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La questione del lettore
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Il cristiano del
terzo millennio che caratteristiche deve avere? Si parla se sia lecito
intervenire in politica o se un cristiano debba prendersi l’onere di
difendere la patria con le armi, entrando a far parte di corpi di polizia;
ma alla luce delle sacre Scritture dove ci viene detto esplicitamente?
Cristo non ci ha mandato a cambiare il mondo
con i metodi del mondo (1 Corinzi 1,21). Quindi l’unico compito
che Cristo ci ha affidato sarebbe quello di diffondere l’Evangelo; sono quindi
legittimabili i ruoli sopra citati per un cristiano visto che la politica fa
parte d’un mondo decadente e che le forza dell’ordine devono ricorrere alla
violenza per motivi di sicurezza? Il mio parere è che il cristiano non si può
conciliare con questi mondi, altrimenti verrebbe a decadere l’essenza stessa del
credo cristiano; ma mi piacerebbe avere un vostro parere. {Vincenzo Russillo; 16
aprile 2008}
La risposta ▲
Mi preme iniziare
questa risposta con un mio motto sul «cristiano D.O.C.»: «Ciò che viene
dichiarato fuori come “cristiano” (ossia seguace di Cristo) deve contenere anche
dentro ciò che è “cristiano”!». Infatti in giro ci sono molte imitazioni di
cristiani a buon mercato. Guardando l’etichetta, di fuori sembrano «di marca»,
osservando meglio palesano l’imbroglio.
Il cristiano deve distinguersi chiaramente dal «mondo» (Gv 15,18s). Egli
dev’essere in esso luce di verità (Gv 3,21; Ef 5,9), sale di giustizia (Mt 5,13)
e lievito del regno di Dio (Mt 13,33). Egli deve testimoniare l’Evangelo della
grazia (At 20,24; cfr. Mt 24,14; At 4,33; 14,3; 2 Tm 1,8), incoraggiare il bene
(Fil 1,14) e riprendere il male (Ef 5,11), dovunque egli si trovi, qualunque
ruolo incarni e in tutte le condizioni in cui il Signore lo chiama (1 Cor 7,17;
2 Cor 6,3-10). Il tutto deve avvenire senza compromessi (At 5,29; Gal 2,5). Dio
ci ha chiamati a contribuire a cambiare il cuore delle persone mediante
l’Evangelo (Rm 12,2; 2 Cor 3,18; 2 Tm 4,2). Quanto al mondo, esso cambierà
veramente solo quando verrà il Messia (Gr 23,5).
Quando Giovanni Battista venne per annunciare l’avvento del Messia e del regno,
non disse agli esattori delle tasse e ai soldati (allora avevano anche funzioni
di polizia) di smettere il loro mestiere, perché contrario all’etica del
nuovo patto, ma indicò una via di giustizia compatibile con l’avvento del
regno. «E vennero anche dei pubblicani per esser battezzati, e gli dissero:
“Maestro, che dobbiamo fare?”. Ed egli rispose loro: “Non riscuotete nulla di
più di quello che v’è ordinato”. Lo interrogarono pure dei soldati, dicendo: “E
noi, che dobbiamo fare?”. Ed egli a loro: “Non fate estorsioni, né opprimete
alcuno con false denuncie e contentatevi della vostra paga”» (Lc 3,12ss).
L’Evangelo muta gli uomini e, così facendo, muta anche le strutture
culturali e sociali, in cui essi sono coinvolti. Al tempo del NT c’erano padroni
e servi; il NT diede direttive specifiche ad ambedue queste categorie per il
caso in cui essi fossero cristiani (Col 3,22-4,1; 1 Tm 6,1s; Tt 2,9s; 1 Pt
2,18).
I cristiani erano presenti ai diversi livelli della società d’allora.
Furono menzionate ad esempio persone impegnate nell’amministrazione dell’impero
romano, chiamandole «quelli della casa di Cesare» (Fil 4,22). Paolo
menzionò Erasto, il tesoriere della città (Rm 16,23).
Il figlio della sorella di Paolo doveva lavorare presso il Sinedrio per
ascoltare cose avvenute in segreto, ossia il complotto di quaranta fanatici
giudei contro lo stesso apostolo (At 23,15s.20s).
È vero che Paolo, per mostrare il contrasto tra la sapienza divina e quella del
mondo, affermò: «Fratelli, guardate la vostra vocazione: non ci sono tra voi
molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili» (1 Cor
1,26), ma «non molti» significava che alcuni c’erano.
Quanto alla ricchezza, è vero che «è più facile a un cammello [=
gomena] passare per la cruna d’un ago, che a un ricco entrare nel regno di Dio»
(Mt 19,24); ma, come Gesù stesso aggiunse, sebbene agli uomini questo sia
impossibile, «a Dio ogni cosa è possibile» (v. 26). La ricchezza può
diventare «mammona» (Mt 6,24) e «l’amore del danaro è radice d’ogni sorta di
mali» (1 Tm 6,9s) oppure ciò diventa una risorsa per il regno di Dio, sia
per aiutare fratelli caduti in povertà (1 Cor 16,1.3; 2 Cor 8,2.20; 9,5.11.13),
sia per sostenere coloro che sono impegnati nell’opera del Signore (Gal 6,6; Fil
4,15ss). Paolo diede ai Romani i saluti di Gaio, affermando con gratitudine il
fatto che egli ospitasse lui e tutta la chiesa di Corinto (Rm 16,23; cfr. 1 Cor
1,14); probabilmente aveva dei possedimenti terrieri, per ospitare a sue spese
la chiesa locale per alcuni giorni.
Quanto al nostro rapporto col mondo, chiaramente come cristiani fedeli
alla Scrittura non dobbiamo amare «il mondo né le cose che sono nel mondo»
(1 Gv 2,15). Non dobbiamo certo crearci un dualismo arbitrario e vivere in una
specie di segregazione volontaria rispetto al mondo, ma non dobbiamo
contaminarci con le cose del mondo. Per tali cose che non dobbiamo amare (e
quindi neppure praticate) l’apostolo Giovanni s’intendeva «la concupiscenza
della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita» (v. 16).
Questi sono
i metodi del mondo! E non si può certo
cambiare il mondo, imitando tali metodi.
Anche l’apostolo Paolo riprese questo discorso e volendo togliere alcuni
fraintendimenti, affermò: «V’ho scritto nella mia epistola di non
mischiarvi con i fornicatori; non del tutto però con i fornicatori di questo
mondo, o con gli avari e i rapaci, e con gli idolatri; perché altrimenti
dovreste uscire dal mondo; ma quel che v’ho scritto è di
non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi
fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un
oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppur
mangiare» (1 Cor 5,9ss).
Termino con un mio motto sul plagio cristiano: «È triste vedere quanta
gente si chiama “cristiana”, pur non essendolo. Chi porta tale etichetta sulla
“scatola”, deve necessariamente contenere dentro un vero seguace di Cristo,
altrimenti è un plagio»
Per l'approfondimento
si vedano questi articoli nelle seguenti opere dell'autore:
■ Nicola Martella, «Etica»,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), p. 158.
■ Nicola Martella (a cura di), «Il bianco, il
nero e il grigio»,
Uniti nella verità, come affrontare le diversità
(Punto°A°Croce, Roma 2001), pp. 82-91. |
►
Etica cristiana nel mondo? Parliamone {Nicola Martella} (T)
Articoli sull'etica cristiana presenti sul sito:
►
Aspetti dell’etica del nuovo patto (Lc 6,20-39) {Francesco Di Franco - Nicola Martella} (T/A)
►
Etica per tempi facili e difficili {Nicola Martella} (T)
►
L’etica della libertà e della responsabilità {Nicola Martella} (A)
►
La morale dei cristiani {Nicola Martella} (T)
►
La pratica della giustizia {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Etica_cristiana_mondo_Sh.htm
28-04-2008; Aggiornamento:
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