Qui di
seguito parliamo della nomina pastorale di una donna. Anche in Italia in
alcune chiese il pulpito si tinge di rosa. Sembra che tutto possa essere e
possa farsi. Sui biglietti da visita di coppia ci si presenta, ad esempio,
come pastore Carlo e pastora Fabia: una domenica predica l’uno e una
domenica l’altra. Quando accadrà che la pastoressa, magari laureata in
teologia, presenterà suo marito e dirà: «Mario fa il geometra e io mi occupo
della chiesa»? Vengono messi in rete articoli, in cui gli autori fanno salti
mortali versettologici e usano dialettica e allegorie per «dimostrare» che
la Bibbia preveda e permetta che nella chiesa ci siano pastoresse,
vescovesse, apostolesse, eccetera. Anche in Italia dai pulpiti si cimentano
predicatrici, insegnanti donne, reverende, anziane e così via… e tutto col
plauso delle comunità.
Chi fa valere qualche dubbio al riguardo, passa per «spirito critico» e gli
si intima addirittura di ravvedersi. Oppure gli si dice che non è tollerante
o non è al passo con i tempi. È un segno dei tempi? È una resa dell’esegesi
allo spirito del tempo? Ecco qui di seguito un esempio arrivatomi per posta
elettronica.
1. LA QUESTIONE: Da un pastore siciliano mi sono
arrivati un paio d’inviti a partecipare alla «nomina pastorale» di sua
figlia, diciannovenne in tale momento. Ecco alcuni stralci della dettagliata
lettera: «[…] A 16 anni ha avuto un glorioso risveglio… […] I suoi genitori
vedendo questo risveglio, avvenuto improvvisamente, hanno cominciato a
inserirla nel ministero della predicazione e insegnamento convinti anche
dalla sua unzione nel predicare e vista la sua innegabile chiamata al
ministero.
Il giorno che lei stessa ha dichiarato ai genitori il desiderio d’entrare
nel ministero pastorale a tempo pieno. Grande è stata la loro gioia !
Attualmente [...], predica, insegna, guida la riunione dei giovani, guida
una riunione in casa e dirige la lode e l’adorazione suonando abilmente la
tastiera, inoltre sostituisce i coniugi pastori quando sono assenti o in
missione.
Giorno 9/12/07 verrà confermata pastore davanti a tutta la chiesa e in
presenza di diversi ministri per avere la benedizione nel lavoro, presso la
chiesa "La Parola della fede" che guiderà assieme ai suoi genitori che hanno
fondato quest’opera nel 1995.
Per l’occasione, l’oratore speciale sarà il pastore [...] della chiesa
"Cammino di fede" di Palermo». {02-12-2007}
2. ANALISI DELLO SCRITTO: Nella lettera d’invito di
tale pastore siciliano si parla in modo scontato di aver inserito la figlia
sedicenne nel «ministero della predicazione e insegnamento», basando ciò
sulla sua convinzione dell’«unzione nel predicare» della figlia e della «sua
innegabile chiamata al ministero», ossia quello pastorale.
Si noti che il giorno, in cui la ragazza dichiarò ai suoi genitori il
«desiderio d’entrare nel ministero pastorale a tempo pieno», essi non
investigarono le Scritture per appurare la legittimità biblica di tale
richiesta, ma gioirono di ciò; questo significa che a monte c’era già una
decisione e una prassi consolidata nella denominazione e nella famiglia.
Si tratta di una moda, di una convinzione e di una prassi, venute dagli
Stati Uniti: marito e moglie svolgono ambedue un ministero pubblico di guida
della chiesa, di predicatori e d’insegnanti. Quindi non meraviglia che nella
stessa denominazione anche la figlia predichi, insegni, eccetera nella
chiesa locale e addirittura sostituisca i coniugi pastori «quando sono
assenti o in missione». A giorni non farà solo la sostituta nella chiesa
locale dei coniugi pastori, ma la «guiderà assieme ai suoi genitori».
È interessante che tale comunità, fondato nel 1995, si chiama «La Parola
della fede». Mi verrebbe da chiedere: «È possibile una fede nella Parola,
senza una corretta esegesi?». Nel giorno di tale consacrazione interverrà
come oratore il pastore della chiesa «Cammino di fede». Mi verrebbe da
chiedere: «È possibile un cammino fede, senza una rigorosa esegesi?». Sembra
che lì, in quella zona della Sicilia, questo sarebbe possibile.
3. LETTERE: Prima che avvenisse tale cerimonia, per
avere delle spiegazioni e avviare un confronto, ho scritto al pastore
siciliano quanto segue: […] In questi giorni ho ricevuto già un paio di
volte la notizia della consacrazione di tua figlia a predicatrice, ecc.
Tempo fa ero già stato sul tuo sito e su quello della tua missione e ho
letto le motivazioni di tali vostre convinzioni. Esse non mi hanno affatto
convinto, anzi mi hanno alquanto turbato per l’infondatezza biblica. Si
tratta d’una resa al modernismo e una specie di «femminismo cristianizzato»,
che poi viene farcito di versetti tolti dal loro contesto, e non d’una
rigorosa e corretta esegesi. Sono anche rimasto turbato per la diffusione
militante, che fate d’eventi del genere, con l’intento di creare
probabilmente imitazioni che accreditino il vostro modo di fare.
T’invito perciò a leggere il seguente articolo: «Ministeri preclusi alle
donne» nel mio libro
Generi e ruoli (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp.
83-102. […] Purtroppo
tale pastore invece di rispondere nel merito, mi ha chiesto di togliere il
suo indirizzo e-mail e di ravvedermi (!). Quindi apriamo le porte al
relativismo, perché tutto va bene! In più ciò salva la pace e l’armonia
familiare.
Mi ha scritto anche l'altro pastore siciliano che farà da oratore durante la
cerimonia, considerandomi «un tipo così giudicante». Quindi, secondo tale
logica, può arrivarmi qualsiasi cosa per e-mail e io dovrei semplicemente
tacere! È questa la logica evinta dalla Bibbia? Dovremmo tacere su ciò che
avviene all’interno del cristianesimo in nome del «vogliamoci bene» e della
tolleranza?
Chi chiama a un confronto sulla Parola di Dio e a una corretta e rigorosa
esegesi delle Scritture, viene tacciato come «spirito critico» e altro, ora
dai massimalisti, ora dai liberali! Si vuole andare avanti solo per «prurito
di udire»! (2 Tm 4,3). Che importa che Paolo insegnasse a «praticare il
“non oltre quel che è scritto”»!? (1 Cor 4,6). Sembra che con un po’ di
dialettica e versettologia, unita al legalismo per gli uni e al relativismo
per gli altri, si possa far dire alla Scrittura ciò che si vuole.
Sembra che oggi, basta aggiungere al proprio nome il titolo di «pastore»,
per poi poter dire ciò che si vuole, per considerarlo «biblico» e per
propagarlo come tale. E tutti devono stare zitti e mosca! Altro che «operaio
che non abbia a esser confuso, che tagli rettamente la parola della verità»!
(2 Tm 2,15).
4. PARTENDO DA SPARTA: Dove gli argomenti razionali,
storici e biblici non arrivano, forse può aiutare un po’ di parodia;
proviamo.
Se il cristianesimo fosse nato a Sparta, la città ellenista così emancipata,
e si fosse basato sulla cultura ellenista — e non nel giudaismo e
all’interno della cultura biblica —, avremmo avuto anche scribe, Farisee,
Sadducee, sacerdotesse, levitesse e rabbine. Gesù per par condicio
avrebbe scelto sei apostoli e sei apostolesse. Magari a rinnegare Gesù ci
avrebbe pensato Petra e, per tradirlo, Giuditta avrebbe complottato,
intrigando piani con i membri donne del Sinedrio. Per sostituire la
traditrice, in Atti 1 avrebbero presentato ai voti Giuseppina e Matteina (At
1,23ss).
Per affiancare gli apostoli avrebbero eletto non «sette uomini» (At 6,3.5),
ma — per equità e per evitare discriminazioni sessiste — quattro uomini e
quattro donne. Barnaba per essere aiutato nella chiesa di Antiochia sarebbe
andato a cercare Saula, la ex Farisea folgorata sulla via damacena, divenuta
poi l’apostolessa Paola.
Paolo avrebbe fatto gruppo con Barbara (non Barnaba) o con Silvana (non
Sila) per andare in missione. Nella sua strategia missionaria Paolo avrebbe
fatti eleggere per ciascuna chiesa anche delle anziane, raccomandando
ufficialmente tali sorelle al Signore (At 14,23).
Nel concilio interecclesiale di Gerusalemme Paolo e Barnaba avrebbero
trovato anche apostolesse e anziane, oltre a Giacomina, la sorella meno
conosciuta del Signore (At 15,4.13.22).
Paolo e la sorella Timotea, scrivendo alla chiesa dei Filippesi, avrebbe
nominato particolarmente le vescovesse e le diaconesse (Fil 1,1).
L’apostolo, invece di scrivere due lettere a Timoteo, suo stretto
collaboratore, gliene avrebbe scritta solo una, dedicando l’altra a
Priscilla o a Febe. In essa avrebbe raccomandato i criteri per eleggere le
vescovesse o anziane, ad esempio: «Bisogna dunque che la vescovessa sia
irreprensibile, moglie di un solo marito», dando poi precisi precetti su
come essere una buona moglie e madre (1 Tm 3,2ss). Poi avrebbe dato
direttive anche per le diaconesse (v. 8ss), chiamandole a essere
«donne che ritengano il mistero della fede in pura coscienza» (v. 9). Non
avrebbe neppure mancato di dare direttive per i loro consorti: «Allo
stesso modo, siano i mariti dignitosi, non maldicenti, sobri, fedeli in ogni
cosa» (v. 11).
Nell’epistola a Titina, Paolo le avrebbe raccomandato di costituire per ogni
città delle anziane con queste caratteristiche personali: doveva trattarsi
di una donna irreprensibile, moglie d’un solo marito, avente figli fedeli,
ossia una vescovessa irreprensibile sotto tutti i punti di vista (1,5ss).
Alla fine della sua carriera, Paolo da Mileto avrebbe mandato a chiamare
anche le anziane della chiesa di Efeso (At 20,17), ribadendo che erano state
costituite vescovesse per pascere la chiesa (v. 28).
Paolo avrebbe parlato nella sua prima epistola a Teodora delle «anziane che
tengono bene la presidenza» e specialmente di «quelle che faticano
nella predicazione e nell’insegnamento» (1 Tm 5,17). Poi avrebbe dato
direttive su come comportarsi quando sarebbero arrivate accuse contro una
anziana (v. 19).
Giacomo avrebbe raccomandato a chi era infermo di chiamare sia anziani
che anziane della chiesa, perché pregassero su lui e l’ungessero d’olio (Gcm
5,14).
Pietro avrebbe esortato da anziano le «anziane che sono fra voi» (1 Pt
5,1), raccomandando poi subito quelli più giovani a essere soggetti alle
anziane (v. 5).
Non avremmo una seconda epistola di Giovanni, ma Giovanna avrebbe
scritto alla sua amica e collega pastoressa, cominciando così: «L’anziana
alla signora eletta e ai suoi figli che io amo in verità». Similmente
l’anziana apostolessa avrebbe scritto una prossima lettera alla diletta Gaia
(3 Gv), criticando il comportamento della pastoressa Diotrefe (v. 9) ed
elogiando quello della reverenda Demetria (v. 12).
Infine, nell’Apocalisse Giovanni avrebbe visto intorno al trono
dodici anziani e dodici anziane (Ap 4,4), i primi vestiti di bianco e le
seconde di rosa, rappresentanti così rispettivamente la parte maschile e
quella femminile della chiesa e specialmente i pastori maschi e femmine.
Poi, nella visione della nuova Gerusalemme avrebbe visto il muro della città
costituito da dodici fondamenti, sui quali ci sarebbero stati dodici nomi:
sei degli apostoli e sei delle apostolesse (Ap 21,14); il colore dei nomi di
queste ultime sarebbe stato più delicato dei primi. Tutto
questo sarebbe probabilmente accaduto, se il cristianesimo fosse nato a
Sparta e si fosse basato sulla filosofia greca. In effetti, però, nacque a
Gerusalemme e all’interno della cultura giudaica e si basava sulla teologia
biblica. Peccato però che tanti cristiani si orientino nella loro
comprensione biblica alla metropoli ellenista! È un segno dei tempi… un
segno dei tempi della fine.
5. POTENZIALE FEMMINILE: Esso è fuori discussione ed è
grande e vasto. Si veda al riguardo «La donna che serve» in
Generi e ruoli (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 67-78; si veda pure «Il ministero della
nubile», pp. 79-82.
La questione è che non si può partire da aspetti funzionali dettati dalla
società odierna o da ciò che riteniamo opportuno o meno, ma da una corretta
e rigorosa esegesi contestuale (letteraria, storica, culturale, ecc.) della
sacra Scrittura. Nel NT alla donna era permesso nell’assemblea solenne di
pregare pubblicamente e di profetare (ossia di parlare sotto «ispirazione»
sulla base della Parola letta in gruppo; p.es. testimoniare, esortare ecc.).
Non le era permesso però di insegnare pubblicamente nell’assemblea solenne
né di rivestire incarichi di autorità e di guida nella chiesa.
►
Il pastorato femminile? Parliamone 1 {Nicola Martella} (T)
►
Il pastorato femminile? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)
►
Donne conduttrici di chiesa? {Giovanni Fogato} (A)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Pastorato_femminile_UnV.htm
06-12-2007; Aggiornamento: |