Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CONSIGLI PER UN PREDICATORE APPRENDISTA 2

Linee di guida per ben riuscire

 

 di Nicola Martella

 

Nell’articolo precedente mi sono limito a rispondere alle richieste del lettore, facendo alcune osservazioni. In questo articolo indicherò alcune linee di guida, che possono aiutare il predicatore apprendista a riuscire nel suo intento, evitando diversi errori comuni. La discussione di questa tematica si trova qui: ► Consigli per un predicatore apprendista? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

 

1.  PER COMINCIARE BENE: Ecco alcuni consigli utili, per verificare la propria idoneità a insegnare ad altri e lo stadio, in cui ci si trova. Qui sono contenuti anche alcuni errori comuni da evitare, per non squalificarsi e per essere efficaci. Premettiamo che il predicatore apprendista debba avere una chiara chiamata da parte del Signore e il riconoscimento di tale funzione ministeriale da parte dell’assemblea.

 

     ■ Intendi ciò, che leggi?: Questa era la domanda, che Filippo pose al Giudeo etiopico, che stava leggendo Isaia 53 (At 8,30). E l’Etiope gli rispose: «E come potrei, se nessuno mi guida?» (v. 31). Ciò significava che tale uomo non avrebbe mai potuto predicare o insegnare ad altri in una sinagoga. È scritto che Filippo, «cominciando da questo passo della Scrittura, gli annunciò Gesù» (v. 35); egli intendeva le Scritture e poteva insegnarle ovunque.

     È, quindi, importante capire il testo, su cui si predica agli altri, altrimenti invece di parlare sui «bastioni di Gerico», si rischia di disquisire sui «bestioni di Gerico», come mi è già successo di ascoltare una volta.

 

     ■ La struttura e l’equilibrio delle parti: Alcuni fanno introduzioni ampie e dettagliate al punto, che alla fine non rimane molto tempo per il cuore del messaggio e ancor meno per conclusioni e applicazioni. Ecco la testimonianza di un lettore: «Una volta venne a trovarci un simpatico pastore, conosciuto in un campeggio estivo. Costui salì sul pulpito e arringò bonariamente l’assemblea per oltre mezz’ora. Quando pensavamo che si trovasse ormai alla fine del sermone, l’ospite annunciò: “Ed ora passiamo al ministero della Parola!”. Come rimanemmo delusi! Fu uno dei culti più lunghi ai quali fui “costretto” ad assistere» (fonte al lemma «Predicatore prolisso»).

     Spesso il sermone assomiglia a un’anitra, che è zoppa in uno dei seguenti aspetti: ▪ 1. l’introduzione è mancante, inadeguata o poco attraente; ▪ 2. il corpo della predicazione è costruito in modo poco logico nello sviluppo o troppo lungo, asciutto e ripetitivo; ▪ 3. la conclusione è mancante o ha poche applicazioni pratiche.

 

 

 

     ■ Padronanza delle cose dette: Puoi dare agli altri con convinzione solo quello, che hai assimilato e digerito tu. Se tu non comprendi ciò, cha affermi, difficilmente lo potrai trasmettere agli altri. Se le cose, che affermi, non sai spiegarle e farle comprendere alla persona più semplice della tua comunità, probabilmente non ne hai ancora padronanza. Inoltre, chi si veste con le piume altrui, copiando testi altrui e spacciandoli per propri, prima o poi, oltre a essere scoperto, farà una brutta figura, quando qualcuno farà una domanda su tale materia o questione, a cui non si sa rispondere. È tragicomico sentire persone, che si riempiono la bocca di ebraico o greco, di cui non capiscono nulla. Lo stesso vale per chi usa «paroloni teologici», di cui non conoscono l’etimologia.

 

     ■ Alcuni usi impropri del pulpito: Alcuni predicatori diventano facilmente dei «predica-attori», scambiando il pulpito per il palco di un teatro: ogni volta è una commedia o una tragedia. Le predicazioni non devono servire per intrattenere, ma per edificare.

     Alcuni usano il pulpito anche come una specie di «psicoterapia», ossia per sfogarsi e per tirare fuori tutto ciò, che hanno accumulato nel periodo precedente; chi usa un tale ministero come uno «sfogatoio», risulterà sgradito ai credenti e presto si squalificherà.

     Il pulpito non deve servire per correggere gli eventuali errori del precedente sermone di un altro. In tal modo si crea cattivo sangue, si dà via a una «faida da pulpito», si polarizza la chiesa e si rovina la testimonianza.

 

2.  PUNTI DA PONDERARE PER EVITARE ERRORI

     ■ Uso pretestuoso della Scrittura: Gli studiosi della Bibbia (o esegeti) rimangono di stucco, quando sentono persone, che dicono magari cose giuste, ma usando testi sbagliati. Il testo letto è usato solo come un pretesto per affermare cose, che tale oratore avrebbe detto anche senza tale brano biblico. Infatti, alcuni non spiegano il testo letto, ma «ci predicano sopra», usandolo solo come trampolino di lancio per le proprie riflessioni o convinzioni. È un modo singolare e poco raccomandabile di trattare la Parola sovrana di Dio.

 

     ■ Prima spiegare, poi applicare: Per interpretare correttamente un testo biblico, bisogna usare «l’esegesi contestuale», ossia un testo biblico dev’essere compreso all’interno del suo contesto letterario (oltre a quello culturale, religioso e storico dell’autore. Se si parte subito dall’applicazione, si falsa il vero senso originario e gli si fa dire ciò, che si vuole.

 

     ■ L’importanza dei generi letterari: È importante stabilire il preciso genere letterario; ad esempio, una cosa è interpretare l’episodio del ricco e Lazzaro come una parabola (Luca 16,19-31), come fanno sbadatamente tanti, altra cosa è considerarlo come una narrazione reale con elementi di rivelazione da parte di Gesù. [► Il ricco, Lazzaro e i generi letterari] Se sono i fiumi o gli alberi, che per il poeta battono le mani, per esprimere la gioia (Sal 98,8; Is 55,12), si tratta di una metafora; se sono gli uomini a farlo, si tratta di una narrazione, in cui una persona mostra, secondo i casi, il suo disappunto e irritazione (Nu 24,10; Ez 21,19.22; 22,13), l’acclamazione a re (2 Re 11,2; Sal 47,1), la canzonatura piena di disappunto (Gb 27,23; Lam 2,15), fare strepito per il cordoglio (Ez 6,11) o rallegrarsi (Na 3,19). Da ciò si evince pure che c’erano differenti modi di battere le mani, per esprimere significati diversi, e che i nostri usi e costumi non corrispondono sempre a quelli del tempo della Bibbia; quindi sarebbe un danno per la vera comprensione del testo proiettare la nostra cultura sulle varie culture dei tempi biblici. Perciò bisogna guardarsi di asservire il testo biblico ai propri scopi, ma bisogna comprendere il pensiero dell’autore, per poi poterlo applicare correttamente nella propria situazione; chi abusa del testo, sarà un operaio confuso, che non avrà l’approvazione di Dio (2 Tm 2,15).

 

     ■ Poni al testo le domande giuste: Per interpretare correttamente i testi narrativi, siano essi storie reali, verosimili o similitudini, possono essere utili le cosiddette domande del giornalista:

Chi (è la persona principale, o quali sono le altre persone)? ▪ Cosa (è successo prima, durante, dopo)? ▪ Quando (è successo)? ▪ Come (è successo, ha o hanno reagito, è andata a finire)? ▪ Perché (ha detto o fatto ciò)? ▪ E così via (vedi immagine).

     Inoltre, si può verificare quanto segue: Esiste una spiegazione nel testo stesso di una similitudine? (cfr. Mt 13,24ss con vv. 36ss). Esiste una lezione morale o spirituale, che è già presente nel testo stesso? (cfr. Mt 18,35; 24,32s; cfr. anche Mt 23,27s).

 

 

     ■ Capire il testo senza snaturarlo: Le immagini, le illustrazioni, le metafore e le altre figure retoriche non significano sempre le stesse cose, ma esse dipendono dal contesto, in cui sono usate. Rimango perplesso, quando qualcuno afferma categoricamente: «Nella Bibbia il lievito è simbolo del peccato». A parte il fatto che tutt’al più sarebbe un simbolo dell’impurità, da cui purificarsi (1 Cor 5,6), e non del peccato (molti li confondono impropriamente!), il lievito è usato altrove per far comprendere l’espansione esponenziale del regno di Dio (Mt 13,33). Quindi, a seconda del contesto, un’immagine retorica può avere un significato positivo o negativo. Ciò vale, ad esempio, per la rugiada (vera: Gn 27,28.39; Gdc 6,37; pos. Dt 32,2; Gb 29,22; Sal 133,3; Pr 19,12; Is 26,19; Os 14,5; Mi 5,6; neg. 2 Sm 17,2; Os 6,4; 13,3).

     Una volta un fratello, che io conosco personalmente, andò a predicare in una chiesa di Milano, parlò dei quattro cavalieri dell’Apocalisse e disse che il cavaliere sul cavallo bianco (Ap 6,2) fosse una potenza distruttrice (o forse addirittura l’anticristo). Si alzò un credente e protestò in modo veemente, accusando tale predicatore di sacrilegio; egli fece riferimento alla lettera, che nelle note portava ad Apocalisse 19,11ss, dove il cavaliere sul cavallo bianco indica il Messia. Quindi, secondo la logica ingenua di tale credente, non solo le lettere di riferimento, messe dai traduttori o dagli editori, sarebbero «ispirate», ma tutti i cavalieri sul cavallo bianco devono designare sempre la stessa persona (cfr. anche Zc 1,8ss; Zc 6,1-8; Ap 19,14).

 

Chiaramente quanto detto fin qui non vuole sostituire un corso di omiletica, ma queste riflessioni vogliono stimolare a fare bene, evitando gli errori e gli strafalcioni più comuni.

 

Per l’approfondimento si leggano anche i seguenti articoli, che contengono aspetti utili anche per chi deve preparare un sermone, per poi esporlo all’assemblea:

Come analizzare uno scritto {Nicola Martella} (A)

Introduzione allo scrivere un tema {Nicola Martella} (A)/p>

Scrivi efficacemente in Internet {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Predic2_Mds.htm

04-04-2016; Aggiornamento:

 

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