Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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BASTA SENTIRSI A POSTO CON LA COSCIENZA?

PARLIAMONE

 

 di Nicola Martella

 

Un lettore mi ha chiesto se avere la «pace nel cuore» o la «serenità interiore» in una decisione presa sia sufficiente per essere nel giusto riguardo alla volontà di Dio. Ho dato in merito una risposta nell’articolo «Basta sentirsi a posto con la coscienza?». Tale lettore successivamente mi scriveva che tale persona di sua conoscenza, dinanzi a una decisione esistenziale molto importante, affermava di essere convintissima e di avere avuto soprattutto sin dall’inizio una grande serenità. Quindi, faceva presente quanto segue: «Ora, però, la serenità è davvero un criterio obiettivo ed affidabile? A maggior ragione che ci sono delle persone che fanno delle scelte palesemente sbagliate e affermano di avere la pace e la serenità».

     Qui di seguito diamo occasione per discutere tale questione. Dapprima faccio un breve sunto della mia risposta.

     Abbiamo visto che a tali questioni si può rispondere: «sì e no». Ciò dipende, ad esempio, dal tempo, dalle circostanze e dalle persone. Bisognerebbe conoscere a fondo la persona in questione, la sua condotta morale e spirituale, la testimonianza che altri danno di lui, il problema specifico, la sua valutazione delle cose, la sua argomentazione e i precedenti paragonabili, riusciti poi in bene o in male a distanza di tempo.

     Al riguardo ci possono essere diversi scenari. Una tale risposta può essere un buon alibi di un ipocrita sornione. La persona può essere sincera, ma incosciente; un’analisi oggettiva dei fatti e il tempo mostrano che aveva torto. In altri casi, tale persona, non solo è sincera, ma ha anche ragione, avendo fatto una decisione oggettivamente giusta.

     Ecco un esempio concreto. All’ammonizione rivolta a un giovane riguardo a una ragazza, egli risponde di aver agito così, dopo aver pregato e aspettato un segno o una risposta da parte di Dio, e di essere sereno e convinto che tale fidanzamento sia la volontà di Dio. Mesi dopo, si viene a sapere che tutto è andato a monte. Il giovane, interrogato, risponde: «Si vede che non era la volontà di Dio!». Quindi, la «volontà di Dio» e la serenità d’animo possono essere un alibi per la propria mancanza di discernimento e per la propria incoscienza.

     Sul piano generale, la coscienza può riprendere l’uomo in circostanze particolari (Gv 8,9). Nella persone di questo mondo essa può rendere testimonianza riguardo a una legge morale e ciò fa sì che «i loro pensieri si accusino o anche si scusino a vicenda» (Rm 2,15).

     Da un’analisi della coscienza di credenti o meno, essa può risultare secondo i casi: pura, buona, debole, contaminata e addirittura marchiata a fuoco.

     Come amministratore di qualcosa si può anche avere coscienza di non essersi reso colpevole di alcuna cosa, ma questo non è un criterio oggettivo per essere giustificato, come ammette lo stesso Paolo (1 Cor 4,4). Solo all’arrivo del Signore, Egli «metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli dei cuori» (v. 5).

     La serenità interiore da sola non è un criterio oggettivo. La buona coscienza deve accompagnarsi ad altri elementi morali per essere genuina, ad esempio: onestà, cuore puro, fede non finta, timore di Dio (o di Cristo), sensibilità alla volontà di Dio.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Silvano Creaco

2. Pietro Calenzo

3. Nicola Martella

4. Antonio Perretta

5. Sara Iadaresta E.

6. Giuseppe Sottile

7. Danilo Micelli

8. Nicola Martella

9. Salvatore Paone

10. Rosetta Mascali

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Silvano Creaco}

 

«La coscienza è la percezione interna della legge morale di Dio» (Oswald Chambers). {22-06-2010}

 

Osservazioni (Nicola Martella): Ammetto che la definizione di coscienza di Oswald Chambers è originale, ma semplifica troppo, poiché si riferisce alla coscienza cristiana. Uno studio accurato dovrebbe analizzare la coscienza in senso lato.

 

 

2. {Pietro Calenzo}

 

Per affrontare il tema sarebbe necessario discernere in primo luogo se l’uomo naturale o adamico sia in grado d’esercitare o meno il libero arbitrio, o sia incapace per nascita di poter fare alcunché di spiritualmente grado alla volontà di Dio. In questa contrapposizione, che pur ha una sua valenza molto importante, il mio approccio è identico al pensiero d’un Lutero, d’un Calvino e di tante altre colonne della chiesa d’ogni secolo. L’uomo è per nascita incapace di piacere a Dio, e di fare la volontà di Dio, poiché la sua mente è ottenebrata e accecata dal dio di questo mondo, il nostro avversario, Satana, il diavolo. Solo l’opera della grazia, infonde in noi la nuova vita e la dote spirituale di poter sentire la nostra coscienza, che purgata dal sangue di Gesù, è rivitalizzata e resa atta al fine di poter pensare con la mente di Cristo.

     Naturalmente anche i non-credenti hanno una loro coscienza, che li scusa e li accusa, anch’essi o molti d’essi seguono una religiosità che spesso è il frutto del loro vissuto anteriore, dell’educazione familiare e culturale, di compagnie frequentate, dell’approccio ideologico o politico. La Scrittura c’istruisce che, malgrado le più pie intenzioni, tutti costoro hanno di fatto una mala coscienza, che anch’essa può essere redenta solo dal sangue di Gesù. E annunciare d’essere in pace con Dio, essere sereni, mentre si è schiavi di false dottrine o di varie forme di religiosità, è una mera e diabolica illusione. Le loro menti sono contaminate dal peccato che li domina.

     Anche nel mondo dei seguaci di Gesù non sempre ciò che si ritiene d’esercitare o seguire, la santa guida del Signore nelle nostre vite, risponde alla realtà oggettiva di fatti concreti che si succedono nelle nostre vite. Quanti di noi si sono accorti, in fasi successive del nostro vivere in Cristo, che malgrado la nostra anima fosse convinta di seguire la volontà del Signore, con tutta serenità e buona coscienza, tali sensazioni o certezze si sono rivelate successivamente dubbie o addirittura fallaci.

     Ad esempio, da giovane credente, ero convinto che il seguire un certa denominazione evangelica, fosse quello che più fedelmente m’attraeva al Signore e ai suoi insegnamenti, al punto che sognavo certe manifestazioni spirituali anche quando m’addormentavo. Successivamente mi sono accorto che, anche in buona fede e con il più completo esercizio della serenità, stavo seguendo alcune dottrine non scritturali (parlo in tal caso d’una esperienza soggettiva), per mancanza di discernimento o mala coscienza.

     Spesso capita, che pur non avendo alcuna coscienza di peccato, o fatto alcunché di riprovevole, questo non costituisce un buon canone per essere certi di fare del tutto la volontà di Dio. Spesso, in tali casi la nostra sperimentalità della fede, se non ancorata, ad altri valori specificatamente scritturali, rischia di promuoverci amare delusioni. Solo abbandonandoci completamente nelle mani dello Spirito di Cristo, Egli può mettere in luce, ogni angolo della nostra coscienza. Quando la nostra coscienza è accompagnata da altri segnali dell’azione divina, come il consenso dei nostri fratelli o dei nostri sorveglianti, accumunati a una onestà spirituale e pensante, da un cuore puro, da fede non finta, da una forte sensibilità nell’ascolto della Parola immutabile di Dio, stiamo effettivamente vivendo la morte della nostra mala coscienza. Poiché solo lo Spirito di Dio c’insegnerà che la buona coscienza a volte non è sufficiente, e deve essere sempre accompagnata ad altri elementi morali, in primo luogo in armonia con la Scrittura, affinché per esperienza impariamo a praticare con fede e con umiltà il «non oltre quello che è scritto», vivendo la verità con amore, e l’amore con verità.

     Non meravigliamoci, dunque che anche tra le nostre fila, a volte, ci sono dei falsi maestri, che avendo una mala coscienza marchiata a fuoco, si son dati a dottrine di demoni, perché le loro coscienze non sono state rigenerate e asperse dal sangue di Gesù. Benedizioni. {22-06-2010}

 

 

3. {Nicola Martella}

 

La questione del libero arbitrio è chiaramente fuori tema qui. Quando però si pone tale questione, bisogna sempre spiegare in funzione di che cosa. Che gli uomini sappiano fare scelte in bene e in male, è evidente nella storia e al presente; altrimenti l’umanità si sarebbe estinta. All’interno della cornice delle sue possibilità, ogni uomo possiede il libero arbitrio e quindi la capacità di scegliere fra diverse possibilità. Chi non ha il libero arbitrio, non può essere chiamato a rendere conto delle proprie azioni, come invece reclama la Scrittura (Mt 12,36; Rm 14,12; Eb 13,17; cfr. Lc 16,2), non potendo esercitare la capacità di intendere e volere. Qui o si segue la via dottrinale o quella esegetica, o la teologia dogmatica o quella biblica.

     Anche la questione della mente ottenebrata dell’uomo naturale è qui fuori tema. In ogni modo, il fatto che «i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda» (Rm 2,15), mostra che anche nell’uomo comune esiste una coscienza.

     Essendo stato premesso che tale persona, che stava facendo importanti scelte, fosse credente, la prima metà del contributo è interessante ma superflua. La questione centrale è se la pace del cuore e la tranquillità d’animo siano criteri sufficienti, perché la scelta sia giusta e conforme alla volontà di Dio.

     È stato evidenziato giustamente che non avere coscienza di peccato non basta per essere nella volontà di Dio. Bisogna che ci siano altri elementi scritturali, comportamentali e contingenti che fungano da segnale indicatore, prova e supporto. Il pericolo di sbagliarsi, di essere sedotti e ingannati da se stessi o da falsi maestri e di rimanere amaramente delusi, è da prendere assolutamente sul serio.

 

 

4. {Antonio Perretta}

 

È uno degli slogan moderni per dire: «La risposta è dentro di te», «Devi solo crederci», «Credi in te stesso», eccetera. La coscienza umana non è assoluta ma condizionabile, e in parte è anche frutto dell’educazione, dell’ambiente, in cui si vive. Esiste, però, una sfera (nelle questioni non assolute - come indica Romani 14) dove abbiamo libertà di coscienza. Cioè possiamo fare delle scelte diverse o opposte tra di noi, eppure rimanere ciascuno in ordine davanti a Dio ed essere nel giusto. Basta che «ciascuno sia pienamente convinto nella propria mente» (Romani 14, 5). [► L’etica della libertà e della responsabilità]

     Di cosa parlava quella persona quando diceva «basta sentirsi a posto con la coscienza»? Stava parlando di questioni riguardanti la legge morale di Dio, oppure di «mangiare carne o soltanto verdura»? A noi piacerebbe avere sempre una risposta assoluta a tutto. Ma non sempre l’abbiamo. E per grazia di Dio, non possiamo controllare il cuore degli altri, né la loro coscienza. {23-06-2010}

 

 

5. {Sara Iadaresta Esposito}

 

Una volta ho letto che la coscienza ogni tanto deve essere «regolata», perché è vulnerabile; infatti, si abitua, dopo qualche volta, a non avvertire più del male. Ad esempio, se io rubassi una penna, la prima volta avrei la coscienza che mi avverte, la seconda è già più lieve, la terza sono convinta che non sia male ciò che ho fatto. Poi dipende da come ognuno «regola» la sua coscienza. Se uno è radicato nel Signore, allora è ben regolata! Comunque sia, io non mi fiderei solo della mia coscienza! {24-06-2010}

 

 

6. {Giuseppe Sottile}

 

In merito a una decisione presa, non credo basti sentirsi a posto con la coscienza; parlo da credente.

     Tante volte, riferito ai fidanzamenti, le scelte si fanno prima e poi si va in preghiera con un progetto già definito, pronto solo per essere approvato da Dio. Ma non è bene fare così; prima si va in preghiera, perché lì deve nascere il desiderio di un fidanzamento, perché Dio ha il giusto progetto per noi; solo facendo così avremo la certezza della giusta scelta. Quando Dio ha un piano per noi, ce lo trasmette e ci dà la certezza che quella è la sua volontà.

     Un esempio, credo, possa essere Mosè, il quale fu chiamato a guidare 600.000 mila uomini circa, dai 20 anni in su. Era chiamato ogni giorno a fare scelte, eppure quello che si legge di lui è questo: Mose disse al Signore, il Signore disse a Mose. La sua vita era caratterizzata da questo modo di fare: prima chiedere a Dio e poi agire. Ma c’è da dire che Mosè era ubbidiente e Dio parlava faccia a faccia con Lui.

     Nicola dice bene: «La serenità interiore da sola non è un criterio oggettivo. La buona coscienza deve accompagnarsi ad altri elementi morali per essere genuina, ad esempio: onestà, cuore puro, fede non finta, timore di Dio (o di Cristo), sensibilità alla volontà di Dio». {24-06-2010}

 

 

7. {Danilo Micelli}

 

Se l’anima è la sede dell’io, degli affetti, dei desideri e delle emozioni, lo spirito è la sede della vita spirituale, della coscienza e del raziocinio.

     Dunque quando non permettiamo allo Spirito Santo di agire nella nostra vita, inevitabilmente l’anima carnale, l’io, prende il sopravvento e ci comportiamo sempre più «animalescamente», carnalmente contristando lo Spirito Santo, dove ha sede la nostra coscienza.

     Lo Spirito ci riprende più volte tramite la coscienza, ma se non diamo retta, essa viene «inglobata» dall’io, che lentamente ne produrrà la «morte» (cioè la tua coscienza viene soffocata dalle sollecitudini carnali). Allora un abisso chiama un altro abisso, ed è facile giungere alla «bestemmia contro lo Spirito Santo», se non ci ravvediamo in tempo (ma agli eletti la voce di Dio giunge sempre in tempo, alleluia). {24-06-2010}

 

 

8. {Nicola Martella}

 

In questo tema di discussione non vogliamo parlare della coscienza in sé, ma del fatto se la pace interiore sia un criterio per aver fatto la scelta giusta. In ogni modo, l’anima è in senso strutturale l’intera persona. «E l’Eterno Dio formò l’uomo, la polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l’uomo divenne un’anima vivente» (Gn 2,7). Non è un caso che nella maggior parte dei brani, in cui in ebraico compare il termine nefeš, esso è tradotto in italiano con persona. [Per l’approfondimento rimando all’esegesi di Gn 2,7 in «Esegesi delle origini» (Le Origini 2), pp. 115-127]. L’uomo è indivisibile.

     È vero che in senso funzionale l’anima è legata alla sfera delle emozioni, tuttavia l’ebraico non ha neppure una parola per «coscienza», ma usa al riguardo termini come cuore e reni. Il termine «cuore» è usato per la vita intellettiva, poiché l’ebraico non possiede un termine particolare per «mente». In circa 40 versi della Bibbia i termini cuore e anima, da soli o con altri termini (p.es. forze) si trovano l’uno accanto all’altro per descrivere l’intero uomo; appunto «descrivere», poiché l’ebreo non è interessato a un’analisi anatomica dell’uomo. [Per l’approfondimento dell’antropologia biblica rimando al «Manuale Teologico dell’Antico Testamento», pp. 86-92].

     Difficilmente si troverà nella Bibbia la locuzione «anima carnale» nel senso di «io». Nel NT greco si parla dell’intero uomo come psichico, ossia soggetto al dominio della psiche (o moti dell'anima): «Ora, un uomo psichico non riceve ciò che è dello Spirito di Dio, perché gli è pazzia; e non lo può riconoscere, perché lo si distingue spiritualmente» (1 Cor 2,14). Rispetto al «corpo pneumatico» (o spirituale) della risurrezione, l'attuale corpo è chiamato in greco «corpo psichico» (1 Cor 15,44.46); è un grande errore tradurre in tali brani con «naturale». Contrariamente all’anatomia antropologica di questo lettore, la «carne» è associata nella Bibbia non all'anima, ma alla «mente» (Col 2,18 «mente della sua carne» o «sua mente carnale») o a una sua attività (2 Cor 1,12 «sapienza carnale»; Gcm 3,15). Sia l'anima, sia la mente (o cuore nell'AT), rappresentato l'io personale. «Anima» (o persona) e «io» sono sinonimi in molti versi della Scrittura (Sal 11,1; 25,20; 30,3; v. 12 il mio fegato... io; 57,1; 63,1...). Lo stesso dicasi di «cuore» (= mente) ed «io» (Sal 13,5; 22,14; 28,7; 73,21...).

     Mi rimane un mistero l’espressione «lo Spirito Santo, dove ha sede la nostra coscienza». La coscienza è un aspetto antropologico (dell’uomo), non pneumatico (dello Spirito Santo). Anche i non cristiani hanno una coscienza (Rm 2,15), sebbene non abbiamo lo Spirito Santo.

     La coscienza, che «viene “inglobata” dall’io», se non le si dà ascolto, rimane un mistero speculativo, visto che la coscienza è l’io cosciente della persona; un «io» è consapevole e cosciente di sé in qualunque individuo, a meno che non è in coma o malato di mente. Meraviglia che il lettore scomodi perfino qui la «bestemmia contro lo Spirito Santo».

     Mi chiedo da dove abbia attinto questo lettore la sua singolare antropologia. Misteri carismaticisti? In ogni modo, questo è tutt’altro argomento rispetto a quello che stiamo discutendo.

 

 

9. {Salvatore Paone}

 

L’approvazione di Dio, connessa al compimento della sua volontà, è il risultato di avere una «coscienza a posto». Come dice Califano: tutto il resto e noia.

     Si può essere moralmente apposto con la coscienza, quando si fa del bene al prossimo, ma non credo che basti. Solo con la giustizia di Dio mediante la fede nel figlio Cristo Gesù si ha la pace con se stessi, con gli altri e sopratutto con Dio. {24-06-2010}

 

Osservazioni (Nicola Martella): Nel contributo ci sono spunti positivi. Certo citare Califano in questo ambito riguardo alla coscienza e alla moralità, mi sembra proprio l’ironia della sorte, visto che la sua condotta morale non è stata delle più nobili. Di Franco Califano, detto il «Califfo», a causa del suo consumo continuo di «femmine» rese oggetto del suo desiderio, ne parlo nel mio libro Disturbi e abusi (Sesso & Affini 3), nell’articolo «Don Giovanni e Messalina» (pp. 394ss).

     Inoltre, rimane aperta la questione se un cristiano biblico possa basarsi sulla sua tranquillità d’animo per credere d’essere nella volontà di Dio. Questo è il tema in esame.

 

Osservazioni (Giuseppe Sottile): Tu scrivi sopra: «Inoltre, rimane aperta la questione se un cristiano biblico possa basarsi sulla sua tranquillità d’animo per credere d’essere nella volontà di Dio. Questo è il tema in esame».

     Volendo rispondere a questa questione, dico di no! Il cristiano non può basarsi sulla sua tranquillità d’animo, ma si deve basare sulla sua ubbidienza alla Parola di Dio.

     Gesù disse: «Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare» [Gv 17,4]. La certezza e la tranquillità di Gesù in questa affermazione sono date dal fatto che Lui stesso era stato ubbidiente al Padre nel compiere la sua volontà. Solo specchiandoci e mettendo in pratica la Parola di Dio, possiamo essere tranquilli di stare nella sua volontà. Non è una questione di sensazioni! {25-06-2010}

 

 

10. {Rosetta Mascali}

 

La coscienza sente ciò che il desiderio della mente comunica, e volentieri si sottomette ai sentimenti umani, coprendosi gli occhi con due grosse cotiche; essa non è affidabile, se non rispecchia la Parola di Dio. {05-07-2010}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-A-posto_con-coscienza_Mds.htm

23-06-2010; Aggiornamento: 05-07-2010

 

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