1. TRISTE STORIA FAMILIARE NELLA BIBBIA: Isacco, figlio di
Abramo, aveva sposato sua cugina Rebecca (Gn 24,67). Si amavano e misero al
mondo due figli: Giacobbe ed Esaù (Gn 25,25s). Giacobbe aveva più un’indole
riflessiva e domestica e passava molto tempo con la madre, che era dalla sua
parte (Gn 25,27b.28b). Esaù era più il tipo d’azione, con la passione della
caccia, ed era tutto l’orgoglio del padre (Gn 25,27a.28a). In tal modo,
la polarizzazione familiare, i dissidi parentali e la catastrofe erano pressoché
programmati.
Giacobbe era scaltro di mente e calcolatore. Esaù preferiva le cose pratiche ed
era, quindi, più superficiale. Rebecca aveva molte simpatie per Giacobbe; Isacco
era orgoglioso di Esaù. Sebbene Esaù avesse fatto poca stima della primogenitura
(Gn 25,29-34) e aveva amareggiato l’animo dei suoi genitori, sposando delle
donne cananee (Gn 26,34; 36,2s; cfr. 28,9 ismaelita), il padre era intenzionato
a dare a lui la benedizione più importante (Gn
27,1-4). La madre volle impedirlo e, mentre Esaù era a caccia, mise a
Giacobbe nella mente un piano per imbrogliare Isacco e ottenere per sé tale
benedizione principale (Gn 27,5-13). Così
avvenne (Gn 27,27ss). Quando arrivò Esaù,
dovette accontentarsi della benedizione minore (Gn
27,34-40).
Sentendosi defraudato per la seconda volta da Giacobbe, Esaù era pieno di
marezza e odio per il fratello ed escogitò un piano per ucciderlo (Gn
27,41). Per salvare Giacobbe, Rebecca convinse
Isacco a mandarlo dai loro parenti, distanti centinaia di chilometri (Gn
27,42-46; 28,1-5).
Essi erano genitori divisi quanto ai figli, che trasformarono le loro
simpatie per uno di loro in morbosità; anche non volendo, di fatto crearono
delle profonde trincee di antipatia, concorrenza e odio tra i due
fratelli. La famiglia si smembrò. Giacobbe fuggì, ed Esaù divenne sempre più
simile ai cananei.
Giacobbe rimase lontano da casa per almeno due decenni (Gn 31,41). E presso
suo zio visse umiliazioni di tutti i colori (Gn 29,25ss; 31,6ss). Quando tornò
in patria, aveva molta paura della rappresaglia del fratello contro a sé
e alla sua famiglia (Gn 32,11). Fu certamente solo l’intervento di Dio a non
permettere un’amara resa dei conti. Il loro incontro fu commovente e diverso da
come se l’era aspettato Giacobbe (Gn 33,4). Già prima di tale incontro Esaù
s’era trasferito a Seir, quindi lontano da Canaan (v. 16; 32,3; 36,8), mentre
Giacobbe rimase in Canaan (Gn 33,18). Le loro vie e vite rimasero così
comunque separate. Per quanto sappiamo, si rividero solo al funerale del
loro padre Isacco (Gn 35,29).
2. LA STORIA SI RIPETE ANCHE OGGIGIORNO: Conosco varie
situazioni, in cui un padre prende partito per uno dei figli, e una madre si
schiera per l’altro.
La seconda variante è una madre molto energica o un padre autoritario, che
prende apertamente partito per uno dei figli, a scapito dell’altro, mentre
l’altro coniuge tace o viene tacitato. È triste sentirsi dire spesso: «Tu non
vali niente, mentre tuo fratello...»; oppure: «Oh, fossi tu come tuo
fratello!», e cose simili. Ed è umiliante sentire (a volte per caso e senza
essere visto) un genitore che afferma tali cose con un parente a tu per tu o al
telefono. Poi, magari, lo stesso genitore dice al figlio: «Tu mi odi! (non hai
alcuna stima di me, ecc.)»; oppure lo dice ad altri: «Mio figlio “Gianni” non mi
ama, anzi mi detesta!».
Un tale genitore non si rende conto del male, che sta facendo
attualmente, e cioè a tutti i figli, sì anche a quelli che venera e loda, mentre
denigra l’altro. I figli lodati diverranno orgogliosi e duri verso il
fratello e, credendo di avere carta bianca, lo tratteranno allo stesso modo.
Prima o poi, un figlio venerato e inorgoglito tratterà con durezza il genitore
stesso.
Conosco casi, in cui un tale genitore ha criticato pesantemente un figlio
addirittura dinanzi alla moglie di quest’ultimo, confrontandolo con gli altri
figli; possiamo immaginarci il disgusto interiore di tale donna per il
suocero o la suocera. Il rancore, il dissidio, le liti, l’odio e quant’altro c’è
di negativo sono programmati tra genitori e figli, e tra i fratelli. Spesso il
figlio incriminato se ne andrà oltremodo arrabbiato, deluso e tradito,
tagliando tutti i ponti con la famiglia d’origine. E ciò accadrà senz’altro,
a meno che i genitori non si ravvedano, non diventino saggi e non ricuciano, a
tempo, le profonde lacerazioni. Tuttavia, non sempre è così; ho visto casi, in
cui un tale figlio è tornato brevemente solo al funerale di uno dei due
genitori, per poi sparire di nuovo, rifiutando ogni specie di contatto.
3. LA ZAPPA SUI PIEDI: Genitori, che innalzano continuamente un
figlio, umiliando l’altro, non solo fanno un danno enorme ai figli, ma
anche a se stessi.
I genitori non sanno quale dei figli riuscirà veramente nella vita e
quale rappresenterà per loro veramente una fonte di vanto nel futuro. Se hanno
avvelenato l’animo dei figli, denigrando e umiliando l’uno rispetto agli altri,
hanno creato, con le loro mani, profonde trincee e alte muraglie, che spesso
rimangono invalicabili per tutta la vita.
Tagliando tutti i ponti con la famiglia di origine, il figlio umiliato
vivrà la sua vita con sua moglie, con cui crescerà i propri figli. Questi ultimi
vivranno senza i nonni, e viceversa. I nipoti cresceranno così, ma non se
faranno un gran problema, non conoscendo veramente quei nonni e non sapendo che
cosa vuol dire averceli. Questi ultimi, però, sanno che cosa manca loro e ne
porteranno la pena.
Un altro aspetto riguarda la vecchiaia di tali genitori. Sono sicuri
che il figlio venerato e lodato si curerà veramente di loro? Se non ha timor di
Dio, li sfrutterà al massimo e, poi, vivrà la sua vita, senza interessarsi molto
di loro. In molti casi un’infelice vecchiaia è programmata.
4. ASPETTI CONCLUSIVI: Oltre a quanto già detto, un genitore
saggio dovrebbe trattare i figli con amore, imparzialità e giustizia.
Sebbene ciò debba avvenire a fondo perduto, ossia per il bene dell’intera
famiglia, esiste anche un tornaconto personale o ritorno di fiamma. Come
tratti oggi i tuoi figli, è probabile che essi tratteranno te così in vecchiaia,
nel bene e nel male. I rancori prodotti nei figli da genitori stolti
scendono profondante nelle viscere e non sono facilmente cancellabili; essi
diventano un’ipoteca per il futuro a breve, media e lunga distanza. Il
modo ingiusto, con cui vengono trattati i figli, diventa un seme velenoso, che
produrrà frutti deleteri e ciò sarà la base di tragedie, dissidi e
sconquassi. A farne le spese saranno anche tali genitori dissennati, che
innalzano un figlio a discapito degli altri e aizzano un figlio contro l’altro.
Ciò che seminano, mieteranno pure.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Fam_part_GeR.htm
03-10-2016; Aggiornamento: |