Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Prassi di chiesa

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’ULTIMA ISTANZA NELL’ASSEMBLEA LOCALE

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: In altri scritti abbiamo approfondito il fatto che nel testo greco del NT non viene mai comandato esplicitamente qualcosa del genere: «Siate sottomessi ai vostri conduttori»; oppure: «Ubbidite ai vostri anziani». Abbiamo visto che ciò non è neppure il caso di Ebrei 13,17, dove le traduzioni nostrane riprendono in italiano la Vulgata latina, ma non il testo greco, che all’inizio recita in realtà: «Dare retta [o fiducia, credito] ai vostri conduttori, e siate arrendevoli!» (peíthō pres. imp. pass. + hypeikō pres. imp. att.). [ Bisogna obbedire ai conduttori?; Sottomissione e obbedienza ai conduttori?]

     Altrove, abbiamo visto pure che, all’interno di un clima di sottomissione reciproca (Ef 5,21), di stima vicendevole (Fil 2,3.29) e di mutui ammaestramenti e ammonizioni, ai servitori e ai conduttori bisogna dare riconoscimento o apprezzamento (cfr. 1 Cor 16,18; 2 Cor 1,14), grande stima come servitori di Cristo (1 Ts 5,13; cfr. 1 Cor 4,1), amore a motivo dell’opera (1 Ts 5,13), doppio onore (1 Tm 5,17; v. 18 aveva a che fare col sostegno finanziario!) e così via.

 

 

2.  LE QUESTIONI: Nella risposta a un lettore avevo scritto: Inoltre, nelle lettere del NT il continuo riferimento non è specificamente agli anziani, ma generalmente ai «fratelli», a cui si fa appello per i molteplici aspetti dottrinali, spirituali e morali; ciò mostra che l’ultima istanza è localmente l’intera assemblea, non i soli conduttori, che essa riconosce per gestire aspetti particolari dell’opera e depone, quando vengono a mancare le qualità o quando si macchiano d’infedeltà.

     Egli mi scrisse: Resto perplesso sul concetto che «l’ultima istanza è localmente l’intera assemblea». {Tonino Mele; 22-02-2014} In quel luogo questo argomento era fuori tema, perciò lo affrontiamo qui.

     Ecco dapprima alcune domande per la riflessione: ▪ 1. Chi elegge le guide nella chiesa locale? ▪ 2. Chi depone le guide della chiesa locale in caso di infedeltà? ▪ 3. Chi è chiamato a intervenire in fatti di immoralità e a mettere fuori comunione i membri infedeli e impenitenti? ▪ 4. In casi controversi qual è l’ultima istanza prevista da Gesù? ▪ 5. Chi dà incarichi e manda dei membri in missione? ▪ 6. A chi furono inviate normalmente le epistole del NT? E così via.

 

 

3.  L’APPROFONDIMENTO: Riguardo alla questione quale sia l’ultima istanza locale, si rifletta sui seguenti dati. Si noti bene che non stiamo mettendo in forse la necessità che l’assemblea abbia conduttori né il valore delle guide locali e del loro servizio. Prescindendo dall’autorità del Signore e della sua Parola, qui ci limitiamo a mettere a fuoco quale sia l’autorità umana, che ha l’ultima parola nella chiesa locale in questioni di vitale importanza.

 

     ■ 3.1. La «sessione plenaria» dell’assemblea riconosce o elegge i propri conduttori. Il principio lo troviamo, ad esempio, in At 6,5: «…tutta la moltitudine, ed elessero»; in At 6,3-6 gli eletti non erano «diaconi», ma gli stretti collaboratori degli apostoli, ossia quelli che in seguito furono chiamati «anziani».

 

     ■ 3.2. Tutta l’assemblea depone i propri conduttori in caso di infedeltà. Nella fase missionaria di una chiesa, il missionario doveva riprendere gli anziani, che peccavano, in presenza di tutti (1 Tm 5,29). I conduttori non possono essere imputati, giudici e arbitri nelle cose, che li concernono. Chi li elegge ha l’autorità anche di deporli.

 

     ■ 3.3. Tutta l’assemblea mette fuori comunione i membri infedeli e impenitenti e i falsi fratelli (1 Cor 5,11ss).

 

     ■ 3.4. Tutta l’assemblea è chiamata a intervenire in fatti di immoralità (1 Cor 5,1-5).

 

     ■ 3.5. L’assemblea è l’ultima istanza in casi controversi; questo risulta anche dall’insegnamento di Gesù stesso (Mt 18,17). Si noti che anche Paolo, nelle controversie fra membri di chiesa, non consigliò di chiamare gli anziani come arbitri, ma dapprima sarcasticamente i credenti meno stimati, quindi, in realtà, una persona sapiente: «Quando dunque avete da giudicare di cose di questa vita, costituite come giudici quelli, che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è tra voi neppure un saggio, neppure uno che sia capace di un giudicare fra i suoi fratelli?» (1 Cor 6,4s).

 

     ■ 3.6. Tutta l’assemblea manda dei membri in missione (At 13,1ss), dà l’incarico di rappresentarla altrove (2 Cor 8,23 apóstoloi) o manda dei membri per un’incombenza specifica (cfr. At 9,38; 11,22).

 

     ■ 3.7. L’intera assemblea di Gerusalemme era partecipe al concilio di Gerusalemme e aderì alle decisioni e ai passi intrapresi (At 15,22 apostoli e anziani con tutta la chiesa; cfr. anche v. 4 chiesa, apostoli e anziani), sebbene poi la lettera fosse stata scritta (per l’ufficialità?) a nome di apostoli e fratelli anziani (v. 23).

 

     ■ 3.8. Le epistole del NT furono inviate per massima parte all’intera assemblea o a tutti i santi, anche laddove eccezionalmente compaiono conduttori e diaconi nell’introduzione (solo Fil 1,1).

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: Posso immaginarmi che la tesi, secondo cui l’ultima istanza è localmente l’intera assemblea, sia una novità per coloro, che sono abituati a condurre la chiesa in modo monarchico. Tuttavia, lo è anche per chi è abituato ad avere una conduzione plurale, che alla monarchia sostituisce un’oligarchia, che si eleva al di sopra degli altri fratelli e pretende una delega speciale su di loro.

     Coloro, che praticano nella conduzione la monarchia (governo di uno) o l’oligarchia (governo di pochi), dimenticano che l’autorità è solo spirituale, non di altro genere, e si ha solo quando si cammina in conformità con la Scrittura. Inoltre, l’unica preminenza, che la Scrittura riconosce è quella del servizio (Mt 23,10s; Lc 22,25s); chi più serve e più cura gli altri, ottiene franchezza e un buon grado sul campo (cfr. 1 Tm 3,13). La chiesa locale riconosce non tanto cariche e presunti uffici ecclesiali, che poi alcuni detengono a vita, quanto la condotta irreprensibile e i servizi concreti verso gli altri fratelli, da cui scaturisce l’autorità spirituale e una funzione ministeriale.

     Quando si è riconosciuti o eletti dalla chiesa locale come conduttori, il fine non è signoreggiare sugli altri fratelli, come fossero minorenni, per amor di potere o di profitto, ma pascere volontariamente il gregge di Dio, creando negli altri con l’esempio una volontarietà di servizio (1 Pt 5,2ss).

     Termino col seguente brano: «Ora, vi preghiamo, fratelli, di riconoscere quelli, che faticano tra di voi e che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono; e di tenerli in grande stima in amore, a motivo del loro lavoro. Siate in pace tra voi. Ora, vi esortiamo, fratelli: correggete i disordinati, confortate i scoraggiati, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti» (1 Ts 5,12s). Il riconoscimento di persone per il servizio specifico e la responsabilità collettiva di tutti verso tutti non si escludono, anzi vanno di pari passo.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Ultima_istanza_Avv.htm

14-03-2014; Aggiornamento:

 

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