Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Musica, danza e teatro

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL MINISTERO MUSICALE

NELLA CHIESA NEOTESTAMENTARIA

 

 di Leigh Pennington

 

♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪ Riguardo alla musica e al suo ministero nel nuovo patto alcuni mettono l’enfasi sulla continuità fra AT e NT; le prime chiese, essendo giudaiche, non si differenziavano dalle sinagoghe, tanto che il termine synagōghē «sinagoga» deriva dal verbo synághein «riunirsi» ed era anche usato dai cristiani giudaici per caratterizzare le loro riunioni (Gcm 2,2). Sarebbe qui interessante fare uno studio sull’uso della musica nella sinagoga.

     Altri mettono l’enfasi sulla discontinuità fra l’AT e il NT; essi fanno notare che le prime chiese cristiane (perlopiù chiese in casa) non erano il tempio né lo sostituivano. Essi affermano che nel NT riguardo alla chiesa si parla sì di inni, canti o salmi, ma mai di strumenti di accompagnamento o di un vero e proprio ministero musicale come nell’AT. Nel NT si parla sì di strumenti o della loro similitudine (Mt 6,2; 9,23; 11,17; 1 Cor 13,1; 14,7s; Eb 12,19; cfr. Ap 1,10; 4,1; 14,2.8; 18,22), ma gli unici strumenti attivamente suonati da Atti 2 ad Apocalisse 22 si trovano nella trascendenza, e cioè per l’uso militare (Mt 24,31; 1 Cor 15,52; 1 Ts 4,16; Ap 8,2.6-13; 9,1.13s; 10,7; 11,15) o per la liturgia (Ap 5,8; 15,2). Si potrebbe obiettare che il verbo «salmeggiare» intendeva cantare accompagnandosi con uno strumento a corde (vedi sotto).

     L’autore dell’articolo, Leigh Pennington, si reca spesso in Italia per fare seminari sulla musica. Egli mi ha messo a disposizione il seguente articolo, che appare molto interessante. Egli affronta alcune di queste questioni. La sua tesi di base è la seguente: ciò che è stato già adombrato nella liturgia templare dell’antico patto, trova la sua piena luce nel nuovo patto. Lo rimetto all’analisi dei cristiani biblici, confidando in una sobria e feconda discussione. Date le radici culturali statunitensi dell’autore, io mi sono limitato a rendere chiaro e comprensibile il suo pensiero mediante il mio lavoro redazionale, sia sulla lingua italiana, sia con i termini greci. {Nicola Martella} ♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫♪♫

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Uno dei temi più scottanti nella chiesa locale è quello della musica cristiana. Promotori dello stile musicale contemporaneo fanno battaglia con i seguaci tradizionalisti della «vecchia scuola», entrambi cercando di conquistare ciò che sarà il futuro della musica cristiana stessa; e poi c’è anche chi, stando in panchina e osservando tutto questo, rimane confuso e sconvolto.

     Come può un credente distinguere tra ciò che è giusto e sbagliato, quando c’è così tanta carne sulla brace? La risposta a tale domanda si può accertare, solo se si è pronti a fare un’analisi biblica, cominciando dall’Antico Testamento e, quindi, uno studio attento alle illustrazioni e ai tipi di musica sperimentati dal popolo di Dio. Solo seguendo questa prassi potremo arrivare a comprendere i principi biblici tutt’ora validi riguardo alla musica per la chiesa locale di oggi.

     Se seguiamo le tracce musicali dell’Antico Testamento, esse ci condurranno ai collegamenti neotestamentari proposti dagli apostoli Paolo, Pietro e altri. E riguardo al piano di Dio per la sua musica, solo dopo aver afferrato la connessione esistente tra l’Antico e il Nuovo Testamento, potremo affermare con autorevolezza che cosa sia veramente la musica approvata da Dio. Dunque incominciamo con alcuni principi di base.

     ■ 1. Quando l’apostolo Paolo afferma che «ogni Scrittura è… utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare» (2 Timoteo 3,16), egli non fa riferimento soltanto a ciò, che la Parola di Dio tocca nella predicazione o nell’insegnamento, ma in ogni ministero della chiesa locale, comprendendo anche quello della musica. Conseguentemente anche «studiati» (2 Timoteo 2,15) diventa un requisito per chi vuole esercitare un servizio per il Signore nella sua musica.

     ■ 2. Ogni credente inizia la sua vita in Cristo con un «vecchio bagaglio» di preferenze ed esperienze musicali. Tale «bagaglio» dev’essere «trasformato mediante il rinnovamento della mente» (Romani 12,2), altrimenti non si può intendere (se non tramite lo Spirito Santo e la Parola di Dio) cosa sia la buona, gradita e matura volontà di Dio al riguardo.

     ■ 3. Una dipendenza dalla musica classica, jazz, rock, country o gospel o da qualsiasi altro tipo di espressione musicale ci porta a un inquinamento dell’argomento stesso, perché tali espressioni non hanno una base biblica, su cui reggersi. Quelle parole hanno le loro radici nelle culture umane e non possono mai sostituirsi a concetti e principi biblici, i quali sono gli unici in grado di «fare da maestro» nell’intendere cosa significa veramente la musica approvata da Dio.

     ■ 4. Lo scopo di questo studio è quello di portarci a identificare e a riconoscere alcuni principi biblici importanti e chiari tratti dalla Parola stessa; principi che riguardano la volontà di Dio per la sua musica, per il suo sviluppo e per il suo mantenimento nella sua chiesa locale.

 

 

2.  TRACCE VETEROTESTAMENTARIE E REALTÀ NEOTESTAMENTARIE: Dio ha da sempre ordinato e provveduto un piano musicale per il suo popolo; al riguardo vediamo la conferma già ai tempi di Mosè e nel Tabernacolo. Il piano ebbe inizio utilizzando l’ufficio del levita. Mosè, seguendo l’ordine dell’Eterno, fondò l’ordine levitico, che comprendeva tre rami:

     ■ Quelli che attendevano ai sacerdoti nell’olocausto quotidiano;

     ■ Quelli responsabili per il mantenimento, la pulizia, la sicurezza e il trasporto degli articoli del Tabernacolo;

     ■ Più avanti Davide ordinò quelli, che attendevano all’Eterno con il canto;

     ■ Brani: Numeri 1,49-50; 3,6-9; 1 Cronache 9,14-34; 15,16-24; 25,1.

 

Quando il nostro Signore Gesù Cristo morì e poi risuscitò dalla tomba e divenne il nostro Sommo Sacerdote, tramite il suo sacrificio unico, Egli rese perfetti per sempre tutti quelli, che lo credono e lo seguono in virtù del suo proprio sangue (Ebrei 10,12-14). Chi è in Cristo, entra a far parte di una «generazione eletta e santa» (1 Pietro 1,9) e di un «sacerdozio regale». Ciò, che era adombrato dal levita e dal sacerdote dell’Antico Testamento, si schiarisce nella realtà del completo sacerdozio neotestamentario; le responsabilità, una volta divise in 3 opere levitiche, ora si uniscono in una nuova posizione come figli di Dio e coeredi con Cristo! Come i leviti e i sacerdoti di allora anche noi offriamo a Dio:

     ■ Il nostro sacrificio di lode (Ebrei 13,15);

     ■ Il nostro servizio di amministratori (1 Corinzi 4,2);

     ■ Il nostro canto guidato dal suo Spirito (Salmo 40,1-3; Efesini 5,19-20).

 

 

3.  ESEMPI NEOTESTAMENTARI NEL MINISTERO DELLA MUSICA ECCLESIALE: Diversi credenti ritengono che la Bibbia taccia sull’argomento della musica nel Nuovo Testamento. Secondo il loro parere, il Nuovo non dà precise indicazioni su come la musica cristiana si era sviluppata e svolta nella chiesa, dopo la risurrezione di Cristo. A questo modo di pensare vorrei rispondere con un appello: «Analizziamo insieme le Scritture e poi vedremo!».

     ■ I canti di Maria, Zaccaria, angeli e Simone danno un’ampia dichiarazione profetica e dottrinale riguardo alla verità della persona e dell’opera di Cristo (Luca 1,46-55.68-79; 2,13-14.29-32).

     ■ Gesù e i suoi discepoli cantano un inno (di Pasqua) prima di incamminarsi verso il giardino degli ulivi (Matteo 26,30; Marco 14,36). E così l’ultima funzione della chiesa embrionale, prima della morte di Gesù, fu una lode musicale collettiva!

     ■ Paolo e Sila «evangelizzano» un’intera prigione (unico esempio nel NT della musica usata nell’evangelizzazione), cantando degli inni! (Atti 16,25). A mezzanotte, liberatisi dai ceppi, i due raccolgono il «frutto» del canto e della predicazione: la salvezza del carceriere!

     ■ Paolo, scrivendo alla chiesa locale di Corinto (che peraltro aveva tutti i doni spirituali), fa capire che il ministero del canto non lo si poteva ottenere soltanto tramite un «dono», ma ci voleva anche una «intelligenza» spirituale per poterlo adoperare (1 Corinzi 14,15).

     ■ Paolo insegna che il segno principale per evidenziare la pienezza dello Spirito nella vita di un credente (o una chiesa locale), era quello di «parlare» l’un l’altro in salmi, inni e canzoni spirituali (Efesini 5,19s; oppure «cantare», Colossesi 3,16s).

     ■ Paolo insiste che il riempimento dello Spirito equivale all’essere riempito della Parola di Dio. E siccome le parole «parlare» (citata in Efesini 5,20) e «cantare» (usata in Colossesi 3,16s) indicano un medesimo significato, ciò richiede che la musica e la parola predicata e insegnata debbano essere in grado di ammonire e d’insegnare ciascun credente, perché egli cresca nella fede.

     ■ I credenti, che entreranno nell’eternità con il loro Dio, faranno parte di un «coro» celeste permanente e canteranno per sempre le lodi del Signore! (Apocalisse 7,9-12 e altri passi nello stesso libro).

 

 

4.  REALTÀ MUSICALI CRISTIANE DA 1945 FINO A OGGI: Oggigiorno, la realtà musicale cristiana si caratterizza con una sola frase: «Vogliamo i nostri diritti». Come fu per la chiesa locale di Laodicea (Apocalisse 3,14-22) la maggior parte dei credenti (e non credenti) coinvolta nella «musica cristiana», ha ormai adottato un’idea comune sull’argomento della musica (e anche sulla vita in generale), cioè tutto è profano e relativo alle circostanze e al proprio punto di vista. Qualsiasi tentativo di chiamare la gente a esaminare le proprie idee e le proprie preferenze con un «metro biblico», viene respinto con l’accusa di nutrire pregiudizi oppure di non amare chi sta dall’altra parte. Se in tale confronto, il terzo interlocutore è un credente di vedute musicali tradizionaliste (cioè che guarda alla gloria della musica del passato e che giudica tutto e tutti con ostilità, come se fossero eretici), un’accesa battaglia è prevedibile!

     Dalla fine della seconda guerra mondiale (1945), il ministero musicale nelle chiese locali (parlo perlopiù di quelle chiese americane, ma si è anche verificato lo stesso problema un po’ ovunque) subì notevoli cambiamenti, spesso radicali: gli autori d’inni e di canzoni spirituali, che allora lavoravano nell’ambito delle stesse chiese, si associarono a mano a mano in nuove organizzazioni e, in fine, divennero vere e proprie «industrie» musicali, che dettarono la linea. I doni musicali cristiani, una volta nutriti e disciplinati dalle stesse chiese, sperimentarono per la prima volta un’autonomia da esse. Così il delicato equilibrio tra salmi, inni e canzoni spirituali si sbilanciò massicciamente in senso soggettivo. Canti soggettivi e sperimentali divennero la norma durante gli anni ‘60 e ’70, ed essi utilizzarono il movimento neoevangelico americano come veicolo d’espansione della musica contemporanea cristiana.

     Negli ultimi 25 anni parecchie chiese locali hanno scelto di salire su questa velocissima «macchina» musicale contemporanea. Chi invece se ne era opposto, ha reagito negativamente, chiudendo i battenti e insistendo che soltanto la musica «d’un tempo» poteva essere suonata e cantata. In questo rivolgimento culturale trovare una chiesa, dove esisteva un equilibrio adoperato con intelligenza e con la conoscenza biblica, era davvero una cosa rara!

     Poco è cambiato fino a oggi: l’industria musicale cristiana americana continua a sottrarre alle comunità locali i doni musicali in via di sviluppo. Quasi un miliardo di dollari l’anno (qualcosa più di 701 milioni di Euro) vengono incassati da questa «macchina» industriale musicale sempre più esigente e sofisticata.

     La battaglia continua inarrestabile. E la domanda per eccellenza rimane: «Qual sarà la fine di questa lotta?». Dovremo anche noi optare per una musica «moderna» oppure sceglieremo di rimanere con quella «vecchia»? Noi preferiamo piuttosto riporre la nostra fiducia nella Bibbia e nelle sue capacità d’indicarci la retta strada e di darci una soluzione appropriata a questo problema, apparentemente così difficile.

 

 

5.  ALCUNI IMPERATIVI ESPRESSI DALL’APOSTOLO PAOLO: Abbiamo già fatto cenno in Efesini 5,19 e in Colossesi 3,16 al fatto che Dio provvede un ampio insegnamento sia per la chiesa locale, sia per ogni singolo suo membro, riguardo a come Egli desidera essere lodato. La formula, indicata da Paolo, induce a una tripla risposta musicale.

     ■ 1. Il termine «salmi» (gr. sg. psalmós) indica le Scritture musicate. È l’espressione più oggettiva di lode, perché soltanto parole bibliche sono adoperate. [N.d.R.: Un psalmós indicava un brano musicale suonato con strumenti a corda. In Efesini 5,19 ricorre subito il verbo psállō «suonare, salmeggiare, cantare accompagnandosi con uno strumento a corde».]

     ■ 2. Il termine «inni» (gr. sg. hymnos) indica la lode comune e unificata. Pur essendo sempre oggettiva come canto, fa uso di passi e di pensieri biblici arrangiati in modo tale da esprimere un punto di vista umano riguardo a una verità divina.

     ■ 3. La locuzione «canzoni spirituali» (gr. sg. ōdē «canto, ode»; pneumatikē «spirituale») indica le lodi spirituali personali. Esse permettono al credente di esprimere personalmente le proprie esperienze cristiane (basate naturalmente su principi biblici) come mezzo di ringraziamento e di esortazione.

 

Ovviamente in queste tre forme di lode è essenziale l’equilibrio e il fatto che Dio sia lodato in verità e in spirito (Giovanni 4,24). Troppi salmi e inni possono creare un’ortodossia morta; dando uno sguardo alle principali chiese protestanti liberali confermerebbe tale affermazione. D’altra parte, troppe canzoni spirituali (specie del tipo «contemporaneo» odierno) portano spesso all’arbitrio musicale e a gravi errori dottrinali; il movimento carismatico e la sua «evoluzione» musicale ne è un esempio chiarissimo. Quanto danno spirituale vi è senza una guida biblica fedele!

 

 

6.  ALCUNI REQUISITI MUSICALI BASILARI PER LA CHIESA LOCALE: Quindi, che cosa pretende Dio dalla sua chiesa locale riguardo ai doni e ai talenti musicali, da Lui stesso forniti? E noi, come dobbiamo mettere al suo servizio tali doni e talenti nelle comunità locali? A questo punto mi pare che la risposta necessaria si debba trovare in tre affermazioni, già espresse nella Parola di Dio:

     ■ 1. Nella musica cristiana, come in tutti i ministeri, Dio deve essere glorificato personalmente in tutto ciò, che offriamo nel suo nome (cfr. 1 Corinzi 6,19-20; 10,31; Colossesi 3,17).

     ■ 2. Siamo istruiti dal Signore che la sua musica deve edificare, confortare e ammonire il credente perché cresca nella fede (cfr. 2 Corinzi 1,3-4; Colossesi 3,16; Ebrei 9,24-25).

     ■ 3. Il nostro ministero musicale non finisce con la lode a Dio e con l’opera benefica verso i fratelli in Cristo, ma dobbiamo anche essere ambasciatori della riconciliazione di Dio, chiamando gli uomini dappertutto a ravvedersi e invitandoli (usando parole e musiche chiare e inequivocabili) a venire al Salvatore con fede, credendo in Gesù Cristo quale Signore della loro vita (cfr. Atti 16,25-34; 2 Corinzi 5,20).

 

 

7.  RESPONSABILITÀ DI CONDUTTORI E MUSICISTI: Ora arriviamo al punto saliente dello studio. Come conduttori o responsabili di chiese e come musicisti, come dobbiamo reagire davanti a tutto quello, che si sta verificando oggi nelle nostre (ed altre) comunità? Alcuni insisterebbero sul fatto che ci si astenesse perfino dall’ascolto di qualunque musica, che non provvenga dai «vecchi inni della fede». E perciò non si vuole neanche sapere che cosa sta accadendo nel mondo musicale cristiano.

     Altri, invece, sollecitano a «tener il passo» con i tempi e insistono che la musica cristiana contemporanea debba prendere sempre più spazio. Perciò, bisognerebbe abbandonare i vecchi inni, perché essi non attirano i giovani. Per loro un «canto nuovo» dev’essere per forza sempre nuovo, altrimenti si rischia di perdere gli ascoltatori!

     Tuttavia, io sono convinto dalle Scritture che esiste una via migliore! I cinque punti biblici pratici, che ora seguono, serviranno come bussola per orientarsi, quando si deve constatare se la musica della propria comunità è quella di Dio o meno.

     ■ 1. Bisogna incoraggiare tutti coloro, che posseggono talenti e doni musicali (siano essi giovani o meno giovani), a consacrarsi a Dio e a mettersi al servizio della propria chiesa locale (cfr. 1 Corinzi 6,19-20).

     ■ 2. Si devono anche sviluppare criteri biblici e oggettivi riguardo a chi vuole servire Dio nella sua musica. Noi non permetteremo mai (spero) che un predicatore o insegnante della Parola di Dio si alzasse a parlare nella nostra comunità, se egli non fosse già provato, prima di prendere tale responsabilità. Perché allora siamo disposti ad affidare a un «novizio» nella fede la guida della musica nella nostra lode e della nostra evangelizzazione? (1 Timoteo 5,22; si adatta anche ai musicisti!).

     ■ 3. Uno sforzo decisivo dovrà essere fatto perché i canti degli innari vengano insegnati e imparati nel modo giusto. Ve ne sono alcuni che magari devono essere eliminati per motivi dottrinali oppure perché non sono cantabili, ma la maggior parte di loro può essere cantata oppure arrangiata in modo tale da essere più facilmente cantata e apprezzata da tutti.

     A questo punto aggiungo che spesso nelle nostre chiese i giovani rifiutano di partecipare al programma musicale. Ciò avviene non tanto perché non riescono a sopportare gli inni più vecchi o lo stile, che li accompagna, quanto perché vedono l’atteggiamento ostile mostrato dai conduttori, quando essi chiedono di fare qualche cosa di diverso. Invece di giudicare a priori le loro proposte, ci si dovrebbe piuttosto sedere con loro per analizzare le cose biblicamente. Magari, facendo ciò, si può scoprire l’esistenza di un dono nascosto, veramente prezioso per il Signore.

     I consigli offerti dai conduttori, quando avvengono con criteri biblici e suggerimenti pratici (riguardo a stile, voci e strumenti adoperati dai giovani), sono sempre validi. Bisogna però saper ascoltare i giovani, istruirli e modellarli riguardo a come servire Dio, come avviene in tutte le altre discipline della chiesa.

     ■ 4. Dobbiamo cercare di arrivare a un equilibrio nella musica, che usiamo. Bisogna nutrire un apprezzamento genuino e profondo per la nostra eredità musicale spirituale e per gli uomini e le donne, che si sono sacrificati per far arrivare fino a noi questa ricchezza musicale, di cui oggi godiamo. (Magari uno studio sulla storia dei musicisti Italiani cristiani potrebbe essere utile) Bisogna sviluppare, però, anche uno spirito di discernimento (non ostile) verso le nuove musiche, che Dio vorrà (notate: Dio!) farci conoscere e farci cantare. Ricordiamo che ogni generazione è chiamata a conservare ciò, che c’è di buono, di quella precedente e di creare qualcosa di buono per quella successiva.

     ■ 5. Ogni conduttore e musicista dovrebbe avvalersi di libri e materiali, che presentano il ministero della musica da un punto di vista biblico (come lo studio attuale). Inoltre, ci si può anche informare, leggendo articoli sullo stesso argomento in varie pubblicazioni cristiane e in rete. (Anch’io sarei personalmente contento di intervenire, qualora il Signore lo indicasse).

 

 

8.  UNA CONCLUSIONE PERSONALE: Nella mia vita ho avuto il grande privilegio di crescere in una famiglia di credenti. Mio padre, un servitore per più di 50 anni nel campo della musica cristiana, mi aveva insegnato sin da bambino ad apprezzare le cose di Dio. Egli mi ha lasciato un’eredità ricchissima e perciò sono stato benedetto grandemente, avendo l’opportunità di conoscere e di lavorare insieme a tanti uomini di fede, lungo un’esperienza di più di 45 anni.

     Tuttavia, ho anche visto gli effetti dell’esistenzialismo moderno, penetrato sempre di più dentro l’ambito della musica cristiana, prima negli Stati Uniti (dagli anni ‘60 fino agli ultimi anni ’80) e, successivamente, in Italia (dal 1980 in poi). In tutta questa mia esperienza ho notato davvero tanto «spettacolo» e tanta «tolleranza»; e ho anche constatato il fatto che Satana rimane sempre all’opera, lavorando a tempo pieno, cercando di rovinare o di sostituire l’opera divina con surrogati, che sembrano essere buoni, quando in effetti non li sono mai!

     Fino al ventesimo secolo, le chiese in senso lato guidavano il mondo nello sviluppo e nella pratica della musica. I grandi autori dell’800 e del ’900 dovevano, in gran parte, le loro capacità musicali a quegli insegnanti, che lavoravano nelle chiese locali (p.es. Beethoven, Bach e innumerevoli altri). Soltanto nel secolo passato, la chiesa locale ha cessato d’insegnare e, oramai da tempo, ha aperto le sue finestre per ascoltare il mondo, chiedendogli aiuto nel realizzare una musica per il suo Dio. Che vergogna!

     La scena musicale cristiana contemporanea dovrebbe servire come mezzo di avvertimento e di risveglio per ognuno di noi, perché Dio non accetterà mai (anche se la sua chiesa locale lo fa) un sacrificio misto! Come guide di chiese e musicisti abbiamo grandi privilegi nell’esporre le verità di Dio; ma abbiamo pure responsabilità ancora più grandi nell’assicurarci che la nostra gente lodi Dio «in spirito e in verità». Piuttosto che lamentarci dello stato tragico della musica nelle nostre comunità — o, peggio ancora, compiacerci di una musica «al passo con i tempi», senza aver mai riflettuto su ciò, che essa porta come frutto finale — noi ci dobbiamo dedicare e impegnare seriamente per una ricostruzione dei doni e del ministero della musica cristiana, utilizzando come standard l’unico metro affidabile: la Parola di Dio!

     Forse il fallimento, che oggi si vede nelle chiese, dipende da una mancanza d’insegnamento nelle stesse negli anni passati e che ora sta recando il suo frutto (Galati 6,7-8). In ogni caso, il Signore ci concede tuttora il privilegio e il dovere di rispondere alla sua chiamata, qui e ora!

     Mi domando, se siamo davvero convinti che lo Spirito di Dio è in grado di ricostruire il ministero musicale nelle chiese locali? Siamo davvero fiduciosi nella capacità dello stesso Spirito d’insegnare, custodire e di portare avanti quei doni fino al punto tale che potrà fruttare una musica degna del Signore e per la Sua gloria?

     E studiamo davvero la Parola di Dio per prepararci tanto nella sua musica quanto negli altri ministeri nella sua chiesa locale? A queste e altre domande, che lo Spirito Santo mi ha più volte suggerite, posso dire solo per quanto mi riguarda personale: «Signore Gesù, aiutami a non avere un concetto più alto di quello, che dovrei avere, ma ad avere un concetto sobrio di me stesso, secondo la misura di fede, che tu mi hai assegnato. In tal modo, potrò gloriarmi solo in te, o Signore» (cfr. Romani 12,3; 2 Corinzi 10,17-18).

     Se e quando questi principi sopranominati guideranno il ministero della musica nelle nostre comunità, allora vedremo onorato il piano di Dio, la sua musica e la sua Persona. Amen!

 

Versione corretta, redatta e adattata da Nicola Martella

© Punto°A°Croce 2011 per questa versione

 

Il ministero musicale nella chiesa neotestamentaria? Parliamone {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A2-Ministero_musica_NT_Avv.htm

24-06-2011; Aggiornamento: 07-07-2011

 

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