Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
■ Vita di comunità
■ Abbecedario riflessivo
■ Ad acta
■ Dietro il velo
■ Casella postale biblica
■ Variazione delle costanti
■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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SE CI FOSSE UNA GRAMMATICA BIBLICA!

 

 di Nicola Martella

 

Caro fratello Nicola, dopo aver letto il tuo scritto «Internauti sgrammaticati», non ti nascondo la mia perplessità al riguardo.

     A volte ho qualche difficoltà nella grammatica quando ci sono di mezzo i nomi della Trinità. È scontato che il loro nome si scrive con lettera maiuscola, come pure i pronomi personali. Spesso però trovo questi pronomi personali con lettera maiuscola anche quando sono al termine della parola. Faccio un esempio: adorarTi, sentirTi, rammentarLo.

     Trovo questi esempi nel nostro: «Inni e canti cristiani», oltre che in tante dispense locali di canti. Non sono esenti nemmeno alcuni autori di libri. Anche negli aggettivi possessivi, molti fratelli usano la lettera maiuscola. Quando si parla della «cena del Signore», spesso leggo «Santa Cena del Signore» con la maiuscola. Forse a far capire che è la cena santa?

     E gli esempi certamente non si esauriscono qui, ma credo di aver dato l’idea di ciò, che intendo dire. Servirebbe una grammatica biblica. Mi daresti una mano? Fraterni saluti. {Bartolomeo Ciociola: 09-02-2014}

 

 

1. I SOSTANTIVI

     I credenti farebbero bene a rileggersi, ogni tanto, una grammatica italiana; commetterebbero meno errori nello scrivere. La grammatica italiana prescrive che tutti i nomi personali di uomini, animali, cose e luoghi vengano designati con la lettere iniziale maiuscola, per distinguerli. In tedesco, invece, ciò vale per tutti i sostantivi senza eccezione, e anche per gli aggettivi sostantivati. Una donna di nome «Gloria» può avere anche poca gloria e fama, ma va in maiuscolo. Di per sé ciò vale anche per «Terra», quando non indica il suolo, ma il pianeta. Il cane (minuscolo) si chiama «Fido» (maiuscolo).

     Ciò vale specialmente per i soprannomi, ad esempio: «Giovanni il Battista» (Mt 3,1; 11,11s); «Simone detto Pietro» (Mt 4,18; 10,2); poi «Pietro» fu usato anche da solo (Mt 16,18.22s; 17,1; aramaico «Cefa»; Gv 1,42; Gal 2,9.11.14); «Simone chiamato Zelota» (Lc 6,15); «Giuda, chiamato Iscariota» (Lc 22,3); «Toma detto Didimo» (Minimo; Gv 21,2); «Simeone chiamato Niger» (At 13,1); troviamo anche le motivazioni: «Giuseppe, soprannominato dagli apostoli “Barnaba”, che tradotto vuol dire: “Figlio di consolazione”» (At 4,36).

     Lo stesso vale per i titoli: «Gesù, che è chiamato Unto» (Mt 1,16), «Gesù detto Unto» (Mt 27,17.22); in seguito anche da solo: «l’Unto» (Mt 16,16; 1 Cor 1,13); il «Nazareno» (Mt 2,23). Ci sono anche nomi e titoli grecizzati: «il Messia, che è chiamato Unto» (Gv 4,25); «Saulo, chiamato anche Paolo» (At 13,9).

 

2. LE LINGUE DELLA BIBBIA

     Nell’ebraico biblico non esiste una distinzione fra maiuscole e minuscole. I primi manoscritti della Bibbia in greco furono chiamati «maiuscoli», appunto perché tutto il testo era in caratteri maiuscoli. Ciò valeva per nomi, pronomi, aggettivi, apposizioni e quant’altro.

     I traduttori della Bibbia in italiano si sono attenuti in genere alle regole grammaticali generali, mettendo in maiuscolo tutti i nomi personali e in minuscolo tutto il resto, compresi i pronomi personali (egli, lui, sé, loro, ecc.), aggettivi personali (suo, suoi, ecc.). E ciò vale per le persone divine, quanto per gli uomini. In nessuna parte della Bibbia viene dato del «Lei» a Dio, a re, a persone in autorità e così via.

 

3. PRONOMI E AGGETTIVI

     Passi l’uso di «Egli» e «Lui» per le persone divine, essendo usati come riferimenti ai nomi e per distinguere nella stessa frase Dio dall’uomo; ad esempio: «Chi è l’uomo, che teme il Signore? A lui Egli [= Dio] insegnerà la via, che egli [= l’uomo] deve scegliere» (Sal 25,12). Secondo me, tutto il resto si fa bene a metterlo in minuscolo, poiché rende solo più pesante la lettura ed è del tutto inutile. Quindi, in riferimento alle persone divine io scrivo: adoro te, adorarlo, ti ringrazio, ringraziarti, pregarlo, supplicalo, e così via. Trovo un fronzolo inutile scrivere, ad esempio: adoro Te, adorarLo, Ti ringrazio, ringraziarTi, pregarLo, supplicaLo, eccetera.

     Lo stesso discorso vale per l’uso inutile delle maiuscole negli aggettivi possessivi, quando riferiti a Dio e quando non c’è modo di fraintendere. Alcuni non scrivono solo «il Suo amore», ma addirittura «il Suo Amore». Continuando così, si metteranno in maiuscolo intere frasi, appesantendo solo la lettura.

 

4. TRADUZIONI E ERRONEE CONVENZIONI

     Mettendo in maiuscolo pressoché tutto ciò, che si riferisce a Dio, si crea anche una falsa convenzione, che trascinerà gli altri, specialmente i pigri grammaticali, che pensano di dare maggiore gloria a Dio, abbondando con le maiuscole. Allora si scrive, ad esempio, addirittura: «…DIO, il Cui Amore…». Involontari colpevoli sono qui anche le traduzioni della Bibbia. La Nuova Riveduta ha messo «Signore» in maiuscoletto come segnaposto per l’ebraico Jahwè, così da distinguerlo da adônāj «Signore»; ciò è inutile, visto che la Settanta usa in greco per ambedue perlopiù Kýrios «Signore» (cfr. Gn 15,2 despótēs per adônāj Jahwè [con le vocali di ëlohîm, quindi «Signore Dio»]). Lo stesso dicasi anche della Nuova Diodati, che ha scritto «DIO» per l’ebraico ëlohîm; ciò è inutile, visto che la Settanta usa in greco Theós «Dio».

 

5. AGGETTIVI E TERMINI TECNICI

     Quanto all’uso degli aggettivi, essi vanno in minuscolo, a meno che non formino insieme al sostantivo un termine tecnico oramai standard. Ad esempio, in campo cattolico la «Sacra Famiglia» non intende una famiglia qualsiasi consacrata al Signore, ma riproduzioni artistiche, in cui compaiono Gesù, Giuseppe, Maria. Lo stesso dicasi, ad esempio di «Santo Sepolcro», il presunto luogo, dove fu sepolto Gesù a Gerusalemme, e «Terra Santa» per la Palestina (cfr. anche «Sacro Cuore»; «Santa Sede» per la curia di Roma; festa di Ognissanti).

     Nella Bibbia preferiamo scrivere «Spirito Santo», quando intendiamo lo Spirito di Dio, poiché è diventato un termine tecnico e una designazione personale; nelle nostre Bibbie «spirito» porta la maiuscola a volte a sproposito, poiché il traduttore presume che si riferisca al Pneuma divino (cfr. Ef 4,3 «unità dello Spirito», che intende semplicemente «unità spirituale»). Perciò, si può scrivere «santa cena» o «Santa Cena», anche se io preferisco «cena del Signore», che essendo oramai un termine tecnico, si può scrivere «Cena del Signore», indicando la «cena pasquale», in cui Gesù istituì il nuovo patto.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Gramma_BB_Mds.htm

18-03-2014; Aggiornamento:

 

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