Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Prassi di chiesa

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SEPOLTURA ED ERMENEUTICA

 

 di Vincenzo Russillo - Nicola Martella

 

1. Contributo {Vincenzo Russillo}

2. Risposta {Nicola Martella}

3. Replica {Vincenzo Russillo}

 

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere il punto sottostante

 

L’articolo «Cremazione dei morti» ha provocato differenti reazioni. Userò la reazione del seguente lettore per parlare dell’ermeneutica, ossia del giusto modo d’interpretare la sacra Scrittura.

     Ringrazio Vincenzo per la briga che si è dato nel rispondere al mio articolo e nell’esprimere il suo punto di vista. Data la lunghezza del suo contributo e della mia risposta, non ho potuto inserirlo all’interno del seguente tema di discussione: «Cremazione dei morti? Parliamone». A tratti non sono stato insicuro se lui ha letto solo l’invito alla lettura (l’inizio dell’articolo) o tutto l’articolo, visto che mette sul tavolo cose a cui ho già risposto. In ogni modo, è stata un’occasione per affrontare a nuovo e più approfonditamente la questione.

     Come si potrà constatare, il lettore esprime tesi completamente opposte a quelle da me espresse nell'articolo su menzionato, come lui crede, per motivi biblici. Vediamo che cosa sa dirci in realtà la sacra Scrittura su questo argomento, tenendo presenti tutti i suoi aspetti, anche quelli che a lui sono sfuggiti.

     Come mostra il terzo contributo, a ragionare bene sul testo biblico contestualizzando le problematiche e tenendo presenti tutti gli aspetti della questione, ci guadagna la verità e altresì chi la scopre, poiché solo la verità rende liberi. {Nicola Martella}

 

 

1. Contributo {Vincenzo Russillo}

 

La cremazione oggi è appoggiata, da molte persone poiché i cimiteri sono sull’orlo del collasso e non c’è posto per tutti.

     Ma partendo dalla Chiesa primitiva, la pratica della cremazione non è mai riportata.

     Questa pratica, come ben sappiamo era già in uso da molti secoli, addirittura ben prima dell’avvento del Cristianesimo. Nelle varie civiltà del mondo sono stati usati svariati riti per i morti. Il modo di trattare i corpi parla di quello che si crede della vita dopo la morte. Possiamo pensare alle tecniche degli antichi Egizi per preservare i corpi attraverso l’imbalsamazione e gli oggetti sepolti con i faraoni che dovevano servire nella vita a venire. L’usanza indiana di spargere le ceneri sul Gange è legata a una visione della vita in cui ci s’unirebbe con il tutto, perché tutto è Dio.

     Il cristianesimo non accettò mai la cremazione per diverse ragioni. Nell’Antico Testamento si nota l’assenza totale del rito funebre della cremazione. Non godere d’una degna sepoltura era considerato tra gli Ebrei segno di disapprovazione divina. Alcuni esempi sono i seguenti.

     ■ Il seppellimento di Sara: «Subito dopo, Abraamo seppellì sua moglie Sara nella grotta del campo di Macpela di fronte a Mamre, cioè Ebron, nel paese di Canaan» (Genesi 23,19);

     ■ Il seppellimento di Abraamo: «Poi Abraamo spirò in prospera vecchiaia, attempato e sazio di giorni, e fu riunito al suo popolo. Isacco e Ismaele, suoi figli, lo seppellirono nella grotta di Macpela nel campo d’Efron, figlio di Soar, l’Ittita, di fronte a Mamre: campo che Abraamo aveva comprato dai figli di Chet. Lì furono sepolti Abraamo e sua moglie Sara» (Genesi 28,8-10);

     ■ Il seppellimento di Isacco: «Poi Isacco spirò, morì e fu riunito al suo popolo, vecchio e sazio di giorni; Esaù e Giacobbe, suoi figli, lo seppellirono» (Genesi 35,29).

     ■ Il seppellimento di Giacobbe: «I figli di Giacobbe fecero per lui quello che egli aveva ordinato loro: lo trasportarono nel paese di Canaan e lo seppellirono nella grotta del campo di Macpela, che Abraamo aveva comprato, con il campo, da Efron l’Ittita, come sepolcro di sua proprietà, di fronte a Mamre. Giuseppe, dopo aver sepolto suo padre, tornò in Egitto con i suoi fratelli e con tutti quelli che erano saliti con lui a seppellire suo padre» (Genesi 50,12-14).

     ■ Il seppellimento di Mosè: Mosè, servo del Signore, morì là nel paese di Moab, come il Signore aveva comandato. E il Signore lo seppellì nella valle, nel paese di Moab, di fronte a Bet-Peor; e nessuno fino a oggi ha mai saputo dove è la sua tomba (Deuteronomio 34,6).

 

Le uniche persone di rilievo nell’Antico Testamento a essere cremate furono il re Saul e i suoi tre figli morti in battaglia: «Ma quando gli abitanti di Iabes di Galaad udirono quello che i Filistei avevano fatto a Saul, tutti gli uomini valorosi s’alzarono, camminarono tutta la notte, tolsero dalle mura di Bet-San il cadavere di Saul e i cadaveri dei suoi figli, tornarono a Iabes e là li bruciarono. Poi presero le loro ossa, le seppellirono sotto la tamerice di Iabes, e digiunarono per sette giorni» (1 Samuele 31,11-13).

     In questo caso, gli uomini di Jabes intendevano tutelare il corpo da ulteriori oltraggi (i Filistei avevano tagliato la testa ed esposto il cadavere sul muro). Seppellirono comunque le ossa e per questo ricevettero gli elogi di Davide: «Allora Davide inviò dei messaggeri a Iabes di Galaad e fece dire loro: “Siate benedetti dal Signore, voi che avete mostrato quest’atto di lealtà verso Saul vostro signore, dandogli sepoltura”» (2 Samuele 2,5).

     Dopo che fu espiato un peccato di Saul contro i Gabaoniti con la morte d’alcuni suoi parenti, le ossa furono sepolte nella tomba di famiglia di Saul: «Ma il re prese i due figli che Rispa, figlia d’Aia, aveva partoriti a Saul, Armoni e Mefiboset, e i cinque figli che Merab, figlia di Saul, aveva partoriti a Adriel di Meola, figlio di Barzillai e li consegnò ai Gabaoniti, che li impiccarono sul monte, davanti al Signore. Tutti e sette perirono assieme; furono messi a morte nei primi giorni della mietitura, quando s’iniziava a mietere l’orzo. Rispa, figlia d’Aia, prese un cilicio, lo stese sulla roccia e stette là dal principio della mietitura fino a che l’acqua non cadde dal cielo sui cadaveri; lei impedì agli uccelli del cielo di posarsi su d’essi di giorno e alle bestie selvatiche d’avvicinarsi di notte. Fu riferito a Davide quello che Rispa, figlia d’Aia, concubina di Saul, aveva fatto. Davide andò a prendere le ossa di Saul e quelle di Gionatan suo figlio presso gli abitanti d’Iabes di Galaad, i quali le avevano portate via dalla piazza di Bet-San, dove i Filistei avevano appeso i cadaveri quando avevano sconfitto Saul sul Ghilboa. Egli riportò di là le ossa di Saul e quelle di Gionatan suo figlio; e anche le ossa di quelli che erano stati impiccati furono raccolte. Le ossa di Saul e di Gionatan suo figlio furono sepolte nel paese di Beniamino, a Sela, nella tomba di Chis, padre di Saul; fu fatto tutto quello che il re aveva ordinato. Dopo questo, Dio fu placato verso il paese» (2 Samuele 21,8-14).

     La Bibbia dice che: «Dopo questo, Dio fu placato verso il paese». Dio invece giudicò negativamente il comportamento di Moab, quando le ossa del re d’Edom furono calcinate: «Così parla il Signore: «Per tre misfatti di Moab, anzi per quattro, io non revocherò la mia sentenza, perché ha bruciato e calcinato le ossa del re d’Edom. Io manderò in Moab un fuoco che divorerà i palazzi di Cheriot. Moab perirà in mezzo al tumulto, alle grida di guerra e al suono delle trombe» (Amos 2,1-3).

 

Ma anche nel NT, la sepoltura continua a essere praticata fra gli Ebrei contrariamente a quanto avveniva in altre nazioni.

     Gesù stesso, nostro Salvatore, parlò più volte della sua sepoltura: «Venne a lui una donna che aveva un vaso d’alabastro pieno d’olio profumato di gran valore e lo versò sul capo di lui che stava a tavola. Veduto ciò, i discepoli s’indignarono e dissero: «Perché questo spreco? Quest’olio si sarebbe potuto vendere caro e dare il denaro ai poveri». Ma Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché date noia a questa donna? Ha fatto una buona azione verso di me. Perché i poveri li avete sempre con voi, ma me non m’avete sempre. Versando quest’olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura» (Matteo 26,7-12).

     Nei Vangeli si legge che Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo «presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in fasce con gli aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso i Giudei» (Giovanni 19,40).

     Dopo la morte e la resurrezione di Gesù, i cristiani, seguendo l’esempio di Cristo e seguendo l’usanza ebraica, non approvarono mai la cremazione e dunque non si conformarono alle pratiche pagane. A conferma di ciò, nel Nuovo Testamento, abbiamo alcuni riferimenti al seppellimento, ma mai alla cremazione. Ecco due esempi qui di seguito.

     ■ Anania e Saffira: «Anania, udendo queste parole, cadde e spirò. E un gran timore prese tutti quelli che udirono queste cose. I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e, portatolo fuori, lo seppellirono... Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito sono alla porta e porteranno via anche te». Ed ella in quell’istante cadde ai suoi piedi e spirò. I giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono accanto a suo marito» (Atti 5,5s.9s).

     ■ Stefano: «Uomini pii seppellirono Stefano e fecero gran cordoglio per lui» (Atti 8,2).

 

È vero che Gesù, non ha dato delle chiare indicazioni, ma dove Egli ha taciuto o non è stato riportato nessun insegnamento dai Vangeli, si è visto come si continua la consuetudine di seppellire i propri morti.

     La storia cristiana del periodo post-apostolico c’informa che i credenti, allo scopo di rendere pubblica la propria fede nella resurrezione dei morti, praticarono continuamente l’inumazione dei deceduti, condannando in diverse occasioni la cremazione, in polemica con autori pagani. Questa loro pratica permise la costituzione di quei grandi cimiteri cristiani che sono le catacombe, le quali soltanto nel sottosuolo di Roma, con i loro stretti corridoi sotterranei, si diramano per oltre quaranta chilometri e rappresentano una testimonianza sempre attuale della fede in Cristo che vince la morte.

     È necessario evidenziare che i cristiani non accettano la cremazione non perché, come qualche insensato afferma, hanno timore che non possano poi risorgere dalle ceneri. Dio è il Creatore e può ogni cosa, basti leggere il libro dell’Apocalisse dov’è scritto che il mare restituì i suoi morti: «Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e il soggiorno dei morti restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere» (Apocalisse 20,13).

     Ma non è stato detto che «esso è il tempio dello Spirito Santo» (1 Corinzi 6,19; 3,16s).

     Però bisogna precisare che la risurrezione del nostro corpo non può essere impedita dal modo in cui moriamo o da che cosa succeda al nostro corpo dopo la morte. In Atti 13,36 si legge che Davide «ha veduto la corruzione», ma questo non impedisce di credere che risusciterà anche lui all’ultimo giorno. Così i credenti morti in incendi non saranno esclusi dalla nuova creazione. Non capisco con quale arbitrio in questo caso, dove Dio ha taciuto, noi possiamo dedurre che la cremazione sia una cosa giusta. Il popolo d’Israele, la Chiesa primitiva e i padri della Chiesa, presero le distanze da tutte queste pratiche. Possiamo applicare ai funerali quanto detto da Paolo ai Corinzi sull’ordine nei culti: «Ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine» (1 Corinzi 14,40). Il nostro caro è già con il Signore in attesa della risurrezione (Luca 23,43; Filippesi 1,23; 2 Corinzi 5,6-8; Apocalisse 6,9-11). Il funerale deve essere un ricordo del tempo che il Signore ci ha concesso di passare con questa persona e un annuncio della nostra speranza. Non ci disperdiamo nel nulla, ma vivremo per sempre con il Signore (Giovanni 14,2-4; 1 Tessalonicesi 4,13-18). {11-08-2008}

 

 

2. Risposta {Nicola Martella}

 

RAPPRESENTARE TUTTA LA REALTÀ

 

     ■ Dio parla sempre chiaro su ciò che vuole: Se il giusto modo di essere seppelliti fosse stato importante per Dio, lo avrebbe codificato nella Torà, per l’antico patto, e nell’insegnamento apostolico nel nuovo patto.

     Basarsi su brani descrittivi, è sempre una spada a doppio taglio; infatti si possono citare quelli a favore o quelli contrari a un certo soggetto. I brani riportati dal lettore descrivono ciò che normalmente avveniva all’interno di un popolo e della sua cultura, non ciò che è di per se normativo agli occhi di Dio. La «cultura ebraica» non era normativa per la fede dell’antico patto, poiché anche in Israele c’erano vari usi e costumi su tante cose, alcuni anche poco ortodossi; normativo era soltanto il chiaro comandamento espresso nella Torà (brani ingiuntivi). Nel nuovo patto è normativo solo ciò che è espresso chiaramente negli insegnamenti di Gesù e degli apostoli.

 

     ■ L’Antico Testamento: Per evitare certi riti tipici del paganesimo (divinizzazione del morto, spiritismo, negromanzia), Dio proibì esplicitamente tante cose riguardo a resti mortali e funerali, ad esempio: i cadaveri contaminavano; i contatti con gli spiriti dei morti rendevano impuri (Nu 9,10) ed erano un abominio; in onore del defunto non bisognava praticare riti come la tonsura, il tatuaggio e l’incisione (Lv 19,26s; Dt 14,1); e così via. Non disse nulla riguardo al modo in cui i cadaveri dovevano essere trattati prima della sepoltura (incenerimento, imbalsamazione, inumazione, ecc.), né riguardo al luogo in cui seppellire i resti (urne, interramento, tombe scavate nella roccia, sarcofaghi, ecc.).

     Se si prendono i brani descrittivi come normativi, dovremmo presumere allora, ad esempio, che l’imbalsamazione degli Egiziani era legittima. Infatti, le seguenti persone furono imbalsamate.

          ● Giacobbe: «Giuseppe ordinò ai medici, che erano al suo servizio, d’imbalsamare suo padre; e i medici imbalsamarono Israele. Ci vollero quaranta giorni; perché tanto è il tempo che s’impiega a imbalsamare…» (Gn 50,1s). Egli era il capostipite del popolo, poiché «Israele» era il suo nome.

          ● Giuseppe: «Giuseppe morì, in età di centodieci anni; e fu imbalsamato, e posto in una bara in Egitto» (Gn 50,26). Egli era la persona più influente del tempo tra gli Ebrei.

 

Si afferma che i corpi del re Saul e dei suoi tre figli, tutti morti in battaglia, fossero gli unici a essere bruciati. Si noti che il gesto di tali uomini valorosi avvenne a rischio della propria vita. Poi, non solo essi bruciarono come cosa scontata tali corpi (non ci furono discussioni o dissensi in merito), ma seppellirono i resti e tennero un lutto (1 Sm 31,11ss). Davide non discusse con loro sull’incenerimento, ma li benedisse per averne seppelliti i resti quale atto di lealtà (ebr. chësëd; 2 Sm 2,5; cfr. 21,12.14). Si noti che l’espressione «dopo questo, Dio fu placato verso il paese» non si riferiva al seppellimento da parte di Davide dei cadaveri di Saul, Gionatan e degli impiccati da parte dei Gabaoniti (i vv. 10-14 erano un dettaglio, inserito in modo tipicamente ebraico nella narrazione), ma riguardava il problema iniziale — ossia la carestia per tre anni e la sua causa: il tentativo di Saul di distruggere i Gabaoniti (vv. 1.5), nonostante il giuramento solenne (v. 2) — e la sua soluzione (vv. 3-6).

     Quanto ad Amos 2,1-3 faccio notare che il v. 1 nella parte critica è da tradurre così dall’ebraico: «Io non revocherò la mia sentenza, perché ha calcinato bruciandole le ossa del re d’Edom». Così fa ad esempio la Elberfelder, traducendo: «…perché ha bruciato a calce le ossa del re d’Edom». Qui si tratta quindi del processo chimico per ottenere calce da costruzione dalle ossa. È un brano oscuro, da cui bisogna guardarsi dal trarre conclusioni; l’unico parallelo è 2 Re 3,26s, in cui il re di Moab, assediato dagli Israeliti, cercò di ricollegarsi al re d’Edom e, infine, per salvarsi la vita, sacrificò il suo primogenito sulle mura della città, creando un tale orrore negli Israeliti, che tornarono in patria. Ad Amos era tutto chiaro che cosa intendessero le sue parole, ma a noi no; quindi tale oscuro brano non è da considerare come probatorio.

     Ho menzionato nell’articolo che Amos parlò in modo scontato di «colui che brucia i corpi» e poi raccoglie le ossa per seppellirle (Am 6,10). È probabile che si riferisse a ciò l’espressione toponomastica «valle dei cadaveri e delle ceneri» (Gr 31,40) presso a Gerusalemme.

     Si noti che dopo una battaglia i corpi dei morti lasciati sul suolo diventavano pasto degli uccelli e delle bestie[1] e letame per la terra (Gr 9,22; 16,4). Ciò rendeva impuro un paese. Dopo la battaglia escatologica fra Gog e Israele, cadrà a terra tanta gente avversaria che la casa d’Israele, per purificare il paese, sotterrerà i resti per sette mesi (Ez 39,11-16); visto che nel v. 15 si parla di ossa e nei vv. 9-10 si parla di «faranno dei fuochi» con le armi senza portare legna dai campi, bisogna chiedersi a che cosa tali roghi dovessero servire, ossia se non servissero a bruciare i cadaveri per evitare epidemie.

     Un interessante comportamento funebre nell’AT era quello dell’esposizione dei cadaveri alla natura (si veda quella degli indiani d’America) e della loro veglia da parte di Rizpa, moglie di Saul, dopo la morte dei suoi due figli. «Rizpa, figliuola di Ajjah, prese un cilicio, se lo stese sulla roccia, e stette là dal principio della mèsse fino a che l’acqua non cadde dal cielo su di loro [= i cadaveri]; e impedì agli uccelli del cielo di posarsi su di essi di giorno, e alle fiere dei campi d’accostarsi di notte» (2 Sm 21,10). Nessuno del suo clan le impedì di fare così, sebbene tale esposizione e veglia durassero vari mesi. Fu Davide a seppellirne le ossa (v. 13). Si noti che l’esposizione al sole tutta l’estate produsse una disidratazione dei corpi e quindi una mummificazione; solo l’acqua avrebbe guastato i corpi, perciò Rizpa cessò con la procedura non appena venne la stagione delle piogge. Questo è un brano descrittivo che mostra che c’era anche tale costume lì da qualche parte in Israele. E ciò nonostante che altrove in Israele fosse considerato un atto di ignominia lasciare le ossa calcinare al sole e alla mercé delle fiere, senza seppellirle; qui si trattava di un procedimento di mummificazione.

     Non si può quindi non tener presente tutto questo, per elencare solo i brani a favore della propria tesi.

 

     ■ Il Nuovo Testamento: Valgono qui le stesse regole. Non basta citare i brani descrittivi che parlano della sepoltura (Mt 26,7-12; Gv 19,40) per rappresentare tutta la realtà e ciò che debba valere per i membri del nuovo patto. Se Giovanni menzionò ai destinatari del suo Evangelo il «modo di seppellire in uso presso i Giudei», riferito all’imbalsamazione, significava che essi non lo conoscevano. Perciò non si può dire che «i cristiani, seguendo l’esempio di Cristo e seguendo l’usanza ebraica, non approvarono mai la cremazione…». Abbiamo visto che le usanze ebraiche erano diverse da luogo a luogo e nel tempo; a ciò si aggiunga che esse non furono mai considerate ingiuntive di per sé per la gente del nuovo patto (cfr. Gal; Col).

     Se si parte dal testo descrittivo di Atti 5, citato dal mio interlocutore, bisognerebbe concludere che i cristiani del primo secolo non avevano nessuna forma di funerale, ma appena una persona moriva, la si interrava senza neppure avere la sensibilità di avvertire il coniuge! Ciò sarebbe inaudito oggigiorno. Come si vede, i brani descrittivi fotografavano solo ciò che accadeva in una certa situazione e basta, senza voler affermare che non poteva succedere diversamente, almeno in certe circostanze, e senza voler creare un precedente o un modello. Usarli come normativi è un errore e sono sempre una spada a doppio taglio. Atti 8,2 col caso di Stefano ci mostra che un funerale era possibile.

     I brani ingiuntivi sono quelli che contano. Appellarsi alla tradizione come norma ortodossa, vista poi anche le diversità fra le molteplici correnti giudaiche, è in netta contraddizione con l’atteggiamento di Gesù e di Paolo, che furono fieri oppositori delle tradizioni dei religiosi.[2] Non possiamo appellarci alla tradizione giudaica solo quando ci fa comodo; essa non è di per sé una fonte di rivelazione divina e quindi neppure una fonte d’autorità per i seguaci di Cristo. Non possiamo neppure appellarci come norma a ciò che fecero i cristiani nel periodo post-apostolico, poiché a ben cercare si trova tutto e il contrario di tutto. Le catacombe, ad esempio, non divennero solo un luogo di sepoltura, ma anche di culto dei morti.

     Se si cita Apocalisse 20,13, bisogna citare prima Apocalisse 16,8: «Poi il quarto angelo versò la sua coppa sul sole; e al sole fu dato di bruciare gli uomini col fuoco» (cfr. Ap 8,7; 9,18). A risuscitare saranno quindi anche quelli bruciati nei diversi giudizi della tribolazione finale.

     È vero che il corpo è il «il tempio dello Spirito Santo» (1 Corinzi 6,19; 3,16s), ma solo fintantoché si vive, visto che nella Bibbia i cadaveri sono impuri, chi li tocca si contagia e il santo non può coabitare con ciò che è contaminato. Il corpo è stato il tempio dello Spirito di Dio anche per i martiri che pagani e falsi cristiani hanno bruciato durante il corso della storia.

     In 1 Corinzi 14,40, brano che il lettore cita a favore della sua tesi, Paolo parlava dell’ordine dei culti e specialmente della profezia (proclamazione ispirata e partecipata) durante gli incontri nell’assemblea solenne; non aveva quindi nulla a che fare con i funerali.

 

LA LOGICA CONSEGUENZA

     ■ L’Antico Testamento: Se i brani descrittivi fossero normativi, avremmo molti problemi ad attuarli oggigiorno. I maestri di imbalsamazione dovrebbero togliere gli organi al cadavere, per mummificarli a parte, dovrebbero estrarre il cervello dal naso, dovrebbero sottoporre a disidratazione il corpo e così via. Dovremmo, poi, rimandare il funerale di 40 giorni e piangere il morto per settanta giorni, così come fecero gli Egiziani per Giacobbe (Gn 50,2).

     Inoltre, se il morto avesse espresso in vita la volontà di essere seppellito in un sepolcro scavato nella roccia all’interno della sua lontana proprietà (Gn 50,5), dovremmo chiedere permessi speciali alle autorità locali perché ciò possa avvenire, ingaggiando avvocati. Infatti, in molti brani biblici risulta che i morti di un certo ceto erano deposti in sepolcri, invece di essere inumati nel terreno.

     Se il morto imbalsamato avesse espresso in vita il desiderio di essere seppellito in un luogo particolare, come fece Giuseppe (Gn 50,25), dovremmo conservare la sua mummia per alcuni secoli e comandare ai posteri di portarla con sé, magari per quarant’anni come fece Israele nella sua migrazione nel deserto.

     Se i brani descrittivi fossero normativi, ai funerali dovremmo ardere aromi come fecero gli Israeliti per i loro re, i loro dignitari e probabilmente per tutti i loro morti? Dio fece dire a Sedekia, l’ultimo re di Giuda, riguardo alla sua morte: «E come si arsero aromi per i tuoi padri, gli antichi re tuoi predecessori, così se ne arderanno per te; e si farà cordoglio per te…» (Gr 34,5).

 

     ■ Il Nuovo Testamento: Se i brani descrittivi fossero normativi, anche oggigiorno dovremmo conoscere i metodi precisi per imbalsamare all’ebraica i nostri morti, usando gli stessi aromi, gli stessi pannilini, lo stesso sudario e le stesse fasce, come fecero con il corpo di Lazzaro e di Gesù.[3] Il sepolcro dev’essere in ogni modo chiuso solo con una pietra da rotolare (Mc 16,3s).

     Come abbiamo già visto, Giovanni, descrivendo tali cose, dovette aggiungere per i suoi lettori ellenisti, che non conoscevano i costumi giudaici, «com’è usanza di seppellire presso i Giudei» (Gv 19,40). Questa sarebbe stata l’occasione per affermare: «Com’è giusto seppellire i morti dinanzi a Dio»; oppure: «Così come Dio ha comandato che si faccia».

     «Paese che vai usanza che trovi», recita un antico proverbio. Se i primi missionari cristiani (o apostoli) ritenevano che fosse la volontà di Dio seppellire i morti senza l’incenerimento precursore, lo avrebbero chiaramente codificato nel NT, dopo una profonda e controversa discussione simile ad Atti 15 (Concilio di Gerusalemme). Infatti tale costume era diffuso in molti Paesi. Il loro dovere era di predicare l’Evangelo di Cristo, non di introdurre costumi giudaici nel mondo.

 

ASPETTI CONCLUSIVI

     ■ Ciò che conta: La questione di base non sta nel seppellimento, poiché si possono benissimo seppellire anche le ceneri. Essa riguarda primariamente il processo che precede il seppellimento o lo segue. L’incenerimento accelera un processo che normalmente dura settant’anni circa. La mummificazione, disidratando il corpo, lo fa durare anche secoli e secoli. L’inumazione dei corpi in terreni umidi, fa sì che il corpo saponifichi e praticamente non si corrompi così in fretta. Corpi caduti nel ghiaccio e ivi ibernati, possono durare millenni; ma si deteriorano in breve tempo, appena vengono in contatto con l’aria e il calore.

     La polvere torna alla polvere in ogni caso[4], indipendentemente dal fatto che il corpo sia incenerito (1 Sm 31,11ss), inumato, imbalsamato, seppellito in sepolcri scavati (Gr 8,1), ibernato, disidratati mediante essiccazione, mummificazione, esposizione al sole, eccetera. Si noti che le ossa del corpo bruciato di Saul (1 Sm 31,11ss) furono poi seppellite (2 Sm 2,5; 21,12.14); le due cose non stavano quindi in contraddizione. La stessa cosa è stata detta per l’imbalsamazione o mummificazione del capostipite degli Israeliti, Giacobbe, e di suo figlio Giuseppe.

 

     ■ La coerenza richiesta: Se si precisa, dopo tutto un lungo ragionamento che «la risurrezione del nostro corpo non può essere impedita dal modo in cui moriamo o da che cosa succeda al nostro corpo dopo la morte», ciò rende relativo tutto il discorso, visto che il mio interlocutore ha insistito per lungo e per largo che l’inumazione e la sepoltura siano le uniche forme «biblicamente» legittime. Poi abbiamo scoperto che c’erano altre forme che venivano usate (p.es. imbalsamazione, incenerimento). Se ciò che si ritiene legittimo non ha nessuna conseguenza in caso di infrazione, allora tale norma è inesistente. Ciò che resta sono preferenze personali. In tal caso vale Romani 14: le convinzioni personali diverse sono legittime fintantoché non inficiano l’Evangelo e non rappresentano un motivo di caduta per il «debole».

     Inoltre, dopo aver asserito che né la corruzione di Davide nella tomba (At 13,36) né il bruciamento dei corpi dei credenti in incendi potranno impedire la loro risurrezione, è strano che si ritorna subito alla carica con la tradizione giudaica e cristiana e si parla di arbitrio nel caso si ritenga che la cremazione sia anch’essa una cosa giusta. In nessuna parte dell’AT e del NT, Dio e i suoi profeti, Gesù e i suoi apostoli vietarono la cremazione, sebbene esistesse nell’ambiente circonvicino a Israele e nella diaspora. Sono i brani ingiuntivi a far testo ed essi non esistono al riguardo. Ciò che non è espressamente proibito, è lecito in ogni legislazione, anche in quella del nuovo patto. Riguardo all’etica del nuovo patto Paolo asserì quanto segue circa le cose non espressamente proibite: «Ogni cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa m’è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna» (1 Cor 6,12). «Ogni cosa è lecita ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita ma non ogni cosa edifica» (1 Cor 10,23). Per l’approfondimento si veda «L’etica della libertà e della responsabilità».

     Per concludere, chi ha una grande attesa di gloria mediante la risurrezione dei morti non teme il modo di morire o di essere sepolto. Anzi, alcuni martiri non furono neppure mai sepolti, visto che furono sbranati dalle bestie, interamente divorati e divennero «letame»; ciò avveniva e avviene in varie parti del mondo (cfr. Gr 5,6) e Daniele fu probabilmente l’unico che scampò dalla fosse dei leoni (Dn 6,16-24). A essere importante è l’atteggiamento con cui i cristiani muoiono (cfr. Eb 11,35-40), non che cosa succeda dei loro corpi dopo la morte.

 

 

3. Replica {Vincenzo Russillo}

 

Innanzitutto, sono stato molto impulsivo a trarre le mie conclusioni dal tuo primo articolo e sopratutto provenendo da un mondo consuetudinario, come quello cattolico, ho esaminato erroneamente i passi della Bibbia. M’accorgo che prendere sotto analisi, quest’argomento non è facile anzi quando ho letto il tuo articolo la prima volta sono rimasto titubante. Forse perché si è troppo attaccati all’immagine stereotipata della sepoltura. Come se la salvezza eterna dipendesse dalla corretta conservazione del corpo. Leggendo le parti dell’AT sembrerebbe che il fuoco c’indica un eterna condanna da parte di Dio. Ma come mi hai fatto ben notare, non vi è alcuna maledizione o sentenza sfavorevole per qualcuno che è cremato. Ovvero non è mai stato prescritto niente al riguardo.

     La morte è sempre stata accolta come un evento negativo. È stata imposta alla razza degli uomini a causa del peccato. Quando Adamo disobbedì a Dio nel paradiso immediatamente ricevette l’ultima conseguenza: la separazione da Dio. «Perciò, come per mezzo d’un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato» (Romani 5,12). Questa separazione con Dio, ha portato al deterioramento del corpo e di conseguenza alla morte. Ed è qui che inizia il problema: Che cosa deve essere fatto con il corpo morto?

     Nel corso del tempo, dopo l’allontanamento dall’Eden, poiché molti fattori hanno colpito l’uomo, si è imposta la riflessione su cosa fare con il corpo dopo la morte. Tali fattori includono la ricchezza della famiglia, lo stato dei singoli, il clima del paese, la salute, l’igiene, l’estetica e le credenze religiose. La Bibbia non ci dà chiare indicazioni su cosa fare del corpo d’una persona morta.

     Questioni morali ed etiche si possono sollevare dal fatto che il corpo possa essere distrutto dalla cremazione. La Bibbia è chiara in merito alla morte e alla mortalità del corpo. Dio disse ad Adamo: «Mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai» (Genesi 3,19).

     Gesù inoltre, illustrando la prospettiva della sepoltura del corpo, disse a qualcuno: «“Seguimi”. Ed egli rispose: “Permettimi d’andare prima a seppellire mio padre”. Ma Gesù gli disse: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunziare il regno di Dio”» (Luca 9,59s). La risposta di nostro Signore Gesù è chiara, la modalità della sepoltura del corpo è secondaria, bisogna seguire Lui per avere la «nuova vita». La Bibbia, lascia al singolo individuo la scelta di come deve essere deposto il proprio corpo dopo la morte. Leggendo 1 Corinzi 15,35.37.42ss, il credente non deve pensare se è più giusto scegliere la sepoltura o la cremazione, ma avere la piena fiducia di vivere con il Signore. Dio darà a tutti un nuovo corpo glorioso e incorruttibile, per restare con lui per sempre; quindi non ci si deve preoccupare dell’incenerimento o della decomposizione. Anche coloro che sono morti migliaia d’anni fa e ormai sono diventati polvere, quindi anche coloro che sono stati cremati, rinasceranno, come affermano le sacre Scritture: «Il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo» (1 Tessalonicesi 4,16). La questione della sepoltura o della cremazione, rientra nel regno delle libertà dell’uomo; e ogni controversia al riguardo si potrà risolvere con la saggezza. Poiché, come è scritto di Cristo: «La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta» (Giovanni 1,5), Egli risuscitando dai morti è per tutti i credenti speranza di risurrezione.

     Dopo questa mia riflessione, a voce alta. Mi sono sentito libero da ogni preconcetto. Perché chi segue realmente Cristo, non può essere legato a nessuna catena che lo lega alle dottrine umane.

 

Nota redazionale: Sono contento che uno studio più approfondito, senza paraocchi dogmatici e valutando tutti i brani sul caso e tutti gli aspetti del complesso fenomeno, abbia portato il lettore a capire che l’approccio al problema «sepoltura / cremazione» sia diverso da quanto presunto all'inizio. È stato un buon esercizio di ermeneutica.

 

 

[1]. Cfr. Dt 28,26; 1 Sam 17,46; Sal 79,2; Is 18,6; Gr 7,33; 16,4; 19,7; 24,20; Ap 19,21.

[2]. Cfr. Mt 15,2s.6; Mc 7,3ss.9s.13; Gal 1,14; Fil 3,5-8; Col 2,8.

[3]. Mc 16,1; Gv 11,44; 19,40; 20,6s.

[4]. Gn 3,19; Sal 90,3; 104,29; Ec 12,9.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Sepoltura_ermeneutica_Esc.htm

13-08-2008; Aggiornamento: 30-08-2008

 

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