Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

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Le Origini 1

 

Missione

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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APOSTOLI OGGI NELLA «CHIESA DEI FRATELLI»?

 

 di Nicola Berretta

 

Non vi sono dubbi sul fatto che l’articolo di Francesco Bozzi (► Apostoli oggi?) affronti un tema estremamente interessante e di importanza primaria per la Chiesa di oggi; inoltre, mette per certi versi «il dito sulla piaga» su temi scottanti che riguardano i rapporti non sempre idilliaci tra le comunità locali e i servitori a tempo pieno che vi collaborano. Ancora di più, porta a rimettere in discussione il concetto di «indipendenza della chiesa locale», uno tema così caro alle «Chiese dei Fratelli». Se infatti si riconosce che anche oggi gli apostoli debbano avere un ruolo nella Chiesa, quali dovrebbero essere i confini della loro autorità? Dovrebbero cioè avere un ruolo di guida che supera la singola comunità locale? Se sì, è ovvio che occorra porsi anche un’altra domanda, ancora più delicata: chi li elegge?

     La difficoltà di affrontare questo tipo di domande è legata soprattutto al timore di dover rimettere in discussione principi organizzativi «sovra-ecclesiali», che invece in altre confessioni cristiane storiche o nell’ambiente carismatico sono dati per scontati.

     Proprio per evitare di confondere le acque, occorre chiedersi entro quali limiti un apostolo debba esercitare la sua autorità. Paolo molto chiaramente fa riferimento a «limiti» nel suo campo d’azione (2 Cor 10,13-16) che presumibilmente riguardavano quelle chiese dove lui aveva operato in prima persona, senza sovrapporsi al lavoro altrui (cosa di cui si vanta anche in Rom 15,20). D’altra parte il solo confronto tra libri quali 1-2 Corinzi e Colossesi ci porta a constatare il diverso atteggiamento di Paolo, paternamente ingiuntivo (e anche coercitivo in 1 Cor 5,3-5) verso i Corinzi, mentre verso i Colossesi porta esortazioni di carattere più generico. Vero è che queste lettere affrontano problematiche contingenti ben diverse, ma si comprende come Paolo si prenda delle libertà nei confronti della comunità di Corinto, da lui fondata, ben diverse da quelle che si prende nei confronti dei Colossesi, della cui fede è venuto a conoscenza indirettamente, tramite Epafra. Non credo dunque che si possa affermare che l’apostolo debba essere una figura «automaticamente» dotata di autorità al di sopra di qualsiasi comunità locale.

     D’altra parte è anche vero che persino coi Corinzi, sebbene spesso usi un linguaggio ingiuntivo molto forte, l’atteggiamento di Paolo non è certo quello del «capo» che ordina di fare determinate cose sulla base di un’autorità gerarchica data per scontata. L’autorità apostolica di Paolo non è un’autorità che si impone automaticamente in conseguenza di «gradi da generale affissi sul petto», piuttosto è un’autorità che lui si è guadagnato sul campo e che la chiesa è invitata a riconoscere attraverso un discernimento spirituale.

     Ha un senso riconoscere, o delineare meglio, la figura dell’apostolo nelle «Chiese dei Fratelli» di oggi? Per rispondere a questa domanda bisognerebbe forse prima chiedersi se nelle «Chiese dei Fratelli» di ieri siano mai esistiti degli apostoli. Io credo proprio di sì. Penso a uomini di Dio come Giannunzio Artini o Abele Biginelli. Non ho avuto il privilegio di conoscerli personalmente, ma il loro ministero e la loro autorità spirituale travalicava la singola comunità, di cui erano membri, il che, tra l’altro, garantiva non solo una crescita delle singole chiese, ma anche una maggiore coesione tra le comunità italiane. Non so se venissero «ufficialmente» considerati tali, ma, a mio giudizio, il loro ruolo era squisitamente apostolico. Ci sono apostoli oggi? Credo di no. Ed è un male.

 

Partecipa alla seguente discussione connessa: ► Il rapporto fra missionari e conduttori nell’opera di Dio {Nicola Martella}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A2-Apostoli_Fratelli_Ori.htm

2006; Aggiornamento: 07-08-2008

 

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