Qui di seguito riportiamo i contributi dei
lettori riguardo all’articolo «È
sbagliato dire: “Accetta Gesù come tuo Salvatore”?».
Abbiamo visto che, secondo il mio interlocutore riformato, quando si
evangelizza, sarebbe sbagliato dire a qualcuno quanto segue: ▪ 1. Dio ti
ama; ▪ 2. Dio ha un piano per te; ▪ 3. Accetta Gesù come tuo Signore e
Salvatore.
A tali tesi abbiamo abbondantemente risposto.
Abbiamo omesso una replica di Aldo Benincasa, poiché essa è la ripetizione delle
stesse tesi precedenti, senza altri elementi veramente nuovi; risponderemo a ciò
in seguito in modo compiuto. Speriamo che tali opinioni siano solo le sue e non
siano condivise da altri riformati.
Inoltre, secondo lui, quando si evangelizza, non bisogna mostrare amore
né empatia, ma bisogna essere diretti e andare al punto, parlando di ira
e di
giudizio di Dio. Che sia questa l’arroganza di coloro, che si
pensano particolari «eletti», e che credono di agire così, perché tanto si
tratterebbe di una grazia irresistibile, comunque si parli al prossimo!?
Tanto l’evangelizzazione servirebbe solo a comunicare agli ancora inconsapevoli
«eletti», che sono già salvati, non a
salvare le anime, strappandole dal fuoco
(Gd 1,22s).
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema ▲
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contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
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1. {Nicola
Carlisi}
▲
■
Contributo:
Non mi sono mai sottratto di mettere la creatura da evangelizzare, davanti al
suo stato di peccato, ho sempre presentato e fatto capire che l’uomo
nella sua condizione umana è perduto. Anche se qualcuno è bravo, anche se
è morale, Gesù insegna che «ciò che è nato dalla carne è carne» [Gv 3,6].
Non si può dare una medicina, se prima non si fa una diagnosi; solo dopo
possiamo parlare dell’amore di Dio, e invitare la creatura ad accettare Gesù.
Può anche succedere che s’inizia a parlare dell’amore di Dio, non
tralasciando che Dio è adirato contro il peccatore e che la sua ira fu subita
dal Signor Gesù.
Voglio solo aggiungere ciò che il re Agrippa rispose a Paolo, e ciò che Paolo
gli rispose. «E Agrippa disse a Paolo: “Per poco che tu mi persuadi di
divenire cristiano”. E Paolo disse: “Piacesse
a Dio che per poco o per molto,
non solamente tu, ma ancora tutti coloro che oggi mi ascoltano, divenissero tali
quali son io, all’infuori
di questi legami”»
(Atti 26,28,29). {01-12-2014}
▬
Nicola Martella:
Nella mia esperienza di fondatore di chiese posso assicurarti che le persone
sono attratte dapprima dall’amore di Dio e dall’amore fra i credenti.
Sapere che Dio l’ama e ha un piano per la sua vita, rende tale persona
permeabile per l’Evangelo quale «Buona Notizia». Spesso è solo in seguito,
una volta fatta l’amicizia, che comprende anche il resto, ad esempio che
è un peccatore, che sta lontano da Dio, che merita il giudizio di Dio.
Ecco un’illustrazione. Chi si sente amato da Dio, è disposto ad aprire un
piccolo spiraglio, perché la luce entri nel suo cuore. Tale fievole luce
gli mostrerà che c’è dello sporco là dentro. Quindi, sarà disposto ad aprire di
più l’imposta della sua finestra. Tale luce è l’amore di Dio e l’offerta della
sua salvezza mediante Cristo; è essa che porta al ravvedimento.
Alcuni, evangelizzando, agiscono come elefanti
in un negozio di porcellana, facendo solo danno alla testimonianza. Altri
cercano di scassinare il cuore degli uomini col grimaldello del giudizio,
ottenendo spesso o il contrario (si scandalizza la gente) o conversioni
artificiali, basate sulla paura.
Dio stesso
ha agito, invece, così: «Io li attiravo con corde umane, con legami
d’amore» (Os 11,4). Poi, a tempo debito, ha parlato loro anche di
peccato, di giustizia e di giudizio. Perché non imparare da Dio? Gesù, «vedendo
le turbe, n’ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore
che non hanno pastore» (Mc 9,36). Perché non iniziare da una sincera
misericordia ed empatia, come fece Gesù?
■
Nicola Carlisi: Martella,
concordo appieno con la tua linea; anch’io ho fondato due comunità, una in
Germania nel 1974, e un’altra nel mio paese natio, che tuttora è sotto la mia
cura pastorale. L’amore fraterno è la prima cosa da praticare, non ho mai
spaventato alcuno, perché per esperienza so che il troppo rigore fa danno,
minacciarli ancora peggio; Gesù minacciava solo gli scribi e i Farisei,
ma mai le creature bisognosi di amore. {01-12-2014}
2. {Guerino De
Masi}
▲
Quello che è sbagliato, è porsi in contrasto con i
metodi e le parole, che altri utilizzano per presentare l’Evangelo .
Ricordo la contestazione, che un «fratello»
esprimeva a un mio caro amico, subito dopo la sua predicazione dell’Evangelo
sotto una Tenda, perché aveva concluso il messaggio con un «appello». «Lo
Spirito Santo», disse lui, «non opera in questo modo!». Al che il mio caro amico
rispose: «Lo sai tu come opera lo Spirito Santo?».
Ci sono sempre coloro, che si ritengono di avere
«tutta» la rivelazione e di conoscere tutti i misteri. Meglio starne alla
larga e proseguire nell’annuncio dell’Evangelo. Non è la messe grande e
pochi gli operai?
Se si dovesse ascoltare il tuo interlocutore, caro Nicola, sarebbe necessario
fargli
riscrivere l’Evangelo (!), ma sarebbe tutta un’altra cosa. Allora,
preferisco dargli il peso che merita e ignorarlo. Tanto, c’è già il
nemico delle nostre anime a lavorare per scoraggiare gli operai. Alziamo lo
sguardo. Gesù torna e sono tante ancora le anime, che non sanno niente
della salvezza in Gesù ! {01-12-2014}
3. {Michele
Granato}
▲
■
Contributo:
Ritenere che il verbo «accettare» non sia apostolico è solo frutto
preconcetto della predestinazione incondizionata!
In realtà chi ha di
queste errate idee dovrebbe paradossalmente ritenere «non bibliche» anche
tutte le esortazioni fatte dagli apostoli e ministri ai credenti
nel Nuovo Testamento. {02-12-2014}
▬
Nicola Martella:
Bisognerebbe cancellare anche le esortazioni apostoliche, fatte a coloro,
che non erano ancora cristiani: «Salvatevi da questa perversa
generazione!» (At 2,40). Tuttavia, a Pentecoste funzionò alla grande, visto
che «in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila anime» al popolo
del nuovo patto.
«E abbiate misericordia
degli uni, che dubitano; salvate gli altri, strappandoli dal
fuoco; e degli altri ancora abbiate misericordia con timore»
(Gd 1,22s). Perché farlo, se la grazia è irresistibile? Perché
intervenire così, come i pompieri verso un palazzo in fiamme, se tali eletti nel
fuoco sono già incondizionatamente predestinati a salvezza?
■
Michele Granato:
Tutte
le esortazioni apostoliche del Nuovo Testamento sono una prova
inconfutabile alla non apostolicità della cosiddetta predestinazione,
grazia e salvezza incondizionate. {02-12-2014}
4. {Mirella
Alloisio}
▲
■
Contributo:
Dopo aver per anni cercato la verità in seno alla chiesa cattolica, e non
avendo avuto risposte esaurienti, sono diventata atea. Un bel giorno, nel
giugno scorso, sono stata contattata su Facebook da due carissimi amici
Anna e Giovanni di Sassari, dove io ho vissuto dal 1959 al 1969; li avevo persi
ormai di vista. Bisogna notare che dovevo proprio andare in Sardegna in vacanza
dieci giorni dopo!
Mi hanno parlato del
cammino, che hanno intrapreso da anni nella chiesa evangelica e,
frequentandoli, tutto questo mi ha affascinata. Per me questo incontro
non può essere successo a caso e spero di riuscire anch’io. Forse sono uscita un
po’ fuori tema, ma con tutto il cuore vorrei poter dire ad alta voce che
Gesù è il mio Salvatore, ma trovo un po’ di difficoltà, ragiono troppo...
speriamo. {03-12-2014}
■
Adolfo Monnanni: Mirella,
coraggio, Gesù verrà in tuo soccorso per la tua salvezza. {03-12-2014}
5. {Silvio
Betti}
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Questa è la mia
testimonianza. Ho lavorato 10 anni con un anziano della «chiesa dei
fratelli» a Milano (denominazione che ancora frequento). Il fratello mi
evangelizzava con «Dio ti ama» e rispondevo: «Lo so, me lo dicono sempre
lo zio prete e la zia suora, e confermo che tutto va bene nella mia vita:
salute, famiglia, lavoro, benessere. Di certo Dio mi ama».
Poi diceva pure: «Dio ha un progetto nella tua vita». Rispondevo: «Lo so.
So di non essere uno stinco di santo e, quando sarò vecchio e affronterò il
giudizio di Dio, mi toccheranno un po’ di anni in Purgatorio, poi sarò in
cielo con Lui».
Poi il fratello diceva: «Devi accettare Gesù nel tuo cuore». Io
rispondevo: «Tutte le domeniche vado a messa, faccio la comunione e Gesù
entra nell’intimità del mio cuore».
Questo ping-pong andò avanti per un po’, fino a che il fratello, stanco delle
mie risate di scherno mi rimproverò aspramente, dicendo: «Silvio, tu sei
un idolatra, che Dio odia, e finirai all’Inferno con tutte le tue
statue e madonne e i tuoi santuari». Ebbene, per cercare di burlarmi di lui,
aprii per le prime volte la Bibbia, dopo molti anni che come chierico la
leggevo a messa. E fu così che lo Spirito mi cambiò atteggiamento. Sapete
le parole che mi dettero più fastidio? Il rimbrotto dei profeti del vecchio
testamento: «Non c’è pace per gli empi, dice l’Eterno».
Questo è quanto è successo a me. A Dio la gloria. {03-12-2014}
6. {Giovanni
Saeli}
▲
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Contributo:
È innegabile che su alcune tematiche dottrinali si possano scontrare pareri
contrastanti, del tipo «noi l’amiamo… [perché
Egli ci ha amati il primo,
N.d.R.]» (1 Gv 4,19), oppure «mi fermerò in Efeso… [perché
qui mi si è aperta una larga porta, N.d.R.]»
(1 Cor 16,8-9); quindi da alcuni passi della Scrittura se ne deduce che è Dio a
creare in noi, sia il volere che l’operare (Sal 127,1 [Fil 2,13, N.d.R.]).
Riguardo all’evangelizzazione (dando per scontato che come comunità
locale essa sia ricercata quale volontà di Dio), si può rispondere alla domanda
della nota, no, non è sbagliato [dire: «Accetta Gesù come tuo Salvatore»,
N.d.R.]. Bisogna comunicare come faceva il Signore
Gesù: Egli insegnava in risposta a una domanda, oppure a un problema pressante
di qualcuno; il Signore Gesù è andato incontro ai bisogni fisici, emotivi,
spirituali, di relazione, finanziari della gente, senza giudicare e senza far
sentire in colpa nel dire quali fossero i più legittimi. Il Signore amava
la folla (Mt 9,36), rispondeva ai suoi bisogni (Mt 15,30; Lc 6,17-18; Gv
6,2), insegnava in modo interessante e pratico (Mc 11,18; Mt
7,28), e amava i non-credenti (Lc 7,34).
La responsabilità dei conduttori spirituali deve palesarsi mostrando
l’accettazione verso gli altri. «Accettazione» non significa «approvazione»,
fermo restando che questa esposizione di pensiero, accompagnata da alcuni versi
della Bibbia, è un esposizione personale, che non esclude le altre linee.
Concludo così: «Ora a colui che può salvaguardarvi da ogni caduta e farvi
comparire davanti alla sua gloria irreprensibili e con giubilo, all’unico Dio
sapiente, nostro Salvatore, sia gloria e grandezza, dominio e potestà, da ora e
per tutti i secoli. Amen» (Giuda 1,24-25). {03-12-2014}
▬
Nicola Martella:
L’inizio del contributo è un po’ sibillino, sebbene io l’abbia integrato per la
comprensione. I brani citati parlano dell’esperienza dei credenti, non di
chi se deve ancora ravvedere. Quando qualcuno si converte, Dio gli dà grazia e
gli mostra il suo amore; l’uomo risponde con la fede, e Dio lo giustifica e
rigenera.
1 Giovanni 4,19 parla dell’amore di Dio, a cui chi si converte
risponde con l’amore; tale brano conferma il fatto che si possa dire a chiunque:
«Dio ti ama!».
1 Corinzi 16,8s parla del fatto che Paolo, evangelizzando a Efeso,
era molto incoraggiato dei risultati (persone convertite), sebbene vi fossero
molti avversari; tale brano non ha molto a che vedere col nostro tema, né con le
facili deduzioni che il lettore fa.
Il
Salmo 127,1 parla Salomone dell’esperienza dei credenti, secondo
cui gli sforzi umani non bastano da soli, ma ci vuole il soccorso e la
benedizione del Signore; anche tale brano non si confà direttamente col
nostro tema.
Il brano non direttamente indicato,
Filippesi 2,13, secondo cui «è Dio che
produce in voi il volere e l’agire, secondo la sua benevolenza»,
è indirizzato ai credenti e alla loro pratica quotidiana; non bisogna
dimenticare che il contesto parla dell’ubbidienza
di tali credenti e dell’ingiunzione ad adoperarsi «al compimento della
vostra salvezza con timore e tremore» (v. 12).
Il resto del contributo, che parla dell’evangelizzazione, è
condivisibile. Si, facciamo bene a
imitare Gesù nel suo approccio agli altri, quando intendeva guadagnarli per
il regno di Dio, sia per empatia, sia per capirne problemi e bisogni, sia per
comunicare efficacemente, ossia per parlare agli altri in modo adatto a loro.
7. {}
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8. {}
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9. {}
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10. {}
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11. {Vari e
medi}
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■
Giovanni Saeli: Amen,
fratello Martella. Mi preme evidenziare la lettura, che fece il Signore Gesù
nella sinagoga di Nazareth (Luca 4,18-19), fermandosi di proposito all’anno
di grazia, anziché continuare la profezia del profeta Isaia, dove continua
con il giorno della vendetta del nostro Dio. Bisogna considerare ciò, finché si
possa dire: «Oggi, se udite la sua voce...» [Sal 95,8]. Non desidero
divulgarmi, ma apprezzo la tua
franchezza di apologeta (non di parte), che tagli rettamente la Parola.
La pace e la gioia del Signore custodiscano i nostri cuori; e per la guida dello
Spirito, annunziamo la buona novella, alleluia! {01-12-2014}
■
Adolfo Monnanni: In tempi di
confusione religiosa e sociale e dei rapporti fra le persone, possiamo
tranquillamente dire al prossimo che Dio lo ama, lo chiama a sé, che
Gesù vuole essere ricevuto per salvare. Guardiamoci da certi personaggi, che
vogliono confondere i credenti, per affievolire la nostra testimonianza. Mi
capita a volte sulla piazza del paese d’incontrare persone con ragionamenti
particolari. La risposta sicura è che il loro modo di pensare non cambia la
volontà del Signore. {01-12-2014}
■
Ivaldo Indomiti: È una
riflessione, che ho già fatta a suo tempo verso coloro, che fanno la punta agli
spilli: «Se solo tu sai evangelizzare in modo “ortodosso”, come fanno gli
altri fratelli sparsi in tutto il mondo a testimoniare in modo sbagliato, visto
che, grazie a Dio, possono vedere lo stesso conversioni a Dio? Sono tutte
conversioni fasulle?». {01-12-2014}
■
Bruno Salvi:
Caro Nicola, ho letto tutto l’argomento da te scritto. Condivido con te le tue
spiegazioni. Grazie per le verità, che spieghi così chiaramente; è un piacere
leggerti. Grazie Signore! Sai cosa condivido di ciò, che ha scritto Aldo
Benincasa? Che sei un eccellente esegeta!
Quanto alla
grazia, essa è «condizionata» dalla scelta che il peccatore fa nella
libertà, che il Signore gli ha concesso o gli concede.
Questo è semmai un problema per chi crede nella
predestinazione incondizionata, dimenticando il «Se credi…»
(condizionale). {03-12-2014}
■
Andrew C. Diprose:
Per chi conosce
l’inglese, dovrebbe riprendere le predicazioni di David Platt e Paul Washer a
tal proposito. Sono d’accordo con Nicola Martella e altri sul bisogno di essere
amorevoli e non parlare solo dell’ira di Dio. E bisogna anche
ricordare il fatto che biblicamente parlando, se Cristo non è il nostro Signore
(nella pratica), bisogna dubitare della nostra salvezza. Per favore visionate il
discorso di David Platt a tal proposito.
{03-12-2014}
■
Roberta Sbodio: «Dio ha
tanto amato che ha dato...» [Gv 3,16, N.d.R.]. Penso che la verità, se detta
con amore, diventa liberatoria e potente. Qualcuno diceva anche: «La somma
della tua parola è la verità» [Sal 119,160, N.d.R.]. Dio ama, ma Dio
è
giusto; Dio odia il peccato, ama il peccatore... è un equilibrio, però solo
lo Spirito Santo può toccare il cuore, produrre ravvedimento e quindi
vera conversione. {04-12-2014}
12. {Vari e
brevi}
▲
■
Giuseppe Messina: Dio è
amore. Se Dio è amore, posso dirti: «Dio ti ama». {01-12-2014}
■
Giuseppe Gatto: Non credo
sia una questione di Parole, ma di
attitudine. Credo che anche il Battista avesse desiderio di reali
conversioni, nondimeno uso
parole forti. {01-12-2014}
▬
Nicola Martella: Giovanni Battista usò
parole aspre soltanto con i capi religiosi, chiamandoli «Razza di vipere» e
annunziando loro il giudizio messianico (Mt 3,7-12). Non mi risultano altre
parole forti. Similmente fece Gesù (Mt 23).
■
Silvio Betti: Perdonate la
mia ignoranza. Che significano le Parole di Gesù: «Non pensate che io sia
venuto a metter pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada»
(Matteo 10,34). {02-12-2014}
▬
Nicola Martella:
Se tu leggessi il contesto, lo sapresti. Dove nel giudaismo si accettava
Gesù come Messia promesso, nascevano molte lotte in famiglia, che di
fatto spesso le dividevano (Matteo 10,35). Le famiglie, per evitare il
disonore, ripudiavano un tale parente o addirittura lo denunciavano al
Sinedrio (cfr. v. 36). Così era nei secoli scorsi per chi si convertiva dal
cattolicesimo in Italia, così avviene oggigiorno nel mondo mussulmano.
Ora, spiegaci
che cosa abbia a che fare tale brano con il tema in corso.
■
Silvio Betti: Grazie,
fratello Nicola, per aver considerato la mia domanda (sia pure fuori contesto).
Ho letto il tuo scritto; lo rileggerò per capire meglio come intervenire
nonostante i miei limiti dottrinali. {02-12-2014}
■
Michele Cifarelli: Credo che
non esistano
«metodi» precostituiti per l’annuncio dell’Evangelo; lo Spirito Santo
soffia dove e come vuole. Predicare l’amore di Dio o il ravvedimento dal
peccato, diviene indifferente, se lo scopo ultimo è quello di condurre a
Cristo. {04-12-2014}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Accetta_Gesu_OiG.htm
03-12-2014; Aggiornamento: 04-12-2014 |