Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

   Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SUL PULPITO CON LA TESTA NEL PALLONE

 

Nicola Martella

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Io personalmente non sono stato infettato dal bacillo del «tifo». Quando una persona, che non sa nulla di calcio, guarda una partita, vede quanto segue: undici uomini, che inseguono una palla e che sono contrapposti ad altri undici; quando commettono un fallo, si comportano come innocenti; alcuni si buttano giù, per avere una «punizione» dell’avversario, sebbene nessuno l’abbia toccato; chi butta la palla nel rettangolo avversario (chiamato rete), viene festeggiato come un eroe e fa bollire i tifosi; a un uomo particolare (chiamato arbitro) piace trillare col fischietto e tirare fuori cartellini gialli o rossi; ai bordi del campo ci sono due uomini (chiamati allenatori o mister), che sbraitano; e così via. Molta gente paga soldi per vedere tali mercenari, che rincorrono la palla. Poi, ci sono esperti, che con la dietrologia analitica spiegano perché i ventidue mercenari hanno fatto bene o male. Anche gli allenatori spiegano la bravura della loro squadra (se hanno vinto), o quanto siano stati sgarbati gli undici mercenari avversari (se la sua squadra ha perso). Stranamente anche i tifosi affermano di aver vinto o di essere stati bravi, come se essi stessi fossero stati in campo.

     Il mondo del calcio è oggigiorno per lo più un business; c’è tutto un indotto, che macina soldi (biglietti degli stadi, scommesse, diritti televisivi, gadget, ecc.). E i calciatori stessi sono, in gran parte, moderni gladiatori al soldo di chi li paga di più, come i mercenari. Scaduto il contratto con una società calcistica, si fanno «acquistare» dalla società, che offre il contratto più lucrativo.

     Tuttavia, premetto che non ho nulla contro le attività sportive, neppure contro la passione calcistica. Non giudico chi è appassionato di calcio. Qui voglio parlare d’altro.

 

 

2.  IL PALLONE IN TESTA AI PREDICATORI: Un paio di decenni or sono, sono stato più volte ospite di un missionario statunitense, nella cui chiesa ero stato a insegnare. Era certamente uno che si era fatto giudeo con i giudei e greco con i greci (1 Cor 9,20ss). E, per quello, che ho potuto constatare, ciò riguardava specialmente due cose: il vino (ne aveva piena la cantina) e il calcio (era tifoso fin nelle ossa). Il calcio era una delle passioni maggiori della sua vita e uno dei soggetti più ricorrenti nei suoi discorsi. Aveva fatto l’abbonamento annuale allo stadio; tifava per la squadra della sua città, che era entrata in «serie A». Quando la partita coincideva con l’orario del culto, era sofferente. Informarsi subito dopo la riunione riguardo a come era andata la partita, era per lui un bisogno importante. Commentare con altri l’esito del gioco era quasi un atto devozionale di una religione chiamata «calcio».

     Non giudico tale missionario. Ognuno ha i suoi hobby e le sue passioni. E ognuno deve provare se stesso, per vedere a chi sta servendo. Riformulando le parole di Gesù, mi verrebbe da dire: Non si può servire Dio e il calcio (né altra cosa che crei una dipendenza).

 

3.  PULPITO E TRIBUNA: Mi fa un certo effetto vedere, in Internet, immagini di conduttori, predicatori e collaboratori, che li ritraggono al pulpito in atteggiamento predicatorio. Poi, scorrendo le bacheche dei social network di alcuni di loro, vedo che a scritti altamente spirituali seguono altri sul calcio. In questi ultimi non solo si atteggiano a esperti della «nostra squadra», ma il loro linguaggio si trasforma, usando parole denigratorie contro chi non la pensa come loro.

     Ecco un esempio, che ho visto ultimamente, ma ne potrei fare altri. Si noti il linguaggio e come l’autore voglia apparire come un esperto delle cose riguardanti la sua «squadra del cuore». Lascio apposta tale credente nell’anonimato, dandogli uno pseudonimo; infatti, egli non è l’unico a pensare, a scrivere e a esprimersi così. Lascio tutto così, come l’ha scritto l’autore, evidenziando solo alcuni termini chiave. Alla fine di ogni paragrafo segue un mio commento.

     ■ Auguro ai tifosetti del Napoli che Dela se ne va, manda tutti a quel paese e che il Napoli ritorni ad essere una squadra mediocre da 8° posto in poi, che rischia ogni anno la serie B, che non abbiamo i conti a posto, che falliamo di nuovo e che vediamo col binocolo i campi esteri, quello vi auguro... Dela può anche commettere degli errori ma è il 2° presidente più vincente della povera storia del Napoli. Secondo i bookmakers dopo Juve, Roma ed INter siamo la 3° squadra (a pari punti con il Milan) che può puntare al titolo, quindi “male che va” lottiamo per il 3°/4° posto... PS tutta questa voglia di far guerra fatela per cose serie e no per il GIOCO DEL CALCIO!! {31 agosto 2015} ●► Si noti che per scrivere cose del genere, l’autore ha dovuto investire molto tempo, energie e ingegno, per capire come le cose stanno e per dare un giudizio personale. Si notino i verbi dell’identificazione personale (abbiamo, falliamo, vediamo, siamo), che fa distinguere dai «tifosetti», da cui prende distanza con un «vi auguro». Quindi, il tifo è per lui una delle sue occupazioni principali. Come egli concili tutto ciò col lavoro di chiesa (spesso è ritratto sul palco o presso il pulpito), è difficile dirlo.

 

     ■ Siamo ancora da 6/7° posto vero?? Di calcio fortunatamente non capite un mazza... PS forza Napoli. {28 ottobre 2015} ●► Per uno, che vuole edificare gli altri nella sala di culto, l’uso di tale linguaggio scurrile non è appropriato. Infatti, «mazza» è un sinonimo di «pene», il membro maschile.

 

     ■ Leggo: “meglio la C che un presidente come te” riferito a DeLaurentiis... beh spero che non tiferai più Napoli così avremo deficienti in meno tra i nostri colori... #loStoConDeLauretiis {1 luglio 2016} ●► Anche qui troviamo un’identificazione personale (nostri), di cui abbiamo già parlato sopra. Inoltre, i «tifosetti», di cui parlava sopra, qui sono definiti «deficienti». Purtroppo, ho constatato che tale persona usa questa terminologia denigratoria anche con altri cristiani, che non condividono le sue idee (ometto i tristi esempi). Che linguaggio userà mai dal palco e dal pulpito della sua chiesa? Preferisco lanciare questo hashtag: #loStoConCristo.

 

     ■ Il calcio mi provocava emozioni uniche perché Uomini si battevano per i colori, per una maglia che rappresenta una città... oggi sono disgustato perché se è vero che già ti sei accordato con la Juve caro #Higuain sei la persona più infima ed infame che abbia mai conosciuto. {23 luglio 2016} ●► La locuzione «emozioni uniche» è usata, ad esempio, da un innamorato, da un mistico o da chi fa esperienze con sostanze allucinogene. Si vede che per questa persona la «fede calcistica» è tutto ciò, una specie di infatuazione amorosa, di devozione religiosa e di droga. Non so se trae da tutto ciò l’ispirazione, che poi usa dal palco o dal pulpito. Il caro mercenario calcistico, di cui fino a poco tempo fa, era «l’idolo» della sua squadra, ora è passato ad altra società e viene caratterizzata come persona oltremodo «infima ed infame». Ho già parlato sopra di tale tipo di linguaggio inappropriato per i figli di Dio. Si vede che tale fontana ha due cannelle: una per l’acqua dolce e una per quella amara.

 

Come si vede, è un classico esempio di un credente «doppio d’animo», che in sala si comporta in un modo e fuori di essa in un altro. Questo è indice di poca coerenza morale e poca irreprensibilità spirituale. Probabilmente non si rende neppure conto della sua personalità a doppio binario.

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: Ecco alcuni brani biblici ragionati, su cui invito a meditare.

     ■ «Dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21). In caso di dipendenza (anche da calcio), qualunque cosa una persona faccia, la mente è connessa continuamente con la cosa, che lo domina.

     ■ «Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?» (Mt 7,16). Infatti, il linguaggio usato giustifica o condanna chi lo usa (Mt 12,37).

     ■ «Fratelli miei, non dev’essere così. La fonte getta essa dalla medesima apertura il dolce e l’amaro? Può, fratelli miei, un fico fare ulive, o una vite fichi? Neppure può una fonte salata dare acqua dolce» (Gcm 3,11s). Chi scrive belle parole, ma poi denigra il prossimo con un linguaggio corrotto, mostra di essere «un uomo d’animo doppio, instabile in tutte le sue vie» (Gcm 1,8).

     ■ «Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta» (Ef 4,29). Le cattive parole squalificano chi le pronuncia e mostrano il vero stato del cuore di chi poi va al pulpito.

     ■ «Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona» (Mt 6,24). Questo vale in caso di ogni una vera dipendenza, anche dal calcio.

     ■ «Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da cosa alcuna» (1 Cor 6,12; cfr. 10,23 non edifica). Facilmente passioni, hobby e passatempi possono prendere il sopravvento e diventare un idolo mentale, a cui si offre devozione.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Pulpito_pallone_Mds.htm

19-09-2016; Aggiornamento:

 

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