1.
ENTRIAMO IN TEMA: Scrivendo questo articolo, premetto che sono
grato per i tanti credenti che hanno scritto inni biblici, ossia che
rispecchiano la sana dottrina, che si evince chiaramente dalla sacra Scrittura.
Qui di seguito parlerò di alcuni inni e canti, che io evito di cantare,
ciò non ha nulla a che fare con le persone degli autori né con la loro attività
complessiva, ma soltanto agli aspetti di cui parlerò. Ciò non mette in dubbio la
loro moralità, il loro amore per il Signore e per la Scrittura e la loro
devozione. Lo scopo è di accendere una riflessione comune, perché possiamo
fare meglio.
Chiaramente non canterei nessun canto in cui si invoca una qualsiasi persona,
che non sia Dio onnipotente o Gesù Cristo. Non canterei neppure nessun canto, in
cui lo Spirito Santo venga invocato e pregato. Chiaramente lo Spirito
Santo è una delle tre persone della Deità, ma il suo attuale ministero è presso
il credente (Rm 8,26s), Egli non è il destinatario di preghiere e invocazioni.
In tutto il NT non esiste nulla del genere e neppure serve la scusante che,
essendo lo Spirito Santo Dio, invocando l’uno, invochiamo anche l’altro. Il
compito attuale dello Spirito di Dio non è quello di ricevere preghiere e
invocazioni a sé, ma di creare il culto santo a Dio e l’adorazione di Cristo con
sospiri ineffabili. Per un maggiore approfondimento rimando all’articolo «Pregare
lo Spirito Santo?».
A ciò si aggiunga che tutti gli inni, in cui si invoca l’avvento dello Spirito
(«Vieni, Spirito Santo…»), sono dottrinalmente sbagliati. Infatti lo
Spirito di Dio è venuto ed è stato manifestato storicamente in terra a
Pentecoste (At 2). Inoltre, Gesù disse allora ai discepoli di aspettare a
Gerusalemme finché non fosse manifestato (Lc 24,49; At 1,4s), non che essi ne
invocassero l’avvento. Anche dopo Pentecoste, non esiste nessun brano in cui
venga insegnato l’invocazione o l’evocazione dello Spirito di Dio. Nel libro
dell’Apocalisse lo Spirito Santo è rappresentato dai «sette Spiriti
che sono davanti al suo trono»
(Ap 1,4; 4,5); essi sono i «sette Spiriti di Dio» e appartengono
all’Agnello (Ap 3,1). Giovanni vide l’Agnello, che aveva «sette occhi»
(onniveggenza), i quali vengono spiegati così: «Sono i sette Spiriti di Dio,
mandati per tutta la terra» (Ap 5,6); in tal senso, lo Spirito Santo è
l’ambasciatore e il rappresentante di Cristo nel mondo. Tutte le invocazioni,
presenti nell’Apocalisse, valgono perciò solo per l’Onnipotente («Colui che
siede sul trono») e per il suo Messia (l’Agnello; Ap 4,9s; 5,13; 6,16; 7,15;
21,5). È lo Spirito che invoca Cristo insieme alla chiesa di venire a regnare in
terra! (Ap 22,17).
L’unica eccezione sono nel NT le formule di benedizioni trinitarie: «La
grazia del Signor Gesù Cristo e l’amore di Dio e la comunione dello Spirito
Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13,13). Qui, comunque non c’è
un’invocazione allo Spirito.
2.
ALCUNI ESEMPI CONCRETI
2.1. SALI IN ALTO?:
Ricordo che molti anni or sono, durante una riunione devozionale con gli
studenti nell’istituto biblico (Ibei) di Roma, in cui avevo la responsabilità
della conduzione quel giorno, furono proposti alcuni canti, alcuni dei quali
nuovi. A un certo punto, sbottai e dissi: «Questo inno non lo canto!». Gli
studenti rimasero perplessi e già con gli occhi mi interrogavano sul motivo.
Tale canto recitava, a un certo punto: «Sali in alto e regna su noi».
Dissi agli astanti: «Gesù è già salito in alto ed è seduto sul trono di Dio.
Perciò tale invocazione è sbagliata». Feci mutar il testo come segue: «Tu
dall’alto, sì regna su noi». Così cantammo poi tale inno anche nella nostra
comunità.
2.2.
L’INNO DEGLI IGNARI?: Un altro inno, che non canterei mai così, come
sta, si intitola «Gloria all’Eterno» e nella prima strofa recita:
Originale |
|
Revisione suggerita |
Quando io vedo il sole
apparire, non mi domando perché lui sta là. Quando io vedo il mare
ondeggiare, no, non mi chiedo perché lo fa. E nel vedere le nubi che
danno l’acqua del cielo non resto a guardare. Ma mi inginocchio e comincio a
pregare: Grazie Signore, grazie Signor. |
|
Quando io vedo il sole
apparire, sì mi domando perché lui sta là. Quando io vedo il mare
ondeggiare, sì, io
mi chiedo perché lo fa. E nel vedere le nubi che danno l’acqua del cielo non
resto a guardare. Ma mi inginocchio e comincio a pregare: Grazie Signore, grazie
Signor. |
Lo stesso vale per
la seconda strofa. Le intenzioni dell’autore saranno state buone, ma secondo
alcuni di noi si trasmetteva qui agli altri l’impressione che la fede sia per
gli ignoranti. Io e un credente biologo ci trovammo concordi che noi ci
chiedevamo spesso la ragione delle cose e come, sebbene poi non restiamo
soltanto a guardare, ma adoriamo il Signore per le cose da Lui create. Ho
cercato l’autore in rete, ma non l’ho trovato; gli avrei chiesto di emendare
così il testo di questo bell’inno.
2.3.
ESSERE O DIVENTARE?: Un altro inno molto bello, ma che non canto è «Il
tempio di Dio», che nel coro recita:
Originale |
|
Revisione suggerita |
Il tempio di
Dio voglio essere io, sentirmi ripieno di te; morire davvero al mondo che
lontano mi porta da te. |
|
Da tempio di
Dio voglio vivere io, sentirmi ripieno di te; morire davvero al mondo che
rifiuto per Cristo, mio Re.
|
Così come sta, è un
canto adatto soltanto per chi si deve ancora convertire, ma non per
coloro che già sono tempio di Dio (1 Cor 3,16s; 2 Cor 6,16) o dello
Spirito (1 Cor 6,19) e suggellati dallo Spirito Santo per il giorno della
redenzione (Ef 1,13; 4,30). Inoltre il finale è troppo negativo per un
ritornello. Perciò suggerisco i cambiamenti proposti. Chiaramente la
prima strofa è adatta specialmente a chi si vuole ancora convertire,
specialmente il secondo verso: «Col sangue del Figliuolo tuo cancella tu la
schiavitù che mi separa da te, la vergogna che io non sopporto più; sono pronto
mi pento Signor». Chi ha già accettato Gesù, non può ancora cantare tale strofa,
ma tutt’al più ricordare come è stato allora, quando ha accettato Cristo
come personale Signore e Salvatore della sia vita.
Ricordo che, quando tale inno fu introdotto nella nostra comunità, piacendo a
tanti come melodia, poiché mi appariva troppo mistico, vi aggiunsi una strofa
finale che recitava così: «Voglio portar il tuo giogo su di me, voglio obbedir
interamente al tuo voler: cercarti, ascoltarti, servirti ognor; ora, puoi
trasformar il mio cuor».
Noi ci accordammo a cantare tale inno appunto come ricordo della nostra
conversione e come invito ai non-credenti a cantare così. In rete ho
trovato testo e accordi (qui).
Su una pagina (qui)
l’autore è indicato come «D. Gianno»; non lo conosco, ma se potessi dialogare
con lui, gli farei tali suggerimenti, per rendere migliore un inno molto bello e
suggestivo.
2.4.
CROCE CHE SANGUINA ANCOR?: Un altro bell’inno, che ha un gran neo è «Su
quel colle fatal». Si può dare venia alla troppa mistica della croce,
presente nell’inno, visto che è molto cristologico. In rete ho trovato testo e
accordi (qui)
e un video (qui).
Visto che si tratta di una traduzione (The Old Rugged Cross), si poteva adattare
meglio tale inno alla sacra Scrittura.
Originale |
|
Revisione suggerita |
Ora guardo a quel legno lassù
Rozza croce che
sanguina ancor
Essa accolse il mio caro Gesù
Per
offrirgli la morte e il dolor |
|
Ora penso a quel legno lassù
Rozza croce che
sanguinò allor
Essa accolse il mio caro Gesù
Per
offrirgli la morte e il dolor |
Infatti, non esiste
una croce sul Calvario che si possa ancora guardare, né essa sanguina ancora.
Cristo, versando il suo sangue, «è entrato, una volta per sempre, nel
santuario, avendo acquistata una redenzione eterna» (Eb 9,12). Quindi, non
veniamo invitati ad andare la Golgota, ma abbiamo direttamente, per fede, «libertà
d’entrare nel santuario in virtù del sangue di Gesù» (Eb 10,19).
3. ASPETTI CONCLUSIVI :
I canti sono stati da sempre la via per inculcare la dottrina nelle menti
delle persone, e questo in bene e in male. È quindi molto importante verificare
ciò che cantiamo. Si possono introdurre false dottrine e mezze verità
proprio con inni e cantici, poi la ripetizione farà calare la soglia
d’attenzione, finché qualcosa diventa convenzione. Riformulando un vecchio
proverbio, si potrebbe dire: «Dimmi cosa canti e ti dirò chi sei».
Tutto ciò significa che i conduttori di chiesa devono stare molto attenti
a ciò che fanno cantare nelle loro comunità, verificando i testi uno a uno.
Ciò significa pure che i cantautori, che scrivono spesso sotto impulso,
in un momento particolare della loro vita, fanno bene a far verificare i loro
testi da dei credenti maturi e conoscitori di teologia e dottrina bibliche. Se
credono che i loro testi e le loro musiche siano tanto direttamente ispirati
dallo Spirito Santo, oltre a essere sprovveduti, mostrano un orgoglio di fondo,
che risulterà a danno loro e di chi li ascolterà o canterà i loro canti.
Nella cosiddetta ispirazione innologica — non è da confondere con
l’ispirazione biblica — entrano in gioco vari elementi: lo stato d’animo del
momento, l’indole dell’autore, le esperienze del periodo, sia positive, sia
negative, le «provocazioni» concrete da cui parte l’impulso o «ispirazione», le
«contaminazioni» mediante un inno altrui, magari in un’altra lingua o
provenienti da altri ambienti. A volte, sono degli accordi che girano in testa
per giorni, a cui poi si dà polpa con un testo proprio o altrui. Altre
volte si parte da un testo proprio o altrui, ispirato dalla lettura biblica o
dall’esperienza e poi vi si aggiunge una musica conosciuta o una improvvisata.
Col tempo si lima qui e là. Quindi, guai a credere che, sentendosi «ispirati»,
si sia infallibili!
Sopra ho riportato soltanto alcuni esempi. Forse gli stessi lettori ne possono
suggerire altri e dirci quali siano gli inni che essi eviterebbero di cantare o
che non canterebbero mai.
►
Inni che evito di cantare! Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
L’ispirazione innologica {Nicola Martella} (T)
►
Musica equivoca fra sacro e profano {Nicola Martella} (D)
►
Testo e musica dello Spirito Santo 1 {Nicola Martella} (T)
►
Testo e musica dello Spirito Santo 2 {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Inni_non-cantare_UnV.htm
12-07-2010; Aggiornamento: 20-07-2010 |