1. ENTRIAMO IN TEMA: In
altri scritti abbiamo approfondito il fatto che nel testo greco del NT non viene
mai comandato esplicitamente qualcosa del genere: «Siate sottomessi ai
vostri conduttori»; oppure: «Ubbidite ai vostri anziani». Abbiamo visto che ciò
non è neppure il caso di Ebrei 13,17, dove le traduzioni nostrane
riprendono in italiano la Vulgata latina, ma non il testo greco, che all’inizio
recita in realtà: «Dare retta [o fiducia, credito]
ai vostri conduttori, e siate
arrendevoli!» (peíthō
pres. imp.
pass. + hypeikō
pres. imp. att.). [►
Bisogna obbedire ai conduttori?;
►
Sottomissione e obbedienza ai conduttori?]
Altrove, abbiamo visto pure che, all’interno di un clima di sottomissione
reciproca (Ef 5,21), di stima vicendevole (Fil 2,3.29) e di mutui ammaestramenti
e ammonizioni, ai servitori e ai conduttori bisogna dare riconoscimento o
apprezzamento (cfr. 1 Cor 16,18; 2 Cor 1,14),
grande stima come servitori di Cristo (1 Ts
5,13; cfr. 1 Cor 4,1), amore
a motivo dell’opera (1 Ts 5,13), doppio onore
(1 Tm 5,17; v. 18 aveva a che fare col sostegno finanziario!) e così via.
2. LE QUESTIONI: Nella
risposta a un lettore avevo scritto: Inoltre, nelle lettere del NT il continuo
riferimento non è specificamente agli anziani, ma generalmente ai «fratelli»,
a cui si fa appello per i molteplici aspetti dottrinali, spirituali e morali;
ciò mostra che l’ultima istanza è localmente l’intera assemblea, non i soli
conduttori, che essa riconosce per gestire aspetti particolari dell’opera e
depone, quando vengono a mancare le qualità o quando si macchiano d’infedeltà.
Egli mi scrisse: Resto perplesso sul concetto che «l’ultima istanza è
localmente l’intera assemblea». {Tonino Mele; 22-02-2014} In quel luogo questo
argomento era fuori tema, perciò lo affrontiamo qui.
Ecco dapprima
alcune domande per la riflessione: ▪ 1. Chi elegge le guide nella chiesa
locale? ▪ 2. Chi depone le guide della chiesa locale in caso di infedeltà? ▪ 3.
Chi è chiamato a intervenire in fatti di immoralità e a mettere fuori comunione
i membri infedeli e impenitenti? ▪ 4. In casi controversi qual è l’ultima
istanza prevista da Gesù? ▪ 5. Chi dà incarichi e manda dei membri in missione?
▪ 6. A chi furono inviate normalmente le epistole del NT? E così via.
3. L’APPROFONDIMENTO:
Riguardo alla questione quale sia l’ultima istanza locale, si rifletta sui
seguenti dati. Si noti bene che non stiamo mettendo in forse la necessità che
l’assemblea abbia conduttori né il valore delle guide locali e del loro
servizio. Prescindendo dall’autorità del Signore e della sua Parola, qui ci
limitiamo a mettere a fuoco quale sia l’autorità umana, che ha l’ultima parola
nella chiesa locale in questioni di vitale importanza.
■ 3.1. La «sessione plenaria» dell’assemblea riconosce
o elegge i propri conduttori. Il principio lo troviamo, ad esempio, in At
6,5: «…tutta la moltitudine, ed elessero»;
in At 6,3-6 gli eletti non erano «diaconi», ma gli stretti collaboratori
degli apostoli, ossia quelli che in seguito furono chiamati «anziani».
■ 3.2. Tutta l’assemblea depone i propri conduttori in caso di infedeltà.
Nella fase missionaria di una chiesa, il missionario doveva
riprendere gli anziani, che peccavano, in presenza di tutti (1 Tm 5,29).
I conduttori non possono essere imputati, giudici e arbitri nelle cose, che li
concernono. Chi li elegge ha l’autorità anche di deporli.
■ 3.3. Tutta l’assemblea mette fuori comunione i membri infedeli e
impenitenti e i falsi fratelli (1 Cor 5,11ss).
■ 3.4. Tutta l’assemblea è chiamata a intervenire in fatti di immoralità
(1 Cor 5,1-5).
■ 3.5. L’assemblea è l’ultima istanza in casi controversi; questo risulta
anche dall’insegnamento di Gesù stesso (Mt 18,17).
Si noti che anche Paolo, nelle controversie fra membri di chiesa, non consigliò
di chiamare gli anziani come arbitri, ma dapprima sarcasticamente i credenti
meno stimati, quindi, in realtà, una persona sapiente: «Quando dunque avete
da giudicare di cose di questa vita, costituite come giudici quelli, che sono i
meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è tra
voi neppure un saggio, neppure uno che sia capace di un giudicare fra i suoi
fratelli?» (1 Cor 6,4s).
■ 3.6. Tutta l’assemblea manda dei membri in missione (At 13,1ss), dà
l’incarico di rappresentarla altrove (2 Cor 8,23
apóstoloi) o manda dei membri per un’incombenza specifica (cfr. At
9,38; 11,22).
■ 3.7. L’intera assemblea di Gerusalemme era partecipe al concilio di
Gerusalemme e aderì alle decisioni e ai passi intrapresi (At 15,22
apostoli e anziani con tutta la chiesa;
cfr. anche v. 4 chiesa, apostoli e anziani),
sebbene poi la lettera fosse stata scritta (per l’ufficialità?) a nome di
apostoli e fratelli anziani (v. 23).
■ 3.8. Le
epistole del NT furono inviate per massima parte all’intera assemblea
o a tutti i santi, anche laddove eccezionalmente compaiono conduttori e diaconi
nell’introduzione (solo Fil 1,1).
4. ASPETTI CONCLUSIVI:
Posso immaginarmi che la tesi, secondo cui l’ultima istanza è localmente
l’intera assemblea, sia una novità per coloro, che sono abituati a condurre la
chiesa in modo monarchico. Tuttavia, lo è anche per chi è abituato ad
avere una conduzione plurale, che alla monarchia sostituisce un’oligarchia,
che si eleva al di sopra degli altri fratelli e pretende una delega speciale su
di loro.
Coloro, che praticano nella conduzione la monarchia (governo di uno) o
l’oligarchia (governo di pochi), dimenticano che l’autorità è solo
spirituale, non di altro genere, e si ha solo quando si cammina in conformità
con la Scrittura. Inoltre, l’unica preminenza, che la Scrittura riconosce
è quella del servizio (Mt 23,10s; Lc 22,25s); chi più serve e più cura gli
altri, ottiene franchezza e un buon grado sul campo (cfr. 1 Tm 3,13). La
chiesa locale riconosce non tanto cariche e presunti uffici ecclesiali, che
poi alcuni detengono a vita, quanto la condotta irreprensibile e i servizi
concreti verso gli altri fratelli, da cui scaturisce l’autorità spirituale e una
funzione ministeriale.
Quando si è riconosciuti o eletti dalla chiesa locale come conduttori, il
fine non è signoreggiare sugli altri fratelli, come fossero minorenni, per amor
di potere o di profitto, ma pascere volontariamente il gregge
di Dio, creando negli altri con l’esempio una volontarietà di
servizio (1 Pt 5,2ss).
Termino col seguente brano: «Ora, vi preghiamo,
fratelli, di riconoscere quelli, che faticano tra di voi e che vi sono
preposti nel Signore e vi ammoniscono; e di tenerli in grande stima in amore, a
motivo del loro lavoro. Siate in pace tra voi. Ora, vi esortiamo, fratelli:
correggete i disordinati, confortate i scoraggiati, sostenete i deboli, siate
pazienti con tutti» (1 Ts 5,12s). Il
riconoscimento di persone per il servizio specifico e la
responsabilità collettiva di tutti verso tutti non si escludono, anzi vanno
di pari passo.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Ultima_istanza_Avv.htm
14-03-2014; Aggiornamento: |