Qui di seguito diamo occasione di discutere la questione dell’ostentazione del proprio corpo da
parte dei credenti per i motivi più diversi, ad esempio: narcisismo, sciatteria,
negligenza, adeguamento ai trend correnti, attirare l’attenzione, provocazione.
Parliamo qui, quindi, dell’etica del corpo. Premettiamo che ci interviene, abbia
letto l’articolo «Abbigliamento fra casa e chiesa».
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli
firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito
può dare uno pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul tema
▲ (I
contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori. I
contributi attivi hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante
Per l'approfondimento si veda in Nicola Martella,
Sessualità e contesti, Sesso & Affini 1 (Punto°A°Croce, Roma
1998), gli articoli: «Il pudore», pp. 224-233; «Decoro e decenza», pp. 234-242;
«Il problema della nudità», pp. 243-246; «La religione dell’apparenza», pp.
247-253; «L’abbigliamento», pp. 254-265; «Provocazione e seduzione», pp.
266-272. |
1. {Guerino De
Masi}
▲
Purtroppo è vero. È
entrata, o piuttosto è rimasta, la concezione di sacralità del luogo di
culto! Si sente comunemente parlare dell’andare in «chiesa», o della «adunanza»,
riferendosi al locale invece che ai membri.
Qualche anno fa, ricordo che c’era negata la possibilità di incontri con
Agape, cioè condividere il pranzo nel locale degli incontri in quanto
sconveniente! Era concesso purché si facesse in un altro locale!
Grazie a Dio, oggi, si fanno incontri e di culto d’adorazione anche in
qualsiasi ambiente: dalla cucina d’una abitazione all’aia d’una fattoria e
perché no anche su un prato.
L’abbigliamento
è però un tema ancora controverso. Sorvolo sulla questione che è stata sollevata
degli slip visibili perché di moda... Credo che tu abbia risposto
esaurientemente. Vorrei invece evidenziare come ancora sembra opportuno, se non
indispensabile, la giacca e cravatta per i fratelli e il divieto dei
pantaloni per le sorelle!
Capisco e condivido che alcuni indumenti femminili sono alquanto provocanti
e andrebbero scoraggiati, o perlomeno bisogna consigliare alle sorelle
quell’indumento consono a 1 Tm 2,8s «...con verecondia e modestia».
Credo anche che sia compito di chi ministra la Parola di presentare
«tutto il consiglio di Dio» e, perciò, di parlare di queste cose nell’ambito
della chiesa locale.
Certamente è fuori luogo il fratello che rimprovera apertamente e
pubblicamente una sorella per il suo abbigliamento indecoroso! Dico questo
perché (purtroppo) è successo con conseguenze alquanto spiacevoli.
I credenti dovrebbero essere esperti nella valutazione del comportamento
singolo e collettivo, a secondo del luogo e della situazione in cui ci si
ritrovano. Una cosa è l’incontro in clima rigido e forse in Finlandia, un’altra
cosa è un incontro in camping durante l’estate in riviera!
In ogni modo, sia in Finlandia d’inverno che in Riviera d’agosto, la presenza
del Signore
è garantita dalla presenza di due o tre che si radunano nel nome di Gesù. La
presenza del Signore è dunque promessa e garantita da questo presupposto
indipendentemente dal luogo, a noi sacro o no. {19 ottobre 2009}
2. {Andrea Diprose}
▲
Non posso che concordare con lo scritto
equilibrato del fratello Martella sulla questione dell’abbigliamento femminile
decoroso, non solo nella comune radunanza ma in tutti i luoghi pubblici. {19
ottobre 2009}
3. {Vincenzo
Russillo}
▲
Donne vestitevi con modestia
Nella Bibbia viene esplicitamente indicato che le donne devono vestirsi con
modestia e decoro: «Allo stesso modo, le donne
si vestano in modo decoroso, con pudore e modestia: non di trecce e d’oro o di
perle o di vesti lussuose, ma d’opere buone, come s’addice a donne che fanno
professione di pietà» (1 Tm 2,9). Le
intenzioni del proprio cuore rivelano se il modo di vestire segue il precetto
della modestia. Troppo spesso capita di vedere delle ragazze credenti
con vestiti un po’
troppo scollati o con delle gonne un po’ troppo corte. Il modo di vestirsi
indica che si fa attenzione al proprio corpo o lo si usa per creare degli
«appetiti» verso l’altro genere. Quest’ultimo aspetto è sbagliato; infatti è
scritto: «Ecco fargli incontro una donna con abito
da prostituta e astuta di cuore» (Pr 7,10).
Questo versetto sottolinea per l’appunto che la donna che nel proprio cuore
covava dei cattivi sentimenti, vestiva in maniera lussuriosa.
Quanto alla moda, siamo
purtroppo bombardati da
modelli mediatici di ragazze sempre più «svestite», ad esempio: pantaloni
a vita bassa, top e chi ha più ne metta. Senza considerare i vari belletti o
gioielli. Non è mia intenzione incorrere troppo nel legalismo, Dio ci dice che
per Lui conta ciò che c’è nel nostro cuore: «Non badare al suo aspetto
né alla sua statura, perché io l’ho scartato; infatti il Signore non bada a ciò
che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma il Signore
guarda al cuore» (1 Sam 16,7). Quanto invece a indumenti da spiaggia come i
bikini, sarei molto più cauto. Personalmente non approvo tale indumento infatti
ad esempio molte donne per mostrare le loro forme dimenticano che ci sta
scritto:
«Nessuno
disprezzi la tua giovane età; ma sii d’esempio ai credenti, nel parlare,
nel comportamento, nell’amore,
nella fede, nella purezza» (1 Tm 4,12). Un
modo di vestirsi troppo succinto può spesso portare l’uomo all’adulterio,
mentre il corpo deve essere il tempio del nostro spirito [(tenda o dimora 1 Cor
5,1) e il tempio dello Spirito Santo (1 Cor 3,16; 6,19), N.d.R.]. È scritto: «Vi
esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi
in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale»
(Romani 12,1).
Inviterei le donne e le
ragazze credenti a ponderare un po’ di più questo punto. Di certo curare
il proprio aspetto non è cosa sbagliata, ma bisogna innanzitutto stare attenti
alla propria vita spirituale: «Il vostro
ornamento non sia quell’esteriore, che consiste nell’intrecciarsi i capelli, nel
mettersi addosso gioielli d’oro e nell’indossare belle vesti, ma quello che è
intimo e nascosto nel cuore, la purezza incorruttibile d’uno spirito dolce e
pacifico, che agli occhi di Dio è di gran valore. Così infatti s’ornavano una
volta le sante donne che speravano in Dio, restando sottomesse ai loro mariti»
(1 Pietro 3,3-5). Sicuramente un metro di giudizio per vestire con
modestia deve provenire dalla propria coscienza. Infatti è scritto: «Ma
chi ha dei dubbi riguardo a ciò che mangia è condannato, perché la sua condotta
non è dettata dalla fede; e tutto quello che non viene da fede è peccato»
(Romani 14,23). Se poi mi è permesso un giudizio personale, è molto più
attraente e femminile una donna vestita con modestia, ossia «acqua e
sapone», che con trucchi e gioielli vari. {19 ottobre 2009}
4. {Sara
Iadaresta Esposito}
▲
Caro fratello, sono riuscita a leggere finalmente
la tua risposta alla mia domanda e anche tutti i commenti d’altri fratelli.
Riguardo agli «slip» ci tengo a precisare che il riferimento era ai ragazzi,
perché oggigiorno non sono solo le donne a vestirsi da uomo. Purtroppo è nata la
moda anche per gli uomini, cioè i ragazzi, che vanno in giro con questi
pantaloni extra large — prodotti da Sergio Tacchini, Cavalli e animali
vari... — che scendono fino ai fianchi e lasciano vedere i loro slip.
Comunque ti ringrazio
per avermi fatta riflettere sulla «presenza del Signore»... è un modo di dire
che cercherò di togliere via; infatti hai ragione che il Signore non è solo in
chiesa, ma anche nelle nostre case, nella nostra quotidianità, ed è giusto che
dobbiamo essere coerenti sia in chiesa che a casa.
Per quanto riguarda il
fratello che ha scritto il commento sulle donne con i pantaloni non sono del
tutto d’accordo, perché i pantaloni da donna hanno una forma diversa da quelli
dell’uomo, però gli do ragione per quanto riguarda il fatto che sono molto
stretti e mostrano le forme... Io stessa cerco di comprare delle maglie molto
lunghe per evitare di dare scandalo, però devo ammettere che con la vita, che
abbiamo oggi, visto che si va sempre di corsa, è il modo più comodo per andare a
lavoro e correre avanti e indietro... Purtroppo i tempi cambiano e, ancora
peggio, le donne sono costrette a lavorare, invece di stare a casa con i propri
figli.
Comunque, grazie
fratello per come hai risposto alla mia domanda e che il Signore ti benedica!
{27 ottobre 2009}
5. {Pietro
Calenzo}
▲
Nota redazionale: Questo intervento si riferisce al confronto fra Irene Bitassi e Nicola Martella
dal titolo «
L’etica del corpo e dell’abbigliamento».
La Parola di Cristo ci ordina di vestire con
decoro e con ordine. Ovviamente ciò assume una valenza maggiore nel culto
d’adorazione, e negli altri appuntamenti in assemblea. A mio parere, comunque si
deve tener conto, nei limiti geografici, d’alcune variabili come il clima, la
storia e la cultura d’un popolo (ad esempio come in Giappone o nei paesi arabi),
senza mai però ridimensionare l’assunto infallibile della Scrittura: decoro e
ordine. {13-12-2009}
6. {}
▲
7. {}
▲
8. {}
▲
9. {}
▲
10. {}
▲
11. {}
▲
12. {}
▲
►
Abbigliamento da spiaggia {Nicola Martella} (D)
►
L’etica del corpo e dell’abbigliamento {Irene Bitassi - Nicola Martella} (T/A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Abbiglia_casa_chiesa_S&A.htm
19-10-2009; Aggiornamento: 15-12-2009 |