1. ENTRIAMO IN TEMA: Io personalmente non
sono stato infettato dal bacillo del «tifo». Quando una persona, che non
sa nulla di calcio, guarda una partita, vede quanto segue: undici uomini,
che inseguono una palla e che sono contrapposti ad altri undici; quando
commettono un fallo, si comportano come innocenti; alcuni si buttano giù, per
avere una «punizione» dell’avversario, sebbene nessuno l’abbia toccato; chi
butta la palla nel rettangolo avversario (chiamato rete), viene festeggiato come
un eroe e fa bollire i tifosi; a un uomo particolare (chiamato arbitro) piace
trillare col fischietto e tirare fuori cartellini gialli o rossi; ai bordi del
campo ci sono due uomini (chiamati allenatori o mister), che sbraitano; e così
via. Molta gente paga soldi per vedere tali mercenari, che rincorrono la
palla. Poi, ci sono esperti, che con la dietrologia analitica spiegano
perché i ventidue mercenari hanno fatto bene o male. Anche gli allenatori
spiegano la bravura della loro squadra (se hanno vinto), o quanto siano stati
sgarbati gli undici mercenari avversari (se la sua squadra ha perso).
Stranamente anche i tifosi affermano di aver vinto o di essere stati
bravi, come se essi stessi fossero stati in campo.
Il mondo del calcio è oggigiorno per lo più un
business; c’è tutto un indotto, che macina soldi (biglietti degli stadi,
scommesse, diritti televisivi, gadget, ecc.). E i calciatori stessi sono, in
gran parte, moderni gladiatori al soldo di chi li paga di più, come i
mercenari. Scaduto il contratto con una società calcistica, si fanno «acquistare»
dalla società, che offre il contratto più lucrativo.
Tuttavia, premetto che non ho nulla contro le
attività sportive, neppure contro la passione calcistica. Non giudico chi è
appassionato di calcio. Qui voglio parlare d’altro.
2. IL PALLONE IN TESTA AI PREDICATORI: Un
paio di decenni or sono, sono stato più volte ospite di un missionario
statunitense, nella cui chiesa ero stato a insegnare. Era certamente uno che si
era fatto giudeo con i giudei e greco con i greci (1 Cor 9,20ss). E, per quello,
che ho potuto constatare, ciò riguardava specialmente due cose: il vino (ne
aveva piena la cantina) e il calcio (era tifoso fin nelle ossa). Il calcio era
una delle passioni maggiori della sua vita e uno dei soggetti più ricorrenti nei
suoi discorsi. Aveva fatto l’abbonamento annuale allo stadio; tifava per la
squadra della sua città, che era entrata in «serie A». Quando la partita
coincideva con l’orario del culto, era sofferente. Informarsi subito dopo la
riunione riguardo a come era andata la partita, era per lui un bisogno
importante. Commentare con altri l’esito del gioco era quasi un atto devozionale
di una religione chiamata «calcio».
Non giudico tale missionario. Ognuno ha i suoi hobby e
le sue passioni. E ognuno deve provare se stesso, per vedere a chi sta servendo.
Riformulando le parole di Gesù, mi verrebbe da dire: Non si può servire Dio e il
calcio (né altra cosa che crei una dipendenza).
3. PULPITO E TRIBUNA: Mi fa un certo effetto
vedere, in Internet, immagini di conduttori, predicatori e collaboratori, che li
ritraggono al pulpito in atteggiamento predicatorio. Poi, scorrendo le
bacheche dei social network di alcuni di loro, vedo che a scritti altamente
spirituali seguono altri sul calcio. In questi ultimi non solo si atteggiano a
esperti della «nostra squadra», ma il loro linguaggio si
trasforma, usando parole denigratorie contro chi non la pensa come loro.
Ecco un esempio, che ho visto ultimamente, ma
ne potrei fare altri. Si noti il linguaggio e come l’autore voglia apparire come
un esperto delle cose riguardanti la sua «squadra del cuore». Lascio apposta
tale credente nell’anonimato, dandogli uno pseudonimo; infatti, egli non è
l’unico a pensare, a scrivere e a esprimersi così. Lascio tutto così, come l’ha
scritto l’autore, evidenziando solo alcuni termini chiave. Alla fine di ogni
paragrafo segue un mio commento.
■ Auguro ai
tifosetti del Napoli che Dela se ne va, manda tutti a quel paese e
che il Napoli ritorni ad essere una squadra mediocre da 8° posto in poi, che
rischia ogni anno la serie B, che non
abbiamo i conti
a posto, che falliamo di
nuovo e che vediamo col binocolo i campi esteri, quello
vi auguro... Dela può anche
commettere degli errori ma è il 2° presidente più vincente della povera storia
del Napoli. Secondo i bookmakers dopo Juve, Roma ed INter
siamo la 3° squadra (a pari
punti con il Milan) che può puntare al titolo, quindi “male che va” lottiamo per
il 3°/4° posto... PS tutta questa voglia di far guerra fatela per cose serie e
no per il GIOCO DEL CALCIO!! {31 agosto 2015} ●► Si noti che per scrivere cose
del genere, l’autore ha dovuto investire molto tempo, energie e ingegno,
per capire come le cose stanno e per dare un giudizio personale. Si notino i
verbi dell’identificazione personale (abbiamo, falliamo, vediamo, siamo),
che fa distinguere dai «tifosetti», da cui prende distanza con un «vi auguro».
Quindi, il tifo è per lui una delle sue occupazioni principali. Come egli
concili tutto ciò col lavoro di chiesa (spesso è ritratto sul palco o presso il
pulpito), è difficile dirlo.
■ Siamo ancora da 6/7° posto vero?? Di calcio
fortunatamente non capite un mazza...
PS forza Napoli. {28 ottobre 2015} ●► Per uno, che vuole edificare gli altri
nella sala di culto, l’uso di tale linguaggio scurrile non è appropriato.
Infatti, «mazza» è un sinonimo di «pene», il membro maschile.
■ Leggo: “meglio la C che un presidente come te”
riferito a DeLaurentiis... beh spero che non tiferai più Napoli così avremo
deficienti in meno tra i
nostri colori...
#loStoConDeLauretiis {1 luglio 2016} ●► Anche qui troviamo un’identificazione
personale (nostri), di cui abbiamo già parlato sopra. Inoltre, i «tifosetti», di
cui parlava sopra, qui sono definiti «deficienti». Purtroppo, ho
constatato che tale persona usa questa terminologia denigratoria anche
con altri cristiani, che non condividono le sue idee (ometto i tristi esempi).
Che linguaggio userà mai dal palco e dal pulpito della sua chiesa? Preferisco
lanciare questo hashtag: #loStoConCristo.
■ Il calcio mi provocava
emozioni uniche perché Uomini
si battevano per i colori, per una maglia che rappresenta una città... oggi sono
disgustato perché se è vero che già ti sei accordato con la Juve
caro #Higuain sei la
persona più infima ed infame
che abbia mai conosciuto. {23 luglio 2016} ●► La locuzione «emozioni uniche»
è usata, ad esempio, da un innamorato, da un mistico o da chi fa esperienze con
sostanze allucinogene. Si vede che per questa persona la «fede calcistica» è
tutto ciò, una specie di infatuazione amorosa, di devozione religiosa e di
droga. Non so se trae da tutto ciò l’ispirazione, che poi usa dal palco o dal
pulpito. Il caro mercenario calcistico, di cui fino a poco tempo fa, era
«l’idolo» della sua squadra, ora è passato ad altra società e viene
caratterizzata come persona oltremodo «infima ed infame». Ho già parlato
sopra di tale tipo di linguaggio inappropriato per i figli di Dio. Si vede che
tale fontana ha due cannelle: una per l’acqua dolce e una per quella
amara.
Come si vede, è un classico esempio di un credente «doppio
d’animo», che in sala si comporta in un modo e fuori di essa in un altro. Questo
è indice di poca coerenza morale e poca irreprensibilità spirituale.
Probabilmente non si rende neppure conto della sua personalità a doppio binario.
4. ASPETTI CONCLUSIVI: Ecco alcuni brani
biblici ragionati, su cui invito a meditare.
■ «Dov’è il tuo
tesoro, lì sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21). In caso di
dipendenza (anche da calcio), qualunque cosa una persona faccia, la mente è
connessa continuamente con la cosa, che lo domina.
■ «Li riconoscerete
dai loro frutti. Si raccoglie forse
uva dalle spine, o fichi dai rovi?» (Mt 7,16). Infatti, il linguaggio
usato giustifica o condanna chi lo usa (Mt 12,37).
■ «Fratelli miei, non dev’essere così. La fonte
getta essa dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? Può, fratelli
miei, un fico fare ulive, o una vite fichi? Neppure può una fonte salata dare
acqua dolce» (Gcm 3,11s). Chi scrive belle parole, ma poi denigra il
prossimo con un linguaggio corrotto, mostra di essere «un
uomo d’animo doppio,
instabile in tutte le sue vie» (Gcm
1,8).
■ «Nessuna cattiva
parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che
edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta»
(Ef 4,29). Le cattive parole squalificano chi le pronuncia e mostrano il vero
stato del cuore di chi poi va al pulpito.
■ «Nessuno può
servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo
per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona»
(Mt 6,24). Questo vale in caso di ogni una vera dipendenza, anche dal calcio.
■ «Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è
utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa
alcuna» (1 Cor 6,12; cfr. 10,23 non edifica). Facilmente passioni, hobby e
passatempi possono prendere il sopravvento e diventare un idolo mentale, a cui
si offre devozione.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Pulpito_pallone_Mds.htm
19-09-2016; Aggiornamento: |