Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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MALI ECCLESIALI E SOLUZIONI STRUTTURALI

 

 di Eliseo Paterniti - Nicola Martella

 

1. Le tesi (1) {Eliseo Paterniti}

2. Osservazioni e obiezioni (1) {Nicola Martella}

3. Le tesi (2) {Eliseo Paterniti}

4. Osservazioni e obiezioni (2) {Nicola Martella}

 

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Eliseo Paterniti prende qui posizione riguardo all’articolo «La «riforma strutturale» di Corrado Salmé: Strutture ed etichette ci salveranno?. Il seguente contributo avrebbe potuto trovare posto all’interno del tema di discussione «Strutture ed etichette salveranno la chiesa? Parliamone», ma a causa della sua lunghezza e della trattazione di aspetti specifici, abbiamo preferito metterlo extra.

 

 

1. Le tesi (1) {Eliseo Paterniti}

 

Riguardo a Corrado Salmè, lo conosco personalmente e qualche volta è stato pure a casa mia. Riguardo al suo libro, benché nei suoi discorsi mi è sembrato un po’ ripetitivo, secondo la mia valutazione personale, aldilà se lui si rispecchia o no in quello che ha scritto, devo dire che lui volesse contrastare la linea, che alcune chiese stanno adottando, ossia la linea del governo pastorale [monocratico, N.d.R.]. Forse perché da anni mi sono battuto contro questa linea, ossia che la chiesa non deve essere centrata solamente sul pastore ma sugli anziani e gli apostoli (vedi sul mio sito: Il governo di chiesa secondo l’ordine biblico). Corrado ha evidenziato, da quello che ho letto nel suo libro, che alcuni pastori hanno centrato l’attenzione della chiesa solo su se stessi anziché nel resto dei ministeri descritti in Efesi 4,11. Certo, se mi devo mettere a commentare nei dettagli il libro di Corrado, dovrei dilungarmi a lungo quando Nicola Martella. Riguardo alle barzellette che Corrado ospita nel suo sito e in modo particolare quella delle suore, qualche mese fa l’ho contestato, esprimendo il mio dissenso su questa barzelletta ma senza alcuna risposta da parte di Corrado e questo mi è dispiaciuto moltissimo. {20-08-2008}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni (1) {Nicola Martella}

 

Avrei preferito che Eliseo fosse andato più nel merito riguardo allo scritto di Corrado Salmé. Sulla malattia ecclesiologica, sembra siamo concordi: il conduttore monocratico o super-pastore. Sulla medicina discordiamo con Salmé, ma probabilmente anche fra di noi, almeno in alcuni importanti dettagli. Se l'analisi di Corrado Salmé sulle chiese rette da superpastori è condivisibile, non così la sua terapia: la restaurazione della chiesa mediante patriarcati e potentati apostolici e la pretesa che ogni conduttore dovrebbe essere sottomesso a un apostolo e a un profeta! Così torniamo ai patriarcati ecclesiali, ai «vescovi-conti» apostolici e alle chiese territoriali ordinate in modo piramidale. Se non sbaglio, questa è la stessa ideologia propugnata dal cosiddetto «G12» («Governo dei 12»), che assomiglia nelle sue forme pericolosamente alle strutture della massoneria e ai suoi gradi.

 

 

3. Le tesi (2) {Eliseo Paterniti}

 

Visto che Nicola Martella ha espresso il desiderio che posso entrare più nel merito riguardo a quello che ha scritto Corrado Salmé nel libro in questione, cercherò d’esprimermi come meglio posso.

     Come ho spiegato nel mio precedente e piccolo intervento, a me non importa parlare sull’attitudine di Corrado; so pure io delle notizie discordanti su di lui, sia quelle negative, sia quelle positive. Sia ben chiaro che non sono un fan di Corrado, ma semplicemente lo ritengo un amico e fratello in Cristo come qualsiasi altro, con tutti i suoi pregi e difetti poiché pure io sono un comune mortale come lo è Corrado, Nicola Martella, o qualunque altro.

     Premesso questo, in questa sede a me interessa di più valutare l’espressione che Corrado ha voluto fare, in qualche modo, in merito alla chiesa attuale in Italiana.

     Nella sua prefazione lancia un messaggio chiaro sulle condizioni della chiesa d’oggi, vi riporto una parte d’essa: «…Vediamo sbarcare nei porti della nostra nazione visioni, metodi, strategie che arrivano dall’estero. Li vediamo altrettanto partoriti nella nostra terra. Viviamo in una generazione dove tutti pensiamo illudendoci, di poter fare tutto e nello stesso tempo poter fare a meno l’uno dell’altro. Grazie a Dio questo non è possibile». Io credo che non possiamo negare, nella nostra nazione da diversi anni ormai (soprattutto nel movimento pentecostale, di cui io faccio parte) c’è una mancanza d’identità come chiesa, si è cercato d’importare attitudini e strategie spesse volte contrastanti rispetto alla Parola di Dio.

     Corrado nel suo libro sta «esortando» a ritornare in quei valori dottrinali e spirituali che la chiesa Italiana possedeva un tempo. Quando evidenzia la frase «Restaurare la visione apostolica nella chiesa» non intende come denominazione ma come attitudine biblica.

     Dobbiamo dire che oggi di spiritualità si nota ben poca in alcune chiese Italiane, poiché è entrato lo spirito di religiosità; quindi concordo con Corrado che tutto quello che si vede è solamente spiritualità apparente e di scarsa sostanza. Chi vi scrive è un cristiano evangelico pentecostale «tradizionale», anche se in alcuni aspetti difettoso, ma posso dire che negli ultimi anni ho sofferto molto per la superficialità di come si sta camminando nella buona parte delle chiese evangeliche.

     Non a caso sono stato spinto qualche tempo fa a scrivere un articolo dal titolo «Il sacro inganno», perché molte chiese e molti leader sono stati ingannati dalla modernità spirituale.

     Corrado afferma letteralmente: «…nello stesso tempo poter fare a meno l’uno dell’altro». Credo che vorrebbe dire che è entrato uno spirito di supremazia, per cui ci si crede che non si ha il bisogno d’aiuto o di consiglio del fratello, quindi si sta agendo al contrario di come l’apostolo Paolo ci descrive nella sua epistola ai Romani 12,3: «Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno». Questo tipo di malattia purtroppo si sta riscontrando in alcuni leader nella fattispecie dei pastori, poiché amano essere chiamati «pastore Tizio» o «pastore Caio», si credono d’essere arrivati alla cima più alta e quindi non hanno bisogno di nessuno, non si consigliano, o addirittura non ascoltano neanche gli «anziani della chiesa». Il risultato credo che ognuno di voi se lo può immaginare: infiltrazioni di false dottrine, dittatura, e la conclusione più dolorosa è, la spaccatura (separazione) delle chiese.

     Se il pastore, che ha importato in Italia la ormai discussa setta del «G-12», avesse ascoltato il consiglio degli anziani, questa novità non avrebbe dolorosamente danneggiato la sua chiesa locale e non avrebbe contaminato altre chiese in Italia, soprattutto non ci sarebbe stato lo squilibrio all’interno di famiglie.

     Quindi quando Corrado scrive di ritornare nei primi valori della chiesa non possiamo dargli torto su questo.

     Il governo pastorale nella chiesa Italiana da dove è venuto? Credo che lo immaginate: da oltre oceano; prima la chiesa era una famiglia, veniva governata esattamente come la prima chiesa degli Atti degli Apostoli cioè in modo collegiale. Alcuni giorni fa ho saputo una notizia sconcertante che qualche pastore italiano nella propria chiesa si fa scortare dal servizio d’ordine; se un membro volesse salutarlo o chiedergli qualcosa, verrebbe subito allontanato dagli addetti del servizio d’ordine. Da dove ha copiato quest’attitudine? Ve lo lascio immaginare… Come possiamo definirlo? Un pastore in azione o un pastore di professione? Io credo solo, di poterlo definire un pastore di professione.

     Corrado nel suo libro esclama: «…Non abbiamo alcuna difficoltà a chiamare “pastore” chi guida una comunità, ma abbiamo un’estrema difficoltà nel riconoscere gli apostoli e i profeti e chiamarli tali. Perché?». In questo concordo pure io, benché io non sono amante di chiamare un leader per titolo, qualunque sia il suo ufficio. Perché non chiamarli per nome o in alcuni casi fratello Tizio o fratello Caio?

     Ma se devono essere chiamati per il loro ufficio, credo che devono essere chiamati tutti o nessuno, quindi nessuna eccezione per il pastore.

     In conclusione io credo che il linguaggio che adotta Corrado nel suo libro, è un linguaggio semplice e comprensibile per chiunque. Lui stesso s’esprime che non vuole dare l’impressione d’un parlare teologico ma denunciare la realtà, in cui la chiesa italiana sta vivendo.

     A questo punto non so se si deve discutere sulla persona di Corrado o sul contenuto del libro. Io ho preferito parlare sul contenuto del libro. In caso contrario, se Corrado Salmé sta predicando bene e razzola male, sarà un problema suo. Ribadisco che ho contestato a lui le barzellette ospitate nel suo sito e in modo particolare quella delle due suore, e ci sono rimasto male perché lui, oltre al fatto che non ha tolto le barzellette, non si è «degnato» neppure di rispondermi. {26-08-2008}

 

 

4. Osservazioni e obiezioni (2) {Nicola Martella}

 

1.  I MALI DELLE CHIESE

    Bisogna essere onesti, tra «visioni, metodi, strategie che arrivano dall’estero» ci sono anche le tendenze di trasformare le chiese in sale di concerto o in sale da ballo. [► Danzare per il Dio che danza?; ► Danzare per il Dio che danza? Parliamone 1; 2] Guardando i concerti cosiddetti cristiani e i loro modelli secolari, formalmente non si notano grandi differenze. Anche il «Restaurare la visione apostolica nella chiesa» è un’importazione dall’estero. Anch’essa si basa su mutamenti formali, di struttura, talché si parla di «riforma strutturale».

     Potremmo parlare di alcuni mali delle chiese. La fede è diventata qualcosa di formale, da ostentare in incontri di massa, possibilmente piacevoli e divertenti, con spettacolo e intrattenimento. La fede è oramai un «bene di consumo». A ciò hanno contribuito assimilazioni di modelli esteri, il credito dato a particolari «unti» che hanno fatto della devozione un business, la fede come religiosità di massa (anche per imporsi al mondo), la fede da concerto e da teatro. Nella spiritualità solamente apparente e di scarsa sostanza hanno quindi molta responsabilità coloro che non hanno nutrito i discepoli con una chiara esegesi della Parola che porta all’ubbidienza della fede, ma con allegorie e indebite spiritualizzazioni che hanno portato a poche radici morali e alla spettacolarizzazione della fede per attrarre le masse.

     Gli stessi conduttori delle chiese, invece di portare a maturità i discepoli e farne collaboratori, hanno accentrato il potere su di sé, resuscitando la conduzione monarchica dei primi secoli, che ha condotto poi ai patriarcati ecclesiali. I conduttori monarchici non hanno piacere che ci sia una chiesa madre che riproduca chiese figlie, che poi arrivano a maturità riproduttiva e quindi all’indipendenza; anzi essi hanno reso le loro chiese bulimiche, fagocitando gruppi e comunità più piccole, offrendo «alternative» spettacolari che hanno in breve dissanguato i gruppi più piccoli e resi anemici e prossimi alla morte. Tali conduttori monocratici si sono in pratica trasformati in «vescovi conti» della loro zona, in patriarchi. Spesso, per stare dietro alla ditta monocratica, non di rado di famiglia, il conduttore si è trasformato in «pastore senior» (patriarca), sua moglie ha assunto il ruolo di pastora e i suoi figli (più qualche altro) si sono trasformati in «pastore di…» (giovani, musica, worship, ecc.).

     L’unico modo come una tale chiesa-patriarcato si è moltiplicata, se mai è accaduto, è per spaccatura in seguito a guerra intestina e a lotte di potere.

 

 

2.  SOLUZIONI PREGNE DI PERICOLI

    Se questo è il problema, specialmente delle chiese pentecostali, le soluzioni mi sembrano essere peggio della malattia. Ci sono vie autoritarie come il cosiddetto «G12» (Governo dei 12), con cui si estende in effetti i patriarcati cittadini dei super-pastori a patriarcati di provincia, di regione, di nazione e del mondo. Si copia così il modello cattolico, ortodosso, anglicano, protestante, eccetera delle province ecclesiali, rette da sinodi e «conferenze episcopali», costruite in modo piramidale e che confluiscono nelle mani di dirigenti mondiali. Il Vaticano e la struttura della chiesa di Roma ce lo insegna.

     La soluzione prospettata da Corrado Salmé va proprio in tale direzione. Ogni (super-)pastore dovrebbe avere su di sé come autorità un apostolo e un profeta, quindi s’innalza il livello di gerarchia. Inutile ricordare che l’apostolo per Salmè non sia semplicemente il «missionario fondatore» e che il «profeta» non sia semplicemente la funzione di proclamatore ispirato fra altri sulla base della lettura comunitaria e partecipata della Parola (1 Cor 14,29-32). Quale sarà il prossimo passo? Ci saranno presto apostoli e profeti che reclameranno una funzione non solo zonale, ma regionale e nazionale: ecco che si creeranno sinodi, burocrati e patriarcati… una brutta copia di altre denominazioni in versione carismatica. Religione e politica verranno mischiate, pulpito e tribuna politica coincideranno, s(super-)pastori, apostoli e profeti saranno parimenti i leader che si candideranno alle prossime elezioni. Non bisogna essere estremamente ingenui, dimenticando che in ciò, che Corrado Salmé asserisce, è discepolo di Liborio Porrello, che ha scritto il modello «G12» (Governo dei 12) sulla sua bandiera e ha mobilitato la sua chiesa e altre per un partito politico. Ce lo vedete l’apostolo Pietro candidare per il PGC «partito giudeo-cristiano», e Paolo per il PCG «partito cristiano gentile», rimanendo di pari tempo leader delle chiese da loro fondate? E ce li vedete la mattina a fare discorsi politici (pieni di umanesimo e pensiero positivo) dalla tribuna per cambiare politicamente la società e il mondo, e la sera predicare sul questo «mondo malvagio» lontano da Dio e sulla necessità della rigenerazione? Ce li vedete, infine, la mattina a cercare consensi elettorali sulla base della «tolleranza», e la sera proclamare che tra giustizia e iniquità, tra Cristo e Beliar e tra fedele e infedele non c’è alcun comune denominatore (2 Cor 6,14ss)?

     Il problema di base nella concezione di Salmé è proprio il fatto che egli non parta dall’esegesi contestuale del NT, ma dai problemi inerenti alle chiese specialmente pentecostali, che stanno adottando continuamente modelli dall’estero. Poi riempie i concetti ministeriali (pastore, apostolo, profeta) a proprio arbitrio o con contenuti tipici del carismaticismo. Il ricorso alla versettologia per avvalorare la sua tesi, serve solo per dare una tinta «biblica» a tale concezione. Non mi dilungo di più, avendo affrontato tutta la questione nell’articolo «La «riforma strutturale» di Corrado Salmé: Strutture ed etichette ci salveranno?».

 

 

3.  CENNI DEL REPERTO BIBLICO

    Alle facili e autoritarie soluzioni, basate su strutture, etichette e gerarchie di potere, bisogna contrapporre le soluzioni che provengono dallo studio esegetico contestuale del reperto biblico del NT.

     ■ 1. Gli apostoli erano missionari fondatori e agivano nel loro proprio «campo» di missione (2 Cor 10,15s), laddove Cristo non era ancora nominato (Rm 15,20), sebbene essi nei loro viaggi visitassero ogni tanto le chiese fondate (At 15,36) e tenessero contatti epistolari con i credenti (così sono sorte le epistole del NT)[1].

     ■ 2. Per ogni luogo di missione gli apostoli eleggevano dei conduttori (chiamati episcopi o presbiteri), prima di andare altrove (At 14,23). Questi ultimi, aprendo le loro case, permettevano il raduno dei credenti nelle cosiddette «chiese in casa»[2]; essi erano le autorità spirituali locali e formavano insieme una specie di «collegio di conduttori».

     ■ 3. Quando gli apostoli tornavano nelle chiese fondate, ciò che dava loro autorità era la sacra Scrittura. Tale autorità era di natura spirituale e pastorale per l'edificazione e non un potere strutturale all'interno di una gerarchia.[3] Ciò era mostrato dal fatto che Paolo, allora semplice conduttore di chiesa di Antiochia, rimproverò pubblicamente Cefa (Pietro, Gal 2). Anche Pietro, scrivendo agli anziani delle chiese giudaiche della diaspora, si presentò come anziano fra gli anziani (1 Pt 5,1). Anche Giovanni, scrivendo alla chiesa in cui si trovava Gaio e pur avendo col conduttore di tale chiesa seri problemi, non fece valere nessuna autorità apostolica, quindi nessun potere strutturale all'interno di una gerarchia (3 Gv).

     ■ 4. Il conduttore dev’essere un allenatore che porta a maturità le pecore, non un addomesticatore che tiene le pecore in timorosa soggezione, per poter prevalere, che dice loro su quale piedistallo stare o dove saltare e che ha potere di vita e di morte su di loro.

 

 

[1]. 1 Cor 1,11; 5,9.11; 7,1; 9,15; 2 Cor 2,3.9; 7,12; Gal 6,11; Ef 3,3; Eb 13,22; 1 Pt 5,12; 2 Pt 3,15; 1 Gv 2,14.21.26; 5,13; 3 Gv 1,9.

[2]. Cfr. At 8,3; Rm 16,5; 1 Cor 16,19; Col 4,15; Flm 1,2.

[3]. Cfr. 1 Cor 9,14-23; 2 Cor 10,8; 13,9s; 1 Ts 2,6s.

 

     Per gli altri dettagli rimando ai seguenti articoli:

Profeta con nome nel NT

Profeti nel Nuovo Testamento

Profeti del nuovo patto

Profezia e profetare nel NT

Profeti falsi nell'Antico Testamento

 

*°*°*°*°*°*°

 

Supervisione di apostoli sui conduttori di chiesa? 1 {G. Cappellini - N. Martella} (T/A)

Supervisione di apostoli sui conduttori di chiesa? 2 {G. Cappellini - N. Martella} (T/A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Mali-eccl_soluz-struttur_UnV.htm

27-08-2008; Aggiornamento: 27-09-2008

 

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