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Sulla pena di morte gli animi si dividono, non solo nella società civile, ma
anche fra i cristiani in senso lato, come pure fra i cristiani rispettosi della
Bibbia. Non è un caso che la pena capitale ci sia non solo nei paesi
islamici e nelle dittature di varia natura, ma anche in democrazie come gli
Stati Uniti che si basano in origine sui valori della Bibbia. Analizzando le
Scritture, alcuni cristiani affermano che la pena di morte ci debba essere,
altri fanno riferimento sul «tu non uccidere» e sul «comandamento dell'amore»
per affermare che per i cristiani non debba esserci, ma che dovrebbero
impegnarsi molto più per la sua abolizione.
Una risposta pragmatica a questo dilemma potrebbe venire da una riflessione
sull'uso ricorrente della pena capitale nel mondo d'oggi. In quali casi
viene normalmente comminata la pena di morte? (delitti di sangue?
ladrocinio? reati d'opinione? opinioni politiche o religiose? dissidenza?).
In quanti casi percentuali essa non è proporzionale al reato commesso? In
quanti casi la sentenza risulto poi un errore? Una risposta teologica a
questa questione potrebbe venire dalla considerazione che la chiesa è nel
«nuovo patto» e, non essendo una «teocrazia», non sottostà alle direttive
della legge mosaica. Che tale dilemma ci sia tra i cristiani è mostrato
dalla seguente lettera, in cui si chiede chiarezza.
La questione del lettore ▲ Caro
fratello Nicola, ti scrivo questa mail per avere una risposta su una
questione molto dibattuta dall’opinione pubblica in questi giorni: «la pena
di morte».
Su questo tema molti con le varie lotte e moratorie di cui si discute,
penseranno che stiamo raggiungendo un alto grado di civiltà, maggiore
sensibilità verso il prossimo; come se fossimo più cristiani rispetto al
passato.
Credo che i veri credenti hanno il compito di far conoscere Cristo e noi
sappiamo attraverso la Bibbia che la scelta su tale tema spetterà a chi ci
comanda, poiché ai «capi» delle nazioni Dio concede il ruolo d’autorità e
gli permette di giudicare, mentre il nostro compito e di sottometterci alle
autorità e a ogni umana istituzione.
La Bibbia comunque ci fa notare quali norme penali Dio scelse per
amministrare la giustizia in un popolo (Israele).
Con il Pentateuco, abbiamo dunque un vero sistema penale, che si differenzia
molto dai sistemi penali odierni, con la distinzione maggiore data dal fatto
che la legge mosaica è stata data dal pensiero di Dio, mentre la nostra e
frutto delle scelte umane, evolute nella storia dal pensiero filosofico (in
occidente a orientamento liberale: Rousseau, Locke, Montesquieu, ecc.).
L’uomo si crea le sue leggi secondo la sua visione della giustizia, Dio
lascia liberi, ma un giorno chiederà conto se gli amministratori, a quali
dobbiamo sottometterci, abbiano veramente governato secondo giustizia.
Da credente, credo non sia compito mio schierarmi a favore dell’abolizione
della pena capitale cosi come fa la massa, poiché credo che da un punto di
vista biblico (che è quello che a noi deve interessare) non è ingiusta la
pena di morte.
Nella storia e stata ritenuta giusta fino a più d’un secolo fa. Importante
nella storia il cambiamento del concetto di rivendicazione di sangue in
quello di rieducazione del condannato. Inoltre l’insediamento degli stati
moderni con il loro orientamento liberal-democratico ha portato a un sempre
più disconoscimento della pena di morte.
Io non mi schiero ne pro ne contro, ma una cosa penso, che secondo le
statistiche, nel mondo ogni anno muoiono 50 milioni di bambini grazie alla
legge sull’IVG (aborto). Nel mondo in contemporanea alla lotta sulla
moratoria, si vuol riconoscere a livello globale il diritto d’ogni donna ad
abortire. Amnesty International è in prima linea sull’uno e sull’altro
fronte: l’abolizione della legge sulla pena di morte e la legge sull’aborto
estesa a tutti i paesi del globo.
Un giorno Dio chiederà all’uomo come mai è stato assolto il colpevole, ed è
stato condannato l’innocente. {Renato T.; 05-12-2007}
La risposta ▲ La pena di
morte è uno di quei temi molto discussi in corsi come «Etica biblica» o
«Etica del NT». In tali corsi di scuola biblica gli animi si incendiano,
formandosi subito due fronti principali: chi a favore della pena capitale e
chi contro di essa (più gli indecisi o chi articola in modo più complesso le
cose). Lo stesso accade nelle riunioni partecipate di chiesa o di giovani.
Molti degli errori che si fanno, derivano dal fatto che non si tiene
conto della rivelazione progressiva, della continuità e discontinuità
dell’antico patto rispetto al nuovo patto. Il Decalogo non era semplicemente
una legge morale di base, ma la Costituzione d’Israele (ebr. Testimonianza).
La Legge mosaica non era semplicemente la legge universale di Dio, ma le
basi giuridiche di una teocrazia specifica: quella d’Israele.
Il termine «teocrazia» significa letteralmente «governo di Dio».
Nella teologia intende però in pratica il governo di Dio per mezzo degli
organi dell'alleanza (guide politiche, sacerdozio), i quali sono in dovere
di far applicare la legge divina e di sanzionare i trasgressori.
Per l'approfondimento si veda Nicola Martella,
«Teocrazia»,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), p. 350; cfr. «Organi dell'alleanza», pp. 248s.
In una teocrazia la legge civile e quella religiosa coincidono; lo
stato inquisisce anche reati di morale e di opinione, non distinguendo fra
peccato e dolo. Le teocrazie oggi vigenti sono il Vaticano, alcuni stati
mussulmani (p.es. Iran, Arabia Saudita) e (teoricamente) il Tibet (il Dalai
Lama è addirittura un dio-re). Negli stati democratici la legge e la morale
non coincidono, né dolo e peccato, e nessuno può essere inquisito per
questioni morali fra adulti consenzienti e per le sue opinioni.
La chiesa non è una teocrazia poiché secondo il NT non ha
giurisdizione, non può emanare leggi né perseguire i malfattori. Nelle
chiese si possono affrontare solo questioni religiose e morali e la
decisione massima è l’espulsione. Il NT prevede che la funzione legislativa,
inquisitoria ed esecutiva sia esercitata dalle autorità civili dei singoli
stati. Quindi, l’aspirazione massima è questa: libere chiese in libero
stato. Le chiese nel mondo si trovano perciò sotto ordinamenti differenti da
luogo a luogo. Dove sia possibile, i cristiani possono contribuire a
migliorare le leggi nel senso di una maggiore giustizia sociale.
Mutando il patto, muta altresì l’ordinamento. La Legge del nuovo
patto non è la legge mosaica, che ha senso solo all’interno di una
teocrazia, ma la chiesa è sottoposta alla «legge di Cristo» o «legge dello
Spirito» (Rm 8,2; 1 Cor 9,21; Gal 6,2). Quindi, la Legge mosaica non è
ingiuntiva nel nuovo patto. Per l’approfondimento si veda Nicola Martella,
«La questione della legge»,
Šabbât
(Punto°A°Croce, Roma 1999), pp. 51-56.
È quindi inutile rimpiangere un sistema penale (quello
veterotestamentario) che ha senso solo all’interno di una teocrazia, in cui
la legge di stato è quella religiosa. È vero che la legge mosaica è basata
sul pensiero di Dio, ma essa riguardava un popolo teocratico (stato-chiesa):
Se si guarda la storia d’Israele senza troppi romanticismi e idealismi, si
noterà che l’ingiustizia umana (specialmente di regnanti, magistrati,
sacerdoti) impedì l’attuazione pratica di tale sistema. Non a caso i profeti
inveirono contro le ingiustizie presenti nel sistema giudiziario israelita e
giudaico.
Il caso di Nabot mostra che i potenti potevano mettere a morte i loro
rivali, inscenando falsi processi (1 Re 21; 2 Re 9,25s). Così fu per lo
stesso Gesù.
Nella legge mosaica la pena doveva essere
proporzionale al crimine commesso. La maggior parte delle sentenze di
morte che i regimi oggigiorno applicano, non riguardano delitti capitali che
i rei avrebbero commesso. Si viene processati e giustiziati per reati
d’opinione, per convinzioni politiche e religiose e addirittura per la
divulgazione di notizie da parte di giornalisti. In genere, perciò, la pena
capitale non sta in nessuna proporzione con il delitto commesso o solo
addebitato. I potenti in tali regimi usano la pena di morte per stroncare
l’opposizione, i dissidenti e addirittura i potenziali avversari. La gente
sparisce e viene uccisa dopo giudizi sommari. La gente viene uccisa spesso
per le sue opinioni politiche e religiose. Nelle teocrazie islamiche coloro
che si convertono a Cristo, sono giustiziati per questo. In tali stati,
donne che vengono stuprate (anche da gruppi di uomini), vengono rinchiuse in
prigione e non di rado giustiziate.
Anche in paesi democratici come gli USA, si viene condannati per delitti
non commessi quando si è neri di pelle. Molti innocenti sono stati
giustiziati. Altri sono stati salvati in extremis, perché qualche avvocato
coraggioso ha avuto pietà di loro e si sono battuti fini in fondo; intanto
sono stati derubati di anni o decenni della loro vita, passati in carcere e
nel braccio della morte.
Per tali motivi, come cristiani che amiamo la giustizia, non possiamo che
essere contro la pena di morte. Meglio un omicida vivo ma in carcere,
che un innocente giustiziato ingiustamente. In vista del tempo della fine,
non si fa bene a schierarsi con i fautori della pena di morte.
Tutti i sistemi hanno il loro verme, anche le democrazie. Ma le dittature
sono peggio: la gente sparisce senza una ragione e viene giustiziata dopo un
processo sommario e solo farsa. La reclusione proporzionale al delitto
commesso è da ritenere una giusta pena; in tale tempo può esserci un
ravvedimento. In certi casi si può dimostrare l’eventuale innocenza.
Non si fa bene a confondere pere con mele,
l’interruzione volontaria di gravidanza (aborto)
con la pena di morte: sono due questioni differenti. Poi non c’è solo
Amnesty International. Ci sono tante organizzazioni cristiane che si battono
contro l’aborto e aiutano le donne a non abortire. Come cristiani biblici si
può essere contro l’aborto e contro la pena di morte. Quanto al numero degli
aborti, esso è altissimo: secondo i dati del 1997 della «Organizzazione
mondiale della sanità», ogni anno sarebbero praticati 53 milioni di aborti
nel mondo (si pensi che l’Italia aveva 59,2
milioni di abitanti all’inizio del 2007). L’aborto è effettivamente
la pena di morte più ricorrente sul pianeta e i condannati a morte non solo
non hanno visto mai un processo o un avvocato, ma neppure la luce! In ogni
modo l’aborto e la pena di morte sono due cose differenti.
È vero, Dio un giorno chiederà conto agli uomini delle ingiustizie
giudiziarie. Ciò significa anche di coloro che vengono giustiziati
ingiustamente.
Si noti che Dio mise un segno sull’omicida Caino, affinché non fosse
ucciso e per evitare la faida o la rappresaglia, dichiarò che chi lo
uccidesse sarebbe stato punito sette volte di più (Gn 4,15).
In ogni modo, chi è per la pena di morte, dica sinceramente se lui vorrebbe
mai essere il boia: per dare l’iniezione letale, per dare corrente
alla sedia elettrica, per aprire la botola d’impiccagione o per sparare alla
gente che sta al muro e poi dare il «colpo di grazia» alla nuca a chi è
ancora vivo. Io personalmente no.
►
Pena di morte e nuovo patto? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
La pena di morte
{Nicola Martella} (D)
►
La pena di morte? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Pena_di_morte_Sh.htm
11-12-2007; Aggiornamento: 15-02-2008 |