le feste già conosciute dalla gente,
riempiendole col vero significato? Non condivido i cristiani che non hanno
libertà (o è bianco o nero), e che per distinguersi hanno bisogno di essere
«contro» qualcosa e non sanno cogliere le giuste occasioni per la
gloria di Dio. Buona Pasqua a tutti. Gesù vive. {Antonio Perretta; 04-04-2010}
■
Io sono d’accordo un po’ con tutti! Dio vi benedica! {David Savino; 05-04-2010}
■
Caro fratello Pietro Cruccas, tutti noi conosciamo il significato della
Pasqua ebraica, e quella viene festeggiata una
volta l’anno. Tutti noi conosciamo il significato della Pasqua per noi
credenti nati di nuovo, e anche quello va festeggiato una volta l’anno,
sebbene anche ricordato ogni volta che ci avviciniamo consapevolmente ai simboli
della Cena del Signore. Perché dire che per i credenti «è Pasqua ogni giorno»?
Per i credenti è «festa» ogni giorno, perché Cristo è risorto, ma questa
«pasqua» con il Signore Gesù è già avvenuta e Lui stesso ha detto che non
celebrerà più la Pasqua fino al giorno del suo ritorno sulla terra in
gloria.
E vorrei che
fosse ben chiaro che quest’argomento non lo ritengo un motivo «dottrinale» tale
da incrinare un rapporto con un mio fratello! Era soltanto l’occasione per
riflettere... {Stefano Frascaro; 05-04-2010}
■ Nulla impedisce che gli Ebrei storici pensino all'uscita dall'Egitto
personalmente ogni giorno e comunitariamente durante gli incontri sinagogali del
sabato. Eppure essi non rinunciano alla celebrazione ufficiale della Pasqua
annuale. Le due cose non sono in contrasto
fra loro. Per questo anche Paolo poté dire a cristiani gentili riguardo a Cristo
nostra Pasqua (= agnello pasquale): «Festeggiamo la festa...».
{Nicola Martella}
■
La pasqua è un’occasione d’oro per parlare
della notte dell’esodo e della santa cena. I simpatizzanti vanno istruiti
sull’argomento. Chi vuol mangiarsi la colomba, lo faccia pure;non diventerà più
santo e nemmeno si contaminerà. Vi saluto con affetto… {Volto Di Gennaro;
05-04-2010}
5. Altre questioni
▲
Qui riportiamo aspetti che non c'entrano direttamente col tema. Non capisco
perché si abbandonino le questioni concrete e si passi spiritualizzazioni e
allegorizzazioni dei fatti concreti, adducendo pure elementi polemici, che non
alimentano un confronto pacato e nel merito.
■
Ognuno è libero d’avere il proprio pensiero. Ma cosa facciamo la guerra di
religione? La risurrezione non una volta all’anno, quella stabilita, ma ogni
qual volta che, a seguito d’una caduta o di un sentimento d’angoscia, (penso che
prima o poi capiti a tutti), avviene una ripresa, un rialzamento che ci fa
riemergere ed esultare di gioia. Provatemi a dimostrare che sono un eretico.
{Pietro Cruccas; 04-04-2010}
■
Caro Pietro Cruccas, non si vuole ne polemizzare e tanto meno fare guerra di
religione! L’eresia non sta in queste questioni, anche se non sono da poco le
cose messe sul piatto. L’uno da importanza a un giorno l’altro no, diceva
Paolo. Così come per il cibo (1 Cor 10; Rom 14) Ma sono d’accordo con Stefano
Frascaro, così come Cristo è morto in croce una sola volta per tutte (Ebr
9), credo che sia anche risorto per la mia giustificazione una volta per tutte!
(Rom 4,25). Le nostre cadute e il nostro rialzarci danno gloria al
Signore per la sua misericordia e la sua fedeltà, ma non penso che lo facciano
risorgere. A meno che non conosca il passo della Scrittura, dove sta scritto. In
tale caso ti chiedo scusa e... dammene le referenze per favore. Grazie. Dio ti
benedica. {Guerino De Masi; 04-04-2010}
■
Guerino, non vuoi fare guerra di religione, però ti manca
l’elasticità. Comunque siamo uniti in una sola fede fra persone che sul
qualche punto hanno pareri diversi. Sei contento ora? {Pietro Cruccas;
05-04-2010}
■
Sono estremamente dispiaciuto che da una mia riflessione su aspetti secondari
sia poi sorta una discussioni con toni non corrispondenti a ciò che
Giovanni ci ha insegnato nella sua prima epistola. Il mio commento, caro
fratello Pietro Cruccas, non può però che essere diverso dal tuo! {Stefano
Frascaro; 05-04-2010}
■
Caro Stefano, sono dispiaciuto che il mio commento t’abbia scosso. Ma la
mia citazione che «Pasqua è ogni qualvolta avviene una risalita dopo la caduta»,
non era inteso in senso letterale, ma in
senso figurativo e poetico. Per quanto riguarda tutta la questione
concordo con te e col fratello Pietro Calenzo. Sono anche d’accordo che ogni
riflessione, per quanto s’abbiano pareri diversi, favorisca il dialogo e
l’amore fraterno. {Pietro Cruccas; 05-04-2010}
6. Aspetti non direttamente connessi al tema
▲
Qui di seguito aggiungo quegli aspetti che non affrontano il tema proposto, ma
affrontano altre questioni solo lontanamente associate, come gli auguri di buona
festività o la questione della domenica quale presunto del giorno del Signore,
della ricorrenza della Cena del Signore e cose simili. Tali questioni non
sono oggetto di questa discussione qui.
■ Contributo 1:
La Pasqua è un evento basilare (oltre al sacrificio sostitutivo di Gesù), sul
quale si fonda l’intero cristianesimo. Penso soggettivamente che non sia
propedeutico o basilare risalire all’etimologia dell’augurare buona o
felice Pasqua o
auspicare, mettendo in risalto che siano questi termini di derivazione
pagana. Vi sono altri credenti che aborrono solo sentire dire «buona Pasqua»
Ognuno sia convinto nella propria coscienza. Secondo la Bibbia, i primi giudei
cristiani si recavano nel tempio, ogni giorno, per rammemorare la morte e
la resurrezione del Messia e annunciarlo ai giudei. Ma è pur vero, che
successivamente la Scrittura ci insegna che si rompeva il pane
soltanto il primo giorno della settimana, il giorno della vittoria di Cristo
sul peccato, sulla morte e su Satana, la domenica. Vi sono credenti che rompono
il pane in tempi ancora più lunghi. Non dividiamoci su questo; il fatto
storico, che ha cambiato il corso dell’eternità, è che il Logos eterno umanato,
Gesù Messia, dalla pienezza dei tempi in poi, è diventato e sarà sempre la
nostra Pasqua eterna. Benedizioni. {Pietro Calenzo; 05-04-2010}
▬
Risposta 1: Visto il fatto che alcune frasi erano un po'
contorte, ho cercato di rendere al meglio il pensiero del lettore. Sui termini «augurare,
auspicare» rimandiamo direttamente all'articolo «Auguri
tra incertezze e ideologia».
Mi limito a fare alcune domande, visto che il resto non rientra in questo
tema di discussione; non mi aspetto, quindi, qui delle risposte. È proprio vero
che «i primi giudei cristiani si recavano nel tempio, ogni giorno, per
rammemorare la morte e la resurrezione del Messia»? È proprio vero che «la
Scrittura ci insegna che si rompeva il pane soltanto il primo giorno
della settimana»? È vero che «Gesù Messia è diventato e sarà sempre la nostra
Pasqua eterna»; significa ciò che possiamo festeggiare o meno la Pasqua annuale?
{Nicola Martella}
▬
Osservazioni 1:
Il commento di Pietro Calenzo chiarisce gli
aspetti biblici del problema «pasqua». Ricordiamoci che biblicamente e
originariamente è una festa ebraica. Non è una istituzione cristiana. È un
evento pasquale, avvenuto una sola volta, non l’istituzione d’una festa annuale.
I primi cristiani si comportavano come ha scritto il fratello Pietro Calenzo. Ma
non mi sembra che dare gli «auguri» o festeggiare una volta all’anno sia
chiaramente biblico. Diciamo che fa parte della tradizione. Pace a tutti.
{Pietro Cruccas; 05-04-2010}
▬
Risposta 2: Vedo che Pietro
Cruccas cerca di trovare delle «crucce» d'appoggio nella parole di
Pietro Calenzo. Poi stabilisce che cosa sia
«chiaramente biblico» o meno, ma non ha
fatto il minimo sforzo per spiegare l'ingiunzione di Paolo:
«Anche la nostra Pasqua, ossia Cristo, è stata immolata; quindi, celebriamo
la festa...» (1 Cor 5,7s). È probabile che a lui non interessi
l'accertamento della verità esegetica contestuale, ma solo affermare un certo
suo relativismo culturale.
{Nicola Martella}
°*°*°*°*°*°*
■ Contributo
2: Per dei credenti nati di nuovo è pasqua
ogni giorno, ma dove i credenti nati di nuovo che rompono il pane
periodicamente in una assemblea locale, facendone parte attiva, si sentissero di
augurare buona pasqua ad altri cristiani biblici, non vi trovo nulla di non
scritturale. Certo che se un islamico (e capita!), un ebreo, un membro della
religione di massa o un agnostico
m’augurano «buona Pasqua», ne approfitterei per domandargli, cosa
intendano per «Pasqua». Benedizioni. {Pietro Calenzo; 05-04-2010}
▬
Osservazioni 2: A quanto vedo, quando c’è la conoscenza biblica e il buon
senso, una questione spinosa trova infine la soluzione. {Pietro Cruccas;
05-04-2010}
°*°*°*°*°*°*
■ Contributo 3: Caro
Stefano Frascaro, non so se il tuo post di ieri sia per me, ma se così fosse, ti
rispondo. Quando dico che per me la mia vera pasqua incominciò il giorno che fui
liberato dalla schiavitù del peccato e dura tutta la mia vita, non
intendevo che Cristo muore ogni giorno (Gesù è morto una sola volta), bensì che
tutta quanta la mia vita è un continuo ricordo; infatti ogni qualvolta vado in
preghiera, Lo ringrazio di avermi data questa superna grazia.
Il fatto che nelle nostre comunità viene rammemorata una volta al mese,
il nostro pastore volle così, affinché non diventasse una rutine e alcuni ne
perdessero il vero significato. Commemorare l’ultima cena, è un momento solenne
e non può essere preso alla leggera. Per quanto mi riguarda, potrei commemorarla
ogni giorno e non cambierebbe il significato, ma non tutti abbiamo questa fede.
La pasqua ebraica è differente dalla nostra, dato che festeggiano questo
giorno in senso materiale, visto che passarono dalla schiavitù egiziana alla
libertà in senso materiale. Per noi la pasqua è spirituale, visto che
siamo passati dalla schiavitù dal peccato alla libertà dello Spirito Santo.
Un appunto,
se noi ricordiamo la
festa della repubblica italiana, quando siamo passati dalla monarchia
alla repubblica, non significa che ogni giorno abbiamo un referendum, come nel
1948, ma che questo evento è sempre vivo nel nostro cuore. {Mario Tuttobene;
05-04-2010}
▬
Risposta 3: Quest'ultimo lettore ripete tesi già dette sopra;
tralasciamo qui le questioni riguardo alla ricorrenza della Cena del Signore.
Neppure lui prende sul serio l'ingiunzione di
1 Corinzi 5,7s, ma si ferma a spiritualizzare e allegorizzare le questioni.
Sembra che le questioni materiali o spirituali costituiscano una presunte
differenza sostanziale; faccio notare che l'esodo è stato tanto un fatto storico
storico quanto il Golgata, e viceversa, e i fatti si possono commemorare.
Riprendendo il mal presentato esempio dell'inizio della Repubblica (potrebbe
essere qui similmente l'esodo o il Golgata), faccio notare che, sebbene ognuno
di noi possa commemorare tale evento nel suo cuore ogni giorno, ciò non toglie
che annualmente esista un giorno particolare denominato «festa della
Repubblica»; similmente ciò riguarda il Pesach ebraico e la Pasqua cristiana.
{Nicola Martella}
7. Questioni particolari
▲
■ Contributo 1: Il
dubbio genera e contamina di peccato conseguente ogni azione lecita. Io non
festeggio, in spirito, la pasqua e nemmeno il natale cattolici. Ma,
essendovi entrambe, ne approfitto
per stare insieme a fratelli in fede o, secondo i miei desideri, con i
familiari: non giudico nessuno per il mangiare e il bere conseguenti. E non
accetto «giudizi» da bigotti in salsa evangelica. Da tempo vedo anche i
«peccatucci» di più d’uno di noi «credenti», molto più gravi del mangiare e del
bere. Anche per questo ho superato certi «scrupoli» relativi al calendario e al
cibo.
Se queste «feste» non vi fossero, nulla mancherebbe alla mia fede in Gesù
Cristo, ma non è così: e vivo questi giorni nella più completa libertà
spirituale. Nella mia chiesa il pastore, dall’anno scorso, ha cominciato a
indire
evangelizzazioni «supplementari», per spiegare (?) ai non credenti il valore
e il significato della nascita, morte e resurrezione di Gesù. Io reputo inutile
questa noiosa (!) ulteriore messa in moto della «propaganda» evangelica.
Gli ho già indicato «cosa» renderebbe molto più credibile la nostra
testimonianza comunitaria nei restanti 364 giorni del calendario. Se uno tiene
alla reputazione del Signore e Maestro, sa come comportarsi: sempre!
«Puntare» sui simboli dell’altrui religiosità per «spiegare» come dovrebbero
essere, non aiuta la conoscenza del Vangelo di Cristo. Alla fine, affermo
convinto, il cattolico medio ha bisogno di vedere un cristianesimo diverso,
concreto e biblico; festeggiare o meno dei giorni non cambia la mia reputazione
di credente, se siamo solo diversi per queste cose... è meglio se loro rimangono
come sono. {Gianni Siena; 06-04-2010}
▬
Risposta 1: L’oggetto della lettera del lettore porta il titolo
«Discussione utile ma non indispensabile: ognuno sia “convinto” in se stesso».
Da una parte, apprezzo la schiettezza di Gianni nel dichiarare le cose di
cui è convinto. Dall’altra, vedo che non ha fatto nessuno sforzo per
spiegare 1 Corinzi 5,7s
nel suo contesto.
Alla luce di tale verso,
mettere Pasqua e Natale nella stessa barca, mi sembra non opportuno.
Inoltre vedo in lui uno spirito un po’ gretto e il dente avvelenato,
quando spara sul mucchio, parlando di «“giudizi” da bigotti», di
«“propaganda” evangelica» e cose simili. Lui ha il diritto di dire «Io non
festeggio» o non ho bisogno di «indire evangelizzazioni “supplementari”», ma ciò
non significa che sia sbagliato farlo. Chi sa come comportarsi cristianamente
sempre, può anche seguire l’ingiunzione di Paolo circa il «celebriamo
la festa». Se per tutto l’anno si segue l’ingiunzione di Paolo a Timoteo
— «Predica la Parola,
insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande
pazienza e sempre istruendo» (2 Tm 4,2) — si può farlo anche a Pasqua, se lo
si ritiene giusto.
Sinceramente
avrei preferito un Gianni Siena che si concentrava su
1 Corinzi 5,7s e lo spiegava
contestualmente, invece di uno che si è tolto qui qualche sassolino dalle
scarpe rispetto a una situazione ecclesiale (quella in cui vive), che la
stragrande maggioranza di noi non conosce.
{Nicola Martella}
°*°*°*°*°*°*
■ Contributo 2: Caro
fratello Nicola pace, ti ringrazio per avere ideato un sito così stimolante e
istruttivo. Riguardo l’argomento di festeggiare o meno la Pasqua vorrei
rivolgerti una domanda: nel libro del Levitico il Signore dice a Mosè che le
festività, da Lui elencate, erano feste da fare in eterno: «È una
legge perenne di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete»
(Lv 23,14.21). Gesù dice: «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge
e i profeti, io sono venuto per portarla a compimento» (Mt 5,17). Questi
versetti mi fanno pensare. La Parola di Dio dice di ricordare questa e altre
feste, che noi cristiani non festeggiamo; ma è giusto disobbedire a questa
sua parola comandata? Personalmente, come molti credenti, ricordo e festeggio in
modo semplice questo grandioso evento della resurrezione di Gesù, che ha
cambiato il corso della storia e delle nostre vite. Ti ringrazio anticipatamente
per la tua attenzione e disponibilità, se mi risponderai ne sarò felice. Il
Signore ti benedica grandemente per l’opera che svolgi . Ti saluto nella pace di
Gesù… {Sonia Ronzani; 07-04-2010}
▬
Risposta 2: Il termine «eterno» nell’attuale eccezione non
esiste veramente nell’ebraico, ma `ôlām significa «perpetuo, perenne» ed
è sinonimo spesso di «età in età» (o di generazione in generazione). Inoltre,
«perpetuo, perenne» intende la continuità di qualcosa (precetto, istituzione,
ecc.), fin quando non è sostituita da una cosa migliore. [Per l’approfondimento
si veda in Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma
2002), l’articolo «Perpetuo», pp. 273s.]
Le feste dell’AT furono comandate agli Ebrei all’interno della teocrazia
(cfr. «in tutti i luoghi dove abiterete») ed erano connesse alla storia e
alla cultura ebraiche. Inoltre avevano un aspetto predizionale in vista del
Messia e del suo regno. In effetti, Gesù ha adempiuto la legge mosaica,
quindi anche le feste. La legge mosaica era come un’ombra
(Col 2,17; Eb 7,19; 10,1), che preannunciava la luce, e come un precettore
in vista della maggiore età (Gal 3,24s); il loro compito è terminato con
l’avvento di Cristo.
Nel concilio di Gerusalemme (At 15), ai credenti gentili non fu imposta
la legge mosaica né l’osservanza di feste giudaiche. Paolo si scagliò con
veemenza contro coloro che volevano far
giudaizzare i cristiani gentili, facendo loro osservare i giorni
prestabiliti del calendario liturgico del giudaismo (Gal 4,10s; Col 2,16s).
Nelle chiese di Roma c’erano cristiani sia giudei, sia gentili; Paolo insegnò
loro il rispetto reciproco riguardo a chi osservava giorni particolari
(ossia i cristiani giudei) e a chi non aveva tale costume (ossia i cristiani
gentili; Rm 14). Detto questo, nel NT l’unica festa giudaica reinterpretata
cristologicamente e ingiunta ai credenti gentili è appunto la Pasqua (1
Cor 5,7s), poiché è strettamente connessa all’istituzione del nuovo patto
(ultima Pasqua di Gesù) e alla crocifissione del Signore.
Delle altre feste nelle epistole non si parla come di una convenzione
delle chiese gentili, introdotta dagli apostoli e praticata dalle chiese. Di là
dai gusti personali, facciamo bene ad attenerci a ciò che è espressamente
comandato. {Nicola Martella}
►
Il sorriso pasquale {Nicola Martella} (T)