Nell’articolo «Battesimo e dintorni» abbiamo detto che ogni neofita fa bene a camminare con la
comunità, in cui è venuto alla fede, e a seguire i consigli dei suoi conduttori.
Questi ultimi sono, in genere, molto più lungimiranti e sanno quale sia il bene
dei credenti. Abbiamo visto anche i seguenti aspetti:
■ 1. Un
corso di discepolato di base è essenziale per ogni neofita.
■ 2. In una comunità sono i conduttori, che conoscono al meglio le anime,
che vengono al Signore, e che hanno il dovere di consigliare e di guidare i
neofiti; i conduttori di altre comunità farebbero bene a usare discrezione verso
tali neo-credenti.
■ 3. In molti brani del NT si parla di conversione, di ammaestramento e di
battesimo, ma era impensabile la partecipazione alla Cena del Signore
prima di tutto ciò. Quest’ultima era solo per chi era entrato nel nuovo patto,
il cui segno incontrovertibile era appunto il battesimo.
Tutto ciò l’abbiamo
approfondito anche sul piano teologico, esaminando in senso esegetico
anche alcuni brani critici (p.es. Mt 28; At 8,5-25.26-39; 16,27-40; Rm 4), per
capirne il reale significato. La risposta alle ulteriori domande poste dai
lettori nella discussione, che segue, e gli interventi qualificati di altri
credenti aiutano a mettere viepiù a fuoco il quadro generale e ad approfondire
aspetti particolari.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
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I contributi sul tema ▲
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1. {Vincenzo
Russillo}
▲
■
Contributo:
Avrei una domanda in merito, mi spiego: in Atti 8 Filippo espose all’eunuco
le basi della fede e poi lo battezzò (Atti 8,38). Viene altresì detto sempre in
Atti 8,12: «Ma quando ebbero creduto a Filippo, che portava loro il lieto
messaggio del regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, furono battezzati, uomini e
donne». Trovo corretto che ci sia lo scandire di un tempo adeguato,
sopratutto perché vi deve essere una cura pastorale o comunque vi sono
situazioni particolari (convivenze, persone con dipendenze ecc.). Mi piacerebbe
però avere una tua
chiarificazione in merito a queste due situazioni, nel libro degli Atti.
{15-05-2013}
▬
Nicola Martella:
Tali due brani non presentano particolari problemi né sono in contraddizione con
quanto detto nell’articolo. Si tratta di due distinti episodi narrativi. Invece
di rispondere io, ti pongo delle domande, cosicché tu stesso possa
rispondervi:
■ Filippo e i Samaritani (At 8,5-25): ▪ 1. Chi erano i Samaritani?
Avevano la Scrittura? Conoscevano il Dio dei Giudei? ▪ 2. Per annunziare la
Parola e operare miracoli fra i Samaritani, passò poco tempo? (vv. 5ss). ▪ 3. La
questione con Simone il Mago richiese poco tempo per lo scontro e il chiarimento
biblico? (vv. 9ss). ▪ 4. Il battesimo avvenne in fretta, dopo un insegnamento
superficiale e veloce? (vv. 12s). ▪ 5. La questione atavica da dove provenisse
la salvezza, se dai Samaritani o dai Giudei, come fu risolta, visto che la fede
dei Samaritani non produsse la rigenerazione mediante lo Spirito Santo,
nonostante il battesimo? (vv. 14-17). Da dove provennero gli apostoli e quanto
tempo ci volle perché le notizie arrivassero a Gerusalemme, la chiesa decidesse
e mandasse Pietro e Giovanni? Quante cose dovettero ancora spiegare e insegnare
gli apostoli ai Samaritani, perché le capissero? (cfr. Anche v. 25). ▪ 6.
L’episodio con Simone il Mago (sebbene anche lui credette e ricevette
l’imposizione delle mani, non successe nulla!) mostra che fu un periodo
abbastanza breve di catechesi e insegnamento? (vv. 18-24). ▪ 7. Da questo fatto
storico particolare e abbastanza contorto (probabilmente superò anche le
capacità e le forze di Filippo) dovremmo trarre per forza degli insegnamenti
dottrinali o dovremmo basarci su brani più chiari e didattici, tratti dalle
epistole?
■ Filippo e l’eunuco (At 8,26-39): ▪ 1. Tale ministro etiope da dove
veniva al momento? Perché? (vv. 26s). ▪ 2. Per avere in mano il rotolo d’Isaia,
a che religione apparteneva? (v. 28). ▪ 3. Filippo dovette cominciare da zero
con lui (vv. 29ss) o l’eunuco aveva già delle basi dottrinali, per fare una
domanda del genere (v. 34)? ▪ 4. Filippo gli diede un’infarinata generale o gli
diede un insegnamento di base? (v. 35). ▪ 5. Perché l’eunuco ponesse lui la
questione dell’immersione in acqua, che tipo d’istruzione ricevette da Filippo?
(vv. 36ss). ▪ 6. L’autore mise dei limiti di tempo a tale incontro e a tale
discepolato di base, che portò al battesimo?
Rispondi tu stesso alle domande e trai tu stesso le conclusioni. Buono studio e
buon discernimento!
■
Vincenzo Russillo: I
Samaritani erano d’origine semi-pagana (2 Re 17,24-29), professavano un
giudaismo corrotto, aspettavano il Messia (Gv 4,25). Filippo predica loro
che il Messia è Gesù. Quanto a Simon Mago non sappiamo, se fosse giudeo o
samaritano. Quanto all’arco temporale, non abbiamo indicazioni
specifiche, ma è presumibili di un ampio periodo perché Filippo si fermò in quel
luogo ed essi videro miracoli; e inoltre, per risolvere, la questione fu inviato
Pietro [con Giovanni, N.d.R.] da Gerusalemme. Non sono risposte esaustive, però
voglio rispondere più approfonditamente all’ultima parte: «Ahimè, sono stato
frettoloso e devo guardare il contesto, come mi hai insegnato!». Ora
i pezzi del puzzle tornano al proprio posto. Grazie, Nicola, per questi
insegnamenti di grande edificazione! {15-05-2013}
2. {Eliseo
Callegari}
▲
Grazie, Nicola, per
la precisazione di attualità. Questo comportamento degli anziani di origine
della ragazza consente ai membri di chiesa d’imparare la sottomissione
all’autorità e che decisioni di rilevanza spirituale vadano sottomesse ai
«propri» anziani. Lontano dal pensare che possa essere il caso della ragazza e
della chiesa d’accoglienza in questione, non dobbiamo dimenticare il proliferare
di «alternative» attuali alla vita di chiesa apostolica: ▪ 1. la
transumanza o pendolarismo; ▪ 2. la multifrequenza (frequentare
abitualmente più chiese per cercare o qua o là accondiscendenza); ▪ 3. e, non di
meno, importanza la chiesa «virtuale» via Internet la quale, tra l’altro,
non è sottomessa ad alcuna verifica di anziani per la sana dottrina, ma serve
solo a dare una parvenza di spiritualità a quei credenti, che dicono di non
riuscire a trovarsi in armonia con le persone fisiche di una chiesa locale.
Per far fronte a tutto ciò, è importante insegnare e imparare la sottomissione
alla chiesa d’origine. Un tempo vi era altresì la pratica di spostarsi con una
lettera di «raccomandazione» della chiesa locale, il che non sarebbe male
riprendere. {15-05-2013}
3. {Andrea
Belli}
▲
■
Contributo:
Condivido le riflessioni di Nicola. Un’altra cosa da sottolineare è che a quei
tempi chi diceva di aver creduto in Cristo e desiderava battezzarsi, ci si
poteva fidare in quanto subito si era «schedati» come cristiani e
pertanto perseguitati. Oggi, il contesto è completamente cambiato e con
molta facilità si afferma di aver creduto in Cristo, senza che ci sia stata
una vera e propria rigenerazione {15-05-2013}
▬
Nicola Martella:
A ciò si aggiunga che nell’ambito giudaico si frequentava in genere la sinagoga
e si aveva già le basi dottrinali della Legge e dei profeti (quindi la
giusta religione) e le attese messianiche, su cui veniva innestato dagli
apostoli e dai loro collaboratori il messaggio, secondo cui Gesù era
quell’«Unto», che essi attendevano. Non a caso, anche quando l’Evangelo fu
portato fuori della Giudea, i missionari (tutti Giudei!) andavano dapprima
nelle sinagoghe! Lì non dovevano spiegare qual era la «religione giusta»!
Dovevano solo annunciare Gesù quale Messia, convincendo i Giudei con la
Scrittura.
Giustamente, oggi il mondo è cambiato, avendo noi a che fare con un mondo di
analfabeti rispetto alla Bibbia, tenuti tali per secoli da una nomenclatura
religiosa clericale.
Per questo, prima di
poter evangelizzare le persone, bisogna prima alfabetizzarli, biblicamente
parlando (pre-evagelizzazione), perché capiscano di che cosa parliamo. Quindi,
un discepolato preliminare è oltremodo necessario; quando poi le persone
accettano Cristo quale Salvatore e Signore, è viepiù importante dare loro le
radici bibliche basilari, prima di battezzarli.
4. {Maurizio
Marino}
▲
Se quella ragazza è
veramente rigenerata, fa parte del Corpo di Cristo (Chiesa), sia in senso
generale che locale. Quindi, è membro sì della Chiesa universale, ma è
inserita nella Chiesa locale; ed è a questo corpo, che deve servire
principalmente. Quindi, ben fanno gli anziani a bloccare ogni autonomia in
questo senso. Casomai potrebbe delinearsi una collaborazione tra le due
chiese locali, se ne sussistono motivazioni e opportunità.
Poi trovo assurdo il fatto di affermare di credere in una persona senza,
prima aver capito che cosa afferma quella persona. Quindi, come si fa a
credere in Cristo, se prima non so cosa afferma e cosa chiede. Questo principio
mi sembra tipico della «religione corrente», dove si crede a Cristo,
perché la famiglia dice di crederci, la società dice di crederci, ecc., ma poi
in verità nessuno ci crede veramente. {15-05-2013}
5. {Fortuna
Fico}
▲
■
Contributo:
Convengo in tutti i punti dell’articolo al 100%. Ho solo un dubbio:
riguardo il discepolato pre-battesimale. Si presume che un «frequentatore»
dell’assemblea, ascolti la Parola prima, poi dia la testimonianza e, da quel
momento fino al battesimo, ascolti ancora la Parola, quindi, ascolta, impara,
elabora! Allora ti chiedo:
l’eunuco di Atti 8 ha fatto discepolato? «L’eunuco, rivolto a Filippo,
gli disse: “Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di se stesso, oppure di un
altro?” Allora Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della
Scrittura, gli comunicò il lieto messaggio di Gesù. Strada facendo, giunsero a
un luogo dove c’era dell’acqua. E l’eunuco disse: “Ecco dell’acqua; che cosa
impedisce che io sia battezzato?”. [Filippo disse: “Se tu credi con tutto il
cuore, è possibile”. L’eunuco rispose: “Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di
Dio”.] Fece fermare il carro, e discesero tutti e due nell’acqua, Filippo e
l’eunuco; e Filippo lo battezzò» (vv. 34-39). Attendo una tua spiegazione.
Grazie! {15-05-2013}
▬
Nicola Martella:
Ho già risposto a questa questione, analizzando il testo biblico di Atti 8 e
ponendo delle domande per lo studio personale. [►
1.]
Approfondisci da te e rispondi a quanto richiesto.
■
Fortuna Fico:
Io dalle tue domande ho potuto capire
che l’eunuco fosse di religione ebraica, che conoscesse il battesimo per
immersione, ma che non sapesse che Gesù era il Messia. Tuttavia,
bastò che Filippo gli dicesse del sacrificio del Cristo, che il suo cuore
desiderasse ardentemente testimoniare della sua fede mediante il battesimo.
Limiti di tempo non ne leggo, se non il tempo necessario per «credere».
Filippo non gli ha detto: «Devi essere discepolato per qualche mese e poi
sarai battezzato». Ma vorrei mi spiegassi tu questo punto, perché proprio
non riesco a capire. Grazie! {15-05-2013}
▬
Nicola Martella:
L’eunuco come Giudeo conosceva le abluzioni rituali, ma non il battesimo
cristiano (tanto più che proveniva dall’Etiopia!). Perché l’eunuco chiedesse il
battesimo, significa che fu adeguatamente e sufficientemente
istruito da Filippo su tutta la dottrina legata a Cristo. Infatti, nel
«grande mandato» Gesù comandò: «Ammaestrate tutti i popoli..., insegnando
loro di osservare tutte quante le cose, che v’ho comandate» (Mt
28,19s). Quindi, Filippo, ebbe sufficientemente tempo per insegnare
all’Etiope tutto ciò, compreso il significato del battesimo, visto che egli
lo richiese come uno, che aveva capito.
Nel caso di un Giudeo
praticante, come era lui (leggeva Isaia!), non c’era bisogno di gettare
le basi elementari della fede biblica, ma era solo necessario innestare
in tale contesto dottrinale la fede in Gesù quale Messia, che i Giudei
attendevano da secoli. E fu proprio ciò, che Filippo fece: «E Filippo prese a
parlare, e cominciando da questo passo della Scrittura [Is 53] gli annunziò Gesù»
(At 8,35). Spero che ora sia tutto chiaro.
6. {Edoardo
Piacentini}
▲
■
Contributo:
Sono d’accordo con Nicola. La Bibbia insegna che può essere battezzato:
■ 1. Chi è stato ammaestrato: «Andate, dunque, ammaestrate tutti i
popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
insegnando loro d’osservare tutte quante le cose che vi ho comandate»
(Matteo 28,19-20a).
■ 2. Chi ha
fede: «Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non
avrà creduto sarà condannato» (Marco 16,16);
■ 3. Chi si è
ravveduto: «Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato...» (Atti
2,38).
■ 4. Chi riconosce che Gesù Cristo è il Figlio di Dio: L’etiope, prima
del suo battesimo, disse: «Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio»
(Atti 8,37).
Questo riconoscimento o confessione va fatto: ▪ 1. pubblicamente, vale a
dire chiaramente dinanzi agli uomini: «Chiunque dunque mi riconoscerà davanti
agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli»
(Matteo 10,32). ▪ 2. A voce chiara, vale a dire con la bocca: «Infatti
col cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione
per esser salvati» (Romani 10,10).
Da quanto asserito finora, si deduce chiaramente che solo dopo aver
premesso questi atti indispensabili, si può ricevere il battesimo.
Infatti, è
l’ammaestramento, che suscita nell’uomo la fede (Romani 10,17), la quale a
sua volta gli fa riconoscere che sta camminando per una via non accetta al
Signore e gli fa proporre fermamente di abbandonarla.
Segue, poi, il
riconoscimento che Gesù, in quanto Figlio di Dio, ha compiuto la nostra
redenzione, i cui frutti fanno sì che l’uomo peccatore ravvedutosi odia quei
peccati, in cui un tempo si compiaceva, mentre trova il suo piacere nelle cose
celesti.
Tale redenzione si manifesta anche mediante l’ubbidienza del battesimo.
Il battesimo è, quindi, per il credente, allo stesso tempo, un impegno e
una testimonianza, in quanto il battezzato testimonia di fronte agli uomini
dell’impegno, che ha preso davanti a Dio e di fronte la comunità, a cui
appartiene, di servire il Signore e di fare la sua volontà.
Inoltre, poiché il battesimo è la risposta al dono della grazia divina,
esso diventa per il credente neo-convertito una confessione di fede.
Il cristianesimo è un impegno totale verso il Signor Gesù. Il Salvatore
non cerca uomini e donne disposte a dedicargli i ritagli del loro tempo libero o
gli ultimi anni della loro vita. Il Signore ricerca chi gli voglia dare il
primo posto nella sua vita, donando a Lui la propria anima, la propria vita,
il proprio intero essere.
Gesù insegnò: «Andate, dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel
nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro di
osservare tutte quante le cose che vi ho comandate» (Matteo 28,19-20). «Ammaestrate
tutti i popoli» significa «fate discepoli tutti i popoli». Negli Atti si legge
che Paolo e Barnaba avevano fatto proprio questo: «Ed avendo evangelizzata
quella città e fatti molti discepoli, se ne tornarono a Listra» (Atti
14,21). Il credente battezzato, pertanto, diventa un discepolo del Signore Gesù.
Il termine
discepolo deriva dal verbo, che significa apprendere; tuttavia «discepolo»
vuol dire qualcosa di più di qualcuno, che ascolta un maestro, perché implica
l’accettazione dell’insegnamento e l’impegno ad agire di conseguenza.
Per questo motivo Gesù, dopo aver ordinato ai suoi Apostoli di «fare discepoli»,
usa tre verbi: battezzare, insegnare, osservare.
Un corso di discepolato basilare è, pertanto, essenziale per ogni
neofita, che intende battezzarsi, affinché sia consapevole di quello che
sta per fare scendendo nelle acque battesimali. E saranno gli anziani
della comunità a impartire tali insegnamenti, a stabilire se e quando il neofita
è pronto, per ricevere il battesimo; e saranno loro stessi, o credenti maturi da
essi delegati, a somministrare tale battesimo al neofita, essendo gli anziani
della comunità i responsabili della stessa, l’autorità delegata dal Signore
Gesù, che è Colui che li ha scelti e costituiti (Efesini 4,11-16). Nel Nuovo
Testamento, infatti, l’anziano presiede o governa (1 Tessalonicesi 5,12;
1 Timoteo 3,4-5); è un ambasciatore (2 Corinzi 5,20); un amministratore (1
Corinzi 4,1); un difensore della verità (Filippesi 1,7); un servitore della
chiesa (2 Corinzi 4,5). Gli anziani devono, quindi, predicare (1 Corinzi 1,17);
pascere o nutrire il gregge (1 Pietro 5,2); edificare la chiesa (Efesini 4,12);
pregare (Colossesi 1,9); vegliare sulla vita dei credenti (Ebrei 13,17);
combattere (1 Timoteo 1,18); convincere quelli che contraddicono (Tito 1,9);
confortare (2 Corinzi 1,4-6); riprendere severamente (Tito 1,3) ed esortare
(Tito 1,9; 2-15).
In alcune comunità, infine, s’invitano anche i non-battezzati ad accostarsi alla
Cena del Signore, volendo incoraggiare, in tal modo, la loro conversione.
Nulla è più errato, se consideriamo che gli Atti degli Apostoli insegnano
chiaramente che partecipavano alla Cena del Signore soltanto i battezzati.
Infatti, in Atti 2,41-42 leggiamo che i tremila, che furono compunti nel cuore
nell’udire il discorso di Pietro alla Pentecoste, furono, innanzitutto,
battezzati in acqua; costoro, dopo il battesimo, «erano perseveranti
nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel
rompere il pane e nelle preghiere», ossia si consacravano a Dio e non
trascuravano di partecipare alla Cena del Signore.
Quando Paolo si convertì sulla via di Damasco, la prima cosa che Anania
gli suggerì non fu quella di accostarsi alla Cena del Signore, bensì di
battezzarsi: «E ora, perché indugi? Alzati, sii battezzato e lavato dai tuoi
peccati, invocando il Suo nome» (Atti 22,16). Quando Filippo
evangelizzò i Samaritani, appena essi credettero, la prima cosa che fece, fu di
battezzarli (Atti 8,12), non d’invitarli a partecipare alla Cena del Signore. E
lo stesso fece Pietro
con il centurione Cornelio, i suoi amici e parenti (Atti 10,47-48). Similmente
fece Paolo con il carceriere di Filippi e la sua famiglia (Atti
16,32-33), con i neo-convertiti di Corinto (Atti 18,8) e con quei 12 discepoli
di Giovanni Battista, che evangelizzò in Efeso (Atti 19,5).
Sarà cura, pertanto, dei responsabili della comunità invitare solo i
battezzati ad accostarsi ai simboli del pane e del vino, dopo averli
vivamente esortati a esaminare la loro vita e ad abbandonare ogni comportamento,
che non piace al Signore, confessandolo a Lui solo, il quale «è fedele e
giusto per perdonarci i peccati, e purificarci da ogni iniquità» (1 Giovanni
1,9). {15-05-2013}
▬ Nicola Martella: Sono oltremodo grato
a Edoardo Piacentini per i suoi excursus esplicativi, che ben si integrano con
quanto detto nell’articolo, compendiandolo. Non volendo qui aprire una questione
sul significato dell’espressione «rompere il pane» nella Bibbia e in
particolare negli Atti, rimando per gli approfondimenti ai seguenti articoli: «In Atti 2 si trattava di una quotidiana
“Cena del Signore”»; «Rompere il pane: la cena del Signore?». Qui tale questione è chiusa.
7. {Maurizio
Sabidussi}
▲
1.
Buono, concordo con te, fratello Nicola, sul fatto che non si possa
battezzare, se non siamo certi che le persone abbiano fatto l’esperienza
della nuova nascita. Ultimamente ho conosciuto una sorella, che veniva da altre
comunità, e mi chiese poi di essere battezzata, ma mi accorsi che era piuttosto
confusa; perciò, attraverso la Scrittura le ho parlato della nuova
nascita, lei ha voluto, quindi, fare la preghiera per accettare la salvezza.
Dopo una settimana è successo qualcosa: ha inveito contro mia moglie e
non si è fatta più vedere.
Solo lo Spirito Santo può guidarci a prendere la decisione di battezzare
qualcuno, perché le persone possono essere emotive; e, quindi, è bene
avere un tempo di discepolato, affinché comprendano chiaramente, e i
conduttori possano valutare bene ogni cosa. {15-05-2013}
2.
Ringrazio il fratello Edoardo, per la precisazione, per quanto riguarda gli
Anziani, perché il loro ruolo è una grande responsabilità davanti a Dio; ed
essi debbono agire secondo la guida dello Spirito Santo, e con base
scritturale. {15-05-2013}
8. {Antonio
Capasso}
▲
■
Contributo:
Caro Nicola, premesso che
non condivido la spiegazione di Atti 8,4-25, (ma questa questione ci
porterebbe fuori tema). Premesso che sono d’accordo con te che ci debba
essere prima un discepolato e poi fare accedere al battesimo. La questione
sollevata da Vincenzo Russillo è presente anche in Atti 16,33. Costoro
vengono battezzati durante la notte. Qui non c’è un discepolato, che duri
chissà quanto tempo. Come si spiega la cosa? {15-05-2013}
▬
Nicola Martella:
Su Atti 8,5-25 non ho dato spiegazioni, ma ho posto solo domande.
[►
1.] Come ho già ribadito altrove, da
brani storici (narrazioni) non bisogna trarre dottrine ingiuntive per
l’oggi, poiché non tutte le cose accadono in modo «normale», ma sono
condizionate dalla contingenza e da questioni spesso culturali, che possono
sfuggirci (cfr. la diatriba secolare fra Samaritani e Giudei, il loro disprezzo
reciproco; cfr. Gv 4,20-23). I brani autorevoli sono quelli chiari delle
epistole, da cui si possono trarre dottrine ingiuntive.
Come detto, esistono situazioni normali e straordinarie. Una cosa è la
vita di chiesa di Gerusalemme degli inizi (cfr. At 2,41ss), altra cosa è la
stessa chiesa durante la persecuzione (At 8,1; 11,19). Perciò, similmente, nella
vita di Paolo esistevano momenti, in cui si fermò in un luogo per mesi (At 19,8;
20,3) e anche per anni (At 19,10), istruendo i discepoli per filo e per segno.
Altre volte, la sua vita era in pericolo; perciò dovette dare ai discepoli le
istruzioni di base e fuggire (At 14,6), per poi ritornare a dare un insegnamento
più approfondito in un altro momento (At 14,21).
Dell’episodio del carceriere mi hanno sorpreso sempre alcune cose: egli
stava per suicidarsi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti (At 16,27);
Paolo lo fermò (v. 28); l’uomo si gettò tremante ai piedi di Paolo e Sila,
chiedendo che cosa dovesse fare (vv. 29s); ed essi
risposero soltanto: «Credi
nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua» (v. 30). Come
sarebbe stato possibile, se tale carceriere non avesse capito di che cosa si
trattava? Come si vede anche a tale quadro manca a noi la cornice storica; per
capire di che cosa si trattasse, avevano Paolo e Sila parlato con lui già prima
dei fatti della fede in Cristo? In ogni modo leggiamo: «Poi
annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti coloro che erano in
casa sua» (v. 32). Quindi, diedero loro un
discepolato di base in corrispondenza al grande mandato di Gesù. Si parla
del fatto che egli «aveva creduto in Dio» (v. 34); poi, per farsi
battezzare con la sua famiglia (v. 33), gli dovettero spiegare perché e
che cosa significasse. Come vediamo, ogni cosa si adatta alle circostanze.
Infine, essi dopo essere stati rilasciati dalla prigione, «entrarono in casa
di Lidia e, veduti i
fratelli, li confortarono e partirono» da Filippi (v. 40). Non sappiamo
quanto tempo rimasero lì a casa di Lidia, dove avevano pernottato già
prima (cfr. vv. 14s); ella era una proselita già prima d’incontrare Paolo.
Tuttavia, non lasciarono tale carceriere e la sua famiglia da soli, ma nelle
mani dei fratelli. A tutti loro, a cui era particolarmente legato, scrisse
un’intera epistola.
9. {Pietro
Calenzo}
▲
Penso che i
neofiti, in quanto tali, non debbano essere dei dottori della fede cristiana
o della Scrittura; è ampiamente sufficiente che confessino i punti
fondamentali con coscienza e diligenza scritturale, dopo la rigenerazione
ovviamente. L’annuncio dell’Evangelo, che hanno accettato chiaramente
prima di chiedere il battesimo, penso che sia la necessaria base di partenza,
per far parte attiva di una assemblea locale. La frequenza successiva del
neofita e il relativo discepolato faranno crescere la sua conoscenza del
Signore; tengo a precisare che di ciò, tra le altre cose, abbiamo bisogno noi
tutti, in ossequio al mai antiquato ordine scritturale di crescere in fede e in
conoscenza del Signor nostro Gesù il Cristo.
Quando amministrare il battesimo?
Non penso che sia convenevole amministrarlo dopo la confessione iniziale di fede
in Gesù Cristo, per il fatto semplice che molti, dopo un
iniziale slancio verso il Signore, ritornano ai loro nefasti e tenebrosi
sentieri. Ad esempio, nelle grandi evangelizzazioni di Graham, Hinn, Bonnke
e altri illustri personaggi, le vere conversioni si abbassano
percentualmente a livelli imbarazzanti, dopo solo uno o due mesi. Ciò premesso,
ritengo che la giovane credente, faccia bene a seguire il ministero di coloro,
che le hanno annunciato la salvezza per primi. Anche Paolo, in una accezione più
ampia, ma complementare, non voleva seminare nel campo, dove altri
apostoli si erano affaticati. {15-05-2013}
10. {Vincenzo
Desiante}
▲
■
Contributo:
Anch’io ho moltissimi dubbi riguardo al corso di discepolato (almeno per
come lo conosco io). Il corso viene fatto, leggendo insieme una dispensa,
che tratta i vari argomenti generali della fede. Alla fine, viene chiesto di
rispondere a delle domande e, in caso di risposte positive, si dà la possibilità
di battezzarsi. Il che non sarebbe sbagliato, se tale corso fosse associato
dall’esempio pratico di vita. A me pare che il candidato al battesimo venga
indottrinato di troppe nozioni (molte delle quali probabilmente non sono
neppure ben comprese e presto dimenticate). Io invece vedo il vero
discepolato nell’esempio del Signore Gesù, il quale associava l’azione
pratica all’insegnamento dato.
Sapete perché dico questo? Perché negli
ultimi anni la grande maggioranza di coloro, che si sono battezzati, pur avendo
fatto un percorso di discepolato, dimostrano
scarsissimo zelo e troppa tiepidezza nell’opera di Dio. Tendono a
frequentare le riunioni (non sempre in maniera costante) e poi, se ne
tornarono a casa nella stessa condizione, con la quale sono arrivati. Io mi
chiedo: in parte la colpa non potrebbe essere attribuita al modo, in cui
ci si è approcciati al neo-convertito fin dall’inizio. Poi è chiaro che un
cattivo inizio porta a un cammino non proprio in linea con la volontà di
Dio. {15-05-2013}
▬
Nicola Martella:
L’impressione, che se ne evince, è che i conduttori della chiesa, che
frequenta Vincenzo Desiante, abbiano sbagliato proprio tutto, anche col
discepolato, e che lo stato di tale comunità debba essere alquanto desolante.
Spero che non sia proprio o del tutto così. Egli deve aver fatto proprio una
cattiva esperienza di discepolato lì a Gravina, per nutrire dubbi su di esso
e per parlarne a tinte così fosche, «dispensa» compresa. Se così fosse,
certamente me ne dispiacerebbe molto. Sono convinto che di fronte alla sua
esperienza negativa ce ne sono tante altre positive.
Chiaramente un discepolato efficace
dev’essere una miscela fra istruzione, esempio di vita, disponibilità al dialogo
e cura pastorale. Qui posso parlare solo delle nostra esperienza. Da noi il
discepolato include anche la cura pastorale
personale, oltre alla disponibilità al dialogo, e i risultati sono buoni.
Certo anche da noi abbiamo un libretto con brevi lezioni [Nicola
Martella,
Elementi della fede:
Dottrine fondamentali della fede cristiana (Associazione Soli Deo Gloria,
Piacenza 2009)]. Noi, però, riguardo allo specifico studio di discepolato,
procediamo così: ognuno prepara la lezione in anticipo a casa propria, poi
nell’incontro di discepolato discutiamo insieme le risposte d’ognuno; noi guide
diamo altri stimoli, poniamo domande e anche rispondiamo alle domande dei
partecipanti sulla lezione. Inoltre, abbiamo anche un tempo per altre domande
personali. Posso assicurare che nessuno si annoia, né tutto avviene in
modo statico (chi indottrina e chi viene indottrinato), ma ogni cosa avviene in
modo dinamico e partecipato, esponendo ognuno le proprie scoperte e le
proprie esperienze.
11. {Vari e
medi}
▲
■
Silvano Creaco: Non basta la
dichiarazione delle labbra, ma ci vuole l’ubbidienza. Non basta avere
Gesù come Salvatore, bisogna accettarlo anche come l’unico Signore personale,
disponendosi a ubbidirlo in tutto. «L’immersione in acqua è uno di questi
comandi di base, che il Messia ha lasciato» (citazione nell’articolo di Nicola,
che mi piace evidenziare). {15-05-2013}
Sandro Bertone: Caro Nicola,
concordo con te nell’analisi e nella sintesi del problema! Mantenere il
timone saldo, consente alla barca di non andare alla deriva! Ovviamente
occorre conoscere a quale timone ci stiamo affidando! {15-05-2013}
12. {Vari e
brevi}
▲
■
Davide Galliani: L’ho letto,
è interessante. {15-05-2013}
■
Matteo Armillotta: Grazie al
Signore, per come hai risposto. {15-05-2013}
■
Antonio Capasso: Condivido
appieno l'articolo, punto per punto. {15-05-2013}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Battes_dintorni_UnV.htm
16-05-2013; Aggiornamento:
17-05-2013 |