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L’articolo «Cremazione
dei morti» ha provocato differenti
reazioni. Userò la reazione del seguente lettore per parlare dell’ermeneutica,
ossia del giusto modo d’interpretare la sacra Scrittura.
Ringrazio Vincenzo
per la briga che si è dato nel rispondere al mio articolo e nell’esprimere il
suo punto di vista. Data la lunghezza del suo contributo e della mia risposta,
non ho potuto inserirlo all’interno del seguente tema di discussione: «Cremazione
dei morti? Parliamone». A tratti non sono stato insicuro se
lui ha letto solo l’invito alla lettura (l’inizio dell’articolo) o tutto
l’articolo, visto che mette sul tavolo cose a cui ho già risposto. In ogni modo,
è stata un’occasione per affrontare a nuovo e più approfonditamente la
questione.
Come si potrà
constatare, il lettore esprime tesi completamente opposte a quelle da me
espresse nell'articolo su menzionato, come lui crede, per motivi biblici.
Vediamo che cosa sa dirci in realtà la sacra Scrittura su questo argomento,
tenendo presenti tutti i suoi aspetti, anche quelli che a lui sono
sfuggiti.
Come mostra il terzo
contributo, a ragionare bene sul testo biblico contestualizzando le
problematiche e tenendo presenti tutti gli aspetti della questione, ci guadagna
la verità e altresì chi la scopre, poiché solo la verità rende liberi.
{Nicola Martella} |
1. Contributo
{Vincenzo Russillo}
▲
La cremazione oggi è appoggiata, da molte persone
poiché i cimiteri sono sull’orlo del collasso e non c’è posto per tutti.
Ma partendo dalla Chiesa
primitiva, la pratica della cremazione non è mai riportata.
Questa pratica, come ben
sappiamo era già in uso da molti secoli, addirittura ben prima dell’avvento del
Cristianesimo. Nelle varie civiltà del mondo sono stati usati svariati riti per
i morti. Il modo di trattare i corpi parla di quello che si crede della vita
dopo la morte. Possiamo pensare alle tecniche degli antichi Egizi per preservare
i corpi attraverso l’imbalsamazione e gli oggetti sepolti con i faraoni che
dovevano servire nella vita a venire. L’usanza indiana di spargere le ceneri sul
Gange è legata a una visione della vita in cui ci s’unirebbe con il tutto,
perché tutto è Dio.
Il cristianesimo non accettò
mai la cremazione per diverse ragioni. Nell’Antico Testamento si nota l’assenza
totale del rito funebre della cremazione. Non godere d’una degna sepoltura era
considerato tra gli Ebrei segno di disapprovazione divina. Alcuni esempi sono i
seguenti.
■ Il
seppellimento di Sara: «Subito dopo, Abraamo seppellì sua moglie Sara
nella grotta del campo di Macpela di fronte a Mamre, cioè Ebron, nel paese di
Canaan» (Genesi 23,19);
■ Il
seppellimento di Abraamo: «Poi Abraamo spirò in prospera vecchiaia,
attempato e sazio di giorni, e fu riunito al suo popolo. Isacco e Ismaele, suoi
figli, lo seppellirono nella grotta di Macpela nel campo d’Efron, figlio di
Soar, l’Ittita, di fronte a Mamre: campo che Abraamo aveva comprato dai figli di
Chet. Lì furono sepolti Abraamo e sua moglie Sara» (Genesi 28,8-10);
■ Il
seppellimento di Isacco: «Poi Isacco spirò, morì e fu riunito al suo
popolo, vecchio e sazio di giorni; Esaù e Giacobbe, suoi figli, lo seppellirono»
(Genesi 35,29).
■ Il
seppellimento di Giacobbe: «I figli di Giacobbe fecero per lui quello che
egli aveva ordinato loro: lo trasportarono nel paese di Canaan e lo seppellirono
nella grotta del campo di Macpela, che Abraamo aveva comprato, con il campo, da
Efron l’Ittita, come sepolcro di sua proprietà, di fronte a Mamre. Giuseppe,
dopo aver sepolto suo padre, tornò in Egitto con i suoi fratelli e con tutti
quelli che erano saliti con lui a seppellire suo padre» (Genesi 50,12-14).
■ Il
seppellimento di Mosè: Mosè, servo del Signore, morì là nel paese di Moab,
come il Signore aveva comandato. E il Signore lo seppellì nella valle, nel paese
di Moab, di fronte a Bet-Peor; e nessuno fino a oggi ha mai saputo dove è la sua
tomba (Deuteronomio 34,6).
Le uniche persone di rilievo
nell’Antico Testamento a essere cremate furono il re Saul e i suoi tre figli
morti in battaglia: «Ma quando gli abitanti di Iabes di Galaad udirono quello
che i Filistei avevano fatto a Saul, tutti gli uomini valorosi s’alzarono,
camminarono tutta la notte, tolsero dalle mura di Bet-San il cadavere di Saul e
i cadaveri dei suoi figli, tornarono a Iabes e là li bruciarono. Poi presero le
loro ossa, le seppellirono sotto la tamerice di Iabes, e digiunarono per sette
giorni» (1 Samuele 31,11-13).
In questo
caso, gli uomini di Jabes intendevano tutelare il corpo da ulteriori oltraggi (i
Filistei avevano tagliato la testa ed esposto il cadavere sul muro).
Seppellirono comunque le ossa e per questo ricevettero gli elogi di Davide: «Allora
Davide inviò dei messaggeri a Iabes di Galaad e fece dire loro: “Siate benedetti
dal Signore, voi che avete mostrato quest’atto di lealtà verso Saul vostro
signore, dandogli sepoltura”» (2 Samuele 2,5).
Dopo che fu
espiato un peccato di Saul contro i Gabaoniti con la morte d’alcuni suoi
parenti, le ossa furono sepolte nella tomba di famiglia di Saul: «Ma il re
prese i due figli che Rispa, figlia d’Aia, aveva partoriti a Saul, Armoni e
Mefiboset, e i cinque figli che Merab, figlia di Saul, aveva partoriti a Adriel
di Meola, figlio di Barzillai e li consegnò ai Gabaoniti, che li impiccarono sul
monte, davanti al Signore. Tutti e sette perirono assieme; furono messi a morte
nei primi giorni della mietitura, quando s’iniziava a mietere l’orzo. Rispa,
figlia d’Aia, prese un cilicio, lo stese sulla roccia e stette là dal principio
della mietitura fino a che l’acqua non cadde dal cielo sui cadaveri; lei impedì
agli uccelli del cielo di posarsi su d’essi di giorno e alle bestie selvatiche
d’avvicinarsi di notte. Fu riferito a Davide quello che Rispa, figlia d’Aia,
concubina di Saul, aveva fatto. Davide andò a prendere le ossa di Saul e quelle
di Gionatan suo figlio presso gli abitanti d’Iabes di Galaad, i quali le avevano
portate via dalla piazza di Bet-San, dove i Filistei avevano appeso i cadaveri
quando avevano sconfitto Saul sul Ghilboa. Egli riportò di là le ossa di Saul e
quelle di Gionatan suo figlio; e anche le ossa di quelli che erano stati
impiccati furono raccolte. Le ossa di Saul e di Gionatan suo figlio furono
sepolte nel paese di Beniamino, a Sela, nella tomba di Chis, padre di Saul; fu
fatto tutto quello che il re aveva ordinato. Dopo questo, Dio fu placato verso
il paese» (2 Samuele 21,8-14).
La Bibbia dice che: «Dopo
questo, Dio fu placato verso il paese». Dio invece giudicò negativamente il
comportamento di Moab, quando le ossa del re d’Edom furono calcinate: «Così
parla il Signore: «Per tre misfatti di Moab, anzi per quattro, io non revocherò
la mia sentenza, perché ha bruciato e calcinato le ossa del re d’Edom. Io
manderò in Moab un fuoco che divorerà i palazzi di Cheriot. Moab perirà in mezzo
al tumulto, alle grida di guerra e al suono delle trombe» (Amos 2,1-3).
Ma anche nel NT, la sepoltura continua a essere
praticata fra gli Ebrei contrariamente a quanto avveniva in altre nazioni.
Gesù stesso,
nostro Salvatore, parlò più volte della sua sepoltura: «Venne a lui una donna
che aveva un vaso d’alabastro pieno d’olio profumato di gran valore e lo versò
sul capo di lui che stava a tavola. Veduto ciò, i discepoli s’indignarono e
dissero: «Perché questo spreco? Quest’olio si sarebbe potuto vendere caro e dare
il denaro ai poveri». Ma Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché date noia a
questa donna? Ha fatto una buona azione verso di me. Perché i poveri li avete
sempre con voi, ma me non m’avete sempre. Versando quest’olio sul mio corpo, lo
ha fatto in vista della mia sepoltura» (Matteo 26,7-12).
Nei Vangeli
si legge che Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo «presero il corpo di Gesù e lo
avvolsero in fasce con gli aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso i
Giudei» (Giovanni 19,40).
Dopo la
morte e la resurrezione di Gesù, i cristiani, seguendo l’esempio di Cristo e
seguendo l’usanza ebraica, non approvarono mai la cremazione e dunque non si
conformarono alle pratiche pagane. A conferma di ciò, nel Nuovo Testamento,
abbiamo alcuni riferimenti al seppellimento, ma mai alla cremazione. Ecco due
esempi qui di seguito.
■ Anania
e Saffira:
«Anania, udendo queste parole, cadde e spirò. E un gran timore prese tutti
quelli che udirono queste cose. I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e,
portatolo fuori, lo seppellirono... Allora Pietro le disse: «Perché vi siete
accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno
seppellito tuo marito sono alla porta e porteranno via anche te». Ed ella in
quell’istante cadde ai suoi piedi e spirò. I giovani, entrati, la trovarono
morta; e, portatala via, la seppellirono accanto a suo marito» (Atti
5,5s.9s).
■ Stefano:
«Uomini pii seppellirono Stefano e fecero gran cordoglio per lui» (Atti
8,2).
È vero che Gesù, non ha dato delle
chiare indicazioni, ma dove Egli ha taciuto o non è stato riportato nessun
insegnamento dai Vangeli, si è visto come si continua la consuetudine di
seppellire i propri morti.
La storia cristiana del
periodo post-apostolico c’informa che i credenti, allo scopo di rendere pubblica
la propria fede nella resurrezione dei morti, praticarono continuamente
l’inumazione dei deceduti, condannando in diverse occasioni la cremazione, in
polemica con autori pagani. Questa loro pratica permise la costituzione di quei
grandi cimiteri cristiani che sono le catacombe, le quali soltanto nel
sottosuolo di Roma, con i loro stretti corridoi sotterranei, si diramano per
oltre quaranta chilometri e rappresentano una testimonianza sempre attuale della
fede in Cristo che vince la morte.
È necessario evidenziare che
i cristiani non accettano la cremazione non perché, come qualche insensato
afferma, hanno timore che non possano poi risorgere dalle ceneri. Dio è il
Creatore e può ogni cosa, basti leggere il libro dell’Apocalisse dov’è scritto
che il mare restituì i suoi morti: «Il mare restituì i morti che erano in
esso; la morte e il soggiorno dei morti restituirono i loro morti; ed essi
furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere» (Apocalisse 20,13).
Ma non è stato detto che «esso
è il tempio dello Spirito Santo» (1 Corinzi 6,19; 3,16s).
Però bisogna precisare che la
risurrezione del nostro corpo non può essere impedita dal modo in cui moriamo o
da che cosa succeda al nostro corpo dopo la morte. In Atti 13,36 si legge che
Davide «ha veduto la corruzione», ma questo non impedisce di credere che
risusciterà anche lui all’ultimo giorno. Così i credenti morti in incendi non
saranno esclusi dalla nuova creazione. Non capisco con quale arbitrio in questo
caso, dove Dio ha taciuto, noi possiamo dedurre che la cremazione sia una cosa
giusta. Il popolo d’Israele, la Chiesa primitiva e i padri della Chiesa, presero
le distanze da tutte queste pratiche. Possiamo applicare ai funerali quanto
detto da Paolo ai Corinzi sull’ordine nei culti: «Ogni cosa sia fatta con
decoro e con ordine» (1 Corinzi 14,40). Il nostro caro è già con il Signore
in attesa della risurrezione (Luca 23,43; Filippesi 1,23; 2 Corinzi 5,6-8;
Apocalisse 6,9-11). Il funerale deve essere un ricordo del tempo che il Signore
ci ha concesso di passare con questa persona e un annuncio della nostra
speranza. Non ci disperdiamo nel nulla, ma vivremo per sempre con il Signore
(Giovanni 14,2-4; 1 Tessalonicesi 4,13-18). {11-08-2008}
2. Risposta
{Nicola Martella}
▲
RAPPRESENTARE
TUTTA LA REALTÀ
■ Dio parla sempre chiaro su ciò che vuole: Se
il giusto modo di essere seppelliti fosse stato importante per Dio, lo avrebbe
codificato nella Torà, per l’antico patto, e nell’insegnamento apostolico nel
nuovo patto.
Basarsi su brani
descrittivi, è sempre una spada a doppio taglio; infatti si possono citare
quelli a favore o quelli contrari a un certo soggetto. I brani riportati dal
lettore descrivono ciò che normalmente avveniva all’interno di un popolo e della
sua cultura, non ciò che è
di per se normativo agli occhi di Dio. La «cultura ebraica» non era
normativa per la fede dell’antico patto, poiché anche in Israele c’erano vari
usi e costumi su tante cose, alcuni anche poco ortodossi; normativo era soltanto
il chiaro comandamento espresso nella Torà (brani ingiuntivi). Nel nuovo
patto è normativo solo ciò che è espresso chiaramente negli insegnamenti di Gesù
e degli apostoli.
■ L’Antico Testamento: Per evitare certi riti
tipici del paganesimo (divinizzazione del morto, spiritismo, negromanzia),
Dio proibì
esplicitamente tante cose riguardo a resti mortali e funerali, ad esempio: i
cadaveri contaminavano; i contatti con gli spiriti dei morti rendevano impuri
(Nu 9,10) ed erano un abominio; in onore del defunto non bisognava praticare
riti come la tonsura, il tatuaggio e l’incisione (Lv 19,26s;
Dt 14,1); e così via. Non disse nulla riguardo
al modo in cui i cadaveri dovevano essere trattati prima della sepoltura
(incenerimento, imbalsamazione, inumazione, ecc.), né riguardo al luogo in cui
seppellire i resti (urne, interramento, tombe scavate nella roccia, sarcofaghi,
ecc.).
Se si prendono i brani
descrittivi come normativi, dovremmo presumere allora, ad esempio, che
l’imbalsamazione degli Egiziani era legittima. Infatti, le seguenti persone
furono imbalsamate.
● Giacobbe:
«Giuseppe ordinò ai medici, che erano al suo servizio, d’imbalsamare suo
padre; e i medici imbalsamarono Israele. Ci vollero quaranta giorni; perché
tanto è il tempo che s’impiega a imbalsamare…» (Gn 50,1s). Egli era il
capostipite del popolo, poiché «Israele» era il suo nome.
● Giuseppe:
«Giuseppe morì, in età di centodieci anni; e fu imbalsamato, e posto in una
bara in Egitto» (Gn 50,26). Egli era la persona più influente del tempo tra
gli Ebrei.
Si afferma che i
corpi del re Saul e dei suoi tre figli, tutti morti in battaglia, fossero
gli unici a essere bruciati. Si noti che il gesto di tali uomini valorosi
avvenne a rischio della propria vita. Poi, non solo essi bruciarono come cosa
scontata tali corpi (non ci furono discussioni o dissensi in merito), ma
seppellirono i resti e tennero un lutto (1 Sm 31,11ss). Davide non discusse con
loro sull’incenerimento, ma li benedisse per averne seppelliti i resti quale
atto di lealtà (ebr. chësëd; 2 Sm 2,5; cfr. 21,12.14). Si noti che
l’espressione «dopo questo, Dio fu placato verso il
paese» non si riferiva al seppellimento da
parte di Davide dei cadaveri di Saul, Gionatan e degli impiccati da parte dei
Gabaoniti (i vv. 10-14 erano un dettaglio, inserito in modo tipicamente ebraico
nella narrazione), ma riguardava il problema iniziale — ossia la carestia per
tre anni e la sua causa: il tentativo di Saul di distruggere i Gabaoniti (vv.
1.5), nonostante il giuramento solenne (v. 2) — e la sua soluzione (vv. 3-6).
Quanto ad Amos 2,1-3
faccio notare che il v. 1 nella parte critica è da tradurre così dall’ebraico: «Io
non revocherò la mia sentenza, perché ha calcinato bruciandole le ossa del re
d’Edom». Così fa ad esempio la Elberfelder, traducendo: «…perché ha
bruciato a calce le ossa del re d’Edom». Qui si tratta quindi del processo
chimico per ottenere calce da costruzione dalle ossa. È un brano oscuro, da cui
bisogna guardarsi dal trarre conclusioni; l’unico parallelo è 2 Re 3,26s, in cui
il re di Moab, assediato dagli Israeliti, cercò di ricollegarsi al re d’Edom e,
infine, per salvarsi la vita, sacrificò il suo primogenito sulle mura della
città, creando un tale orrore negli Israeliti, che tornarono in patria. Ad Amos
era tutto chiaro che cosa intendessero le sue parole, ma a noi no; quindi tale
oscuro brano non è da considerare come probatorio.
Ho menzionato nell’articolo che Amos parlò in modo scontato di «colui che
brucia i corpi» e poi raccoglie le ossa per seppellirle (Am 6,10). È
probabile che si riferisse a ciò l’espressione toponomastica «valle dei
cadaveri e delle ceneri» (Gr 31,40) presso a Gerusalemme.
Si noti che dopo una battaglia i corpi dei morti lasciati sul suolo
diventavano pasto degli uccelli e delle bestie
e letame per la terra (Gr 9,22; 16,4). Ciò rendeva impuro un paese. Dopo la
battaglia escatologica fra Gog e Israele, cadrà a terra tanta gente avversaria
che la casa d’Israele, per purificare il paese, sotterrerà i resti per sette
mesi (Ez 39,11-16); visto che nel v. 15 si parla di ossa e nei vv. 9-10 si parla
di «faranno dei fuochi» con le armi senza portare legna dai campi, bisogna
chiedersi a che cosa tali roghi dovessero servire, ossia se non servissero a
bruciare i cadaveri per evitare epidemie.
Un interessante comportamento funebre nell’AT era quello dell’esposizione dei
cadaveri alla natura (si veda quella degli indiani d’America) e della loro
veglia da parte di Rizpa, moglie di Saul, dopo la morte dei suoi due figli. «Rizpa,
figliuola di Ajjah, prese un cilicio, se lo stese sulla roccia, e stette là dal
principio della mèsse fino a che l’acqua non cadde dal cielo su di loro [= i
cadaveri]; e impedì agli uccelli del cielo di posarsi su di essi di giorno, e
alle fiere dei campi d’accostarsi di notte» (2 Sm 21,10). Nessuno del suo
clan le impedì di fare così, sebbene tale esposizione e veglia durassero vari
mesi. Fu Davide a seppellirne le ossa (v. 13). Si noti che l’esposizione al sole
tutta l’estate produsse una disidratazione dei corpi e quindi una
mummificazione; solo l’acqua avrebbe guastato i corpi, perciò Rizpa cessò con la
procedura non appena venne la stagione delle piogge. Questo è un brano
descrittivo che mostra che c’era anche tale costume lì da qualche parte in
Israele. E ciò nonostante che altrove in Israele fosse considerato un atto di
ignominia lasciare le ossa calcinare al sole e alla mercé delle fiere, senza
seppellirle; qui si trattava di un procedimento di mummificazione.
Non si può quindi non tener presente tutto questo, per elencare solo i brani a
favore della propria tesi.
■ Il Nuovo Testamento: Valgono qui le stesse regole. Non basta citare i
brani descrittivi che parlano della sepoltura (Mt 26,7-12; Gv 19,40) per
rappresentare tutta la realtà e ciò che debba valere per i membri del nuovo
patto. Se Giovanni menzionò ai destinatari del suo Evangelo il «modo di
seppellire in uso presso i Giudei», riferito all’imbalsamazione, significava
che essi non lo conoscevano. Perciò non si può dire che «i cristiani, seguendo
l’esempio di Cristo e seguendo l’usanza ebraica, non approvarono mai la
cremazione…». Abbiamo visto che le usanze ebraiche erano diverse da luogo a
luogo e nel tempo; a ciò si aggiunga che esse non furono mai considerate
ingiuntive di per sé per la gente del nuovo patto (cfr. Gal; Col).
Se si parte dal testo descrittivo di Atti 5, citato dal mio
interlocutore, bisognerebbe concludere che i cristiani del primo secolo non
avevano nessuna forma di funerale, ma appena una persona moriva, la si interrava
senza neppure avere la sensibilità di avvertire il coniuge! Ciò sarebbe inaudito
oggigiorno. Come si vede, i brani descrittivi fotografavano solo ciò che
accadeva in una certa situazione e basta, senza voler affermare che non poteva
succedere diversamente, almeno in certe circostanze, e senza voler creare un
precedente o un modello. Usarli come normativi
è un errore e sono sempre una spada a doppio taglio. Atti 8,2 col caso di
Stefano ci mostra che un funerale era possibile.
I brani ingiuntivi sono quelli che contano. Appellarsi alla tradizione
come norma ortodossa, vista poi anche le diversità fra le molteplici correnti
giudaiche, è in netta contraddizione con l’atteggiamento di Gesù e di Paolo, che
furono fieri oppositori delle tradizioni dei religiosi.
Non possiamo appellarci alla tradizione giudaica solo quando ci fa comodo; essa
non è di per sé una fonte di rivelazione divina e quindi neppure una fonte
d’autorità per i seguaci di Cristo. Non possiamo neppure appellarci come norma a
ciò che fecero i cristiani nel periodo post-apostolico, poiché a ben cercare si
trova tutto e il contrario di tutto. Le catacombe, ad esempio, non divennero
solo un luogo di sepoltura, ma anche di culto dei morti.
Se si cita
Apocalisse 20,13, bisogna citare prima
Apocalisse 16,8: «Poi il quarto angelo
versò la sua coppa sul sole; e al sole fu dato di bruciare gli uomini col
fuoco» (cfr. Ap 8,7; 9,18). A
risuscitare saranno quindi anche quelli bruciati nei diversi giudizi della
tribolazione finale.
È vero che il corpo è il «il
tempio
dello Spirito Santo» (1 Corinzi 6,19; 3,16s), ma solo fintantoché si vive,
visto che nella Bibbia i cadaveri sono impuri, chi li tocca si contagia e il
santo non può coabitare con ciò che è contaminato. Il corpo è stato il tempio
dello Spirito di Dio anche per i martiri che pagani e falsi cristiani hanno
bruciato durante il corso della storia.
In 1 Corinzi 14,40,
brano che il lettore cita a favore della sua tesi, Paolo parlava dell’ordine dei
culti e specialmente della profezia (proclamazione ispirata e partecipata)
durante gli incontri nell’assemblea solenne; non aveva quindi nulla a che fare
con i funerali.
LA LOGICA
CONSEGUENZA
■ L’Antico Testamento: Se i brani descrittivi fossero
normativi, avremmo molti problemi ad attuarli oggigiorno. I maestri di
imbalsamazione dovrebbero togliere gli organi al cadavere, per mummificarli
a parte, dovrebbero estrarre il cervello dal naso, dovrebbero sottoporre a
disidratazione il corpo e così via. Dovremmo, poi, rimandare il funerale di 40
giorni e piangere il morto per settanta giorni, così come fecero gli Egiziani
per Giacobbe (Gn 50,2).
Inoltre, se il morto avesse espresso in vita la volontà di essere seppellito in
un sepolcro scavato nella roccia all’interno della sua lontana proprietà
(Gn 50,5), dovremmo chiedere permessi speciali alle autorità locali perché ciò
possa avvenire, ingaggiando avvocati. Infatti, in molti brani biblici risulta
che i morti di un certo ceto erano deposti in sepolcri, invece di essere inumati
nel terreno.
Se il morto imbalsamato avesse espresso in vita il desiderio di essere
seppellito in un
luogo particolare, come fece Giuseppe (Gn 50,25), dovremmo conservare la sua
mummia per alcuni secoli e comandare ai posteri di portarla con sé, magari per
quarant’anni come fece Israele nella sua migrazione nel deserto.
Se i brani descrittivi fossero normativi, ai funerali dovremmo ardere aromi
come fecero gli Israeliti per i loro re, i loro dignitari e probabilmente per
tutti i loro morti? Dio fece dire a Sedekia, l’ultimo re di Giuda, riguardo alla
sua morte: «E come si arsero aromi per i tuoi padri, gli antichi re tuoi
predecessori, così se ne arderanno per te; e si farà cordoglio per te…» (Gr
34,5).
■ Il Nuovo Testamento: Se i brani descrittivi fossero normativi, anche
oggigiorno dovremmo conoscere i metodi precisi per imbalsamare all’ebraica
i nostri morti, usando gli stessi aromi, gli stessi pannilini, lo stesso sudario
e le stesse fasce, come fecero con il corpo di Lazzaro e di Gesù.
Il sepolcro dev’essere in ogni modo chiuso solo con una pietra da rotolare
(Mc 16,3s).
Come abbiamo già visto, Giovanni, descrivendo tali cose, dovette aggiungere per
i suoi lettori ellenisti, che non conoscevano i costumi giudaici, «com’è
usanza di seppellire presso i Giudei» (Gv 19,40). Questa sarebbe stata
l’occasione per affermare: «Com’è giusto seppellire i morti dinanzi a Dio»;
oppure: «Così come Dio
ha comandato che si faccia».
«Paese che vai usanza che trovi», recita un antico proverbio. Se i primi
missionari
cristiani (o apostoli) ritenevano che fosse la volontà di Dio seppellire i morti
senza l’incenerimento precursore, lo avrebbero chiaramente codificato nel NT,
dopo una profonda e controversa discussione simile ad Atti 15 (Concilio di
Gerusalemme). Infatti tale costume era diffuso in molti Paesi. Il loro dovere
era di predicare l’Evangelo di Cristo, non di introdurre costumi giudaici nel
mondo.
ASPETTI
CONCLUSIVI
■ Ciò che conta: La questione di base non sta nel seppellimento, poiché
si possono benissimo seppellire anche le ceneri. Essa riguarda
primariamente il processo che precede il seppellimento o lo segue.
L’incenerimento accelera un processo che normalmente dura settant’anni circa. La
mummificazione, disidratando il corpo, lo fa durare anche secoli e secoli.
L’inumazione dei corpi in terreni umidi, fa sì che il corpo saponifichi e
praticamente non si corrompi così in fretta. Corpi caduti nel ghiaccio e ivi
ibernati, possono durare millenni; ma si deteriorano in breve tempo, appena
vengono in contatto con l’aria e il calore.
La polvere torna alla polvere in ogni caso,
indipendentemente dal fatto che il corpo sia incenerito (1 Sm 31,11ss), inumato,
imbalsamato, seppellito in sepolcri scavati (Gr 8,1), ibernato, disidratati
mediante essiccazione, mummificazione, esposizione al sole, eccetera. Si noti
che le ossa del corpo bruciato di Saul (1 Sm 31,11ss) furono poi seppellite (2
Sm 2,5; 21,12.14); le due cose non stavano quindi in contraddizione. La stessa
cosa è stata detta per l’imbalsamazione o mummificazione del capostipite degli
Israeliti, Giacobbe, e di suo figlio Giuseppe.
■ La coerenza richiesta: Se si precisa, dopo
tutto un lungo ragionamento che «la risurrezione del nostro corpo non può essere
impedita dal modo in cui moriamo o da che cosa succeda al nostro corpo dopo la
morte», ciò rende relativo tutto il discorso, visto che il mio interlocutore ha
insistito per lungo e per largo che l’inumazione e la sepoltura siano le uniche
forme «biblicamente» legittime. Poi abbiamo scoperto che c’erano altre forme che
venivano usate (p.es. imbalsamazione, incenerimento). Se ciò che si ritiene
legittimo non ha nessuna conseguenza in caso di infrazione, allora tale norma è
inesistente. Ciò che resta sono preferenze personali. In tal caso vale Romani
14: le convinzioni personali diverse sono legittime fintantoché non
inficiano l’Evangelo e non rappresentano un motivo di caduta per il «debole».
Inoltre, dopo aver asserito
che né la corruzione di Davide nella tomba (At 13,36) né il bruciamento dei
corpi dei credenti in incendi potranno impedire la loro risurrezione, è strano
che si ritorna subito alla carica con la tradizione giudaica e cristiana e si
parla di arbitrio nel caso si ritenga che la cremazione sia anch’essa una cosa
giusta. In nessuna parte dell’AT e del NT, Dio e i suoi profeti, Gesù e i suoi
apostoli vietarono la cremazione, sebbene esistesse nell’ambiente circonvicino a
Israele e nella diaspora. Sono i brani ingiuntivi a far testo ed essi non
esistono al riguardo. Ciò che non è espressamente proibito, è lecito in ogni
legislazione, anche in quella del nuovo patto. Riguardo all’etica del nuovo
patto Paolo asserì quanto segue circa le cose non espressamente proibite: «Ogni
cosa m’è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa m’è lecita, ma io non mi
lascerò dominare da cosa alcuna» (1 Cor 6,12). «Ogni cosa è lecita ma non
ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita ma non ogni cosa edifica» (1 Cor
10,23). Per l’approfondimento si veda «L’etica
della libertà e della responsabilità».
Per concludere, chi ha una
grande attesa di gloria mediante la risurrezione dei morti non teme il modo
di morire o di essere sepolto. Anzi, alcuni martiri non furono neppure mai
sepolti, visto che furono sbranati dalle bestie, interamente divorati e
divennero «letame»; ciò avveniva e avviene in varie parti del mondo (cfr. Gr
5,6) e Daniele fu probabilmente l’unico che scampò dalla fosse dei leoni (Dn
6,16-24). A essere importante è l’atteggiamento con cui i cristiani muoiono
(cfr. Eb 11,35-40), non che cosa succeda dei loro corpi dopo la morte.
3. Replica
{Vincenzo Russillo}
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Innanzitutto, sono stato molto impulsivo a trarre le mie conclusioni dal tuo
primo articolo e sopratutto provenendo da un mondo consuetudinario, come quello
cattolico, ho esaminato erroneamente i passi della Bibbia. M’accorgo che
prendere sotto analisi, quest’argomento non è facile anzi quando ho letto il tuo
articolo la prima volta sono rimasto titubante. Forse perché si è troppo
attaccati all’immagine stereotipata della sepoltura. Come se la salvezza eterna
dipendesse dalla corretta conservazione del corpo. Leggendo le parti dell’AT
sembrerebbe che il fuoco c’indica un eterna condanna da parte di Dio. Ma come mi
hai fatto ben notare, non vi è alcuna maledizione o sentenza sfavorevole per
qualcuno che è cremato. Ovvero non è mai stato prescritto niente al riguardo.
La morte è sempre stata accolta come un evento
negativo. È stata imposta alla razza degli uomini a causa del peccato. Quando
Adamo disobbedì a Dio nel paradiso immediatamente ricevette l’ultima
conseguenza: la separazione da Dio. «Perciò, come per mezzo d’un solo uomo il
peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è
passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato» (Romani 5,12).
Questa separazione con Dio, ha portato al deterioramento del corpo e di
conseguenza alla morte. Ed è qui che inizia il problema: Che cosa deve essere
fatto con il corpo morto?
Nel corso del tempo, dopo l’allontanamento dall’Eden,
poiché molti fattori hanno colpito l’uomo, si è imposta la riflessione su cosa
fare con il corpo dopo la morte. Tali fattori includono la ricchezza della
famiglia, lo stato dei singoli, il clima del paese, la salute, l’igiene,
l’estetica e le credenze religiose. La Bibbia non ci dà chiare indicazioni su
cosa fare del corpo d’una persona morta.
Questioni morali ed etiche si possono sollevare dal
fatto che il corpo possa essere distrutto dalla cremazione. La Bibbia è chiara
in merito alla morte e alla mortalità del corpo. Dio disse ad Adamo: «Mangerai
il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti
tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai» (Genesi 3,19).
Gesù inoltre, illustrando la prospettiva della
sepoltura del corpo, disse a qualcuno: «“Seguimi”. Ed egli rispose:
“Permettimi d’andare prima a seppellire mio padre”. Ma Gesù gli disse: “Lascia
che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va’ ad annunziare il regno di
Dio”» (Luca 9,59s). La risposta di nostro Signore Gesù è chiara, la modalità
della sepoltura del corpo è secondaria, bisogna seguire Lui per avere la «nuova
vita». La Bibbia, lascia al singolo individuo la scelta di come deve essere
deposto il proprio corpo dopo la morte. Leggendo 1 Corinzi 15,35.37.42ss, il
credente non deve pensare se è più giusto scegliere la sepoltura o la
cremazione, ma avere la piena fiducia di vivere con il Signore. Dio darà a tutti
un nuovo corpo glorioso e incorruttibile, per restare con lui per sempre; quindi
non ci si deve preoccupare dell’incenerimento o della decomposizione. Anche
coloro che sono morti migliaia d’anni fa e ormai sono diventati polvere, quindi
anche coloro che sono stati cremati, rinasceranno, come affermano le sacre
Scritture: «Il Signore stesso, con un ordine, con voce d’arcangelo e con la
tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo»
(1 Tessalonicesi 4,16). La questione della sepoltura o della cremazione, rientra
nel regno delle libertà dell’uomo; e ogni controversia al riguardo si potrà
risolvere con la saggezza. Poiché, come è scritto di Cristo: «La luce splende
nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta» (Giovanni 1,5), Egli
risuscitando dai morti è per tutti i credenti speranza di risurrezione.
Dopo questa mia riflessione, a voce alta. Mi sono
sentito libero da ogni preconcetto. Perché chi segue realmente Cristo, non può
essere legato a nessuna catena che lo lega alle dottrine umane.
Nota redazionale:
Sono contento
che uno studio più approfondito, senza paraocchi dogmatici e valutando tutti i
brani sul caso e tutti gli aspetti del complesso fenomeno, abbia portato il
lettore a capire che l’approccio al problema «sepoltura / cremazione» sia
diverso da quanto presunto all'inizio. È stato un buon esercizio di ermeneutica.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Sepoltura_ermeneutica_Esc.htm
13-08-2008; Aggiornamento: 30-08-2008
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