1. ENTRIAMO IN TEMA
1.1. LE
QUESTIONI: Ho ricevuto alcune lettere di un lettore che chiedeva delle
spiegazioni su 1 Corinzi 11. Ecco le parti salienti.
■ 1. Ho letto un vostro articolo sulla capigliatura della donna,
in relazione al velo. Con piacere ho notato la sua obbiettività sull’argomento,
ritenendo possibile che il velo, che nel testo originale non compare, se
non alla fine, possano essere i capelli lunghi. Io credo così! Ma volevo
chiedere una precisazione sul termine tagliare e il suo senso nel testo greco.
Spero che mi possa rispondere.
I termini
keirastai e xurastai hanno certamente una differenza,
giusto? Uno si riferisce al tagliare la massa, l’altro, a raso. La precisazione,
che volevo chiedere, è la seguente: Si può percepire, dal senso del termine
keirastai, che la donna non debba neanche spuntare i suoi capelli?
Praticamente, ella non dovrebbe toccarli assolutamente, come era nell’uso del
nazireato? Spero tanto che mi sappia rispondere in questo lato tecnico della
lingua greca. {Giancarlo Larossa; 04-08-2012}
■ 2. Le avevo rivolto una domanda circa il significato della parola greca
keirastai in 1 Corinzi 11. Chiedevo se da quella parola e dal contesto
si possa ricavare il fatto, che la donna non debba neanche «spuntare» i
capelli. Sto ancora aspettando una sua risposta… {Giancarlo Larossa;
14-10-2012}
1.2. CHIARIMENTI: Mi ero messo a lavorare su tale questione. Dapprima mi ero
riletto tutti i miei scritti sulla velatura del capo, presenti sul sito.
[►
La questione del velo (1 Corinzi 11,2-16);
►
Velo fra assolutismo e banalizzazione;
►
Velo fra assolutismo e banalizzazione? Parliamone;
►
Volere velare per pregare?]
Facendo ciò, sorse in me una curiosità e chiesi al lettore di aiutarmi a capire.
Ogni questione espressa, per cui si chiede lumi, nasconde spesso altri
questioni, che rimangono inespresse. Presumo che l’interesse per il verbo greco
keirō, ossia se intende un taglio radicale o anche un taglio parziale
(«spuntata»), celi un’altra questione (interpersonale o fra credenti, matrimoniale e/o
ecclesiale), ossia se una donna oggigiorno possa andare dal parrucchiere
o se si debba far crescere i capelli vita natural durante. Certamente potrebbe
anche esserci un’altra questione, ma essa è rimasta inespressa. Chiesi al
lettore di aiutarmi a capire quale fosse il vero interesse, che si celava dietro
alla sua richiesta. (Dal suo sito ho appreso che egli è un seguace «moderato» di
W.M. Branham e ho dovuto chiarire alcune cose con lui; ma ometto qui tale
questione, rimandando alla rubrica corrispondente: «Branham
e i suoi seguaci».)
Tale lettore mi rispose a grandi linee come segue. Come in tutte le cose, nel
corso della vita, ci scontriamo con le tante esagerazioni, dinanzi alle
quali avvertiamo un senso di allarme. Questo genera perplessità;
perplessità santa direi... Però, è anche vero che i contrasti portano pure
stimoli
e curiosità, ossia l’interesse a conoscere meglio la volontà di Dio, non solo in
generale, ma anche nel particolare. Su 1 Corinzi 11 ho scoperto cose
interessanti; mi sono fatto fare la traduzione dall’originale, per avere un
riferimento incontestabile (almeno dal punto di vista scritturale). Sono
arrivato, credo, alla conclusione di poter dire di avere le idee chiare
in merito a 1 Corinzi 11. Ci sono comunque voci, che asseriscono che la donna
non possa neanche spuntarsi i capelli; il fatto che ciò venga messo in
relazione con la legge del nazireato, mi spinge a cercare un chiarimento
anche strettamente terminologico. […] {18-10-2012}
2. LE QUESTIONI LESSICALI: Vista
l’insistenza del lettore su questa questione nel tempo, essa dev’essere molto
importante per lui; ed egli, per riproporla, sebbene abbia probabilmente cercato
altrove delle risposte, deve essere rimasta irrisolta a tutt’oggi, nonostante le
sue ricerche. Cercherò, quindi, di fare chiarezza almeno dal punto di vista
lessicologico e culturale riguardo alla lingua greca.
Il verbo greco
keirō significa semplicemente «io taglio, toso, rado». Ad esempio,
tale verbo era usato per la chioma: i capelli venivano interamente tagliati in
segno di lutto. Perciò si parlava di avere la testa tosata o i capelli tagliati.
Tale verbo era usato per indicare il taglio di fiori, foglie, rami, tronchi e
alberi. Era quindi usato per indicare l’azione di disboscare un monte. Era anche
usato per indicare il rodere, consumare, divorare, dilapidare interamente
qualcosa (fegato, sostanze, averi), quindi anche per saccheggiare, devastare,
fare strage.
Dopo aver detto ciò, alla domanda se keirō si riferisse anche a
spuntare la chioma femminile o accorciarla, la risposta è assolutamente no,
poiché tale verbo indicava sempre un’azione radicale, anche quando era usato per
chioma e capelli.
Lo xyrón
era il rasoio. Esso deriva dal verbo xéō «io raschio, pulisco, piallo,
levigo, spiano, liscio; intaglio; scortico». Il verbo derivato da tale
sostantivo è xyréō (e xyráō), significa «io rado, toso» ed
è riferito ai capelli umani, ai peli del corpo, alle sopracciglia o alla chioma
di un animale; inteso era il radere a fior di pelle. Perciò si parlava di «testa
rasa».
Questo è il contributo lessicologico e culturale riguardo alla lingua greca. Nei
casi specifici bisogna capire le questioni reali odierne, da cui le persone
partono, per usare e abusare si 1 Corinzi 11 per i loro interessi dottrinari o
ideologici.
3. E I NAZIREI?: Mi riesce
difficile immaginare che cosa abbiano a che fare i nazirei con 1 Corinzi 11 e la
chioma della ghynè (donna di un uomo, moglie) e dell’aner (uomo di
una donna, marito). Infatti, in 1 Corinzi 11 non si parla principalmente della
chioma femminile, ma del modo di pregare e proclamare dell’uomo (a capo
scoperto) e della donna (a capo coperto). Paolo disse che la chioma era
data alla donna come un onore e come un velo naturale (v. 15). Tutto il capitolo
non parla di norme del nazireato, né vi accenna pur minimamente. E se
Paolo vi avesse mai fatto accenno, tale norma non valeva solo per le donne, ma
anche per gli uomini (Nu 6,1-21). Se andiamo
all’applicazione di tale norma nella storia, vediamo che nella pratica sono
citati soltanto casi di nazirei maschi (Sansone Gdc 13,5ss; 16,17; cfr.
Am 2,11s nezirîm maschile plurale; forse Giovanni Battista Mt
11,18). Tuttavia, le norme del nazireato non c’entrano nulla con
l’insegnamento di Paolo in 1 Corinzi 11. In questo e nei successivi capitoli si
trattava di norme cultuali all’interno di una chiesa a maggioranza
gentile, non di norme sui voti del vecchio patto o all’interno del giudaismo. I
credenti del nuovo patto non sono nazirei. Inoltre, se i
massimalisti vogliono applicare tale norma del nazireato, siano almeno
coerenti, poiché essa riguardava maschi e femmine.
Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «La donna in 1 Corinzi 11»,
Generi e ruoli 2 (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 9-27; si veda
qui anche «La donna e il culto», pp. 54-66.
►
Rasare o spuntare la chioma? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Rasa_spunta_GeR.htm
27-11-2012; Aggiornamento: 01-12-2012 |