Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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EBREI 10,25 E L’ABBANDONO DELL’ASSEMBLEA

 

 di Nicola Martella

 

Ciao fratello Nicola, stavo rileggendo un tuo articolo dal titolo «Cambiare comunità», dove c’è un lungo elenco di motivi, giustificabili o meno, per i quali un credente può lasciare la comune adunanza.

     Il mio dubbio non riguarda però questa lunga lista di motivi, perché se qualcuno non dovesse trovarsi bene all’interno di una comunità, secondo il mio personalissimo parere, può cambiare testimonianza. Il problema sorge se chi va via, quando si vuole screditare il buon nome di quella testimonianza, per «uscirne pulito», ma è un altro argomento.

     Io volevo chiederti però delucidazioni sul passo di Ebrei 10,25 che sto già meditando e approfondendo e spesso viene utilizzato per impedire ai credenti di cambiare assemblea, ma da quello che ho potuto notare si rivolge a quei credenti che abbandonano la fede in Cristo, piuttosto che l’assemblea.

     Tu che ne pensi? Mi è sorto questo dubbio, dopo che ho letto una tua risposta a una sorella. Lei scriveva «Non è possibile cambiare comunità. La Bibbia dice di non abbandonare la comune adunanza! (Ebrei [10,25, N.d.R.]). Ciò può avvenire, solo se una persona ha un dono come missionario. Comunque siamo un unico Corpo in Cristo!». Tu rispondevi: «Qui discutere Ebrei 10,25 ci porterebbe troppo fuori tema. In ogni modo, esiste il caso normale e le sue eccezioni…». [► Cambiare comunità? Parliamone 2, risposta a Giuseppina Fierro nel punto 11.]

     Visto che in quel contesto si andava fuori tema, perché non affrontarne un altro con al centro questo inflazionato versetto? Grazie e che Dio ti benedica. {Alessio Guida; 19-09-2014}

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Qui di seguito andiamo nel dettaglio esegetico; quindi, non è uno scritto indirizzato a tutti, ma solo a coloro che hanno abbastanza discernimento, maturità e competenza specifica. Ho tratto questa esegesi da un mio commentario esegetico, non ancora pubblicato, sulla lettera agli Ebrei; adatto il testo all’esigenza del caso.

     Partiamo da una traduzione letterale di Ebrei 10,24s, poiché il v. 25 è una proposizione secondaria del v. 24: «E teniamo in considerazione gli uni gli altri per l’incitamento d’amore e di buone opere, [25] non abbandonando la propria assemblea, com’è abitudine per alcuni, ma esortando; e tanto più quanto vedete che si avvicina il giorno».

     Come si vede, Ebrei 10,25 è un inciso del verso precedente e, come tale, mostra la premessa o la circostanza per realizzare l’asserzione principale (v. 24). L’autore esortò gli altri Giudei a non trascurare il comune raduno cristiano.

 

 

2.  ANALISI TERMINOLOGICA: Qui analizziamo solo il v. 25 nei suoi termini principali. Si tenga presente che, qui di seguito, i brani senza alcun altro riferimento si riferiscono alla lettera agli Ebrei.

     ■ Enkataleípō intende «lasciare dentro, da parte, nelle mani di, abbandonare, dimenticare» (cfr. 13,5; cfr. kataleípō in 4,1; 11,27); il pt. pres. att. denota un’abitudine continua di alcuni.

     ■ Episynagōgh intende «riunione, raduno, adunanza, assemblea; somma, ricapitolazione; venuta collettiva, prospetto, addizione» (ricorre solo qui in Eb; solo ancora in 2 Ts 2,1). Nell’apocrifo 2 Macc 2,7 si trova la seguente locuzione: ōs àn synághē ho Theòs episynagōghḕn tũ laũ «finché Dio riunisca l’assemblea del popolo». Tale espressione non è diversa da pãsa hē synagōghḕ tũ laũ «tutta l’assemblea del popolo» in LXX Gr 33,17 (= TM 26,17 kol-qehal hā`ām). Tale espressione non si differenzia da synérchomai en ekklesía «riunirsi in assemblea» (2 Cor 11,18). Episynagōgh non si differenzia da ekklesía «assemblea» (cfr. 2,12 a. cultuale; 12,23 «a. dei primogeniti»; cfr. At 7,38 «a. del deserto»); è solo una delle tante nuance care all’autore. Gli incontri comuni furono considerati dall’autore l’occasione, durante le quali prestare la cura reciproca, incitarsi al bene ed esortarsi a vicenda in vista del «giorno», ossia del secondo avvento di Cristo, quello glorioso (cfr. v. 37; cfr. 1 Ts 5,1ss; 2 Ts 2,1ss).

     ■ Éthos significa «uso (At 6,14), abitudine (Lc 22,39), consuetudine (Lc 1,9; At 25,16), costume (At 15,1; 16,21; 21,21; 28,17), usanza (Lc 2,42; Gv 19,40; At 26,3 (ricorre solo qui in Eb).

     ■ Parakaléō significa «chiamare a sé, chiamare, mandare a chiamare, far venire, chiamare in aiuto; invocare, pregare, supplicare; invitare, citare (in tribunale, come testimone); domandare, chiedere, esortare, eccitare, stimolare, incoraggiare; consolare, confortare; pass. commuoversi a compassione, placare, pentirsi» (cfr. Eb 3,13 heautoús «gli uni gli altri»; 13,19.22); qui ricorre il pres. pt. att. per esprimere la continuità o l’attualità. L’autore parlò qui della necessità di esortarsi (o incoraggiarsi) reciprocamente in vista del «giorno»; in Eb 3,13 l’esortazione reciproca era similmente quella a salvezza in Cristo, che contrastava il «malvagio cuore d’incredulità», che poteva portare i Giudei a ritrarsi dal Dio vivente.

     ■ Tosũtos significa «siffatto, cosiffatto, così o tanto grande (importante, ecc.), così tanto, tale, quale, tanto, altrettanto» (cfr. Eb 1,4; 4,7; 7,22; 12,1).

     ■ L’autore usò gli avverbi mãllon «più (forte, gagliardo, veemente), di più, molto più, sempre più, piuttosto» (cfr. Eb 9,14; 11,25; 12,9.13.25) e hósos «quanto (grande, numeroso, forte), tanto grande come», che alcuni traduttori trascurano o semplificano. Tosũtos e hósos formano insieme la sequenza «tanto… quanto» (cfr. 1,4).

     ■ Blépō significa «vedere, guardare, mirare, contemplare; vedere attentamente, osservare, esaminare, discernere, ecc.».

     ■ Enghízō intende «avvicinare, accostare, congiungere» (cfr. 7,19). Il pt. pres. att. si accorda qui con hēméra.

     ■ Hēméra significa «giorno»; qui intende un giorno specifico: il «giorno del Signore», che implica il suo ritorno.

 

 

3.  EXCURSUS SU EPISYNAGŌGHÉ: I Giudei si adunavano nelle sinagoghe (synagōgh). Secondo alcuni qui l’autore intendeva probabilmente suggerire loro un raduno supplementare, ossia quello cristiano, a quello usuale giudaico (epi- in episynagōgh). Tuttavia, come abbiamo visto, tale temine è solo una nuance dell’autore, che ama usare varianti particolari dei termini. L’unica cosa, che questo termine greco ci mostra, è il contesto giudaico. L’autore esortava semplicemente a non abbandonare l’assemblea messianica e basta.

     Tale termine ricorre anche in 2 Tessalonicesi 2,1, in cui «il nostro incontro con lui» si riferiva alla venuta del Signore e al «rapimento» nel momento della risurrezione. Quindi, l’uso del termine nel NT è duplice e dipende dal contesto.

     ■ 1. La prima possibilità in Ebrei 10,25 era questa: Alcuni Giudei non si erano decisi ad abbandonare per sempre la sinagoga e ad accettare Cristo quale unico Salvatore; a queste persone fu poi rivolta l’esortazione ricorrente nei versi 26-31. È probabile che allora c’erano i primi segni di una nuova persecuzione contro i cristiani, e alcuni Giudei cristiani o cristianizzati preferivano ritrarsi indietro riguardo alla fede in Gesù quale Messia; infatti il giudaismo era una religione lecita, mentre il cristianesimo non lo era.

 

     ■ 2. La seconda possibilità era questa: Secondo alcuni, qui non si tratterebbe delle riunioni di chiesa, ma del «radunamento» escatologico nel «giorno», ossia del cosiddetto «rapimento» nel «giorno del Signore», allora atteso come imminente. Alcuni Giudei avrebbero trascurato nella pratica il loro prossimo raduno col Signore; sebbene il gran giorno si avvicinava, s’erano impantanati nelle faccende del mondo e vivevano in modo mondano. Aspetti escatologici sono contenuti anche nel v. 27. Si può pensare anche a certuni in Corinto (probabilmente i «sommi apostoli» di 2 Cor 11, Giudei di stampo esoterico) che insegnavano che la risurrezione fosse già avvenuta (1 Cor 15,12ss), stravolgendo tutta la concezione teologica degli apostoli. Una tale concezione aveva chiaramente risvolti nell’etica, se già quel secolo fosse stato già il regno messianico e non bisognava aspettarne un altro.

 

Sebbene ambedue le tesi possano essere legittime, ciò che segue nei versi 26-31 mi fa privilegiare la prima possibilità, trattandosi di gente, che non era né carne né pesce, che aveva assaggiata la grazia, senza mai abbracciarla. Ciò si accorda col carattere apologetico dell’opera e con l’intento dell’autore di spingere i Giudei a una chiara decisione, rimanendo essi indecisi fra l’antico e il nuovo patto. L’uso di un termine in un altro contesto (2 Ts 2,1) non deve portarci a «drogare» il significato in questo brano. ● In merito si veda l’uso di episynágō «raccogliere, riunire, raggruppare» (compito storico messianico Mt 23,37; momento escatologico Mt 24,31; assembramento Mc 1,33; 9,25; Lc 12,1). Non bisogna attribuire, quindi, a tale termine un significato particolare.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Ebrei10_25_UnV.htm

01-10-2014; Aggiornamento:

 

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