Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

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Cura pastorale

 

 

 

 

In prima linea — Entrare nella breccia 1:

   Qui sono contenuti i principi di cura d’anime generale. Ecco le parti principali:
■ Gli aspetti generali
■ La consulenza
■ Gli aspetti dottrinali
■ I problemi della consulenza

 

Fare fronte — Entrare nella breccia 2:

   Si tratta della consulenza specifica al problema dell’occultismo. Eccole parti principali:
■ Consulenza specifica
■ Approfondimento delle problematiche
■ Aspetti critici
■ Fatti, casi ed eventi
■ Dizionarietto dei termini
■ Fogli d’analisi
■ Excursus: Rimostranze verso fratelli  

 

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IL SEGRETO PASTORALE

 

 di Nicola Martella

 

1. LE QUESTIONI: Ci sono alcuni, che non capiscono che cosa sia un «segreto pastorale» e usano tale termine tecnico a proprio arbitrio, quindi in modo inappropriato, per ogni cosa che uno dice a un altro. La cosa peggiore è quando qualcuno, che non sa di che parla, accusa un curatore d’anime di aver rivelato o tradito un «segreto pastorale»! In tal modo getta colpevoli sospetti su tale consulente, facendolo a voce, per iscritto e per via telematica. Allo stesso tempo, palesa così la sua lampante ignoranza in materia.

 

2. CHE COS’È UN «SEGRETO PASTORALE»: Per prima cosa è uno specifico «termine tecnico», ossia è una locuzione valida soltanto all’interno di un particolare contesto: la cura pastorale. Ogni altro uso è illecito. Ciò, che due o più persone si dicono, chiacchierando del più o del meno, non è tecnicamente un segreto pastorale. Se due o più conduttori si scambiano idee e impressioni sull’andamento della chiesa e su specifici credenti, riguardo a cose che sono venuti a sapere o che altri già sanno, per pregare insieme e per valutare che cosa si possa fare in merito, non si tratta di un segreto pastorale. Lo stesso vale se in tale scambio sono coinvolti anche i collaboratori di chiesa. Allora di che parliamo?

     La locuzione «segreto pastorale» contiene dapprima il termine «segreto», con cui s’intende ciò, che è noto a pochi ed è destinato a rimanere nascosto ad altri. Poi, ricorre l’aggettivo «pastorale», che intende ciò, che attiene al pastura e alla cura di anime.

Perciò, un «segreto pastorale» è solo ciò, che una persona custodisce di sé nel proprio animo e che dapprima non vuole svelare ad altri, per pudore, timore, riserva-tezza o altro. Se rivela ciò a un curatore di anime, è perché si aspetta aiuto, consiglio, soluzioni e riservatezza.

 

 Il segreto pastorale può coinvolgere anche altre persone (p.es. in caso di abuso), ma la persona che chiede aiuto a un curatore di anime è assolutamente implicata in tale problema. Per essere un segreto pastorale, tale «segreto» deve coinvolgere poche persone nel momento del suo svelamento, ad esempio in caso di abuso: l’abusato, l’abusante e il consulente.

 

3. USI IMPROPRI DELLA LOCUZIONE «SEGRETO PASTORALE»

     ■ Una cosa risaputa non costituisce un segreto pastorale (p.es. un credente che beve alcool o che fuma; un uomo che si comporta con violenza in casa in certe circostanze; chi soffre periodicamente di depressioni).

     ■ Una «confidenza» non è tecnicamente un «segreto pastorale», poiché non è un segreto, che svela direttamente la persona in causa, su cui viene fatta tale confidenza. Infatti, quest’ultima può prescindere dall’ambiente pastorale, ma può rientrare nelle cose, di cui si parla in genere. Una «confidenza» diventa segreto pastorale solo, se coinvolge direttamente la persona, che la fa, per un caso specifico, in cui si chiede espressamente il riserbo. Negli altri casi, tale «confidenza» bisogna trattarla con le pinze, potendosi trattare solo di chiacchiere, di interpretazioni soggettive e arbitrarie, di voci non confermate, di mezze verità, di cose tolte fuori del contesto e presentate in modo esagerato, di cose dette con secondi fini, eccetera.

     ■ Un conduttore, un collaboratore o un credente, che mette un altro conduttore al corrente di ciò, che sta accadendo a un certo credente (p.es. grande crisi, tentativo di suicidio), non costituisce un «segreto pastorale», poiché non si tratta di un «mistero», che la parte in causa ha affidato direttamente al consulente, ma è un’informazione, che circola fra i credenti e che giunge alle orecchie dei conduttori.

     Alcuni pensano che, tale conduttore non dovrebbe intervenire, se non quando la persona, che si trova nel problema, richieda espressamente l’intervento di tale conduttore. Evidentemente tali persone non capiscono nulla di cura pastorale, né del dovere di un conduttore quale «sorvegliante» de gregge. Quando il buon pastore si accorge, che manca una pecora, non aspetta che quest’ultima gli chieda d’intervenire, ma si mette alla sua ricerca, prima che la trovino e la sbranino i lupi famelici.

 

4. LIMITI DI UN «SEGRETO PASTORALE»

     ■ Un segreto pastorale ha un limite laddove la parte lesa dà il consenso a intervenire e mediare verso una terza o più persone. Come non si può fare una frittata senza rompere le uova, non si può intermediare senza chiamare le cose e i problemi per nome nei confronti di tutte le persone coinvolte.

     ■ Un segreto pastorale ha un limite laddove si tratta dell’incolumità, della salute e della vita della persona in causa o di un’altra. Chiaramente si fa bene a ottenere il consenso di chi svela il segreto, ma in casi di forza maggiore bisogna agire comunque. Prendiamo il caso, in cui un genitore abusa dei figli (uno di loro rivela il segreto al consulente), oppure lo fa un monitore verso i bambini della chiesa. C’è il caso, che riguarda membri di chiesa: da un certo tempo un uomo circuisce sessualmente una donna debole di carattere (lei ingenuamente lo rivela al consulente o a sua moglie). Una giovane della chiesa ti viene a confessare di essere rimasta incinta, avendo avuto rapporti prematrimoniali con un altro giovane, che ora la vuole assolutamente costringere ad abortire.

     ■ Un segreto pastorale ha un limite laddove si richiede l’intervento in una crisi matrimoniale. Dopo che il consulente ha ascoltato tale «segreto» e le intenzioni di chi lo fa (p.es. volontà di separarsi dal coniuge), chiede a quest’ultimo di permettergli di fare un ultimo tentativo verso il suo coniuge, ma a patto che possa parlare delle cose specifiche, che gli ha confidato. La rivelazione del segreto pastorale al coniuge di tale persona non costituisce un’infrazione d’esso. Si tratterebbe di azione dolosa, solo se il consulente spifferasse fatti riservati a una terza persona, non direttamente coinvolta nei fatti accaduti.

     ■ Un segreto pastorale ha un limite laddove ci sono pesanti colpe, che coinvolgono un conduttore o un collaboratore della chiesa. Ad esempio, il cassiere della comunità ti viene a confessare di essersi appropriato indebitamente, da tempo, di parte delle offerte, segnando meno entrate di quelle reali. Un collaboratore, coinvolto pure nella predicazione, ha una forte dipendenza, fin lì mantenuta segreta (p.es. da pornografia, dal gioco online, da alcool, da farmaci); di là dagli aspetti strettamente pastorali, egli è in obbligo di mettere al corrente il «consiglio degli anziani». Un conduttore o un collaboratore confessa di andare a donne, poiché la moglie si rifiuta di ottemperare ai suoi doveri coniugali; oppure ha da tempo una doppia vita con un’amante. La moglie di un collaboratore ti svela il segreto che il marito a casa si comporta come un dittatore, mentre in sala fa la faccia d’angelo. E così via. Chiaramente, in tali casi bisogna andare avanti per gradi, ma non si può insabbiare tutto. Oltre a curare la persona, bisogna affidare tale tremendo mistero al «collegio degli anziani», poi ai collaboratori più maturi, per avere consiglio; se ci sono persona coinvolte, bisogna curarsi anche di queste (p.es. coniugi). Infine, quando sarà presa una decisione, si dovrà pur dire un minimo alla chiesa.

     ■ Chiaramente ci sono anche altri casi, in cui il segreto pastorale è un peso troppo grande, che il consulente possa portare da solo; i gravi fatti richiedono un intervento pieno di discernimento e sapienza. Tuttavia, il consulente non può rendersi complice di fatti, in cui altri continueranno a subire e patire abusi o che coinvolgono l’opera di Dio, il servizio al Signore e la testimonianza dell’evangelo. Lascio ai lettori di cercare e illustrare tali altri casi; ma deve avvenire in modo stereotipato, quindi senza nomi e circostanze specifici.

Il segreto pastorale? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Segr_pastor_EnB.htm

14-05-2015; Aggiornamento: 02-06-2015

 

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