Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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UN SERVITORE DEL SIGNORE ASPIRA A RISPOSARSI

Mia moglie m’ha abbandonato e vive con un altro

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  IL CASO CONCRETO: Ecco la lettera che mi ha scritto un servitore a pieno tempo, che è stato abbandonato dalla moglie, la quale convive con un altro uomo.

     Caro fratello Martella, apprezzo molto i tuoi scritti che evidenziano un’ottima preparazione biblica. Sono un servitore del Signore a pieno tempo e conosco molto il panorama delle chiese italiane, visitandone tante ogni anno.

     Purtroppo dopo quasi 25 anni di matrimonio mia moglie mi ha abbandonato dicendomi che non m’amava più e parlando d’incompatibilità di carattere. Io ho sempre amato molto mia moglie e ho continuato a pregare per lei e a sperare che ritornasse a casa. Un paio di volte gliel’ho anche proposto e lei mi ha risposto che era presto per pensarci o usando scuse simili. Dopo 5 anni ho scoperto che aveva un altro uomo da 6. A quel punto sono crollato e ho acconsentito al divorzio. Purtroppo la legge italiana prevede tre anni di separazione ai quali si devono aggiungere le lungaggini della burocrazia e dell’iter della giustizia. Se Dio vuole, sarò divorziato fra un paio d’anni.

     Il mio è solo uno dei tanti casi che sembra si stiano moltiplicando ultimamente, o forse semplicemente se ne parla di più anche nelle chiese. Purtroppo noto una forte reticenza da parte delle chiese ad affrontare il problema e soprattutto a preparare adeguatamente i credenti a queste tematiche.

     Io credo nell’indissolubilità del matrimonio, ma di fatto mia moglie lo ha rotto. Sia ben chiaro che non voglio addossare tutte le colpe dei nostri insuccessi a lei, ma questo non giustifica assolutamente il suo atto. Non posso più considerarmi una sola carne con lei perché ora lei lo è con un altro. Gesù stesso, pur dichiarando che il matrimonio è indissolubile, ne autorizza il divorzio in caso di fornicazione. Da semplice quale mi ritengo, penso che divorzio significhi rottura del matrimonio, quindi mi chiedo perché s’afferma, spesso prendendo versetti a sproposito, che non ci si debba più risposare. Mi sembra che queste dichiarazioni siano più un uso consolidato nelle nostre chiese che una chiara dottrina biblica.

     Il motivo per cui ti scrivo è che mi sono innamorato d’una sorella e lei si è innamorata di me. Ho pensato molto alle implicazioni che può provocare questo fatto per il mio lavoro. Ne ho parlato al nostro comune pastore e lui non ha niente in contrario, ne ho parlato ai responsabili della missione e con i miei collaboratori e anche loro non sono contrari. Temo però che molte chiese in Italia per causa mia possano avere una brutta considerazione per la missione che m’onoro di rappresentare.

     La cosa che mi turba maggiormente è che quando parlo con alcuni che sono contrari al divorzio e soprattutto alle nuove nozze, mi sento disorientato. Non mi sento condannato da Dio, ma mi sento condannato da tanta gente. S’aggiunga poi la sofferenza dovuta alla lunga attesa (e la Parola di Dio è chiara riguardo ai rapporti al di fuori del matrimonio, e io mi sono attenuto a ciò).

     Quello che ti chiedo è uno studio riguardo a questo problema che oltre a me possa essere utile a tanta altra gente nelle mie condizioni.

     Ti chiedo scusa se ti ho annoiato con la mia lunga storia ma credo che sia tempo d’affrontare adeguatamente questo problema nella Chiesa italiana.

     Data la mia posizione però, se ne farai uno studio pubblico ti prego di non citare il mio nome, né quello della missione che rappresento.

     Ti ringrazio per tutto ciò che potrai fare per il bene di tanti fratelli che come me vengono discriminati. Dio ti benedica {Gastone Canapa, ps.; 29-07-2008}

 

 

2.  LA TRATTAZIONE DEL CASO: Questo caso specifico mi ha spinto ancora una volta a trattare l’argomento in modo sistematico, elaborando l’articolo «Divorzio e nuove nozze». Potremmo dire che quanto scritto potrebbe già bastare. In ogni modo, vogliamo dare una risposta al problema specifico di questo credente e servitore del Signore a pieno tempo. Ci atteniamo a pochi fatti conclusivi, rimandando per i dettagli all’articolo su citato. Voglio premettere che anch’io credo nell’indissolubilità del matrimonio. Qui però non ci troviamo dinanzi a un caso generale o normale.

 

2.1.  DIVORZIO E NUOVE NOZZE: Se la moglie si fosse separato da lui per problemi di incompatibilità pervenuta o per contrasti non più ricomponibili, nonostante l’intervento di fratelli maturi, e lei fosse rimasta così senza contrarre altri legami, si sarebbe potuto applicare qui 1 Corinzi 7,10s. Sebbene una separazione è possibile, i coniugi non devono contrarre un altro vincolo matrimoniale né avere rapporti sessuali con un’altra persona; qui l’unica alternativa è la riconciliazione.

     Questo caso specifico però non rientra più nella circostanza normale descritta da Paolo. Anzi non rientra neppure nell’eccezione prevista da Gesù in corrispondenza a Dt 24,1 (`ërewat dābār «nudità di una cosa / parola»): Mt 5,32 parentòs lògou porneías «a eccezione della parola [o cosa, fatto, motivo] di fornicazione»; Mt 19,9 mè epì porneía «se non a causa di fornicazione». Infatti non si tratta soltanto d’indecenza verbale o formale (atteggiamenti licenziosi, lussuria).

     Questo caso specifico rientra nella costellazione dell’adulterio, per il quale la legge mosaica prevedeva solo la morte (Lv 20,10; Dt 22,22). Questa era anche la convinzione al tempo di Gesù, di lui stesso, degli apostoli e quindi della chiesa. Paolo affermò: «Se, mentre vive il marito, ella passa a un altro uomo, sarà chiamata adultera» (Rm 7,3a). L’adulterio a quei tempi rendeva in fretta vedovi e nessuno poteva impedire a un vedovo o a una vedova di risposarsi: «Se il marito muore, ella è libera di fronte a quella legge, cosicché che non è adultera se diviene moglie d’un altro uomo» (Rm 7,3b).

     L’episodio di Gesù con l’adultera mostra che in casi analoghi gli adulteri venivano messi a morte: «Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare queste tali; e tu che ne dici?» (Gv 8,4). Scribi e i Farisei, che in altri casi avrebbero sentenziato da sé la condanna per questo e altri casi (cfr. Stefano in At 7), andarono da Gesù solo «per metterlo alla prova, per poterlo accusare» (v. 5). Gesù pose il problema morale: dove c’è un’adultera, c’è un adultero, che essi però non portarono; e quelli stessi che volevano lapidare la donna, non erano essi stessi lindi al riguardo (v. 7), talché furono «ripresi dalla loro coscienza» (v. 9). Gesù era cosciente che tali accusatori avrebbero potuto condannare a morte la donna e ella stessa lo sapeva (v. 10s). Gesù non giustificò la donna né affermò che ella non meritasse di morire secondo la legge mosaica, ma dinanzi a tale ingiustizia giuridica di scribi e i Farisei, Gesù non volle pronunciare un verdetto di condanna a morte, ma le diede una nuova chance (v. 11).

     Abbiamo visto che al tempo del NT, la parte lesa da un adulterio diventava in fretta vedovo o vedova, poiché il coniuge fedifrago veniva lapidato a piazza pubblica (Lv 20,10; Dt 22,22; Gv 8). Quindi il problema delle nuove nozze era scontato. Oggigiorno, non siamo più sotto la legge teocratica d’Israele né viviamo nel primo secolo; perciò nell’Occidente non è permesso a nessuno di mettere a morte gli adulteri (cosa che avviene ancora in Oriente e nell’Estremo Oriente). Il principio però rimane anche nel nuovo patto: l’adulterio pone fine di fatto al patto matrimoniale. Potremmo parlare in tali casi di «vedovanza morale» e il divorzio come atto definitivo di morte del rapporto.

     In questo caso specifico, la moglie di tale servitore del Signore ha abbandonato quest’ultimo e convive da anni con unta terza persona; ha rifiutato la possibilità del perdono e della riconciliazione, reclamando solo il divorzio. Anche in questo caso, seguendo il procedimento suggerito da Gesù, il coniuge fedifrago può essere considerato come «il pagano e il pubblicano» (Mt 18,17), ossia una persona contaminata, fuori della grazia di Dio e della comunione con la chiesa. In tali casi, i conduttori della chiesa, dove lui si trova, dopo aver accertato i fatti e dopo aver intrapreso dei tentativi di chiarimento, possono infine legare sulla terra tali cose verso il fedifrago ed esse «saranno legate nel cielo» (v. 18); potranno altresì sciogliere sulla terra tali cose verso la parte lesa ed esse «saranno sciolte nel cielo».

     Anche in questo caso, infatti, sarebbe ingiusto punire la parte lesa, prima perché è stato abbandonato dal coniuge infedele e poi perché gli si impedisce di ricostruirsi la vita.

 

2.2.  IL MINISTERO: Il fatto che la chiesa, il conduttore di questa e la missione sono concordi nell’accettare il nuovo legame matrimoniale, dopo il divorzio, è certamente una buona base di partenza per questo servitore del Signore. Che possano subentrare difficoltà nel ministero fra le chiese, è prevedibile, sebbene non scontato. I problemi nasceranno laddove si sapranno le cose e laddove, poi, le spiegazioni che si daranno, non verranno fatte valere. Infatti, ci troviamo in Italia e non all’estero, e qui la moralità è dettata ancora dalla convenzione creata dal cattolicesimo ed essa domina anche nelle menti degli evangelici.

     In tali casi bisogna fare una scelta fra due distinte parole e opzioni della Bibbia:

     ■ Astinenza: Dopo il brano sull’eccezione (Mt 19,9) e dopo le perplessità dei discepoli (v. 10), Gesù aggiunse: «Non tutti comprendono questa parola, ma [quelli] ai quali è dato. Infatti vi sono dei castrati che sono nati così dal seno della madre; e vi sono dei castrati che sono stati castrati dagli uomini, e vi sono dei castrati che si sono castrati da sé a causa del regno dei cieli. Chi può comprendere, comprenda» (vv. 11s; traduzione propria dal greco).

     ■ Urgenza: «Ai celibi e alle vedove, però, dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch’io. Ma se non si contengono, sposino; perché è meglio sposarsi che ardere» (1 Cor 7,8s).

 

Conosco missionari e servitori rimasti singoli o divenuti tali dopo un divorzio che non sentono il bisogno di sposarsi. Essi ritengono che un coniuge rappresenterebbe un problema, visto che sono abituati a gestire da soli la loro vita e il loro ministero.

     Conosco missionari e servitori rimasti singoli o divenuti tali dopo un divorzio che, avendo una grande vitalità, ardono e non sopportano la solitudine affettiva e umana. Tutto ciò è per loro un impedimento a un servizio più effettivo ed efficace. Pur avendo cercato di sublimare la loro vitalità e il loro bisogno affettivo e umano con la devozione, la comunione fraterna e col servizio, ciò non ha reso meno cocenti tali istanze.

     In un modo o nell’altro bisogna far conto delle conseguenze. Chi, essendo a pieno tempo nell’opera e divorziato, si risposa, può darsi che non avrà nessun problema nel suo ministero itinerante. Può darsi che invece ne avrà. Chi può dirlo? In tali casi bisognerà assumere un altro ruolo nella missione d’appartenenza e spingere altri a occuparsi degli aspetti di relazioni pubbliche mediante un ministero itinerante. Dopo il matrimonio, la cosa saggia sarebbe di sospendere di visitare le chiese per un periodo ragionevole; in seguito, per un altro periodo, farebbe bene a rinunciare a portare con sé la moglie nei viaggi. Il tempo e la saggezza possono essere una buona medicina.

 

Per l'approfondimento si veda in Nicola Martella, Tenerezza e fedeltà, Sesso & Affini 2 (Punto°A°Croce, Roma 1998), gli articoli sulla concezione biblica del matrimonio e del divorzio: «La relazione sessuale durevole», pp. 100-108; «Matrimonio e Bibbia», pp. 109-117; «L’alta monogamia», pp. 118-120; «Matrimonio e patto», pp. 121-129; «Inizio ed essenza del matrimonio», pp. 130-137; «Divorzio e seconde nozze», pp. 138-151.

     Si veda pure in Nicola Martella, Generi e ruoli 1 (Punto°A°Croce, Roma 1996), gli articoli sulla concezione del matrimonio nella Bibbia nel suo contesto culturale: «Il matrimonio nell’Antico Testamento», pp. 116-150 (pp. 143s Ripudio e divorzio); «Il matrimonio nel Nuovo Testamento», pp. 151-164 (pp. 153s Ripudio e divorzio).

 

Credente divorziato e penitente {Nicola Martella} (D)

Divorzio 1: Atto estremo per uscire da un labirinto? {Nicola Martella} (T)

Divorzio 2: Interrogativi e tesi a confronto {Nicola Martella} (T)

Divorzio e ministero {Nicola Martella} (T)

Divorzio e nuove nozze {Nicola Martella} (A)

Divorzio e nuove nozze in Luca 16,18 {Argentino Quintavalle} (A)

Divorzio e seconde nozze {Nicola Martella} (D)

Divorzio e nuove nozze? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Motivi biblicamente legittimi per il divorzio {Bartolomeo Ciociola - Nicola Martella} (T/A)

Tesi a confronto sul divorzio {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Servitore_risposarsi_S&A.htm

31-07-2008; Aggiornamento: 15-01-2009

 

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