Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Musica, danza e teatro

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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MUSICA E CANTO NELLA DEVOZIONE CRISTIANA

 

 di Nicola Martella - Antonio Capasso

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA {Nicola Martella}: Il titolo originario parlava dell’adorazione cristiana. In fase di revisione abbiamo preferito allargare il campo all’intera devozione cristiana, essendo che musica e canto servono (nel culto e fuori di esso) anche per pregare, supplicare, meditare, ringraziare, edificare, esprimere la comunione fraterna e, non per ultimo, anche per insegnare dottrine bibliche fondamentali.

     I credenti di tutti i tempi hanno cantato la fede nel loro Dio, per glorificarlo. E in tutti i tempi c’è stata la tendenza di adeguare i propri gusti al «mondo»; alcuni, poi, hanno attinto dal «fuoco estraneo». In ogni tempo gli uomini di Dio hanno cercato di tenere distinto il «sacro» dal «profano»; altri, ne hanno fatto una commistione, sia nella musica che nei testi.

     Oggigiorno, all’interno della cosiddetta «musica cristiana» si propone testi scarni di dottrina biblica, slogan ripetitivi e quasi banali, sentimentalismi assortiti, eccitazioni psichiche, il tutto accompagnato da volumi alti, ritmi frenetici e quant’altro, che inducono a moine, a danze tribali, a tremolii e così via. Dal teocentrismo e cristocentrismo si è passati a un umanesimo tinteggiato di cristianesimo e all’antropocentrismo. Dal voler sapere e predicare solo Cristo e Lui crocifisso (1 Cor 1,23; 2,2), si è passati al sensualismo estatico, che dice: dammi, fammi sentire, toccami, abbracciami, eccetera. Invece della santificazione, che porta a una vita santa, pura e irreprensibile, si cercano emozioni psico-religiose, euforia mistica, bei sentimenti, eccitazioni esaltanti, divertimento collettivo e spettacolare.

     A ciò si aggiungano voglia di intrattenimento, narcisistica esibizione, recitazione, teatralità e divismo. Mentre i contenuti da cantare diventano sempre più poveri e il messaggio cristiano è ridotto a slogan, che accontentano tutti, la tecnica sofisticata, i generi musicali in voga e gli effetti speciali la fanno da padrone. La comunione fraterna e la predicazione della Parola vengono sostituite da una terapia di gruppo, chiamata «concerto cristiano» o simile. Invece di tornare a casa edificati nello spirito dall’esortazione e dall’istruzione della sacra Scrittura, che compunge e convince, si esce da una tale manifestazione sonora «sfogati» nella psiche, dopo tali sensazioni, brividi ed eccitamenti. Le uniche parole sentite sono quelle, con cui moderni menestrelli — in veste di «profeti di pace (o dell’armonia psico-mistica)» e di «maestri di misteri» di una fede, che è ridotta al minimo quanto a contenuti di verità e che, perciò, accontenta tutti, credano quel che credano — lisciano l’animo sensibile degli spettatori, accarezzano il loro narcisismo, tranquillizzano gli astanti e dicono loro che tutto va bene, che possono continuare a fare ciò, che vogliono, visto che Dio come uno «zio buono» li ama comunque, a Lui gli vanno bene così come sono e chiede loro solo di mostrargli buoni sentimenti.

 

 

2.  ADORAZIONE E MUSICA {Antonio Capasso}

 

2.1.  ALCUNE PREMESSE: In ogni secolo e cultura, i cristiani hanno voluto cantare la loro fede, esprimendo la bellezza dell’Evangelo con melodie sublimi, capaci di toccare il cuore del credente e d’innalzarlo fino a Dio. In questi ultimi anni, però, si è introdotto nelle chiese un modo distorto di fare musica e canto ai fini della devozione. Questo modesto studio vuole cercare di mettere in luce queste distorsioni. Le riflessioni qui esposte sono frutto di una ricerca sulle Sacre Scritture, messe insieme attraverso un collage di pensieri di vari studiosi e uomini di Dio sulla devozione attraverso la musica e il canto. Non sono uno scrittore, né uno specialista musicale (anche se mi diletto nel suonare), quindi lo scritto non è sicuramente esaustivo sull’argomento. Spero che queste considerazioni siano uno sprono ad approfondire un argomento così importante e fondamentale nella vita delle chiese cristiane.

 

2.2.  ADORARE ATTRAVERSO LA MUSICA CRISTIANA: «I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, poiché il Padre cerca tali adoratori» (Gv 4,23).

     Il primo articolo del «Catechismo di Westminster» (1648) afferma: «Qual è lo scopo principale della vita umana? Lo scopo principale della vita umana è dare gloria a Dio e godere per sempre della sua presenza». Quindi, dare gloria a Dio è lo scopo primario della vita umana. Se l’uomo è stato creato per glorificare Dio, quanto più è chiamato l’uomo rinato in Cristo ad adorare Dio. Tutto del nostro essere deve adorare e glorificare Dio: «Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio» (1 Cor 10,31). In questa sede però, vorrei parlare del culto, che offriamo a Dio attraverso la musica cristiana.

     Credo che sia sotto gli occhi di tutti (in particolare di coloro, che sono convertiti da molti anni), che nelle chiese in questi ultimi tempi si sta affermando sempre di più un modo nuovo di fare musica cristiana. Sempre di più si assiste all’introduzione nel culto di generi musicali come rock, metal, metalcore, hardcore, amocore, punk-rock, crossover, funk, regge, hip-hop, tecno-dance, ecc. E tutto questo avviene allo scopo di soddisfare i gusti e le tendenze delle nuove generazioni. Ecco perché nelle chiesa, si vedono sempre di più impianti sonori all’avanguardia, persone specializzate nel canto, musicisti professionisti, tecnici del suono e cosi via.

     C’è da riflettere sulla natura dei canti nella chiesa di oggi. Il canto cristiano è stato dato all’uomo per glorificare Dio. Questo però non avviene sempre nei nuovi canti, che si ascoltano in questi ultimi anni. Sempre di più si assiste a un modo di fare canto e musica, che ha come scopo, non il glorificare Dio, ma emozionare i credenti, per portarli a una euforia, che non ha nulla di spirituale. I testi musicali sono sempre di più intrisi di umanesimo e sono sempre più spesso antropocentrici, invece di essere teocentrici e bibliocentrici.

     Così descrive il teologo valdese Vittorio Subilia i cambiamenti, che si sono avuti negli ultimi anni nel canto cristiano: «Dalla concentrazione del canto e della musica sulla confessione di Cristo, della sua signoria e della sua grazia nel quadro dell’epoca della riforma, si assiste a un lento, sistematico spostamento che concentra gli interessi sui sentimenti del credente, sui travagli patetici della sua anima religiosa a contatto con le vicissitudini della vita, sulle sue emozioni, sulle sue debolezze, sulle sue esperienze. Non più Dio, la sua Parola, il suo onore e la sua gloria è l’oggetto della confessione della sua fede espressa nel canto, ma l’uomo con le oscillazioni sublimanti o morbosamente deprimenti della sua sensibilità. L’uomo diventa, anche nell’ambito ecclesiastico, la misura di tutte le cose e fa di se stesso l’oggetto del proprio lamento o della propria lode. Karl Bart, ha visto chiaro quando ha osservato che questo processo evolutivo segna né più né meno che la defezione del protestantesimo della riforma: “La storia del canto ecclesiastico ci mostra la secolarizzazione interna che si è prodotta”. Tutta la secolarizzazione esterna del protestantesimo non è in definitiva che “un sintomo di questa secolarizzazione interna visibile nella trasformazione del canto nella chiesa”. La situazione non cambia affatto se da un pietismo ripiegato nella dimensione interioristica-individuale si passa a un neopietismo estrovertito nella prassi sociale: l’antropocentrismo permane sovrano. Non è spesso così in molti canti e canzonieri nuovi, nelle chiese evangeliche?» (Protestantesimo, anno XL, n. 3, p. 151).

     Anche Germano Giuliani focalizza la problematica: «Molti canti cristiani fanno concorrenza al sentimentalismo del canzonette del mondo, dove Gesù è ridotto a fare da contenitore alla tristezza, alla solitudine, all’angoscia, al fallimento negli affari di cuore o ai dissensi finanziari. Con questi testi si chiede di essere risollevati da quella “dolce mano forata”, di essere “cullati dal suo amore” dopo ogni caduta morale o di scampare in extremis alle tragiche conseguenze della droga, mentre si continua a ignorare volutamente l’etica cristiana. Insomma, nel canto cosiddetto cristiano ricorre più un Evangelo secondo l’uomo che non secondo Cristo» (La musica nelle chiese cristiane oggi, ed. ADI-Media).

     Cosa diversa erano invece i canti della Riforma. La studiosa Margherita Fürst-Wulle scrive così: «La Riforma fu una rivoluzione in canto. In Germania con le prediche bibliche degli inni di Lutero, nei paesi della Riforma di Calvino con il canto dei salmi ugonotti. Senza i sui inni Lutero sarebbe lo stesso Lutero della storia, ma la Riforma, probabilmente, non sarebbe divenuto il movimento popolare elettrizzante nella vastità con cui si è verificato. Disse il gesuita Concelio (anno 1620): “I canti di Lutero hanno ucciso più anime che non tutti i suoi scritti e discorsi”» (Il Canto Cristiano nella storia della musica occidentale, ed. Claudiana).

     È significativo che l’autrice di questo libro definisca i canti scritti da Lutero «prediche bibliche». Scrive ancora M. Fürst-Wulle: «Il canto della chiesa è l’espressione poetica-musicale della fede e i suoi inni sono i fiori sull’albero della teologia. Quando la teologia prende la forma dell’inno, essa penetra presto nel cuore e nel pensiero di tutti, grandi e piccoli, colti e non colti».

     I nuovi approcci alla devozione, invece, si propongono di destare emozioni in modo artificiale ed esteriore. Si fanno, quindi, testi insulsi, banali, tutt’altro che spirituali. Oggi vanno di moda principalmente canzonette e brevi cori, che si ripetano in continuazione, senza un vero contenuto dottrinale.

     Ecco cosa dice Germano Giuliani: «l responsabili di chiesa preoccupati di ritrovarsi con la chiesa deserta dai giovani mollano il freno dell’etica e della disciplina cristiana, concedendo che il luogo di culto si trasformi perfino in un dancing...» (op. cit.).

     Ecco qualche considerazione anche riguardo ai tanti concerti cristiani, che si vedono sempre di più in giro. Diciamo subito che in campo musicale la natura pluralistica della chiesa oggi cede il passo all’individualismo e di conseguenza al divismo. C’è da domandarsi, come fa Pasquale Di Nunzio, cosa ci sia di spirituale in quei concerti, «dove i musicisti fanno di tutto per creare un’atmosfera eccitante, muovendosi eccessivamente sul palco e invitando l’uditorio a fare altrettanto, dove gli andamenti ritmici sono troppo veloci, i volumi alti e le melodie non adatte al messaggio che si vuole trasmettere, dove le parole son coperte dai volumi dei suoni degli strumenti, da un battere eccessivo e pesante delle mani e da urla d’incitamento dei presenti, dove magari molte canzoni sono presentate in lingua straniera, e a parte qualche breve presentazione dei canti, non si da spazio alla predicazione dell’Evangelo? Sono convinto che questi concerti non servono a nulla, se non a divertire e a intrattenere l’uditorio... non sono strumenti utili per condurre le persone a Cristo» (La musica nella chiesa, UCEB).

     Giustamente scrive Germano Giuliani: «Nella musica cristiana è sempre di più in aumento il numero di cantanti, strumentisti, complessi corali, corpi di ballo e di mimica e dei più eccentrici giocolieri, che si esibiscono nella chiesa, nei teatri e negli stadi in nome di Dio, ma con precisi scopi edonistici e venali» (op. cit.).

     Riguardo al divertire l’uditorio sono significative le parole di A.W. Tozer: «Perciò oggi restiamo meravigliati davanti allo spettacolo di milioni di dollari che vengono riversati nel profano lavoro di fornire divertimento terreno ai cosiddetti figli del cielo. Lo spettacolo religioso in molti luoghi sta escludendo rapidamente le cose serie di Dio. Molte chiese in questi giorni sono diventate poco più che poveri teatri, dove “produttori” di quinto livello vendono la toro merce scadente con piena approvazione dei leader religiosi, che riescono persino a citare i testi sacri in difesa della loro scelleratezza. E difficilmente qualcuno osa levare la voce contro. Il grande dio spettacolo diletta i suoi devoti» (La radice del giusto, ed. Verso la Meta). Tozer scriveva queste cose negli anni Sessanta del secolo scorso; mi domando cosa direbbe se vedesse oggi come vanno le cose...

     Il grande predicatore Martyn Lloyd-Jones, sempre a proposito di questo argomento, scrive: «Purtroppo, la pressione a produrre risultati evidenti ha indotto molte opere a sacrificare la centralità della predicazione biblica sull’altare di un pragmatismo centrato sull’uomo. Sta emergendo un nuovo modo di fare... chiesa. In questo radicale cambiamento di paradigma, l’esposizione della Scrittura è stata sostituita da intrattenimento, la predicazione dalle esibizioni, la dottrina dalla recitazione e la teologia dalla teatralità. Il pulpito, ovvero la predicazione, che, un tempo, era il punto focale della chiesa, è oscurato oggi da una varietà di tecniche atte a fare crescere di numero le chiese. Queste tecniche vanno dall’uso di stili di culto alla moda a rappresentazioni teatrali abbaglianti. Pur di trovare il trucco vincente, una nuova ondata di pastori sta reinventando la chiesa e confeziona l’Evangelo come se fosse un prodotto da vendere ai consumatori» (Fame nel paese, ed. Associazione Verità Evangelica). Molto del canto e della musica cristiana moderna è parte di questo nuovo modo di fare chiese, di cui parla Lloyd-Jones.

 

 

3.  MUSICA SACRA O PROFANA? {Antonio Capasso}: Riguardo a questo tema ho dovuto pensare ai seguenti brani biblici: «…e offrirono davanti ai Signore del fuoco estraneo» (Levitico 10,1). «Se tu separi ciò che è prezioso da ciò che è vile, tu sarai come la mia bocca» (Geremia 15,19). «Come potremmo cantare i canti del Signore in terra straniera?» (Salmo 137,4).

     Oggi in molti sono persuasi che, facendo il connubio tra musica profana e musica sacra, si arriva più facilmente alle persone non convertite. Con questi nuovi generi musicali si crede di rendere meno noiosi i culti e di aumentare le file delle chiese.

     Cosa s’intende con il termine «profano»?». A ciò Peter Masters risponde come segue: «Essere “profano” significa trattare le verità bibliche e tutto ciò che è sacro con irriverenza e trascuratezza, così da violarle e corromperle» («Adorazione “razionale” o “estatica”? Adorazione “sacra” o “profana”?»; qui).

     Le domande che restano sono le seguenti: Che cosa rende la musica profana o sacra? Se c’è una netta distinzione tra sacro e profano nella musica, qual è? Chi ha studiato la musica quale fenomeno, afferma che essa, in realtà, è in se stessa neutra; sono i contenuti dei testi e lo scopo, con cui viene utilizzata, a definirla sacra o profana. Questo significa che è importante guardare al messaggio, che un genere musicale trasmette, e alla cultura e allo stile di vita, che essa crea. Se, quindi, un genere musicale è nato per veicolare un messaggio e una cultura contrari a Dio e alla sua legge morale, è da considerare profana. Ciò significa che usare per la musica cristiana generi musicali (cfr. rap, hardcore, punk-rock, metalcore), che sono sorti con un messaggio contrario a Dio e alla sua legge morale, significa fare una commistione fra sacro e profano.

     Prendiamo ad esempio il genere «rap» (dall’inglese rap «colpo, rimprovero, colpire, chiacchierare»). Germano Giuliani afferma in proposito: «Come si può pensare di fare musica cristiana con un genere caratterizzato da veri e propri boati, da stridori agghiaccianti, cantilene assillanti e ipnotizzanti, da effetti prodotti da dischi fatti girare al contrario, sconvolgendo ogni ordine e logica musicale? Tutto ciò non è in contrasto con l’Iddio che è ordine? (1 Cor 14,33)» (op. cit.). Il «rap» è una musica «arrabbiata», che ebbe come ideologo Joe Tex, un mussulmano oltranzista e razzista (cfr. qui e qui).

     Un altro esempio lo si può fare con il genere «metal». Ecco ciò che dicono gli storici del rock a proposito del metal: «La luce è sostituita dall’oscurità, l’ottimismo dal cinismo e dalla disperazione, in alcuni casi si arriva a trattare di satanismo (black metal) e, in contrapposizione, di Cristianesimo (white metal), rendendo il messaggio portato dal brano, ancora più profondo e penetrante dal punto di vista personale e interiore. Le caratteristiche apertamente anticristiane e demoniache di alcune band appartenenti, perlopiù, alla scena black metal e thrash metal (per esempio Burzum e gli Slayer) hanno portato numerose critiche al metal in generale, più volte accusato di essere diseducativo, blasfemo, o addirittura semplicemente “malvagio”» (Wikipedia). Come si può pensare di fare musica cristiana con questo genere musicale?

     Non si creda che la musica mondana venga cristianizzata per il semplice fatto di eseguirla in chiesa e per scopi cristiani. Ci fu un periodo nella storia della chiesa cattolica in cui si volle inserire nel culto la musica di stampo sfacciatamente mondano, con l’intento di santificarla e di santificare gli esecutori. Questa operazione, che è ancora vigente in molte chiese anche evangeliche, era detta «travestitura». Il promotore di questa prassi fu il vescovo compositore Giovanni Ancina (anno 1500). Alle musiche e ai balletti delle strade, delle bettole, e delle feste da ballo veniva applicato un testo sacro. Anche oggi non è nuovo vedere musiche di canzoni mondane, a cui sono state cambiate le parole con un testo sacro. Di recente si è visto la canzone «Waka Waka» di Shakira trasformata in un canto cristiano. Come anche la canzone «Mi batte il corazon» anch’essa travestita con un testo sacro.

     Peter Masters ha scritto: «La necessità di distinguere tra sacro e secolare o profano, oppure tra spirituale e mondano, è sempre stato un principio guida fondamentale per i cristiani. L’“atmosfera” della casa di Dio deve certamente essere gioiosa, ma al contempo deve onorare il criterio biblico della riverenza (cfr. Eb 12,28). Fino a gli anni sessanta [del secolo scorso, N.d.R.], la maggior parte degli evangelici riteneva che la chiesa e il mondo dovessero vivere e vivessero secondo principi, norme e gusti diversi e contrapposti tra loro. Perciò i divertimenti e gli svaghi comuni tra i non-convertiti erano guardati con sospetto. L’adorazione spirituale non dovrebbe mai essere confusa, mescolata o contaminata con ciò che è reputato “mondano”, in quanto appartiene all’ambito di ciò che è sacro mentre le altre cose all’ambito del profano. Gli evangelici erano convinti che il Dio Onnipotente ne sarebbe stato offeso e credevano che il peccatore perduto non poteva essere chiamato fuori dal mondo mediante la testimonianza di una chiesa che ne avesse adottato lo stile di vita e i valori. In pratica, si giudicava che integrare il culto tradizionale con ciò che proveniva da una qualche cultura alternativa e che promuoveva, ad esempio, il sesso libero, l’uso delle droghe e le orge emotive non solo sarebbe stato inappropriato, ma anche e soprattutto peccaminoso» (op. cit.; qui).

     È il caso di ricordare le parole del profeta: «I suoi sacerdoti violano la mia legge e profanano le mie cose sante, non distinguono fra santo è profano, non fanno conoscere la differenza che passa fra ciò che è impuro e ciò che è puro, chiudono gli occhi... E io sono disonorato in mezzo a loro» (Ezechiele 22,26).

     Germano Giuliani scrive: «Dobbiamo preoccuparci di cantare col cuore al Signore sotto l’impulso della grazia (Col 3,16), facendo attenzione che il contenuto della canzoni esprima delle verità spirituali profonde, che la musica si adatti bene alle parole e alle circostanze, che i volumi siano moderati ed equilibrati, in modo che la musica possa essere uno strumento per condurre i cuori dei credenti a un’adorazione fervida e a una lode profonda e gioiosa del Signore. Le parole dei canti cristiani devono avere la preminenza sulla musica e sulla melodia, solo così potranno raggiungere l’obbiettivo di glorificare Dio e preparare i cuori a ricevere la Parola di Dio» (op. cit.).

     Qualcuno ha detto: «Se gli inni sono cantati con troppa velocità e oltre i limiti della vivacità necessaria, si corre il rischio di sorvolare sul contenuto del testo e, in tal caso, si finisce con il ridurre il canto a una mera eccitazione dei sensi, impedendo di fatto che Dio ci parli per mezzo di esso» (Ines Ibero de Buceta). Purtroppo però, come abbiamo già detto in precedenza, in molta musica moderna spesso i testi sono poveri di contenuto, con parole e slogan banali, che si ripetono continuamente e che non hanno nessun valore. Per non parlare poi dei ritmi della musica, i quali non aiutano a preparare i cuori e la mente all’adorazione e all’ascolto della Parola, ma favoriscono l’eccitamento dei sensi e i movimenti del corpo con ritmi troppo aggressivi e martellanti e con volumi molto alti.

     Un ultima considerazione la vorrei fare riguardo alla spettacolarizzazione della musica cristiana da parte di tanti cantanti cristiani. Siamo ormai di fronte a un vero divismo di molti cantanti cristiani. Sono nate da diverso anni ormai addirittura dei festival della musica cristiana con tanto di giurie e premi. Si fanno anche i promo per promuovere i CD dei diversi autori cristiani con tanto di video personale, che vengono pubblicizzati a destra e a manca. Il fini di tutto questo non è la gloria di Dio, ma l’acclamazione del pubblico e non ultimo un proprio tornaconto economico. Spesso anche le case discografiche tendono a celebrare la figura degli artisti cristiani allo stesso modo degli artisti del mondo. Spesso si legge delle grandi performance ottenute, di avere partecipato a selezioni, spettacoli, avere vinto premi, e altro ancora. C’è da chiedersi: la gloria non deve appartenere soltanto a Dio? Ogni cosa buona, che è in noi, non proviene da Lui?

     Che Dio ci aiuti a vigilare sulla musica e il canto cristiano. Fare musica e canto, senza tenere conto dei metodi e delle norme scritturali da adottare, non è biblico. Anche in questo aspetto della vita della chiesa dobbiamo rimanere saldamente attaccati alla Parola di Dio (2 Tim 3,16-17), per essere veri adoratori (Gv 4,23).

 

Per l’approfondimento rimandiamo ai seguenti articoli

Il ministero musicale nella chiesa neotestamentaria {Leigh Pennington} (A)

Inni che evito di cantare {Nicola Martella} (A)

Musica equivoca fra sacro e profano {Nicola Martella} (D)

Testo e musica dello Spirito Santo 1 {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A2-Music_canto_devoz_Esc.htm

04-06-2013; Aggiornamento:

 

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