Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Missione

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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TRAVAGLIO D’UN MISSIONARIO

PER CONDUTTORI CON ABUSO DI POTERE

 

 di Gaetano Defelice, ps.

 

Inaspettatamente ho ricevuto la seguente lettera da parte di un missionario, che Dio sta usando nella fondazione di una nuova chiesa. Conoscendo personalmente la situazione e le persone coinvolte, ho preferito dare uno pseudonimo all'autore e lasciare anonime le persone coinvolte, visto che qui ci interessa soprattutto la questione in sé e non tanto le singole persone, quali esse siano. Come sempre, io mi limito soltanto al lavoro redazionale.

     Il mio articolo «I missionari e la chiesa mandante» ha incoraggiato tale missionario a portare la sua personale esperienza e a mostrare il suo lungo travaglio, che ha subito lungamente a causa di conduttori di chiesa poco sensibili e, anzi, alquanto presuntuosi e invadenti, dal suo punto di vista. Di per sé tale contributo avrebbe potuto trovare posto in un tema di discussione, ad esempio in «Piano personale e istituzionale dei conduttori? Parliamone», ma a causa della sua lunghezza e della sua specificità ho preferito metterlo extra.

    Di là dalle parole, che lui usa per descrivere la sua via crucis, questo argomento potrebbe renderci più consapevoli della questione riguardo al rapporto fra missionari fondatori e conduttori di chiese e potrebbe così contribuire ad avviare una seria riflessione biblica. In tutto ciò non bisogna perdere di mira il desiderio e l’impegno affinché il regno di Dio avanzi. Ciò che lo frena sono spesso gli abusi di potere e le manovre sotterranee di alcuni per prevalere o per aggiogare tutto a sé. Ciò che fa bene all’opera di Dio è che ognuno, missionari fondatori e conduttori di chiesa, restino nell’ambito assegnato loro dalla Parola, senza ingerenze né prevaricazioni. Diotrefe insegna come possano andare male le cose, quando si diventa «accentratori di potere».  Diamo ora la parola a tale missionario. {Nicola Martella}

 

Caro Nicola, riguardo al tema «I missionari e la chiesa mandante» condivido a pieno con ciò, che tu hai scritto. Io vorrei aggiungere qualcosa su questo argomento, scottante qui in Italia, sulla relazione fra missionari e chiese locali.

     All’inizio del mio ministero di missionario, un vecchio missionario, mi disse: «Benvenuto in missione! Preparati, perché da oggi in poi ne sentirai di tutti i colori». Col passar del tempo, ho potuto sperimentare personalmente quanta poca conoscenza hanno proprio quelli che dovrebbero essere esperti su questa materia; ho potuto sperimentare che sono rimasti al latte, sebbene abbiano bisogno di cibi solidi.

     Per fare un esempio, io da oltre 5 anni non mi sono più abbonato alla rivista mensile «Il Cristiano», perché unitamente a un suo esemplare, ricevetti in omaggio il libro «La Chiesa locale». Non conosco personalmente l’autore del libro, ma avevo sentito parlare molto bene di lui. Leggendo questo libro, non solo mi sono sentito personalmente offeso, ma ho dovuto pensare a tutti i fratelli, missionari fondatori di chiese come me. Lui ha fatto di tutta l’erba un fascio, paragonando un missionario fondatore (o apostolo) a un ragazzo di OM, che va a fare un volantinaggio nel periodo estivo. Inoltre, egli scrive che tutti i missionari devono essere sottomessi alla chiesa locale, a cui eventualmente s’appoggiano per comunione. Posso essere pienamente d’accordo, quando lui parla di organizzazioni tipo OM, che vanno a sostenere chiese esistenti per periodi più o meno brevi; ma dissento da ciò, che lui dice di un missionario fondatore. Le chiese esistono, perché sono state fondate da missionari fondatori (o apostoli); ciò vale dalla chiesa prima chiesa di Gerusalemme fino a oggi. In 1 Corinzi 12,28 non sta scritto per caso: «E gli uni Dio li ha insediati nella chiesa primieramente come missionari; [gli altri] in secondo luogo come proclamatori; in terzo luogo come insegnanti; poi forze; poi carismi di guarigione, assistenze, governi, specie di lingue» (traduzione redazionale). Gesù prima di salire in cielo ha costituito primieramente gli apostoli: «Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino alle estremità della terra» (Atti 1,8). Così a Pentecoste gli apostoli fondarono la prima chiesa, e non viceversa.

     Quando ho iniziato l’opera attuale, dopo un po’ di tempo, ricevetti una lettera da un fratello, che viveva già da tempo all’estero; egli era stato coinvolto in prima persona nella chiesa locale di cui parlerò. Di lui ho molta stima, ma la sua e-mail m’ha veramente stupito. Per capire le cose, premetto che per un certo tempo ho collaborato con un altro missionario, che aveva fondato tale chiesa locale insieme al primo; poi, sebbene aiutassi tale chiesa nell’opera missionaria, mi dedicai soprattutto a una nuova opera missionaria del tutto indipendente a circa 20 chilometri da tale comunità. Ecco ciò che mi scriveva il primo fratello, che viveva all’estero, riguardo al mio rapporto con tale chiesa locale, con cui avevo collaborato per un certo tempo: «Credo che le tue convinzioni riguardanti la chiamata missionaria non siano del tutto condiviso da tutti i fratelli. È cosa più importante godere la comunione fraterna che avere ragione o credito. Credo sinceramente che faresti bene a sottometterti alla guida della chiesa locale esistente, nell’interesse della nuova opera missionaria. I fratelli convertiti nella nuova opera missionaria potrebbero rimanere scoraggiati oppure scandalizzati da una divisione fra te e la chiesa locale, mentre se continui i tuoi servizi serenamente, pur lasciando agli anziani della chiesa locale esistente di esercitare la loro funzione di guida, come sentono di fare, lascerai un buon profumo di Cristo e l’opera sarà benedetta» (grassetto redazionale; ho sostituito i nomi dei due luoghi col l’espressione «chiesa locale esistente» e «nuova opera missionaria», così anche sotto).

     Ecco alcuni punti della mia risposta: «Tu dici: “Credo sinceramente che faresti bene a sottometterti alla guida della chiesa locale esistente, nell’interesse della nuova opera missionaria”. Sinceramente io non capisco perché dovrei sottomettere la nuova opera missionaria alla guida della chiesa locale esistente. Io non faccio parte del gregge della chiesa, da te citata, ma la mia chiesa è in Germania, cioè quella che ha riconosciuto i miei doni spirituali e che mi ha mandato. Inoltre, quando sono venuto qui a collaborare con *** [l’altro missionario fondatore], io avevo preso un impegno con lui per due anni, e il presidente della mia missione mi concesse di avere comunione con lui; ma riguardo alla collaborazione con lui, avrei dovuto impiegare solo il 10% del mio tempo, mentre il restante 90% dovevo dedicarlo alla missione, per cui sono stato chiamato, cioè a fare l’apostolo [o missionario fondatore], proprio come dice Paolo in 1 Corinzi 12,28; e che io ne sia uno, lo dimostrano i fatti e non le parole. Quando verrà il giorno che il Signore manderà un dottore della Parola nella nuova opera, come avvenne a Antiochia, ben venga».

     Da allora in poi, da questo caro fratello non ho mai ricevuto alcuna risposta, né scuse per quello che aveva scritto su di me. Lui e altri, di cui non faccio nomi, si sono permessi di giudicare il mio mandato in qualità di missionario fondatore (o apostolo), sebbene ciò sia riconosciuto dalla mia chiesa mandante, da altri credenti, sparsi in tutta la Germania, e infine dalla mia missione mandante. Tuttavia, questi «Diotrefe» locali non solo non volevano riconoscere il mio mandato, ma volevano mettere la loro mano su tutti gli sbocchi missionari, che avevo iniziato parallelamente alla mia collaborazione con loro in loco.

     Ora, dopo molti anni, sono venuto a conoscenza di chi era il vero mandante di tutta questa manovra, ossia chi era colui che aveva indotto tale altro fratello, oramai distante dai fatti concreti, a scrivere quella lettera. All’inizio del 2010, la coppia, dopo la cui conversione avevo iniziato la nuova opera missionaria, mi rivelò che, durante un mio periodo di assenza (ero in visita alla mia chiesa mandante in Germania), uno di questi «accentratori di potere», una sera, inaspettatamente, si presentò da loro per convincerli a lasciarmi perdere e a frequentare la sua chiesa. Devo ringraziare Dio per la fermezza di questa coppia, che mi seguiva lealmente, altrimenti l’opera qui si sarebbe interrotta ancor prima di iniziare.

     Questo «Diotrefe», all’inizio del suo ministero d’anziano, venne a casa mia insieme all’altro anziano, per verificare quale sarebbe stata la mia collaborazione con loro. Io dissi loro che avrei collaborato con loro solo il 10% del mio tempo e che essi potevano sostituirmi in tutti gli sbocchi missionari, da me iniziati nella loro zona, ma non in quest’opera nata nella nuova zona, distante per altro circa 20 chilometri da loro.

     Questo «accentratore di potere» avrebbe molte cose, di cui vergognarsi, perché non solo non ha rispettato i patti stipulati con me, a casa mia, ma si è permesso persino di scrivere a quest’altro fratello, di cui ho ricevuto la lettera, affermando che io non sarei degno della chiamata missionaria. Se sono degno o no, lo si vede dai fatti. Grazie a Dio, io non lasciai la giuda dell’opera missionaria nelle mani di tali conduttori, com’era loro desiderio; e il Signore sta benedicendo l’opera. Se avessi lasciata la nuova opera nelle loro mani, essa non esisterebbe più da tempo, com’è successo di tutti gli sbocchi missionari intorno a tale chiesa locale, che avevo messo nelle loro mani.

     Ecco alcune questioni che vorrei porre alla loro attenzione e a quella dei lettori, perché si raggiunga una corretta consapevolezza delle cose.

 

     ■ Prima questione: Ora, io chiedo a questi «Diotrefe» di spiegarmi quale mandato avrei ricevuto da loro, per iniziare l’opera qui. Inoltre, quale aiuto economico m’hanno dato, per iniziare l’opera qui? Se leggono bene quello, che tu, Nicola, hai scritto sulla richiesta di Paolo ai Romani e sulla terza lettera di Giovanni, dove si parla rispettivamente di appoggiare il viaggio del missionario e di preparare quello dei predicatori itineranti, essi avrebbero dovuto sostenermi per svolgere al meglio qui l’opera, mentre io, anche quando sono stato in mezzo a loro, ho dovuto prendere un sostegno da altri per servire loro.

 

     ■ Seconda questione: Tutti questi «accentratori di potere» dovrebbero spiegarmi da dove prendono il diritto di aver tolto da tempo al missionario fondatore di tale chiesa, in cui esercitano ora la conduzione, la possibilità di parlare nella comunità, da lui fondata. E questo è successo, sebbene al riguardo egli non si sia macchiato di alcuna colpa morale, né non abbia reclamato particolari trattamenti di riguardo; ma, anzi, dinanzi a tale abuso di potere, egli ha preferito lasciare loro pienamente il campo, per non portare danno all’opera di Dio.

 

     ■ Terza questione: Perché Paolo si prendeva il diritto di mandare Timoteo e Tito a nominare anziani nelle chiese, da lui fondate, e in alcuni casi di riprendere gli anziani, che non si comportavano rettamente, e sostituirli con altri? Oppure con quale autorità poteva egli scrivere cose del genere? «Ora, alcuni si sono gonfiati come se io non dovessi recarmi da voi; ma, se il Signore vorrà, mi recherò presto da voi, e conoscerò non il parlare, ma la potenza di coloro che si sono gonfiati; perché il regno di Dio non consiste in parlare, ma in potenza. Che volete? Che venga da voi con la verga, o con amore e con spirito di mansuetudine?» (1 Cor 4,18-21).

 

     ■ Quarta questione: Questi «accentratori di potere» dovrebbero spiegarmi in quale paragrafo o versetto sta scritto che i conduttori, insediati nelle chiese da Paolo e dai suoi collaboratori (Timoteo, Tito, Luca, Dema, Crescente, Marco, Epafrodito, Silvano, ecc.), si erano presi la libertà e l’ardore di dire a tale missionario fondatore: «O Paolo, tu non sei degno di essere una guida, quindi tutte le chiese, che hai fondato, compresi i loro membri, ora appartengono a noi».

 

     ■ Quinta questione: Paolo non aveva fondato la chiesa di Colosse, ma lo fece un suo collaboratore. Come mai si prese allora il diritto di scrivere a Filemone cose del genere? «Io, Paolo, lo scrivo di mio proprio pugno: Io lo pagherò; per non dirti che tu mi sei debitore perfino di te stesso» (Flm 1,19). Questi «Diotrefe» odierni farebbero bene a ricordarsi che anch’essi sono debitori di loro stessi a chi ha fondato la chiesa, che ora conducono, e a chi li ha preceduti.

 

Dinamiche patogene nel rapporto fra missionari e conduttori {Nicola Martella} (A)

Dinamiche patogene nel rapporto fra missionari e conduttori? Parliamone {N. Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Travagli_mission_condutt_Avv.htm

03-11-2010; Aggiornamento: 12-11-2010

 

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