Ci sono gay
cosiddetti cristiani, i quali affermano di amare Gesù, pur praticando uno
stile di vita e una condotta omosessuale. Ci sono anche eterosessuali che
agiscono secondo il motto: «Vivi e lascia vivere». Passi se lo dicono i non
credenti, ma se sono persone ad affermarlo che si ritengono cristiane e credenti
nella Bibbia?
Mi ha
sorpreso quanto mi ha scritto un lettore: «Sull’articolo che mi hai inviato [►
I gay dicono che anche Gesù e alcuni apostoli fossero tali 1], non ti so rispondere. Mi viene
da pensare che ogni persona ha un’idea di Gesù, così come ognuno ha un’idea
d’ogni persona. Ognuno ama l’altro come se stesso. Chi è gay forse ama Gesù come
gay». {Giancarlo Annis; 3 aprile 2008}
Prendo spunto da tali asserzioni, formulate in modo abbastanza prudente, per
rispondere a convinzioni che invece si stanno diffondendo con radicalità tra i
cristiani sulla base del consenso o di un'analisi biblica superficiale.
Che cosa rispondere biblicamente a tesi
del genere? Non sembrano plausibili? Eppure proprio in tale mela sta un verme o,
come recita un proverbio tedesco, «Il diavolo sta nel dettalio» (l'errore è
voluto in tale proverbio). Tali osservazioni sull’amore dei gay per Gesù sono
molto ambigue e nel merito non tengono purtroppo presente le seguenti questioni.
■ 1) Non si può scindere l’amore personale verso qualcuno dalle questioni
della
verità; ad esempio esiste l’amore morboso, quello compulsivo, possessivo,
violento, depravato (considera l’altro come un oggetto) e quello deviato. Ciò
non è neppure amore, visto che non tiene presente il bene dell’altro e l’onore
dell’altro. Inoltre l’altro deve voler avere l’amore che qualcuno gli dispensa.
Così biblicamente parlando, l’amore non può essere scisso dalla verità biblica.
Si può essere prede di «ogni sorta d’inganno d’iniquità a danno di quelli che
periscono perché non hanno aperto il cuore all’amore
della verità per esser salvati» (2 Tessalonicesi 2,10). Subito dopo
l’apostolo paolo parlò del fatto che «tutti quelli che non hanno
creduto alla verità, ma si son
compiaciuti nell’iniquità, siano giudicati» (v. 12). Il Signore Gesù Cristo
non accetta un amore che prescinda dalla verità rivelata nella sua Parola!
Biblicamente parlando, per poter amare il Signore in verità, bisogna prima
essere stati «rigenerati
non da seme corruttibile, ma incorruttibile, mediante la parola di Dio vivente e
permanente» e aver «purificate
le anime vostre con l’ubbidienza alla verità», per poi solo essere in grado
di amare un «amore fraterno non
finto» (1 Pietro 1,22s). Ciò vale anche per l’amore verso Dio e verso Gesù.
Infatti solo «portando avanti verità in
amore, noi cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo»
(Efesini 4,15). Verità e amore non si possono scindere se si vuole pensare e
agire biblicamente e avere da Dio grazia, misericordia e pace (2 Gv 1,3).
■ 2) Non è importante come noi vogliamo amare, ma come l’altro vuole essere
amato. Ciò vale anche per l’amore che Gesù vuole avere. Egli ha detto: «Se
voi mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Giovanni 14,15). E altresì:
«Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore» (Gv 15,10;
cfr. 1 Gv 2,5; 5,2s).
■ 3) Nei rapporti amorosi ci si può ingannare d’essere amato dall’altro,
poi si scopre che era un’illusione soggettiva. Ciò vale anche per il rapporto
con Gesù, anche in esso ci si possa ingannare d’essere nel vero, quando si fa
come si vuole. Egli disse al riguardo: «Un albero buono non può far frutti
cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni. Ogni albero che non fa buon
frutto, è tagliato e gettato nel fuoco. Voi li riconoscerete dunque dai loro
frutti. Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli,
ma
chi fa la volontà del Padre mio che
è nei cieli» (Mt 7,18-21). E pochi versetti dopo sono riportate le parole
che un giorno Gesù dirà a coloro che si sono ingannati di essere nella verità,
ma erano nella menzogna: «E allora dichiarerò loro: “Io non vi conobbi mai;
dipartitevi da me, voi tutti operatori d’iniquità”» (v. 23).
■ 4) Il
principio di Gesù in campo etico è quello detto all’adultera: «Neppure io
ti condanno, va' e non peccare più!» (Gv 8,11). Gesù e gli apostoli
chiamarono al ravvedimento e alla conversione. L’apostolo Paolo, dopo aver
elencato vari peccati (tra cui fornicatori, adulteri, effeminati e sodomiti),
dichiarò tali persone «ingiusti» e affermò che «non erediteranno il regno di
Dio». Non nascose il passato di alcuni cristiani, ma mostro subito dopo il
cambiamento radicale: «E tali eravate alcuni! Ma
siete stati lavati, ma siete stati
santificati, ma siete stati
giustificati nel nome del Signor Gesù Cristo, e mediante lo Spirito del Dio
nostro» (1 Cor 6,9ss). La sfida che
Gesù lanciò alla fine dell’Apocalisse è questa: «Chi è
ingiusto sia ingiusto ancora; chi è
contaminato si contamini ancora; e
chi è giusto pratichi ancora la
giustizia e chi è santo si
santifichi ancora» (Ap 22,11).
L’apostolo Giovanni affermò che il peccato è la trasgressione della legge
mosaica (1 Gv 3,4); in quest’ultima è chiaramente codificato che ogni
pratica omosessuale è abominio al Signore e degna di morte. Appena prima
Giovanni disse: «Sappiamo che quando egli sarà manifestato, saremo simili a
lui, perché lo vedremo come egli è. E chiunque ha questa speranza in lui,
si purifica come egli è puro»
(1 Gv 3,2s).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Gay_amare_Gesu_OiG.htm
04-04-2008; Aggiornamento:
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