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La questione del lettore  ▲

Caro fratello, era il 1998 quando feci un campeggio estivo a Ispica dove guarda caso predicavi tu sulla sessuologia. Da allora ho fatto parecchi campi biblici nel nostro paese e anche molte campagne evangelistiche. È inutile dire che sei molto conosciuto nelle nostre chiese, ma purtroppo (non lo dico con malizia) ho notato che in Italia le tue idee sono contestate e il tuo ministero è criticato.

     Lungi da me l’idea di seguire i commenti negativi della gente alle spalle degli altri — anche perché molto spesso sono solo frutto della maldicenza gratuita e non della diversità d’opinioni — vorrei chiederti se è vero, come «si dice», che secondo te la masturbazione e il sesso orale prima del matrimonio non sono peccato.

     Le mie domande sono fatte con il solo scopo di conoscere qualcosa in più sull’argomento. {Tano Trivelli, ps.; 09-01-2008}

La risposta ▲

L’unico luogo dove ho parlato di sessuologia in un campeggio estivo penso sia stato proprio là, oltre che a un campeggio invernale di singoli presso l’IBEI tanti anni or sono. Essendo stato tu presente nel primo, allora tu stesso sai di che cosa ho parlato. Ho cercato di essere delicato, ma lì c’erano due gruppi contrapposti: per i giovani siciliani ero allora troppo spinto anche quando chiamavo solo gli organi sessuali tecnicamente per nome; i giovani del nord (specialmente di Bologna e Padova) impazientiti aspettavano che arrivassi finalmente al «dunque», ossia a trattare i casi particolari come masturbazione, rapporti prematrimoniali, petting, anticoncezionali, che cosa è permesso all’interno della coppia e che cosa no, eccetera.

     Non è il mio compito di dover acchiappare tutte le piume che altri mettono al vento. Se leggo la lettera ai Corinzi, non si può dire che Paolo stesse sempre meglio. «…in mezzo alla gloria e all’ignominia, in mezzo alla buona ed alla cattiva riputazione; tenuti per seduttori, eppure veraci» (2 Cor 6,8).

     Poi, quando si parla delle «tue idee», bisognerebbe spiegare quali, visto che molti leggono i miei libri, mi scrivono e mi telefonano per avere consigli e sapere le mie opinioni su questo o su quello. Penso che tu ti riferisca qui sempre alle questioni sessuali. Le cose di cui sono convinto, le ho scritte: quelle contano, non il si dice.

     Che io incoraggi il sesso orale prima del matrimonio, è una bufala e basta. Le leggende metropolitane s’alimentano con la ripetizione, senza che nessuno vada a verificarle all’origine. Tu l’hai fatto, complimenti. Allora posso dirti che non c’è nulla di vero: sono contrario ai rapporti prematrimoniali. Rimando alla mia opera Tenerezza e fedeltà, Sesso & Affini 2 (Punto°A°Croce, Roma 1998) e specialmente ai seguenti articoli: «Il sesso prima del matrimonio», pp. 35-49; «Rapporti prematrimoniali e Bibbia», pp. 50-63; «La masturbazione», pp. 70-76; «Masturbazione e Bibbia», pp. 77-88; «Petting, coito senza penetrazione», pp. 89-99. Consiglio al lettore di leggersi quegli articoli e di verificare di persona.

     Quanto alla masturbazione devo dire per onestà che la Bibbia non ne parla mai direttamente. Essa parla però della fuoriuscita di sperma (Lv 15,16s) e dell’eiaculazione notturna che coinvolge la moglie (Lv 15,18) [qui la traduzione è spesso approssimativa in italiano, si veda al riguardo la mia traduzione letterale: Il Levitico: Traduzione letterale (Punto°A°Croce, Roma 1998), p. 35]. Come si potrà vedere dal contesto la fuoriuscita di sperma viene associata alla «impurità rituale» e non al «peccato», infatti tale impurità veniva eliminata con lavaggi non con una richiesta di perdono a Dio mediante sacrificio.

     Ora, sebbene la Bibbia non parli mai di masturbazione né l’additi come «peccato», io non ne consiglio l’uso. Essa può creare spesso una dipendenza dall’autoerotismo e può alimentare spesso nel soggetto forme d’egotismo e l’autocommiserazione. Inoltre, essendo una via facile, rende più difficile la costruzione di un rapporto sano verso il proprio corpo e verso l’altro sesso. Per il resto non mi sento di dare giudizi su situazioni particolari, che non conosco, dove si vive una grande sofferenza umana; né mi sento di chiamare «peccato» ciò che la Bibbia con chiama così.

     Il peccato è la trasgressione d’una chiara norma di legge (cfr. Gcm 2,9; 1 Gv 3,4). L’impurità rituale non era considerata peccato; ciò non significava che essa fosse migliore del peccato, ma veniva trattata diversamente (cfr. mestruazioni, puerperio). Paolo insegnava che «dove non c’è legge, non c’è neppure trasgressione» (Rm 4,15). Ossia dev’esserci una chiara norma della legge a definire qualcosa come legittimo o illegittimo, come peccato, impurità, trasgressione o altro.

     Nell’«etica della libertà e della responsabilità» del nuovo patto non c’è però solo il peccato (e l’impurità), ma ci sono altri aspetti: «Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa m’è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna» (1 Cor 6,12). «Ogni cosa è lecita ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita ma non ogni cosa edifica» (1 Cor 10,23). Per l’approfondimento rimando all’articolo «L’etica della libertà e della responsabilità».