Un lettore ci
ha presentato le seguenti questioni.
Un lettore mi ha
inviato una richiesta di chiarimento dal titolo «Eutanasia, testamento biologico
e dintorni...»: Caro fratello Nicola, non so se hai già pubblicato qualcosa al
riguardo, ma non sono riuscito a trovare questi riferimenti. Volevo sapere cosa
dice la Bibbia a proposito dell’eutanasia, del mantenere in vita
artificialmente una persona ritenuta clinicamente morta o in stato
vegetativo e cosa dovrebbe chiedere un discepolo di Cristo nel suo «testamento
biologico» nel caso, in cui dovesse trovarsi in una di queste nefaste
condizioni.
Che Dio ti benedica e grazie per il tempo che dedicherai a questa domanda.
{Alessio Guida; 26-03-2011}
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
1. ALCUNE QUESTIONI DI BASE: Anche altri nel passato hanno
posto tale domanda. Il tema, però, è troppo complesso e controverso e gli animi
si riscaldano presto per argomenti del genere.
Per onestà bisogna ammettere che la Bibbia non affronta mai la questione
dell’eutanasia, il mantenere in stato vegetativo persone clinicamente morte o
l’allungamento artificiale della vita per persone affette da gravi patologie.
Per tali motivi, un esegeta deve dire dapprima: «La Bibbia non lo afferma,
perciò io non posso saperlo». In questa, come in altre questioni, di cui
la Bibbia non afferma nulla di specifico, si dovrà procedere per analogia
e per deduzione all’interno di un orizzonte molto più vasto.
Tali questioni non rientravano nell’orizzonte delle persone dell’AT e del NT per
il semplice motivo che la medicina a quei tempi non era in grado di allungare la
vita in modo artificiale. Per eutanasia si intendeva semplicemente il
suicidio autoindotto con sostanze letali, ma ciò non era legato alle questioni
odierne sul «fine vita», ma spesso ad altre questioni ricorrenti a tutte le età
(crisi, depressione, disperazione, sventure, disonore, ecc.). La vita seguiva il
suo corso con salute e malattie; e i credenti potevano sperare solo nella
guarigione e nel ristabilimento da parte del Signore (cfr. Ezechia; 2 Re
20,1-11). L’allungamento della vita in modo artificiale non era cosa conosciuta
né probabilmente immaginabile allora.
Penso che bisogna distinguere la morte indotta (eutanasia) dal rifiuto
dell’accanimento terapeutico, ossia di essere tenuto in vita artificialmente con
macchine o medicinali, allungando così solo l’agonia e diminuendo così la
qualità di vita e la dignità di persona.
Quali siano i confini in tutto ciò, è difficile stabilirlo per legge e
come norma valida oggettivamente per tutti. Ogni situazione è diversa sia
oggettivamente, sia soggettivamente. Certo si possono raggruppare insieme certe
categorie e quadri clinici e creare per loro dei
protocolli medici particolari per ogni tipologia.
Non è sbagliato fare il proprio «testamento biologico» per un cristiano,
tanto più perché ha una speranza, che va ben di là dalla vita attuale. In ogni
modo, l’inizio della vita e la fine della vita sono accompagnati da tante
incognite, e ogni cristiano deve rispondere per sé dinanzi a Dio e alla propria
coscienza che cosa metterci nel proprio «testamento biologico».
2. ALCUNE RIFLESSIONI BIBLICHE: Non ho al riguardo chiare
risposte valide per tutti, ma ho fatto le seguenti riflessioni per me stesso.
Esse possono servire ad altri per riflettere e per la discussione in merito.
■ La vita è un dono di Dio (Gb 33,4; Ec 8,15; At 17,25). Lo stesso dicasi
di una vita lunga e prosperosa (Pr 3,2). Il salmista chiedeva: «Qual è l’uomo
che prenda piacere nella vita, e ami lunghezza di giorni per godere del bene?»
(Sal 34,12). Nella malattia si crede di avere poca vita dinanzi a sé e ci si
rende conto della propria fragilità (Sal 39,4ss).
■ Nessuno ha sicurezze in se stesso sullo svolgimento e sulla fine della
propria vita. Per questo il salmista pregava: «O Eterno, fammi conoscere la
mia fine e qual è la misura dei miei giorni. Fa’ ch’io sappia quanto sono
fragile» (Sal 39,4).
■ Bisogna prepararsi alla propria fine. «Noi finiamo gli anni nostri
come un soffio. I giorni dei nostri anni arrivano a settant’anni; o, per i più
forti, a ottant’anni; e quel che ne fa l’orgoglio, non è che travaglio e vanità;
perché passa presto, e noi ce ne voliamo via…
Insegnaci dunque a così contare nostri giorni, che acquistiamo un cuore savio»
(Sal 90,9s.12).
■ Nessuno può programmare con precisione il modo come morirà, le
circostanze e lo stato clinico al momento della sua morte. Ci sono calamità
improvvise (cfr. Gr 6,26; Ez 24,26), mali che diventano subito gravi e portano
in breve tempo alla morte (1 Re 17,17) e malattie lunghe e dolorose (2 Cr
21,19).
■ Si può confidare nel Signore, che sosterrà i suoi fedeli fino alla
fine, sia che siano in salute o nella malattia. Ad esempio, «Abrahamo
spirò in prospera vecchiaia, attempato e sazio di giorni» (Gn 25,8); come «vecchio
e sazio di giorni» morirono anche Isacco (Gn 35,29), Davide (1 Cr 23,1;
29,28), Jehoiada (2 Cr 24,15), Giobbe (Gb 42,17). Lo stesso Giobbe, però,
dovette ammettere: «L’uomo, nato di donna, vive pochi giorni, e sazio
d’affanni. Spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un’ombra, e non dura»
(Gb 14,1s). Non pochi salmisti si lamentarono col Signore, supplicandolo per
l’aiuto, trovandosi in grave malattia (Sal 41,5-8 «Quando morrà?... Un male
incurabile, essi dicono»). Anche altri uomini di Dio si ammalarono
mortalmente. «Eliseo cadde malato di quella malattia, che lo doveva condurre
alla morte» (2 Re 13,14). Come abbiamo visto, in alcuni casi Dio guarì chi
era malato a morte (2 Re 20,7 Ezechia), altri casi no (2 Sm 12,14s; 2 Cor 12,9).
Davide cantava del fedele: «L’Eterno lo sosterrà quando sarà nel letto della
infermità; tu trasformerai interamente il suo letto di malattia» (Sal 41,3).
■ I credenti biblici sanno che anche l’attimo della morte è un momento
particolare agli occhi di Dio. «Cosa di gran momento è agli occhi dell’Eterno
la morte dei suoi diletti» (Sal116,15).
■ Vita e morte sono relativizzati dalla fede in Cristo, essendo diventato
il credente uno con Cristo nella sua morte e nella sua risurrezione. «Con
ogni franchezza, ora come sempre Cristo sarà magnificato nel mio corpo, sia con
la vita, sia con la morte. Poiché per me il vivere è Cristo, e il morire
guadagno… Io sono stretto dai due lati: ho desiderio di partire e d’essere con
Cristo, perché è cosa di gran lunga migliore; ma il mio rimanere nella carne è
più necessario per voi» (Fil 1,20s). «Noi portiamo sempre nel nostro
corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro
corpo; poiché noi che viviamo, siamo sempre esposti alla morte per amore di
Gesù, affinché anche la vita di Gesù sia manifestata nella nostra carne mortale»
(2 Cor 4,10s). «Se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per
il Signore; sia dunque che viviamo o che moriamo, noi siamo del Signore» (Rm
14,8).
■ Allungare la vita non è l’obiettivo dei figli di Dio nel nuovo patto,
visto che la morte arriverà comunque e che solo la risurrezione porterà il
necessario e risolutivo cambiamento. «Io sono la risurrezione e la vita; chi
crede in me, anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai»
(Gv 11,25s; cfr. 1 Cor 15).
■ L’importante è come si vive rispetto Dio, mentre il mistero del morire
e della morte possiamo lasciarli nelle mani del Dio misericordioso. «Ma io
non faccio alcun conto della vita, quasi mi fosse cara, pur di compiere il mio
corso e il ministero, che ho ricevuto dal Signor Gesù, che è di testimoniare
dell’Evangelo della grazia di Dio» (At 20,24). «Sii fedele fino alla
morte, e io ti darò la corona della vita» (Ap 2,10; cfr. Gcm 1,12). «Quanto
a me io sto per essere offerto a mo’ di libagione, e il tempo della mia
dipartenza è giunto. Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il
Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma
anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione» (2 Tm 4,6ss; cfr.
Fil 3,12ss).
Spero che queste semplici riflessioni potranno aiutare il lettore nell’orientamento. Un tema
affine è il seguente: «Suicidio
di un cristiano». In esso ragioniamo sul senso della vita e della
morte per un cristiano biblico.
►
Fine vita e Testamento biologico? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Testamento_biologico_MeG.htm
28-03-2011; Aggiornamento: 30-03-2011 |