Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Uniti nella verità

 

Prassi di chiesa

 

 

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I PROVVEDIMENTI DI FUORI COMUNIONE

 

 di Nicola Martella

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Qui di seguito trattiamo tutto ciò, che va sotto i nomi più diversi come «messa in fuori comunione», «scomunica», «provvedimento di disciplina», «allontanamento dalla chiesa», «interdizione», «anatema», «espulsione» e simili. Quali sono i motivi validi secondo la Bibbia, perché venga preso un «provvedimento di disciplina» o qualcuno venga messo «fuori comunione»?

     Si noti dapprima che concetti come «fuori comunione», «scomunica», «mettere sotto disciplina» e altri simili non compaiono mai nella Bibbia. Si parla di espulsione dalla sinagoga (Gv 9,22; 12,42), ma mai da una chiesa. C’era il caso, in cui un conduttore di chiesa gestiva la comunità in modo così autarchico, che impediva che si ricevessero l’apostolo Giovanni, i credenti a lui connessi e i predicatori itineranti (3 Gv 1,9s).

     Un «provvedimento di disciplina» dev’essere l’atto estremo, dopo aver tentato tute le altre vie. Chi usa con facilità questo strumento, si rende colpevole e danneggia l’opera di Dio.

 

2.  TERMINOLOGIA BIBLICA: Ecco qui di seguito il linguaggio, che si usa normalmente nella Bibbia al riguardo.

   «Sarà reciso di mezzo al popolo» e simili (Gn 17,14; Es 12,15.19).

   «Sarà sterminato di mezzo al popolo» e simili (Es 30,33.38; 31,14; Lv 7,14s.25.27; 17,4.9.14; 18,29; 19,8; 20,17s; 22,3; 23,29; Nu 9,13; 15,30s; 19,13).

   «Diverrà un oggetto di maledizione in mezzo al suo popolo» (Nu 5,21.27).

   «L’interdetto» era causa di maledizione (Dt 7,25s idoli); chi se ne appropriava, scadeva lui stesso nell’interdetto (Gs 6,18; 1 Cr 2,7) e diventava causa di giudizio per altri (Gs 7,1.11-15; 22,20).

   La «maledizione» formale era proclamata pubblicamente (Gn 9,25; 27,29; Dt 27,15-26; Gs 6,26; 1 Sm 14,24; 26,19; Gr 20,14s; cfr. Lv 26; Dt 27).

   ■ C’era «l’anatema» (Es 22,20; 1 Cor 12,3; 16,22; Gal 1,8s)

   ■ Si parlava di «legare» davanti a Dio (Mt 16,19; 18,18)

   ■ Ricorre l’espressione «dare in man di Satana» (1 Cor 5,5; 1 Tm 1,20)

   Paolo ingiunse di togliere il «malvagio» di mezzo alla comunione dei credenti, evitando addirittura di mangiare con lui, nel caso in cui costui, pur «chiamandosi fratello, sia un fornicatore, o un avido, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace» (1 Cor 5,11s).

 

Chiaramente si può trattare di questioni e atti completamente differenti l’uno dall’altro.

     Oltre a quanto detto sopra, si notino i casi in cui, al tempo dell’AT, tali interventi divini o del popolo dovevano scattare in seguito all’infrazione di una specifica norma rituale, dottrinale o morale (Lv 18,29): mancanza di circoncisione (Gn 17,14), mangiare pane lievitato durante gli azzimi (Es 12,15.19), produzione e uso del profumo del santuario fuori delle norme (Es 30,33.38), profanazione del sabato (Es 31,14), mangiare della carne sacrificale in stato d’impurità rituale (Lv 7,14s), mangiare grasso delle vittime (Lv 7,25), mangiare sangue (Lv 7,25.27; 17,14), sacrificare in un luogo diverso dal santuario (Lv 17,4.9), mangiare del sacrificio fuori tempo massimo (Lv 19,8), rapporti sessuali illegittimi (Lv 20,17), rapporti sessuali durante i corsi mestruali (Lv 20,18), accostarsi alle cose sante in stato d’impurità (Lv 22,3), mancanza di penitenza il giorno delle espiazioni (Lv 23,29), astensione dal celebrare la Pasqua (Nu 9,13), peccare con deliberazione (Nu 15,30s), disattenzione della norma di purificazione dopo la contaminazione con un morto (Nu 19,13).

     In base alla decisione presa dalla chiesa in armonia con lo Spirito di Dio nel concilio interecclesiale di Gerusalemme la stragrande maggioranza di queste e di altre norme rituali non sono più ingiuntive per i credenti non-giudei (At 15,28s; 21,25).

 

3.  LA VIA SALUTARE DA PERCORRERE: Bisogna che un conduttore di chiesa tenga presente i seguenti aspetti nel processo per arrivare a un provvedimento di disciplina.

   Non agire con precipitazione, ma solo dopo un periodo di preghiera e di riflessione e dopo aver coinvolto altri per avere consiglio.

   Agisci con dei provvedimenti graduali e crescenti, e non improvvisi e drastici.

   Non mettere fuori comunione nessuno, se prima non hai cercato di curarlo, recuperarlo, esortarlo, eccetera.

   Non usare la tua posizione di autorità a tuo vantaggio o per colpire chi dissente da te su qualche cosa; domani anche altri potrebbero fare la stessa cosa con te.

   Non usare la Bibbia a tuo arbitrio, ma poniti con umiltà dinanzi a essa, accettandola come autorità e disponendoti a ricevere la sua correzione, dove Dio ti parlerà.

   Non pensare che la tua opinione coincida con la verità, se la Bibbia non dichiara chiaramente qualcosa di preciso al riguardo o se permette di avere al riguardo opinioni differenti (cfr. Rm 14).

   Non confondere la tua percezione culturale delle cose con ciò che è «biblico».

   Non mettere fuori comunione nessuno sul piano dottrinale, a meno che l’altro non predichi un «altro Cristo», un «altro Evangelo», l’idolatria, la falsa profezia o un’altra dottrina che contrasta con una verità biblica centrale chiaramente dichiarata (p.es. la salvezza per grazia mediante la fede; Dio quale unico creatore di tutte le cose).

   Non mettere fuori comunione nessuno sul piano morale, a meno che ciò non rientri chiaramente nei casi descritti con precisione dal NT.

   Non usare un provvedimento di fuori comunione come mezzo per colpire i tuoi avversari. Questo atto, oltre a essere ingiusto, discrediterebbe proprio te.

   Un provvedimento di fuori comunione serve per mettere qualcuno fuori della comunione della chiesa locale. Se viene emesso contro chi se ne è già andato dalla comunità, diventa un’arma spuntata. Chi lo usa, passa per sprovveduto, che conosce poco la Scrittura. Sarebbe come voler espellere dall’esercito quel militare, che si è già congedato.

   Tieni presente che, quando un conduttore mette qualcuno fuori comunione, ammette così indirettamente di essere stato incapace di gestire una situazione.

   Ricordati che prevenire è meglio che curare. Dove hai fallito tu, se la situazione è arrivata fino a tale punto?

 

4.  I PASSI CONCRETI: I passi disciplinari dovrebbero essere i seguenti.

   Come conduttore comincia con esortazione, ammonimento o avvertimento verbale a livello personale.

   Se non avesse effetto, passa poi a esortazione, ammonimento o avvertimento verbale, coinvolgendo il consiglio di chiesa o una loro rappresentanza.

   Se anche questo non avesse effetto, passa poi a un intervento formale scritto d’esortazione, di ammonimento o di avvertimento.

   Infine, quando tutti gli interventi non portano i risultati attesi, passa a un intervento formale scritto quale «provvedimento di disciplina». In esso, però, non essere generico, ma descrivi con precisione l’oggetto della questione, la durata di tale provvedimento, la natura di quest’ultimo, i passi specifici che si attende che l’altro faccia per ristabilire la comunione, la persona con cui tenere o prendere contatto in caso di necessità.

 

5.  PUNTI DA PONDERARE: Qui trattiamo al margine la questione della riconciliazione. Ci sono divisioni basate su un danno oggettivo, altre dipendono da divergenze di vedute. Non si può trattare tutti i casi allo stesso modo.

     Oltre all’aspetto del recupero del fratello (Gcm 5), chiunque egli sia, c’e anche l’aspetto che la riconciliazione non necessita di vincitori e vinti, ma è nel Signore, lasciando a Lui di decidere su cose, che è difficile definire a distanza di tempo, specialmente quanto si tratta di opinioni, di atteggiamenti e forse di sfoghi caratteriali dovuti al momento di polemica. Il perdono non si basa sempre sulla capitolazione dell’altro (specialmente in questioni di opinioni), ma specialmente sulla volontà di chi è stato ferito o si ritiene di esserlo stato. Chi è stato realmente ferito, può chiedere a Dio di non imputare le conseguenze della colpa ai colpevoli (At 7,60; 2 Tm 4,16); quando ciò accade, è prova che la misericordia e la grazia di Dio hanno trionfato nella nostra vita. Questo è ciò che ha fatto anche Dio verso i colpevoli (2 Cor 5,19ss). In tal modo, si toglie anche a Satana ogni possibilità di illuderci con una «giustizia propria», che ci ponga illusoriamente al sicuro (1 Cor 10,12). Anzi, quando si rimane con un cuore duro, si può essere ritenuti responsabili da Dio di ciò, che accade a un fratello, messo sotto disciplina per un motivo grave e specifico, se lasciato a lungo in tale stato, sebbene si sia pentito (2 Cor 2,5-11). Con umiltà dobbiamo riconoscere che il metro che stabiliamo per altri, può essere poi proprio quello, che sarà usato per noi stessi (Mt 7,2). Certamente un segno del pentimento è la disponibilità a fare opere degne del ravvedimento, ristabilendo la giustizia e riparando al male fatto.

     Da cristiani dobbiamo contribuire alla riconciliazione di cuore tra fratelli in Cristo. Penso che chi vuole riconciliarsi veramente con un altro fratello — di là se ha offeso o è la parte offesa, se è rivestito d’autorità o subisce un provvedimento — debba fare all’altro «ponti d’oro». Chiaramente la vera pace è sempre l’efflusso della giustizia (Is 32,17; Gcm 3,18); è sbagliato trattare il giusto come fosse empio, e viceversa (Mal 3,18). Tuttavia, dove uno si pente e ripara al male fatto, non ci sono più impedimenti al perdono e alla riconciliazione.

     Ora, laddove non ci sono fatti veramente specifici, che hanno portato a una divisione, nella riconciliazione non bisogna voler rivangare il passato, per stabilire vincitori e vinti, ma bisogna aprire primariamente le proprie viscere all’altro, accoglierlo in Cristo, assicurargli l’amore, il perdono e il sostegno. Poi, se proprio dovrà accadere, in seguito si potrà approfondire alcuni aspetti, non per far nuovamente polemica, ma — in uno spirito di preghiera — per permettere una maggiore e completa guarigione di ambedue le parti.

 

Per alcuni degli aspetti qui trattati si veda: Nicola Martella (a cura di), Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001). Inoltre, per gli spetti pastorali cfr. Nicola Martella, Entrare nella breccia (Punto°A°Croce, Roma 1996).

 

Caduta e pentita, ma non accettata dalla chiesa {Nicola Martella} (D)

Uso e abuso della disciplina ecclesiale {Nicola Martella} (D)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Fuori_comunione_UnV.htm

24-11-2006; Aggiornamento: 28-01-2016

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce