Non è mia intenzione entrare in una discussione fra fratelli all’interno di una
realtà ecclesiale locale, né prendere partito per qualcuno. D’altro canto, è
stata richiesta la mia opinione da un lettore e uno dei servizi offerto dal sito
«Fede controcorrente» è di rispondere ai quesiti posti. Confido nella maturità
dei fratelli che quanto qui detto non verrà usato in modo strumentale per
questioni e situazioni che non conosco. Non potendo verificare le cose con tutte
le parti in causa, devo necessariamente ritenere che chi ha posto il quesito,
abbia rappresentato correttamente i fatti e le opinioni altrui. Le mie
riflessioni vogliono rappresentare solo un approfondimento biblico, su cui
riflettere. |
La questione del lettore
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Qual è
l’orientamento biblico in relazione al numero dei figli? Più d’una volta,
purtroppo, ho dovuto ascoltare affermazioni del genere uscite dalla bocca d’un
leader evangelico e di sua moglie: «Fare molti figli il giorno d’oggi,
considerate le svariate difficoltà che ci sono, non è saggio, è sbagliato. I
figli costano e pure tanto. Chi fa molti figli rischia di farli vivere nel
disagio e nella povertà, e questo è diabolico».
Chiaramente, il sottoscritto, avendo 4 figli, (grazie a Dio), sentendosi
disturbato da affermazioni del genere, ha provato più volte a controbattere,
dimostrando il contrario proprio attraverso il vissuto famigliare.
La mia domanda è questa: La linea del leader in questione è biblica, oppure no?
È veramente diabolico fare molti figli, anche se moglie e marito credenti lo
fanno a mo’ di scelta consapevole? {Dario Costantini;
29-09-008}
La risposta ▲
I figli hanno
costato da sempre tempo, denaro, nervi, impegno, lacrime, notti insonni,
preoccupazioni e quant’altro. In tutta la Bibbia non c’è un solo verso in cui
Dio ingiunga ai genitori di fare solo un certo numero di figli.
Nei tempi biblici, avere molti figli era invece, oltre a un onore e a segno di
benedizione divina, una assicurazione per la vecchiaia. Chi non aveva
figli, guardava alla vecchiaia con timore e preoccupazione. I figli davano anche
un peso sociale e una famiglia numerosa poteva difendersi meglio dagli
avversari. Per questo è scritto: «Ecco, i figli sono un’eredità
che viene dall’Eterno; il frutto del seno materno è un
premio. Quali le
frecce in mano a un prode, tali
sono i figli della giovinezza. Beati coloro che ne hanno il
turcasso pieno! Non saranno confusi
quando parleranno coi loro nemici
alla porta» (Sal 127,3ss).
Anche gli scrittori dell’Antico Testamento sapevano che i figli costano,
ma non per questo si legge mai una singola volta che rimproverarono chi li
metteva al mondo copiosamente. Dio disse alla prima coppia: «Siate fecondi e
moltiplicate e riempite la terra» (Gn 1,28), come similmente prima lo disse
agli animali marini e ai volatili (v. 22); poi lo ripeté agli uomini, dopo il
diluvio (Gn 9,1.7). Non si legge di nessuna clausola secondaria del tipo:
«Moltiplicatevi, ma non fate molti figli, poiché rischiereste di farli vivere
nel disagio e nella povertà e, in tal modo, fareste il gioco del diavolo».
Anche nel
Nuovo Testamento non c’è un comandamento al riguardo, ma solo una scelta fra
rimanere singoli per il regno di Dio (1 Cor 7,7.34) o sposarsi e servire Dio in
coppia (1 Cor 9,5; At 18,26; 1 Cor 16,19).
Al conduttore Paolo prescrisse che «governi bene la propria famiglia e tenga
i figli in sottomissione e in tutta riverenza» (1 Tm 3,4; Tt 1,16), ma non
gli ingiunse un certo numero di figli; così anche per i «servitori» (1 Tm 3,12).
Perciò quella del numero dei figli è una questione che ogni coppia deve
liberamente e responsabilmente considerare dinanzi a Dio solo. Nessuno
può prescrivere qualcosa in merito nelle chiese. Si legge: «Guai a colui che
dice a suo padre: “Perché generi?”; e a sua madre: “Perché partorisci?”» (Is
45,10). Tale domanda è inopportuna anche se la pongono altri. Dio fece scrivere
a Geremia una lettera ai deportati in Babilonia, dicendo loro tra altre cose: «Fabbricate
delle case e abitatele; piantate dei giardini e mangiatene il frutto; prendete
delle mogli e generate figli e figlie;
prendete delle mogli per i vostri figli; date marito alle vostre figlie
perché facciano figli e figlie; e
moltiplicate là dove siete, e non
diminuite» (Gr 29,5s).
Tutto ciò ha anche un aspetto sociale. È strano che in un tempo in cui la
piramide generazionale si sta capovolgendo (sempre più anziani e sempre meno
giovani), si possa consigliare di non fare figli o di non farne più di tanti.
Chi pagherà, un giorno, la pensione a chi oggi non mette al mondo abbastanza
figli?
Voglio ricordare che una coppia si
moltiplica veramente solo da tre figli in poi; genitori che fanno solo due
figli, sostituiscono nel mondo solo se stessi, premesso che i figli arrivino
all’età riproduttiva pure loro.
La linea di tale leader, così come Dario l’ha espressa, non è per nulla
biblica né per altro sensata. È questo un «segno dei tempi» di una società che
ricerca l’edonismo, il materialismo e il godimento dei piaceri come bene in sé?
Come può essere «diabolico» qualcosa per la quale Dio ha più volte dato
un espresso comando (Gn 1,28; 9,1.7), senza mai revocarlo in modo chiaro ed
esplicito?
Per ogni «scelta consapevole» che i credenti fanno, avranno oneri e
onori. Nessun leader religioso però può prescrivere alla coscienza di una coppia
credente il numero di figli da fare. Questo sta nella loro libertà e
responsabilità. [►
L’etica della libertà e della responsabilità]
Per l’approfondimento di Genesi 1,28 e della moltiplicazione si veda Nicola
Martella, Esegesi delle origini.
Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 84-87. |
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Moltiplicatevi, ma non troppo? Parliamone
(T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Moltiplicatevi_non_troppo_GeR.htm
03-10-2008; Aggiornamento: 11-10-2008
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