Caro fratello
Nicola, dopo aver letto il tuo scritto «Internauti
sgrammaticati», non ti nascondo la mia perplessità al riguardo.
A volte ho qualche difficoltà nella grammatica quando ci sono di mezzo i nomi
della Trinità. È scontato che il loro nome si scrive con lettera maiuscola,
come pure i pronomi personali. Spesso però trovo questi pronomi personali
con lettera maiuscola anche quando sono al termine della parola. Faccio un
esempio: adorarTi, sentirTi, rammentarLo.
Trovo questi esempi nel nostro: «Inni e canti cristiani», oltre che in tante
dispense locali di canti. Non sono esenti nemmeno alcuni autori di
libri. Anche negli aggettivi possessivi, molti fratelli usano la
lettera maiuscola. Quando si parla della «cena del Signore», spesso leggo «Santa
Cena del Signore» con la maiuscola. Forse a far capire che è la cena santa?
E gli esempi certamente non si esauriscono qui, ma credo di aver dato l’idea di
ciò, che intendo dire. Servirebbe una grammatica biblica. Mi daresti una
mano? Fraterni saluti. {Bartolomeo Ciociola: 09-02-2014} |
1. I SOSTANTIVI
I credenti farebbero bene a rileggersi, ogni tanto, una grammatica italiana;
commetterebbero meno errori nello scrivere. La grammatica italiana prescrive che
tutti i nomi personali di uomini, animali, cose e luoghi vengano
designati con la lettere iniziale maiuscola, per distinguerli. In tedesco,
invece, ciò vale per tutti i sostantivi senza eccezione, e anche per gli
aggettivi sostantivati. Una donna di nome «Gloria» può avere anche poca
gloria e fama, ma va in maiuscolo. Di per sé ciò vale anche per «Terra»,
quando non indica il suolo, ma il pianeta. Il cane (minuscolo) si chiama «Fido»
(maiuscolo).
Ciò vale specialmente per i soprannomi, ad esempio: «Giovanni il
Battista» (Mt 3,1; 11,11s); «Simone detto Pietro» (Mt 4,18; 10,2); poi «Pietro»
fu usato anche da solo (Mt 16,18.22s; 17,1; aramaico «Cefa»; Gv 1,42; Gal
2,9.11.14); «Simone chiamato Zelota»
(Lc 6,15); «Giuda, chiamato Iscariota» (Lc 22,3); «Toma detto Didimo» (Minimo;
Gv 21,2); «Simeone chiamato Niger» (At 13,1);
troviamo anche le motivazioni: «Giuseppe,
soprannominato dagli apostoli “Barnaba”, che tradotto vuol dire: “Figlio di
consolazione”» (At 4,36).
Lo stesso vale per i titoli: «Gesù, che è chiamato Unto» (Mt 1,16), «Gesù
detto Unto» (Mt 27,17.22); in seguito anche da solo:
«l’Unto» (Mt 16,16; 1 Cor 1,13); il «Nazareno» (Mt 2,23). Ci sono anche
nomi e titoli grecizzati: «il Messia, che è chiamato Unto» (Gv 4,25);
«Saulo, chiamato anche Paolo»
(At 13,9).
2. LE LINGUE
DELLA BIBBIA
Nell’ebraico biblico non esiste una distinzione fra maiuscole e
minuscole. I primi manoscritti della Bibbia in greco
furono chiamati «maiuscoli», appunto perché tutto il testo era in caratteri
maiuscoli. Ciò valeva per nomi, pronomi, aggettivi, apposizioni e quant’altro.
I traduttori della Bibbia in italiano si sono attenuti in genere alle
regole grammaticali generali, mettendo in maiuscolo tutti i nomi personali e in
minuscolo tutto il resto, compresi i pronomi personali (egli, lui, sé, loro,
ecc.), aggettivi personali (suo, suoi, ecc.). E ciò vale per le persone divine,
quanto per gli uomini. In nessuna parte della Bibbia viene dato del «Lei» a Dio,
a re, a persone in autorità e così via.
3. PRONOMI E
AGGETTIVI
Passi l’uso di «Egli» e «Lui» per le persone divine, essendo usati
come riferimenti ai nomi e per distinguere nella stessa frase Dio dall’uomo; ad
esempio: «Chi è l’uomo, che teme il Signore? A lui
Egli [= Dio] insegnerà la via, che
egli [= l’uomo] deve scegliere» (Sal
25,12). Secondo me, tutto il resto si fa bene a metterlo in minuscolo,
poiché rende solo più pesante la lettura ed è del tutto inutile. Quindi, in
riferimento alle persone divine io scrivo: adoro te, adorarlo, ti
ringrazio, ringraziarti, pregarlo, supplicalo, e così via. Trovo un fronzolo
inutile scrivere, ad esempio: adoro Te, adorarLo, Ti ringrazio,
ringraziarTi, pregarLo, supplicaLo, eccetera.
Lo stesso discorso vale per l’uso inutile delle maiuscole negli aggettivi
possessivi, quando riferiti a Dio e quando non c’è modo di fraintendere.
Alcuni non scrivono solo «il Suo amore», ma addirittura «il Suo Amore».
Continuando così, si metteranno in maiuscolo intere frasi, appesantendo solo la
lettura.
4. TRADUZIONI E
ERRONEE CONVENZIONI
Mettendo in maiuscolo pressoché tutto ciò, che si riferisce a Dio, si crea anche
una falsa convenzione, che trascinerà gli altri, specialmente i pigri
grammaticali, che pensano di dare maggiore gloria a Dio, abbondando con le
maiuscole. Allora si scrive, ad esempio, addirittura: «…DIO, il Cui Amore…».
Involontari colpevoli sono qui anche le traduzioni della Bibbia. La Nuova
Riveduta ha messo «Signore» in
maiuscoletto come segnaposto per l’ebraico Jahwè, così da distinguerlo da
’adônāj «Signore»; ciò è inutile, visto che la Settanta usa in
greco per ambedue perlopiù Kýrios
«Signore» (cfr. Gn 15,2 despótēs
per ’adônāj
Jahwè [con le vocali di
’ëlohîm,
quindi «Signore Dio»]). Lo stesso dicasi anche
della Nuova Diodati, che ha scritto «DIO» per l’ebraico
’ëlohîm;
ciò è inutile, visto che la Settanta usa in greco Theós «Dio».
5. AGGETTIVI E
TERMINI TECNICI
Quanto all’uso degli aggettivi, essi vanno in minuscolo, a meno che non
formino insieme al sostantivo un termine tecnico oramai standard. Ad esempio, in
campo cattolico la «Sacra Famiglia» non intende una famiglia qualsiasi
consacrata al Signore, ma riproduzioni artistiche, in cui compaiono Gesù,
Giuseppe, Maria. Lo stesso dicasi, ad esempio di «Santo Sepolcro», il
presunto luogo, dove fu sepolto Gesù a Gerusalemme, e «Terra Santa» per
la Palestina (cfr. anche «Sacro Cuore»; «Santa Sede» per la curia di Roma; festa
di Ognissanti).
Nella Bibbia preferiamo scrivere «Spirito Santo», quando intendiamo lo
Spirito di Dio, poiché è diventato un termine tecnico e una designazione
personale; nelle nostre Bibbie «spirito» porta la maiuscola a volte a
sproposito, poiché il traduttore presume che si riferisca al Pneuma divino (cfr.
Ef 4,3 «unità dello Spirito», che intende semplicemente «unità spirituale»).
Perciò, si può scrivere «santa cena» o «Santa Cena», anche se io
preferisco «cena del Signore», che essendo oramai un termine tecnico, si può
scrivere «Cena del Signore», indicando la «cena pasquale», in cui Gesù
istituì il nuovo patto.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Gramma_BB_Mds.htm
18-03-2014; Aggiornamento: |