Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

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«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Ministeri ecclesiali

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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BISOGNA OBBEDIRE AI CONDUTTORI?

 

 di Nicola Martella

 

Ciao Nicola, rileggendo i commenti nel tema di discussione «Sottomissione ai conduttori e loro disciplina? Parliamone» (un po’ in ritardo, me ne rendo conto), mi accorgo che viene usata, sia nell’articolo che nell’intervento di Gianpirro Venturini (e forse sottintesa anche da Andrea Belli, Davide Incardona, Luisa Lauretta e Antonio Perrella) il concetto di «ubbidienza» agli anziani.

     L’ubbidienza quindi, mi sembra venga considerata in genere come condizione che regola il rapporto fra conduttori e credenti.

     Io sono pastore, parlo quindi da fratello, che magari gradirebbe trovare «ubbidienza», ma vedo chiaramente che questa parola, riferita ai conduttori, non appare in nessuna delle versioni che conosciamo, neppure nella CEI. L’unico brano che può far pensare alla necessità di «obbedire» ai conduttori, mi sembra sia 1 Timoteo 3,4s: «..uno che governi bene la propria famiglia e tenga i figli in sottomissione con ogni decoro; (ma se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?)». E come dice la Parola, la sottomissione dei figli ai genitori comprende l’ubbidienza: «Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto» (Ef 6,1). Sembrerebbe quindi di vedere un parallelo fra i figli che devono obbedienza ai genitori e i credenti che devono obbedienza agli anziani. Dobbiamo notare però che il figlio deve ubbidienza ai genitori, fintantoché è bambino, non quando è adulto. Così, ad esempio, Gesù stesso visse la sua infanzia sottomesso ai genitori, ai quali sicuramente obbediva, ma una volta che da adulto iniziò il suo ministero, fu libero di non obbedire loro (cfr. Mt 12,46-50). Il figlio adulto infatti, è chiamato a onorare i genitori, non a obbedire loro.

     Nella Scrittura quindi non si legge la parola «ubbidienza» riferita agli anziani, ma «sottomissione», un sinonimo che però non credo abbia lo stesso significato, altrimenti la frase che in quell’articolo è stata ricordata da diversi fratelli «siate sottomessi gli uni agli altri» diventerebbe semplicemente impraticabile se venisse tradotta «ubbidite gli uni agli altri».

     Quindi, il rapporto fra conduttori e credenti mi sembra debba essere di reciproco amore e profondo rispetto («Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi»); e, nel caso debba essere preso un provvedimento disciplinare, dovrà essere sufficientemente motivato e mai autoritario, cioè imposto senza fornire spiegazioni verificabili e rifiutando addirittura richieste di chiarimenti, come nell’esempio proposto nell’articolo.

     Comprendo però che a volte il non conoscere i termini esatti, usati nei testi antichi, può portarci a convinzioni imprecise o sbagliate, mi farebbe piacere perciò sapere cosa ne pensi tu Nicola, riguardo al termine «obbedienza». {Carlo Neri; 17-02-2014}

 

 

1.  ANALISI DELLO SCRITTO: Nell’articolo «Sottomissione ai conduttori e loro disciplina» compare la tesi, secondo cui «dobbiamo obbedienza incondizionata agli anziani, anche quando sbagliano». Tale convinzione non è mia, ma di uno dei due lettori, che mi ha scritto. L’altro lettore prevedeva l’obbedienza in questioni organizzative, ma non in quelle dottrinali e morali, se discordi con la sacra Scrittura. Si faceva anche l’esempio dei provvedimenti di fuori comunione e della eventuale disciplina degli stessi anziani. In tale articolo io relativizzo alquanto la questione dell’ubbidienza ai conduttori, se intesa in senso assoluto, mostrando una particolareggiata esegesi di Ebrei 13,17 nel suo contesto (cfr. vv. 7.24).

     Nel tema di discussione «Sottomissione ai conduttori e loro disciplina? Parliamone», l’unico che usa il termine «obbedienza» è Gianpirro Venturini, che a proposito della relazione dei membri verso gli anziani riconosciuti ha affermato che «il rapporto dev’essere di fiducia, rispetto e obbedienza, che non implica sudditanza bensì comprensione e cooperazione, coerentemente al principio di amore reciproco».

     Il NT, nel suo linguaggio proprio, evita di parlare di ubbidienza, anzi non parla esplicitamente neppure di sottomissione. Penso che sia equivoco citare 1 Timoteo 3,4s, poiché tale brano non contempla il tema della sottomissione dei membri al conduttore, ma della cura del «sorvegliante» verso «l’assemblea di Dio». Inoltre, Efesini 6,1 riguarda i fanciulli (gr. tékna) e sarebbe equivoco considerare tali i membri di un’assemblea, ma tale problema è stato intuito dallo stesso lettore; si noti qui che è scritto «ubbidite nel Signore», non incondizionatamente. Come è stato evidenziato, i figli emancipati onorano i loro genitori, ma non sono obbligati a ubbidire loro; dove lo fanno, è un atto volontario.

     Giustamente «essere sottomessi gli uni agli altri» e «ubbidire gli uni agli altri» non sono coincidenti, e l’ultima espressione sarebbe paradossale.

     Il rapporto fra conduttori e credenti deve basarsi sul mutuo amore e rispetto. I membri devono tenere in onore i propri conduttori. Tuttavia, le guide di un’assemblea non sono proprietari dei credenti, ma solo loro «sorveglianti». Tutti i provvedimenti ecclesiali devono avvenire in comunione, col pari consentimento e preservando «l’unità dello spirito col vincolo della pace» (Ef 4,3).

 

 

2.  OBBEDIRE E CONDUTTORI: I termini «obbedire» (o ubbidire) e «anziano /i» non ricorrono nel NT. Nell’AT si trovano insieme in Esodo 3,18: «Ed essi ubbidiranno alla tua voce; e tu, con gli anziani d’Israele, andrai dal re d'Egitto». Ora, tali «essi» sono proprio gli «anziani d’Israele» (v. 15), che dovevano ubbidire a Mosè. Un altro brano (Dt 21,20) vede gli anziani della città come giudici, a cui i genitori del figlio ribelle si rivolgono: «Questo nostro figlio è caparbio e ribelle; non vuole ubbidire alla nostra voce, è senza freno e ubriacone». Quindi, mentre il primo brano è più vicino al nostro tema, il secondo no.

     Tale verbo non ricorre mai con «guide». Nelle nostre Bibbie si trova una volta in Eb 13,17 in connessione con «conduttori» (pres. pt. hēghéomai «condurre»). Se non che il verbo, che le traduzioni nostrane vogliono tradurre con «ubbidite ai vostri conduttori», è peíthō: «persuadere, convincere, tentare di persuadere; fidarsi, confidare, avere fiducia, affidarsi, essere fiducioso; med. e pass. lasciarsi persuadere (convincere); obbedire, dare retta; essere persuaso, credere, fidarsi di» (cfr. 2,13; 6,9; 13,18); qui c’è il pres. imp. pass. Non si tratta, quindi, di un’obbedienza, che nasce da un ruolo o da un comando, ma di un dare retta, che si basa sul convincimento sul campo e su un rapporto di reciproca fiducia. Nella mia traduzione letterale di Ebrei traduco così: «Dare retta ai vostri conduttori e siate arrendevoli!». Andando a rileggere l’articolo «Sottomissione ai conduttori e loro disciplina», vedo comunque che di ciò avevo già parlato approfonditamente; rimando lì per altri dettagli.

     Tale volontarietà sia nell’esplicare la funzione di pastore delle pecore, sia nel farsi condurre, che escluda ogni signoreggiare, traspare anche 1 Pietro 5,2s.

 

 

3.  SOTTOMISSIONE E OBBEDIENZA: Se l’ubbidienza è vista in tale ottica, c’è da chiedersi se la sottomissione contenga anche una certa misura di obbedienza volontaria verso chi si vede come propria autorità spirituale. Per lo meno nei confronti delle autorità civili è scritto nelle nostre Bibbie: «Ricorda loro che stiano sottomessi alle autorità [archḗ pl.] e alle potestà [exūsía pl.], che siano ubbidienti, pronti a fare ogni opera buona» (Tt 3,1). Qui hypotássō è «sottomettere»; in effetti, però, non c’è un verbo che intenda un «ubbidire» assoluto, ma peitharchéō «essere obbediente alle autorità, nel senso di rispettarle, dare loro retta» (cfr. At 5,29.32; 27,21 «bisognava darmi retta»). Altri brani, in cui ricorrono insieme «essere sottomessi o soggetti» e «ubbidire» e simili, nella Bibbia non ci sono. Chi fa un'attenta analisi del testo greco del NT, si renderà conto, con una certa dose di meraviglia, che manca un chiaro comando del tipo: «Siate sottomessi ai vostri conduttori!». Ciò mostra che i rapporti fra conduttori e membri erano regolati diversamente, come abbiamo già visto.

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: Alla fine di questa analisi, possiamo affermare che nessun conduttore possa reclamare obbedienzasottomissione assolute dai membri della sua assemblea. I conduttori sono chiamati «anziani» (presumeva l’autorità di capi), «guide», «sorveglianti» (o sovrintendenti) e simili; quindi, a tale funzione ministeriale è connessa una certa autorità. Tuttavia, essa non è data dalla posizione, che si occupa, ma dalla coerenza con la Parola, dall’essere irreprensibile e dal rapporto dinamico di guida e di cura dei membri della comunità. In un rapporto di mutua fiducia, le pecore si sottomettono volentieri a pastori, che si prendono cura di loro, e seguono le loro direttive spirituali, almeno fintantoché esse si accordano con la Parola di Dio; che tale «dare retta» (fiducia, credito) abbia tratti dell’ubbidienza volontaria, non è da escludere. Tuttavia, come abbiamo visto, Pietro ben insegnava ai conduttori, che il servizio degli anziani dev’essere volontario, come pure la sottomissione a loro, e che il rapporto fra conduttori e membri deve escludere ogni forma di signoreggiamento.

 

Bisogna obbedire ai conduttori? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Sottomissione e obbedienza ai conduttori? {Nicola Martella} (T/A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Obbed_condut_Avv.htm

21-02-2014; Aggiornamento: 06-03-2014

 

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