Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.

 

Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.

 

Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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BATTESIMO E DINTORNI: PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Nell’articolo «Battesimo e dintorni» abbiamo detto che ogni neofita fa bene a camminare con la comunità, in cui è venuto alla fede, e a seguire i consigli dei suoi conduttori. Questi ultimi sono, in genere, molto più lungimiranti e sanno quale sia il bene dei credenti. Abbiamo visto anche i seguenti aspetti:

     ■ 1. Un corso di discepolato di base è essenziale per ogni neofita.

     ■ 2. In una comunità sono i conduttori, che conoscono al meglio le anime, che vengono al Signore, e che hanno il dovere di consigliare e di guidare i neofiti; i conduttori di altre comunità farebbero bene a usare discrezione verso tali neo-credenti.

     ■ 3. In molti brani del NT si parla di conversione, di ammaestramento e di battesimo, ma era impensabile la partecipazione alla Cena del Signore prima di tutto ciò. Quest’ultima era solo per chi era entrato nel nuovo patto, il cui segno incontrovertibile era appunto il battesimo.

 

Tutto ciò l’abbiamo approfondito anche sul piano teologico, esaminando in senso esegetico anche alcuni brani critici (p.es. Mt 28; At 8,5-25.26-39; 16,27-40; Rm 4), per capirne il reale significato. La risposta alle ulteriori domande poste dai lettori nella discussione, che segue, e gli interventi qualificati di altri credenti aiutano a mettere viepiù a fuoco il quadro generale e ad approfondire aspetti particolari.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Vincenzo Russillo

2. Eliseo Callegari

3. Andrea Belli

4. Maurizio Marino

5. Fortuna Fico

6. Edoardo Piacentini

7. Maurizio Sabidussi

8. Antonio Capasso

9. Pietro Calenzo

10. Vincenzo Desiante

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Vincenzo Russillo}

 

Contributo: Avrei una domanda in merito, mi spiego: in Atti 8 Filippo espose all’eunuco le basi della fede e poi lo battezzò (Atti 8,38). Viene altresì detto sempre in Atti 8,12: «Ma quando ebbero creduto a Filippo, che portava loro il lieto messaggio del regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, furono battezzati, uomini e donne». Trovo corretto che ci sia lo scandire di un tempo adeguato, sopratutto perché vi deve essere una cura pastorale o comunque vi sono situazioni particolari (convivenze, persone con dipendenze ecc.). Mi piacerebbe però avere una tua chiarificazione in merito a queste due situazioni, nel libro degli Atti. {15-05-2013}

 

Nicola Martella: Tali due brani non presentano particolari problemi né sono in contraddizione con quanto detto nell’articolo. Si tratta di due distinti episodi narrativi. Invece di rispondere io, ti pongo delle domande, cosicché tu stesso possa rispondervi:

     ■ Filippo e i Samaritani (At 8,5-25): ▪ 1. Chi erano i Samaritani? Avevano la Scrittura? Conoscevano il Dio dei Giudei? ▪ 2. Per annunziare la Parola e operare miracoli fra i Samaritani, passò poco tempo? (vv. 5ss). ▪ 3. La questione con Simone il Mago richiese poco tempo per lo scontro e il chiarimento biblico? (vv. 9ss). ▪ 4. Il battesimo avvenne in fretta, dopo un insegnamento superficiale e veloce? (vv. 12s). ▪ 5. La questione atavica da dove provenisse la salvezza, se dai Samaritani o dai Giudei, come fu risolta, visto che la fede dei Samaritani non produsse la rigenerazione mediante lo Spirito Santo, nonostante il battesimo? (vv. 14-17). Da dove provennero gli apostoli e quanto tempo ci volle perché le notizie arrivassero a Gerusalemme, la chiesa decidesse e mandasse Pietro e Giovanni? Quante cose dovettero ancora spiegare e insegnare gli apostoli ai Samaritani, perché le capissero? (cfr. Anche v. 25). ▪ 6. L’episodio con Simone il Mago (sebbene anche lui credette e ricevette l’imposizione delle mani, non successe nulla!) mostra che fu un periodo abbastanza breve di catechesi e insegnamento? (vv. 18-24). ▪ 7. Da questo fatto storico particolare e abbastanza contorto (probabilmente superò anche le capacità e le forze di Filippo) dovremmo trarre per forza degli insegnamenti dottrinali o dovremmo basarci su brani più chiari e didattici, tratti dalle epistole?

 

     ■ Filippo e l’eunuco (At 8,26-39): ▪ 1. Tale ministro etiope da dove veniva al momento? Perché? (vv. 26s). ▪ 2. Per avere in mano il rotolo d’Isaia, a che religione apparteneva? (v. 28). ▪ 3. Filippo dovette cominciare da zero con lui (vv. 29ss) o l’eunuco aveva già delle basi dottrinali, per fare una domanda del genere (v. 34)? ▪ 4. Filippo gli diede un’infarinata generale o gli diede un insegnamento di base? (v. 35). ▪ 5. Perché l’eunuco ponesse lui la questione dell’immersione in acqua, che tipo d’istruzione ricevette da Filippo? (vv. 36ss). ▪ 6. L’autore mise dei limiti di tempo a tale incontro e a tale discepolato di base, che portò al battesimo?

     Rispondi tu stesso alle domande e trai tu stesso le conclusioni. Buono studio e buon discernimento!

 

Vincenzo Russillo: I Samaritani erano d’origine semi-pagana (2 Re 17,24-29), professavano un giudaismo corrotto, aspettavano il Messia (Gv 4,25). Filippo predica loro che il Messia è Gesù. Quanto a Simon Mago non sappiamo, se fosse giudeo o samaritano. Quanto all’arco temporale, non abbiamo indicazioni specifiche, ma è presumibili di un ampio periodo perché Filippo si fermò in quel luogo ed essi videro miracoli; e inoltre, per risolvere, la questione fu inviato Pietro [con Giovanni, N.d.R.] da Gerusalemme. Non sono risposte esaustive, però voglio rispondere più approfonditamente all’ultima parte: «Ahimè, sono stato frettoloso e devo guardare il contesto, come mi hai insegnato!». Ora i pezzi del puzzle tornano al proprio posto. Grazie, Nicola, per questi insegnamenti di grande edificazione! {15-05-2013}

 

 

2. {Eliseo Callegari}

 

Grazie, Nicola, per la precisazione di attualità. Questo comportamento degli anziani di origine della ragazza consente ai membri di chiesa d’imparare la sottomissione all’autorità e che decisioni di rilevanza spirituale vadano sottomesse ai «propri» anziani. Lontano dal pensare che possa essere il caso della ragazza e della chiesa d’accoglienza in questione, non dobbiamo dimenticare il proliferare di «alternative» attuali alla vita di chiesa apostolica: ▪ 1. la transumanza o pendolarismo; ▪ 2. la multifrequenza (frequentare abitualmente più chiese per cercare o qua o là accondiscendenza); ▪ 3. e, non di meno, importanza la chiesa «virtuale» via Internet la quale, tra l’altro, non è sottomessa ad alcuna verifica di anziani per la sana dottrina, ma serve solo a dare una parvenza di spiritualità a quei credenti, che dicono di non riuscire a trovarsi in armonia con le persone fisiche di una chiesa locale.

     Per far fronte a tutto ciò, è importante insegnare e imparare la sottomissione alla chiesa d’origine. Un tempo vi era altresì la pratica di spostarsi con una lettera di «raccomandazione» della chiesa locale, il che non sarebbe male riprendere. {15-05-2013}

 

 

3. {Andrea Belli}

 

Contributo: Condivido le riflessioni di Nicola. Un’altra cosa da sottolineare è che a quei tempi chi diceva di aver creduto in Cristo e desiderava battezzarsi, ci si poteva fidare in quanto subito si era «schedati» come cristiani e pertanto perseguitati. Oggi, il contesto è completamente cambiato e con molta facilità si afferma di aver creduto in Cristo, senza che ci sia stata una vera e propria rigenerazione {15-05-2013}

 

Nicola Martella: A ciò si aggiunga che nell’ambito giudaico si frequentava in genere la sinagoga e si aveva già le basi dottrinali della Legge e dei profeti (quindi la giusta religione) e le attese messianiche, su cui veniva innestato dagli apostoli e dai loro collaboratori il messaggio, secondo cui Gesù era quell’«Unto», che essi attendevano. Non a caso, anche quando l’Evangelo fu portato fuori della Giudea, i missionari (tutti Giudei!) andavano dapprima nelle sinagoghe! Lì non dovevano spiegare qual era la «religione giusta»! Dovevano solo annunciare Gesù quale Messia, convincendo i Giudei con la Scrittura.

     Giustamente, oggi il mondo è cambiato, avendo noi a che fare con un mondo di analfabeti rispetto alla Bibbia, tenuti tali per secoli da una nomenclatura religiosa clericale.

     Per questo, prima di poter evangelizzare le persone, bisogna prima alfabetizzarli, biblicamente parlando (pre-evagelizzazione), perché capiscano di che cosa parliamo. Quindi, un discepolato preliminare è oltremodo necessario; quando poi le persone accettano Cristo quale Salvatore e Signore, è viepiù importante dare loro le radici bibliche basilari, prima di battezzarli.

 

 

4. {Maurizio Marino}

 

Se quella ragazza è veramente rigenerata, fa parte del Corpo di Cristo (Chiesa), sia in senso generale che locale. Quindi, è membro sì della Chiesa universale, ma è inserita nella Chiesa locale; ed è a questo corpo, che deve servire principalmente. Quindi, ben fanno gli anziani a bloccare ogni autonomia in questo senso. Casomai potrebbe delinearsi una collaborazione tra le due chiese locali, se ne sussistono motivazioni e opportunità.

     Poi trovo assurdo il fatto di affermare di credere in una persona senza, prima aver capito che cosa afferma quella persona. Quindi, come si fa a credere in Cristo, se prima non so cosa afferma e cosa chiede. Questo principio mi sembra tipico della «religione corrente», dove si crede a Cristo, perché la famiglia dice di crederci, la società dice di crederci, ecc., ma poi in verità nessuno ci crede veramente. {15-05-2013}

 

 

5. {Fortuna Fico}

 

Contributo: Convengo in tutti i punti dell’articolo al 100%. Ho solo un dubbio: riguardo il discepolato pre-battesimale. Si presume che un «frequentatore» dell’assemblea, ascolti la Parola prima, poi dia la testimonianza e, da quel momento fino al battesimo, ascolti ancora la Parola, quindi, ascolta, impara, elabora! Allora ti chiedo: l’eunuco di Atti 8 ha fatto discepolato? «L’eunuco, rivolto a Filippo, gli disse: “Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di se stesso, oppure di un altro?” Allora Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della Scrittura, gli comunicò il lieto messaggio di Gesù. Strada facendo, giunsero a un luogo dove c’era dell’acqua. E l’eunuco disse: “Ecco dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?”. [Filippo disse: “Se tu credi con tutto il cuore, è possibile”. L’eunuco rispose: “Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio”.] Fece fermare il carro, e discesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco; e Filippo lo battezzò» (vv. 34-39). Attendo una tua spiegazione. Grazie! {15-05-2013}

 

Nicola Martella: Ho già risposto a questa questione, analizzando il testo biblico di Atti 8 e ponendo delle domande per lo studio personale. [ 1.] Approfondisci da te e rispondi a quanto richiesto.

 

Fortuna Fico: Io dalle tue domande ho potuto capire che l’eunuco fosse di religione ebraica, che conoscesse il battesimo per immersione, ma che non sapesse che Gesù era il Messia. Tuttavia, bastò che Filippo gli dicesse del sacrificio del Cristo, che il suo cuore desiderasse ardentemente testimoniare della sua fede mediante il battesimo. Limiti di tempo non ne leggo, se non il tempo necessario per «credere». Filippo non gli ha detto: «Devi essere discepolato per qualche mese e poi sarai battezzato». Ma vorrei mi spiegassi tu questo punto, perché proprio non riesco a capire. Grazie! {15-05-2013}

 

Nicola Martella: L’eunuco come Giudeo conosceva le abluzioni rituali, ma non il battesimo cristiano (tanto più che proveniva dall’Etiopia!). Perché l’eunuco chiedesse il battesimo, significa che fu adeguatamente e sufficientemente istruito da Filippo su tutta la dottrina legata a Cristo. Infatti, nel «grande mandato» Gesù comandò: «Ammaestrate tutti i popoli..., insegnando loro di osservare tutte quante le cose, che v’ho comandate» (Mt 28,19s). Quindi, Filippo, ebbe sufficientemente tempo per insegnare all’Etiope tutto ciò, compreso il significato del battesimo, visto che egli lo richiese come uno, che aveva capito.

     Nel caso di un Giudeo praticante, come era lui (leggeva Isaia!), non c’era bisogno di gettare le basi elementari della fede biblica, ma era solo necessario innestare in tale contesto dottrinale la fede in Gesù quale Messia, che i Giudei attendevano da secoli. E fu proprio ciò, che Filippo fece: «E Filippo prese a parlare, e cominciando da questo passo della Scrittura [Is 53] gli annunziò Gesù» (At 8,35). Spero che ora sia tutto chiaro.

 

 

6. {Edoardo Piacentini}

 

 

Contributo: Sono d’accordo con Nicola. La Bibbia insegna che può essere battezzato:

     ■ 1. Chi è stato ammaestrato: «Andate, dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro d’osservare tutte quante le cose che vi ho comandate» (Matteo 28,19-20a).

     ■ 2. Chi ha fede: «Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato» (Marco 16,16);

     ■ 3. Chi si è ravveduto: «Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato...» (Atti 2,38).

     ■ 4. Chi riconosce che Gesù Cristo è il Figlio di Dio: L’etiope, prima del suo battesimo, disse: «Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio» (Atti 8,37).

     Questo riconoscimento o confessione va fatto: ▪ 1. pubblicamente, vale a dire chiaramente dinanzi agli uomini: «Chiunque dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli» (Matteo 10,32). ▪ 2. A voce chiara, vale a dire con la bocca: «Infatti col cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per esser salvati» (Romani 10,10).

     Da quanto asserito finora, si deduce chiaramente che solo dopo aver premesso questi atti indispensabili, si può ricevere il battesimo.

     Infatti, è l’ammaestramento, che suscita nell’uomo la fede (Romani 10,17), la quale a sua volta gli fa riconoscere che sta camminando per una via non accetta al Signore e gli fa proporre fermamente di abbandonarla.

     Segue, poi, il riconoscimento che Gesù, in quanto Figlio di Dio, ha compiuto la nostra redenzione, i cui frutti fanno sì che l’uomo peccatore ravvedutosi odia quei peccati, in cui un tempo si compiaceva, mentre trova il suo piacere nelle cose celesti.

     Tale redenzione si manifesta anche mediante l’ubbidienza del battesimo.

     Il battesimo è, quindi, per il credente, allo stesso tempo, un impegno e una testimonianza, in quanto il battezzato testimonia di fronte agli uomini dell’impegno, che ha preso davanti a Dio e di fronte la comunità, a cui appartiene, di servire il Signore e di fare la sua volontà.

     Inoltre, poiché il battesimo è la risposta al dono della grazia divina, esso diventa per il credente neo-convertito una confessione di fede.

     Il cristianesimo è un impegno totale verso il Signor Gesù. Il Salvatore non cerca uomini e donne disposte a dedicargli i ritagli del loro tempo libero o gli ultimi anni della loro vita. Il Signore ricerca chi gli voglia dare il primo posto nella sua vita, donando a Lui la propria anima, la propria vita, il proprio intero essere.

     Gesù insegnò: «Andate, dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte quante le cose che vi ho comandate» (Matteo 28,19-20). «Ammaestrate tutti i popoli» significa «fate discepoli tutti i popoli». Negli Atti si legge che Paolo e Barnaba avevano fatto proprio questo: «Ed avendo evangelizzata quella città e fatti molti discepoli, se ne tornarono a Listra» (Atti 14,21). Il credente battezzato, pertanto, diventa un discepolo del Signore Gesù.

     Il termine discepolo deriva dal verbo, che significa apprendere; tuttavia «discepolo» vuol dire qualcosa di più di qualcuno, che ascolta un maestro, perché implica l’accettazione dell’insegnamento e l’impegno ad agire di conseguenza. Per questo motivo Gesù, dopo aver ordinato ai suoi Apostoli di «fare discepoli», usa tre verbi: battezzare, insegnare, osservare.

     Un corso di discepolato basilare è, pertanto, essenziale per ogni neofita, che intende battezzarsi, affinché sia consapevole di quello che sta per fare scendendo nelle acque battesimali. E saranno gli anziani della comunità a impartire tali insegnamenti, a stabilire se e quando il neofita è pronto, per ricevere il battesimo; e saranno loro stessi, o credenti maturi da essi delegati, a somministrare tale battesimo al neofita, essendo gli anziani della comunità i responsabili della stessa, l’autorità delegata dal Signore Gesù, che è Colui che li ha scelti e costituiti (Efesini 4,11-16). Nel Nuovo Testamento, infatti, l’anziano presiede o governa (1 Tessalonicesi 5,12; 1 Timoteo 3,4-5); è un ambasciatore (2 Corinzi 5,20); un amministratore (1 Corinzi 4,1); un difensore della verità (Filippesi 1,7); un servitore della chiesa (2 Corinzi 4,5). Gli anziani devono, quindi, predicare (1 Corinzi 1,17); pascere o nutrire il gregge (1 Pietro 5,2); edificare la chiesa (Efesini 4,12); pregare (Colossesi 1,9); vegliare sulla vita dei credenti (Ebrei 13,17); combattere (1 Timoteo 1,18); convincere quelli che contraddicono (Tito 1,9); confortare (2 Corinzi 1,4-6); riprendere severamente (Tito 1,3) ed esortare (Tito 1,9; 2-15).

     In alcune comunità, infine, s’invitano anche i non-battezzati ad accostarsi alla Cena del Signore, volendo incoraggiare, in tal modo, la loro conversione. Nulla è più errato, se consideriamo che gli Atti degli Apostoli insegnano chiaramente che partecipavano alla Cena del Signore soltanto i battezzati.

     Infatti, in Atti 2,41-42 leggiamo che i tremila, che furono compunti nel cuore nell’udire il discorso di Pietro alla Pentecoste, furono, innanzitutto, battezzati in acqua; costoro, dopo il battesimo, «erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere», ossia si consacravano a Dio e non trascuravano di partecipare alla Cena del Signore.

     Quando Paolo si convertì sulla via di Damasco, la prima cosa che Anania gli suggerì non fu quella di accostarsi alla Cena del Signore, bensì di battezzarsi: «E ora, perché indugi? Alzati, sii battezzato e lavato dai tuoi peccati, invocando il Suo nome» (Atti 22,16). Quando Filippo evangelizzò i Samaritani, appena essi credettero, la prima cosa che fece, fu di battezzarli (Atti 8,12), non d’invitarli a partecipare alla Cena del Signore. E lo stesso fece Pietro con il centurione Cornelio, i suoi amici e parenti (Atti 10,47-48). Similmente fece Paolo con il carceriere di Filippi e la sua famiglia (Atti 16,32-33), con i neo-convertiti di Corinto (Atti 18,8) e con quei 12 discepoli di Giovanni Battista, che evangelizzò in Efeso (Atti 19,5).

     Sarà cura, pertanto, dei responsabili della comunità invitare solo i battezzati ad accostarsi ai simboli del pane e del vino, dopo averli vivamente esortati a esaminare la loro vita e ad abbandonare ogni comportamento, che non piace al Signore, confessandolo a Lui solo, il quale «è fedele e giusto per perdonarci i peccati, e purificarci da ogni iniquità» (1 Giovanni 1,9). {15-05-2013}

 

Nicola Martella: Sono oltremodo grato a Edoardo Piacentini per i suoi excursus esplicativi, che ben si integrano con quanto detto nell’articolo, compendiandolo. Non volendo qui aprire una questione sul significato dell’espressione «rompere il pane» nella Bibbia e in particolare negli Atti, rimando per gli approfondimenti ai seguenti articoli: «In Atti 2 si trattava di una quotidiana “Cena del Signore”»; «Rompere il pane: la cena del Signore?». Qui tale questione è chiusa.

 

 

7. {Maurizio Sabidussi}

 

1. Buono, concordo con te, fratello Nicola, sul fatto che non si possa battezzare, se non siamo certi che le persone abbiano fatto l’esperienza della nuova nascita. Ultimamente ho conosciuto una sorella, che veniva da altre comunità, e mi chiese poi di essere battezzata, ma mi accorsi che era piuttosto confusa; perciò, attraverso la Scrittura le ho parlato della nuova nascita, lei ha voluto, quindi, fare la preghiera per accettare la salvezza. Dopo una settimana è successo qualcosa: ha inveito contro mia moglie e non si è fatta più vedere.

     Solo lo Spirito Santo può guidarci a prendere la decisione di battezzare qualcuno, perché le persone possono essere emotive; e, quindi, è bene avere un tempo di discepolato, affinché comprendano chiaramente, e i conduttori possano valutare bene ogni cosa. {15-05-2013}

     2. Ringrazio il fratello Edoardo, per la precisazione, per quanto riguarda gli Anziani, perché il loro ruolo è una grande responsabilità davanti a Dio; ed essi debbono agire secondo la guida dello Spirito Santo, e con base scritturale. {15-05-2013}

 

 

8. {Antonio Capasso}

 

Contributo: Caro Nicola, premesso che non condivido la spiegazione di Atti 8,4-25, (ma questa questione ci porterebbe fuori tema). Premesso che sono d’accordo con te che ci debba essere prima un discepolato e poi fare accedere al battesimo. La questione sollevata da Vincenzo Russillo è presente anche in Atti 16,33. Costoro vengono battezzati durante la notte. Qui non c’è un discepolato, che duri chissà quanto tempo. Come si spiega la cosa? {15-05-2013}

 

Nicola Martella: Su Atti 8,5-25 non ho dato spiegazioni, ma ho posto solo domande. [ 1.] Come ho già ribadito altrove, da brani storici (narrazioni) non bisogna trarre dottrine ingiuntive per l’oggi, poiché non tutte le cose accadono in modo «normale», ma sono condizionate dalla contingenza e da questioni spesso culturali, che possono sfuggirci (cfr. la diatriba secolare fra Samaritani e Giudei, il loro disprezzo reciproco; cfr. Gv 4,20-23). I brani autorevoli sono quelli chiari delle epistole, da cui si possono trarre dottrine ingiuntive.

     Come detto, esistono situazioni normali e straordinarie. Una cosa è la vita di chiesa di Gerusalemme degli inizi (cfr. At 2,41ss), altra cosa è la stessa chiesa durante la persecuzione (At 8,1; 11,19). Perciò, similmente, nella vita di Paolo esistevano momenti, in cui si fermò in un luogo per mesi (At 19,8; 20,3) e anche per anni (At 19,10), istruendo i discepoli per filo e per segno. Altre volte, la sua vita era in pericolo; perciò dovette dare ai discepoli le istruzioni di base e fuggire (At 14,6), per poi ritornare a dare un insegnamento più approfondito in un altro momento (At 14,21).

     Dell’episodio del carceriere mi hanno sorpreso sempre alcune cose: egli stava per suicidarsi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti (At 16,27); Paolo lo fermò (v. 28); l’uomo si gettò tremante ai piedi di Paolo e Sila, chiedendo che cosa dovesse fare (vv. 29s); ed essi risposero soltanto: «Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua» (v. 30). Come sarebbe stato possibile, se tale carceriere non avesse capito di che cosa si trattava? Come si vede anche a tale quadro manca a noi la cornice storica; per capire di che cosa si trattasse, avevano Paolo e Sila parlato con lui già prima dei fatti della fede in Cristo? In ogni modo leggiamo: «Poi annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti coloro che erano in casa sua» (v. 32). Quindi, diedero loro un discepolato di base in corrispondenza al grande mandato di Gesù. Si parla del fatto che egli «aveva creduto in Dio» (v. 34); poi, per farsi battezzare con la sua famiglia (v. 33), gli dovettero spiegare perché e che cosa significasse. Come vediamo, ogni cosa si adatta alle circostanze.

     Infine, essi dopo essere stati rilasciati dalla prigione, «entrarono in casa di Lidia e, veduti i fratelli, li confortarono e partirono» da Filippi (v. 40). Non sappiamo quanto tempo rimasero lì a casa di Lidia, dove avevano pernottato già prima (cfr. vv. 14s); ella era una proselita già prima d’incontrare Paolo. Tuttavia, non lasciarono tale carceriere e la sua famiglia da soli, ma nelle mani dei fratelli. A tutti loro, a cui era particolarmente legato, scrisse un’intera epistola.

 

 

9. {Pietro Calenzo}

 

Penso che i neofiti, in quanto tali, non debbano essere dei dottori della fede cristiana o della Scrittura; è ampiamente sufficiente che confessino i punti fondamentali con coscienza e diligenza scritturale, dopo la rigenerazione ovviamente. L’annuncio dell’Evangelo, che hanno accettato chiaramente prima di chiedere il battesimo, penso che sia la necessaria base di partenza, per far parte attiva di una assemblea locale. La frequenza successiva del neofita e il relativo discepolato faranno crescere la sua conoscenza del Signore; tengo a precisare che di ciò, tra le altre cose, abbiamo bisogno noi tutti, in ossequio al mai antiquato ordine scritturale di crescere in fede e in conoscenza del Signor nostro Gesù il Cristo.

     Quando amministrare il battesimo? Non penso che sia convenevole amministrarlo dopo la confessione iniziale di fede in Gesù Cristo, per il fatto semplice che molti, dopo un iniziale slancio verso il Signore, ritornano ai loro nefasti e tenebrosi sentieri. Ad esempio, nelle grandi evangelizzazioni di Graham, Hinn, Bonnke e altri illustri personaggi, le vere conversioni si abbassano percentualmente a livelli imbarazzanti, dopo solo uno o due mesi. Ciò premesso, ritengo che la giovane credente, faccia bene a seguire il ministero di coloro, che le hanno annunciato la salvezza per primi. Anche Paolo, in una accezione più ampia, ma complementare, non voleva seminare nel campo, dove altri apostoli si erano affaticati. {15-05-2013}

 

 

10. {Vincenzo Desiante}

 

Contributo: Anch’io ho moltissimi dubbi riguardo al corso di discepolato (almeno per come lo conosco io). Il corso viene fatto, leggendo insieme una dispensa, che tratta i vari argomenti generali della fede. Alla fine, viene chiesto di rispondere a delle domande e, in caso di risposte positive, si dà la possibilità di battezzarsi. Il che non sarebbe sbagliato, se tale corso fosse associato dall’esempio pratico di vita. A me pare che il candidato al battesimo venga indottrinato di troppe nozioni (molte delle quali probabilmente non sono neppure ben comprese e presto dimenticate). Io invece vedo il vero discepolato nell’esempio del Signore Gesù, il quale associava l’azione pratica all’insegnamento dato.

     Sapete perché dico questo? Perché negli ultimi anni la grande maggioranza di coloro, che si sono battezzati, pur avendo fatto un percorso di discepolato, dimostrano scarsissimo zelo e troppa tiepidezza nell’opera di Dio. Tendono a frequentare le riunioni (non sempre in maniera costante) e poi, se ne tornarono a casa nella stessa condizione, con la quale sono arrivati. Io mi chiedo: in parte la colpa non potrebbe essere attribuita al modo, in cui ci si è approcciati al neo-convertito fin dall’inizio. Poi è chiaro che un cattivo inizio porta a un cammino non proprio in linea con la volontà di Dio. {15-05-2013}

 

Nicola Martella: L’impressione, che se ne evince, è che i conduttori della chiesa, che frequenta Vincenzo Desiante, abbiano sbagliato proprio tutto, anche col discepolato, e che lo stato di tale comunità debba essere alquanto desolante. Spero che non sia proprio o del tutto così. Egli deve aver fatto proprio una cattiva esperienza di discepolato lì a Gravina, per nutrire dubbi su di esso e per parlarne a tinte così fosche, «dispensa» compresa. Se così fosse, certamente me ne dispiacerebbe molto. Sono convinto che di fronte alla sua esperienza negativa ce ne sono tante altre positive.

     Chiaramente un discepolato efficace dev’essere una miscela fra istruzione, esempio di vita, disponibilità al dialogo e cura pastorale. Qui posso parlare solo delle nostra esperienza. Da noi il discepolato include anche la cura pastorale personale, oltre alla disponibilità al dialogo, e i risultati sono buoni. Certo anche da noi abbiamo un libretto con brevi lezioni [Nicola Martella, Elementi della fede: Dottrine fondamentali della fede cristiana (Associazione Soli Deo Gloria, Piacenza 2009)]. Noi, però, riguardo allo specifico studio di discepolato, procediamo così: ognuno prepara la lezione in anticipo a casa propria, poi nell’incontro di discepolato discutiamo insieme le risposte d’ognuno; noi guide diamo altri stimoli, poniamo domande e anche rispondiamo alle domande dei partecipanti sulla lezione. Inoltre, abbiamo anche un tempo per altre domande personali. Posso assicurare che nessuno si annoia, né tutto avviene in modo statico (chi indottrina e chi viene indottrinato), ma ogni cosa avviene in modo dinamico e partecipato, esponendo ognuno le proprie scoperte e le proprie esperienze.

 

 

11. {Vari e medi}

 

Silvano Creaco: Non basta la dichiarazione delle labbra, ma ci vuole l’ubbidienza. Non basta avere Gesù come Salvatore, bisogna accettarlo anche come l’unico Signore personale, disponendosi a ubbidirlo in tutto. «L’immersione in acqua è uno di questi comandi di base, che il Messia ha lasciato» (citazione nell’articolo di Nicola, che mi piace evidenziare). {15-05-2013}

 

Sandro Bertone: Caro Nicola, concordo con te nell’analisi e nella sintesi del problema! Mantenere il timone saldo, consente alla barca di non andare alla deriva! Ovviamente occorre conoscere a quale timone ci stiamo affidando! {15-05-2013}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Davide Galliani: L’ho letto, è interessante. {15-05-2013}

 

Matteo Armillotta: Grazie al Signore, per come hai risposto. {15-05-2013}

 

Antonio Capasso: Condivido appieno l'articolo, punto per punto. {15-05-2013}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Battes_dintorni_UnV.htm

16-05-2013; Aggiornamento: 17-05-2013

 

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