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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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MINISTERI DELLE DONNE E CONDUZIONE DELLA CHIESA

 

 di Eliseo Paterniti - Nicola Martella

 

1. Le tesi {Eliseo Paterniti}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Il lettore prende qui posizione riguardo alle affermazioni di Salvatore Quero, che ho presentato e commentato nell’articolo «Ministero delle donne e fair-play». Di là dai rispettivi linguaggi, è apprezzabile lo sforzo di ambedue di far capire il loro punto di vista, sebbene Eliseo Paterniti usa più gli argomenti razionali per portare avanti il suo convincimento. Come a volte succede però, chi prende posizione contro certe asserzioni altrui, è portato a scivolare nell’altra direzione, se non tiene il timone al centro. Perciò se non fa una corretta e rigorosa esegesi contestuale, per non cadere da una parte del cavallo, si rischia di cadere dall’altra.

    La tesi singolare di questo lettore è che la donna, pur non potendo biblicamente condurre la chiesa locale, possa insegnare in essa alla comunità e possa addirittura svolgere una funzione di pastora, sebbene all'interno di un collegio di pastori, in cui sono presenti anche maschi. Qui di seguito vedremo se il pensiero di Eliseo Paterniti sia lineare e se i suoi argomenti siano del tutto convincenti. {Nicola Martella}

 

 

1. Le tesi {Eliseo Paterniti}

 

Dal mio punto di vista concordo con Nicola, certi linguaggi eccessivi (facendo capire una certa super spiritualità) sono inopportune.

     A mio avviso c’e da capire che tra ministero e guida della chiesa vi è una netta differenza. Da un periodo di tempo questa questione è oggetto delle mie riflessioni tanto è vero che ho iniziato un articolo, che adesso è ancora in fase di completamento.

     Se notiamo bene: «E Dio ne ha costituiti alcuni nella chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come dottori…» (1 Corinzi 12,28). Paolo non dice e non lascia intendere che questi ministeri sono destinati solo per gli uomini. Il ministero è un servizio spirituale che possono ricevere da Dio ogni persona disposta a stare in sottomissione a lui.

     Se ci si documenta bene nella storia biblica dell’Antico Testamento, si vedrà che sono esistite delle donne profetesse, come Maria la sorella di Mosè e Aronne (Es 15,20); Culda, moglie di Sallum (2 Re 22,14); Anna (Lc 2,36). Collegandole al Nuovo Testamento il profeta fa parte dei cinque ministeri.

     Se parliamo sul governo di chiesa non concordo affatto che la donna deve avere la preminenza nella conduzione, questa spetta all’uomo perché lui è stato costituito da Dio e non dall’uomo come capo della donna. Nella prima lettera di Paolo a Timoteo conferma chi deve espletare l’ufficio di governo o di vescovo nella chiesa debba essere uomo: «Questa parola è sicura: Se uno desidera l’ufficio di vescovo, desidera un buon lavoro. Bisogna dunque che il vescovo, sia irreprensibile, marito d’una sola moglie…» (1 Timoteo 3,1).

     Credo che la mia Bibbia sia la stessa delle altre e quindi non riscontro in nessuna parte l’esistenza della «vescova» moglie d’un solo marito. Oltre a ciò chi deve tenera a bada il nucleo famigliare è pertinenza del marito e non della moglie. «Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?» (1Timoteo 3,4-5). La donna è stata fatta da Dio come aiuto per il marito; comunque quest’ultimo la deve rispettare e onorare.

     Poiché non voglio dare l’impressione di fare uno studio, concludo dicendo quanto segue. Non è diabolico che la donna possa avere una chiamata al ministero qualunque esso sia, e che possa pure insegnare, solo che ogni cosa che fa quest’ultima, deve farlo in sottomissione a Dio e al suo capo che è l’uomo. Voglio ricordare che la maggior parte delle chiese se sono piene d’anime che lodano Dio è grazie al contributo delle donne. Una donna pastore non significa e non deve essere colei che deve governare la chiesa e che tutti gli debbano essere sottomesse, ma colei che cura le «pecore di Dio» con dedizione insieme ad altri pastori.

     Certamente questo soggetto è molto ampio perché richiama pure il modo di come deve essere governata e chi deve governare una chiesa. {20 marzo 2009}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

     ■ Ministero e conduzione: Chiaramente sono da distinguere. Si può essere bravo a evangelizzare, ma non per questo si dev’essere conduttore di chiesa. La discrimina al riguardo è già verso uomini che non corrispondono ai prerequisiti di 1 Timoteo 3 e Tito 1. Quantunque una donna avesse la maggior parte di tutte quelle qualità, non per questo potrebbe condurre una chiesa, biblicamente parlando. Bisogna distinguere quindi anche fra ministeri generici e ministeri di primo piano, che sono prerogativa dei conduttori (p.es. insegnare, 1 Tm 3,2;2 Tm 2,24; ammonire i disordinati e i contraddittori, 2 Tm 2,25). Un ministero d’insegnamento pubblico non era previsto per le donne (1 Tm 2,12), né per uomini che non ne avessero le prerogative. Per l’approfondimento si veda: Nicola Martella, «Ministeri preclusi alle donne», Generi e ruoli 2 (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 83-102.

 

     ■ Ministeri di primo piano: In 1 Corinzi 12 e in Efesini 4 sono presentati le funzioni ministeriali di primo piano. Non è condivisibile che tali ministeri fossero destinati a uomini e donne. ● Tutti gli «apostoli con nome», menzionati nel NT sono maschi. Essi erano missionari fondatori e guidavano le chiese che fondavano. ● Nessuna donna nel NT aveva pubblicamente un ministero di insegnante, essendo ciò relegato solo agli apostoli e ai conduttori. ● Dopo Giovanni Battista, l’ultimo dei profeti teocratici, non esisteva nessuno che fosse chiamato «profeta con nome». [► Profeta con nome nel NT] L’unica eccezione è Agabo, il quale però era probabilmente un profeta giudaico; egli non aggiunse nulla a ciò che Paolo (At 20,22) e i discepoli (At 21,4) non sapessero già, e le sue predizioni (At 21,10-13) non s’avverarono interamente nei termini da lui detti. [► Agabo] Come abbiamo mostrato altrove «profeta e apostolo» (proclamatore e missionario; Lc 11,47; Ef 2,20; 3,5; Ap 18,20) o «profeta e dottore» (proclamatore e insegnante; At 13,1; cfr. 2 Pt 2,1) designano la stessa persona, ossia quella che ha appunto un ministero di primo piano nell’opera di Dio. [► Profeti nel Nuovo Testamento; ► Profeti del nuovo patto]

     Nel NT c’è una differenza fra «profetare» (proclamare; At 21,9; 1 Cor 11,4s) ed essere «profeta» (proclamatore; 1 Cor 14,29ss). ● L’unica «profetessa con nome» che viene esplicitamente menzionata da Pentecoste in poi è «quella donna Jezabel, che si dice profetessa e insegna e seduce i miei servitori perché commettano fornicazione e mangino cose sacrificate agli idoli» (Ap 2,20).

 

     ■ AT e NT: Dobbiamo stare attenti quando facciamo riferimento al vecchio patto per trovarci una corrispondenza di ministeri col nuovo patto. Altrimenti facciamo, ad esempio, l’errore del clericalismo che si ricollega al sacerdozio levitico per accreditarsi. Il verbo ebraico naba’ «profetare, proclamare» era usato anche per la proclamazione innologica (così in 1 Cr 25,1ss in cui è stato tradotto con «cantare»). L’unica cosa riportata di Maria, sorella di Mosè, è appunto cantare (Es 15,20ss); mai è scritto che preannunciò alcunché. L’unico esempio di una profetessa che annunciò qualcosa da parte di Dio, fu Hulda (2 Re 22,14ss). C’è ancora il caso singolare di Anna profetessa (Lc 2,36); è un caso singolare poiché erano già quattro secoli che non c’erano profeti in Israele, da Malachia in poi; singolare è pure che non è riportata nessuna sua profezia, ma solo il fatto che, tra altre cose, «parlava del bambino [= Gesù] a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme» (v. 38). Tuttavia, come Gesù disse, Giovanni Battista fu l’ultimo dei profeti teocratici d’Israele (Mt 11,13), poi cominciò l’epoca dei proclamatori della buona novella (Lc 16,16). Nel NT, da Pentecoste in poi, non esiste nessun caso in cui una donna fosse chiamata «profetessa con nome» ma, come già detto, solo Jazabel, la falsa profetessa (Ap 2,20).

 

     ■ Preminenza nella conduzione: La preminenza nella conduzione non si può scindere dai ministeri di primo piano (p.es. insegnare). L’insegnamento pubblico nella chiesa è prerogativa dei conduttori. Perciò non si può affermare, come il mio interlocutore fa nella conclusione, che «la donna possa avere una chiamata al ministero qualunque esso sia». Come ci sono ministeri preclusi agli uomini che non rispecchiano le prerogative di 1 Tm 3 e Tt 1, ci sono ministeri pubblici preclusi alle donne a prescindere dalle loro capacità (p.es. conduzione, insegnamento). C’erano donne capacissime al tempo di Gesù, ma egli non le elesse «apostolesse». A Gerusalemme c’era senz’altro donne capaci, ma gli apostoli e le chiese non le elessero a loro braccio destro prima (At 6) e a conduttori della chiesa poi (At 15,2.4.6.22s; 16,4; 21,18); similmente accadde nelle altre chiese fondate (At 14,23; 20,17; 1 Tm 5,17; Tt 1,5; Gcm 5,14; 1 Pt 5,1.5).

 

     ■ Conclusioni adeguate?: Il ministero delle donne non è meno importante di quello degli uomini, ma è differente. Il contributo delle donne è essenziale nelle chiese, ma non dev’essere per forza di primo piano, ossia pubblico. A parte il fatto che il termine «pastore» è nel NT non una carica (conduttore) ma una funzione (cura d’anime) del conduttore, la presenza di una «donna pastore» nell’accezione corrente del termine non si può giustificare con una rigorosa esegesi contestuale del testo biblico, ma è una convenzione di certe chiese e una concezione figlia del femminismo. Se «pastore» è il titolo di chi conduce una chiesa, altrettanto fa immancabilmente una «pastoressa»: tutto ciò che è pubblico, è conduzione.

     Stando così le cose, avendo voluto Eliseo Paterniti sanare il «male» nato dall’articolo di Salvatore Quero, vediamo che la sua cura non è del tutto adeguata, anzi, per certi aspetti, è anch’essa patogena. Qualcuno dirà che la cura è peggio della malattia. Le conclusioni confermeranno Salvatore Quero nelle sue tesi e gli faranno addirittura credere che la situazione sia peggio di come pensava.

 

     ■ Ministeri per la donna: Essi sono tanti, ma mai pubblici dinanzi a tutta la chiesa e mai di conduzione e insegnamento. Oltre alla sua vocazione particolare di essere mamma (anche spirituale), può esercitare un vasto spettro di attività. ● La donna può evangelizzare a tu per tu. ● Può insegnare ad altre donne (Tt 2,3ss; cfr. At 16,13). ● Può insegnare ai bambini e ragazzi (2 Tm 1,5). ● In concerto col marito può discepolare a tu per tu uomini e donne, come fecero Priscilla e Aquila con Apollo (At 18,26). ● Può pubblicamente pregare e «profetare» (1 Cor 11,5), ossia proclamare in modo estemporaneo pensieri ispirati dalla sacri Scrittura al fine di edificazione, esortazione e consolazione (1 Cor 14,3s). ● Può esercitare l’ospitalità verso altri cristiani, specialmente verso coloro che si affaticano nell’opera del Signore (At 16,14s; 1 Tm 5,10). ● Può essere attiva nelle opere di misericordia verso poveri e afflitti (At 9,36.29; 1 Tm 5,10). ● Può fare opera d’assistenza (Rm 16,2). ● È controverso se in 1 Tm 3 si parli di una «servitrice» o della moglie del servitore; in ogni modo qui non c’è il termine «diaconessa». Anche in Romani 16,1 in greco non si parla di «Febe, la diaconessa», ma della «servente» e del fatto che abbia prestato assistenza agli altri; non aveva quindi un ministero pubblico, ma a tu per tu. Per l’approfondimento si vedano in Nicola Martella, Generi e ruoli 2 (Punto°A°Croce, Roma 1996), gli articoli: «La donna che serve», pp. 67-78; «Il ministero della nubile», pp. 79-82.

 

Donne, ministeri e conduzione della chiesa? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Ministeri_donne_conduz_UnV.htm

25-03-2009; Aggiornamento: 08-04-2009

 

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