Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Generi & ruoli 1

 

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L’uomo e la donna nella Bibbia— Generi e ruoli 1:

   Ecco le parti principali:
■ Entriamo nel tema (la problematica)
■ I generi nella Bibbia
■ Il matrimonio nella Bibbia

 

La donna nel Nuovo Testamento — Generi e ruoli 2

   Ecco le parti principali:
■ La posizione della donna nella chiesa
■ Il ministero della donna nella chiesa
■ Aspetti conclusivi
■ La mia donna  

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Generi & ruoli 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SUI PACS TE LO DICO IO

 

 di Nicola Martella

 

1.Famiglia e messaggio biblico

2.Il gioco democratico

3.Politica e religione

 

Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro.

 

L’acronimo «Pacs» sta per «Patto civile di solidarietà» e «Dico» sta per «Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi».

     Una lettrice mi ha fatto presente la «Dichiarazione della presidente dell’Ucebi sui PACS». Dopo tanto cercare la fonte originaria (è stata ripresa soprattutto da siti omosessuali), l’ho trovata (pdf). «Ucebi» sta per «Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia». L’autrice è Anna Maffei, presidente di tale organo. La «dichiarazione» è datata Roma, 31 gennaio 2007.

     Su invito di tale lettrice, analizzerò i tre punti dell’autrice e farò seguire la mia risposta. Anna Maffei ha introdotto la sua dichiarazione come segue: «Sulla storia infinita dei Pacs, sugli eterni ondeggiamenti delle forze politiche, sulle dichiarazioni e sulle smentite, sugli interventi della presidenza della Repubblica, sui roboanti e insistenti pronunciamenti di Oltretevere vorrei dire tre cose chiare».

     Si noti che «Oltretevere» sta per il Vaticano. Analizziamo quindi le «tre cose chiare».

 

 

1. FAMIGLIA E MESSAGGIO BIBLICO

 

1.1.  LA TESI: «La Bibbia non santifica la famiglia, anzi non nasconde le difficoltà delle famiglie. Non ha un solo modello di famiglia e non fa della sua difesa il fulcro del messaggio cristiano. Qualunque conoscitore del Nuovo Testamento queste cose le sa. Posso aggiungere che perfino Gesù non ha goduto di un rapporto facile con la sua famiglia di origine. A chi gli ricordava le parentele, lui indicava la comunità messianica come la sua vera famiglia. Gesù non è venuto per dare stabilità alle istituzioni esistenti (gerarchie religiose, patria e famiglia), ma a scuoterne le fondamenta a partire da un messaggio dirompente basato non sulle forme ma sui contenuti, non sulla legge ma sulla misericordia, non sulle strutture di potere ma sulla potenza dell’amore gratuito e sul perdono. Può essere spiazzante e lo è, ma se le chiese cristiane dimenticano proprio questo è come aver perso l’orientamento, come costruire un edificio grandioso senza fondamenta. Può cadere in qualsiasi momento».

 

1.2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI

«La Bibbia non santifica la famiglia». Noto dapprima un uso improprio del verbo «santificare». Ciò sorprende perché lo usa la presidente dell’Ucebi, da cui ci si aspetta una certa correttezza nell’uso della terminologia biblica. Si potrebbe rispondere: «Certo che la Bibbia santifica la famiglia». Paolo, pur ingiungendo ai credenti di sposarsi nel Signore (1 Cor 7,39), osservò riguardo a chi probabilmente si convertiva avendo un coniuge non credente: «Il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre ora sono santi» (1 Cor 7,14). Anche l’autore della lettera agli Ebrei comandò: «Sia il matrimonio tenuto in onore da tutti, e sia il letto coniugale incontaminato; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adulteri» (Eb 13,4). Altra cosa è dire che la Bibbia «non nasconde le difficoltà delle famiglie».

     ■ «[La Bibbia] Non ha un solo modello di famiglia». È vero che la Bibbia conosce la monogamia e la poligamia, il matrimonio con una libera (moglie) e con una schiava (concubina). È anche vero che, quando Paolo ingiungeva che il futuro episcopo dovesse essere «marito di una sola moglie» (1 Tm 3,2; Tt 1,6), intendeva escludere da questo ministero i poligami (erano già occupati abbastanza con la loro copiosa prole per occuparsi anche della chiesa locale). È anche vero che il matrimonio era un atto che avveniva fa due famiglie e, sebbene in qualche modo coinvolgeva la collettività locale, non riguardava lo Stato in quanto tale.

     Detto questo, però, si noti che la difesa del matrimonio è ancorata nel Decalogo stesso (la Costituzione d’Israele) e in tal modo, venne fatto divieto di sottrarre la moglie a qualcuno (Es 20,17; Dt 5,21). Sulla base del comandamento divino Giovanni Battista poté accusare Erode di tenersi indebitamente Erodiada, moglie di Filippo suo fratello, dicendo: «E non t’è lecito d’averla» (Mt 14,3s). Giovanni fu messo in prigione e infine giustiziato.

     Gesù fece riferimento alle origini, quando Dio creò un uomo e una donna perché divenissero una sola carne (Mt 19,4ss) e comandò di non separare il matrimonio senza «giusta causa» (v. 9). Gesù aveva ben in mente la differenza fra matrimonio legittimo e convivenza, quando mostrò di sapere che la Samaritana aveva avuto cinque mariti e l’uomo con cui al momento stava insieme non era suo marito (Gv 4,18). Quindi, sebbene la Bibbia non avesse un «solo modello di famiglia», si ispirava alle origini e discriminava fra legittimità e non.

     ■ «[La Bibbia] non fa della sua difesa il fulcro del messaggio cristiano». È vero. Il fulcro del messaggio cristiano è Gesù Messia: la sua persona e la sua opera. Ma ciò non significa che non difenda il matrimonio e la famiglia. In genere si sanziona ciò che è proibito. Quindi si può vedere ciò che è sbagliato dalla pena comminata. In molti testi dell’AT e del NT si evince che Dio (o Cristo) giudica chi rompe l’altrui matrimonio, ad esempio Davide che si prese la moglie di Uria. Il giudizio si rivolge contro chi infrange ciò che la Legge difende. Il comandamento di «non commettere adulterio» è ricordato anche nel NT (Mt 5,27; 19,18; Rm 13,9; Gcm 2,11). Adulteri e fornicazioni sono menzionate fra le cose che contaminano l’uomo (Mt 15,19s). La fornicazione, tra altre cose, doveva escludere dallo comunione fraterna (1 Cor 5,11). Fra gli ingiusti che saranno esclusi dall’ereditare il regno di Dio sono menzionati i fornicatori, gli adulteri, gli effeminati e i sodomiti (1 Cor 6,9ss; cfr. Ef 5,5; 1 Tm 1,10). Nel NT il giudizio di Dio viene minacciato a chi infrange il matrimonio con come fornicatore e come adultero (Eb 13,4). Ai fornicatori impenitenti viene minacciato lo stagno di fuoco (Ap 21,8; 22,15). Non si può quindi relativizzare dialetticamente matrimonio e famiglia affermando che non fanno parte del «fulcro del messaggio cristiano».

     ■ Quanto a Gesù, non si può prendere il rapporto, a volte, non facile con la sua famiglia di origine, per relativizzare quest’ultima. Intanto è stato fino a 30 anni in famiglia e ancora sotto la croce pensò al bene di sua madre. È vero che Gesù non venne primariamente a dare stabilità alle istituzioni esistenti, ma non venne contro la Legge (Mt 5,17ss) né a promuovere un amore gratuito senza verità. Gesù si oppose alle incrostazioni delle tradizioni non al comandamento divino. Venne a promulgare la misericordia divina per i peccatori, ma essa non diventava efficace senza la loro conversione: «Neppure io ti condanno; va’ e non peccar più» (Gv 8,11).

 

 

2. IL GIOCO DEMOCRATICO

 

2.1.  LA TESI: «Se il Parlamento Italiano alla fine riuscirà a dare risposta a quei cittadini che desiderano che la loro scelta di convivenza sia maggiormente riconosciuta e tutelata, non credo che questo potrà ledere la libertà di altri che, credenti o non credenti scelgono di sposarsi. Una libertà e un diritto non oscurano un’altra libertà e un altro diritto. Le istituzioni democratiche semplicemente offrono una possibilità di tutela in più alle persone che la chiedono. Si studi fino a che punto questo si può fare, considerando anche le implicazioni economiche. Si discutano diverse posizioni: è il gioco democratico. Ma poi basta: si decida! Perché tanto scandalo? Perché tanta demagogia? Non si stanno mica scrivendo i 10 comandamenti su tavole di pietra».

 

2.2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: È vero che la libertà altrui riguardo al tipo di convivenza può non ledere la scelta di altri di sposarsi. È anche vero che l’istituto matrimoniale come oggigiorno lo conosciamo (ci si sposa dinanzi allo Stato e si viene sposati da un rappresentante dello Stato), non era conosciuto al tempo dell’AT e del NT. A quel tempo ci si sposava dinanzi alle famiglie e l’atto matrimoniale (comunque fosse realizzato) rendeva quella donna tabù per gli altri.

     L’esempio singolare era dato dal matrimonio di Isacco. Il mediatore (servo senior d’Abramo) si recò, per mandato d’Abramo, da Canaan nel Paddan-Aram (attuale Iraq) per trovare una sposa tra i parenti del patriarca. Trovata la ragazza e appurando la sua disponibilità, chiese il permesso al responsabile del clan, contrattando i termini. Poi si tornò indietro con la giovane. Qui l’autore fu lapidario. Arrivati che furono, il mediatore mise al corrente Isacco per filo e per segno su come erano andate le cose (Gn 24,63-66). «E Isacco condusse Rebecca nella tenda di Sara sua madre, se la prese, ed ella divenne sua moglie, ed egli l’amò» (v. 67). Certamente ciò fu possibile perché il capo-clan di Rebecca e quello di Isacco, sebbene distanti, furono concordi per mezzo del mediatore.

     È possibile che molte odierne convivenze, avvenendo col consenso delle rispettive famiglie, ai tempi biblici fossero considerati matrimoni a tutti gli effetti? Poiché tutte le unioni civili si basavano solo sul consenso familiare, avendo già così forza giuridica, a tali unioni veniva messo fine mediante un atto di ripudio formale di natura privata (Dt 24).

     In ogni modo, abbiamo ricordato che Gesù distinse fra matrimonio e convivenza. Probabilmente Gesù poté dire alla Samaritana «hai avuto cinque mariti e quello che hai ora, non è tuo marito» (Gv 4,18), solo perché lui o lei non avevano un atto formale di divorzio; ossia essi convivevano, pur essendo lui o lei ancora legato a un coniuge. Infatti, se fossero stati ambedue liberi da altri legami (cfr. Dt 24,1ss), la loro convivenza consensuale sarebbe stata considerata un matrimonio in quella società.

     Quanto al «gioco democratico», certamente il rispetto delle mie libertà di cristiano è un grande vantaggio in questa società a differenza dei regimi teocratici odierni. È anche vero però che per noi cristiani deve interessare principalmente ciò che vale dinanzi a Dio. Anche a Sodomia erano democraticamente d’accordo a praticare la sodomia (Gn 19,4), ma tale «gioco democratico» non li protesse dall’ira di Dio. Si veda similmente ciò che avvenne in Ghinea di Beniamino (Gdc 19,22). Sebbene la democrazia sia un grande vantaggio per noi cristiani, dovremmo chiederci soprattutto ciò che Dio vuole (cfr. At 5,29).

 

 

3. POLITICA E RELIGIONE

 

3.1.  LA TESI: «Il terzo punto, la nota dolente, non riguarda la pretesa della Chiesa cattolica romana di avere la parola definitiva e priva di dubbi su tutto, in tutti i campi e in tutte le situazioni. È sempre stato così: niente di nuovo sotto il sole. Il problema vero è la mancanza di autonomia culturale delle forze politiche e il tamtam mediatico che ingigantisce il reale potere di chi parla creando un effetto ottico che comporta enormi conseguenze. Io credo che, come ampiamente dimostrato da tante inchieste, le posizioni ufficiali della gerarchia cattolica non siano in realtà condivise da molti cattolici praticanti (che sono una piccola minoranza di cattolici) e soprattutto non siano messe in pratica dalla stragrande maggioranza del popolo cattolico che ha sempre dimostrato molta autonomia in campo etico. Le questioni relative alla contraccezione sono l’esempio più lampante, ma non l’unico. Questo è il problema: l’effetto ottico prodotto dall’amplificazione mediatica e l’ansia della classe politica di compiacere un’istituzione religiosa. Il fatto è che i politici italiani appaiono ogni giorno più smarriti e con i loro tentennamenti e veti incrociati si allontanano sempre più dai cittadini che li hanno votati».

 

3.2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Si può condividere ciò che l’autrice afferma sulla denominazione maggioritaria.

     ■ «Il problema vero è la mancanza di autonomia culturale delle forze politiche». È veramente questo il «problema vero»? La Scrittura non divide gli uomini in «culturalmente autonomi» e non, ma in «giusti e malvagi» (o «pii ed empi»). Mi pare che il vero problema della società sia l’aver perso di vista i valori morali della sacra Scrittura. E il vero problema di molte chiese è di essersi appiattite sulla società. Non poche chiese da proclamatrici dell’Evangelo e da voci profetiche nella società sono diventate esse stesse sciape e lumi spenti (Mt 5,13). Chiese che dicono alla gente quel che vogliono sentirsi dire, rischiano di aver già tradito la loro vocazione profetica (Is 30,10).

     Cristiani che nelle scelte etiche si basano più sul «consenso culturale» del proprio tempo più che sull’esegesi della Parola (anzi la mettono dialetticamente fuori uso), rischiano di aver ormai tradito il loro mandato di «gente del Libro»; e spesso il tutto succede per avere un rispettabile «posto al sole» nella società (cfr. però Lc 6,26). I padri fondatori del loro movimento, a cui credere in Cristo costava veramente qualcosa (a volte la stessa vita), se ritornassero in vita, stenterebbero addirittura a riconoscerli come loro seguaci. Forse direbbero loro come il profeta Isaia: «Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che mutano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che mutano l’amaro in dolce e il dolce in amaro!» (Is 5,20).

     Quando si vede il «vero problema» solo nella «mancanza di autonomia culturale delle forze politiche» e il grosso dei propri sforzi è orientato verso il «consenso culturale», si corre il rischio che presto si verrà annoverati fra i «sorveglianti incompetenti». O come lo affermò il profeta Isaia: «I guardiani d’Israele sono tutti ciechi, senza intelligenza; sono tutti dei cani muti, incapaci d’abbaiare; sognano, stanno sdraiati, amano sonnecchiare. Sono cani ingordi, che non sanno cosa sia l’esser satolli; sono dei pastori che non capiscono nulla; sono tutti volti alla loro propria via, ognuno mira al proprio interesse, dal primo all’ultimo» (Is 56,10s).

    L’anti-cattolicesimo cattolicizzante? Di Levi Dio disse: «Egli mi temette, e tremò dinanzi al mio nome. La legge di verità era nella sua bocca, e non si trovava perversità sulle sue labbra; camminava con me nella pace e nella rettitudine, e molti ne ritrasse dall’iniquità. Poiché le labbra del sacerdote sono le guardiane della scienza, e dalla sua bocca uno cerca la legge, perché egli è l’inviato dell’Eterno degli eserciti» (Mal 2,5ss). Visto il sacerdozio universale del nuovo patto, ci si aspetterebbe tutto questo da ogni uomo e da ogni donna che si chiami «cristiano», specialmente se occupa posti di guida.

     È singolare che la presidente dell’Ucebi, da cui ci si aspetterebbe una chiara parola biblica sul pensiero di Dio, pone tutta la sua argomentazione sul fatto solo una minoranza del «popolo cattolico» condivida le posizioni ufficiali della gerarchia cattolica, mente la stragrande maggioranza «ha sempre dimostrato molta autonomia in campo etico». Invece di argomentare riguardo a che cosa sia giusto o sbagliato, bene o male dinanzi a Dio, si affronta il cattolicesimo mostrando l’autonomia etica dei cattolici e «l’ansia della classe politica di compiacere un’istituzione religiosa». Queste sono le priorità che deve mostrare una «voce profetica»? Ciò che afferma Anna Maffei contribuisce veramente a far smarrire meno i politici italiani? Qualche dubbio ci rimane…

 

I PACS e le chiese.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Pacs_Dico_GeR.htm

17-03-2007; Aggiornamento: 30-10-2009

 

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