Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

Missione

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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BISOGNA ESSERE SEMPRE IN DUE

NEL SERVIZIO PER IL SIGNORE?

 

Nicola Martella

 

1.  LE QUESTIONI: Un lettore mi ha posto le seguenti questioni. Ciao, fratello Nicola, pace. Nell’Evangelo di Matteo il mandato, dato agli apostoli, è di andare due a due per il mondo a evangelizzare. Oggi questo mandato lo dovremo attuare anche noi e, se è sì, perché non tutti lo fanno? Grazie.

     Qualcuno dice che Filippo è andato da solo, mandato da Dio a parlare della Parola all’Etiope. Ma in un altro versetto viene evidenziato che andare a due a due serve anche per il fatto che chi inciampa, viene sorretto e aiutato dall’altro fratello. {Giancarlo Picchio; 11-11-2016}

 

2.  IL VANTAGGIO DI ESSERE IN DUE: Nella Scrittura viene evidenziato il vantaggio di essere almeno in due nella vita, nelle imprese umane e nell’opera del Signore. Salomone elenca alcuni di tali vantaggi qui di seguito: «Due valgono più di uno solo, perché sono ben ricompensati della loro fatica. [10] Infatti, se l’uno cade, l’altro rialza il suo compagno; ma guai a chi è solo e cade senz’avere un altro che lo rialzi! [11] Così pure, se due dormono assieme, si riscaldano; ma chi è solo, come farà a riscaldarsi? [12] Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa; una corda a tre capi non si rompe così presto» (Ec 4,9-12). Partendo da questo brano bisognerebbe rispondere di sì alla domanda iniziale.

     Ora, però, questo quadro positivo dell’umano consorzio va bene là, dove ci siano le seguenti premesse fra due persone: accordo, rispetto e lealtà. Perciò, quello presentato da Salomone è un buon ideale, specialmente in situazioni negative della vita o per ottenere maggiori risultati. È fuor di dubbio che due persone insieme producano in simbiosi più di quanto avrebbero mai prodotto separatamente. D’altra parte, una persona competente e dinamica si sente sempre limitata da chi è incompetente, ozioso o petulante, con cui ha fatto società. In certi casi, si ritiene sia meglio separarsi che stare (sempre) a litigare o a questionare (cfr. Gn 13,7ss.11 Abramo e Lot; At 15,39 Paolo e Barnaba). In ogni modo, la domanda è questa: «Due camminano forse insieme, se prima non si sono messi d’accordo?» (Am 3,3). Interessi contrastanti possono mettere fine non solo a imprese comuni, ma anche alle amicizie e ai rapporti umani.

     Lo stesso vale anche per la coppia quale micro-società (Gn 2,24). Infatti, il matrimonio può essere fonte di consolazione nei mali della vita (cfr. Gn 26,67 fu consolato; 2 Sm 12,24 consolò; cfr. Pr 18,22 bene, favore; 19,14 dono); certo, a meno che non si sposa la persona sbagliata (Pr 21,9.19 rissosa e stizzosa; cfr. 1 Sm 25,3.25 Nabal duro e malvagio, uomo da nulla e stolto).

 

3.  APPRENDISTATO E GRANDE MANDATO: Ora, bisogna osservare che andare a due a due non esiste come norma nel grande mandato missionario del Messia, dove Egli dice letteralmente solo: «Andando, fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,18ss). Perché non impose una norma numerica qui? Perché le situazioni missionarie sono variegate in tanti sensi; e anche perché non sempre si trova qualcuno disposto ad andare verso la stessa direzione e destinazione.

     È vero che durante l’apprendistato dei Dodici e dei Settanta, Gesù li mandò a due a due (Mc 6,7; Lc 10,1). Qui, però, si trattava di andare solo nella loro patria e fra i loro connazionali. E le premesse e le norme d’ingaggio erano differenti. Infatti, qui tra i loro connazionali potevano sperare nell’ospitalità; per questo il Messia comandò loro di non portarsi nulla per il viaggio, ma di godere l’ospitalità, che avrebbero incontrato (Mc 6,8ss; Lc 10,3.7s). Inoltre tali discepoli, mandati a due a due, dovevano preparare l’arrivo del loro Maestro, che stava per arrivare in tale luogo (Lc 10,1). Andando a eseguire tale incombenza del Messia, non dovevano salutare alcuno per via! (v. 4); questo è impensabile per un missionario oggigiorno.

     Ciò mostra che non si possono applicare in toto tali norme circostanziate alla missione del nuovo patto. I discepoli sulla via verso Emmaus, ad esempio, erano sì due, ma tornavano semplicemente a casa loro e parlarono al «forestiero», che si aggiunse a loro (Lc 24,15ss). Giovanni lodò Gaio, che si prodigava per i predicatori itineranti come segue: «Amato, tu operi fedelmente in ciò che fai a favore dei fratelli che sono, per di più, forestieri. [6] Essi hanno reso testimonianza del tuo amore, dinanzi alla chiesa; e farai bene a provvedere al loro viaggio in modo degno di Dio; [7] perché sono partiti a causa del nome di Cristo, senza prendere alcunché dai pagani. [8] Noi dunque dobbiamo accogliere tali uomini, per essere cooperatori con la verità» (3 Gv 1,5-8). E anche Paolo ingiunse a Tito questa condotta per la chiesa locale: «Provvedi con cura al viaggio di Zena, il legista, e di Apollo, affinché nulla manchi loro. [14] Ed imparino anche i nostri ad attendere a buone opere per provvedere alle necessità, affinché non stiano senza portar frutto» (Tt 3,13s). Paolo stesso scrisse ai credenti di Roma, per essere accolto e sostenuto, affinché raggiungesse la Spagna (Rm 15,24).

     Tutto ciò mostra che dobbiamo distinguere fra il tempo, in cui Gesù era tra i suoi discepoli, e l’era della missione cristiana.

 

4.  USI VARIEGATI NELLA MISSIONE: Al tempo del NT, quando un mis­sionario andava in missione, creava una squadra, in cui c’era almeno un titolare e alcuni collaboratori; così fecero Paolo e Barnaba insieme (At 13,2ss) e ognuno per conto loro (At 15,39s). Paolo menzionò un gran numero di discepoli, collaboratori e commilitoni, con cui di volta in volta formò delle squadre missionarie.

     ■ In campo missionario esiste l’ideale e la realtà. Non sempre due si concertano insieme per lo stesso obiettivo. Alcuni missionari sono costretti a lavorare da soli nella messe o magari come coppia sposata.

     ■ Ci sono stati tempi, in cui anche Paolo era rimasto solo (2 Tm 1,15; 2 Tm 4,10.16). Aspettando i suoi collaboratori, si associò ad altri credenti, trovati casualmente sul posto (At 18,1ss.5.18; cfr. Rm 16,3).

     ■ C’erano coloro, che agivano come coppia (1 Cor 9,5; At 18,28; 1 Cor 16,19).

     ■ Pietro si spostava a volte con Giovanni (At 8,14; cfr. At 3,1.3s.7.11; 4,7.13.19), altre volte da solo (At 9,32.38s). Bisogna tener presente che Pietro e Giovanni si conoscevano da vecchia data, provenendo dallo stesso villaggio ed essendo stati soci insieme a Giacomo come pescatori. Inoltre, Pietro, essendo avanti nell’età, sentiva una certa responsabilità per Giovanni, che era molto più giovane (cfr. già Gv 21,20ss). Inoltre, nei brani sopra citati, essi non erano partiti per fondare chiese, ma agivano come guide della chiesa di Gerusalemme (cfr. Gal 2,9) o come suoi delegati (At 8,14).

     ■ Abbiamo già menzionati i «predicatori itineranti» (3 Gv 1,5ss), che erano una risorsa allora per le chiese, data la carenza di scritti sacri e di insegnanti fra i molteplici gruppi, che erano spesso abbastanza piccoli e dispersi. Paolo stesso non solo fondò chiese con Barnaba e altri, ma intraprendeva dei viaggi fra le chiese ai fini di istruire i discepoli (At 15,36).

     ■ Specialmente coloro, che avevano un ministero di insegnante, potevano agire da soli. Sembra che Apollo avesse un ministero solitario fra le chiese (At 18,24s.27s; At 19,1; cfr. 1 Cor 16,12), sebbene collaborasse occasionalmente anche con altri servitori (Tt 3,13; cfr. 1 Cor 3,6). Chi svolgeva un lavoro d’insegnamento itinerante, operare da solo era più congeniale per lui, visto che aveva più libertà di movimento.

 

5.  ASPETTI CONCLUSIVI: Da quanto detto sopra, risulta che non era inusuale che Filippo fosse arrivato da solo presso i Samaritani (At 8,5) e che poi fosse stato usato dal Signore per evangelizzare l’Etiope, che proveniva da Gerusalemme (vv. 26ss). Filippo, comunque, era un evangelista della chiesa di Gerusalemme; ciò significa che non si spostava troppo dalla sua base, ma andava e veniva continuamente da Gerusalemme.

     I missionari, invece, andavano via dalla loro assemblea locale per lunghi periodi, alfine di fondare altrove delle nuove comunità; qui avere un gruppo missionario o almeno un altro collega (cfr. Paolo e Barnaba) era più importante. Ora, sebbene sia auspicabile avere degli altri colleghi nella stessa squadra, nella realtà non è sempre così: ● 1. Non ci sono abbastanza operai nella messe; ● 2. Non sempre si hanno obiettivi coincidenti (zone, strategia, ecc.); ● 3. Non tutti coloro, che vengono mandati in missione, sono adatti per tale compito; ● 4. Non tutti sono capaci di collaborare in un team.

     Aquila e Priscilla, invece, pur non essendo prevalentemente missionari, ma artigiani, aprivano la loro casa e cominciavano una chiesa in casa (p.es. a Roma; Rm 16,3); quando venivano cacciati da un posto (At 18,2) o non c’era abbastanza lavoro nel loro settore (costruivano tende), si spostavano altrove e ricominciavano d’accapo (Efeso; cfr. At 18,18s.26; 1 Cor 16,19; 2 Cor 4,19).

     Se c’è accordo, rispetto e lealtà, ognuno può essere di motivazione e sprono per l’altro; allora quest’ultimo, sebbene non abbia intenzione e voglia di fare qualcosa di particolare al momento, lo fa insieme a lui per amore dell’altro, per solidarietà, per non deluderlo o per non lasciarlo solo. Quando c’è sinergia e lealtà ci si integra e si produce di più che due in posti differenti da soli. Così è anche nel matrimonio.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Due_serviz_OiG.htm

21-11-2016; Aggiornamento:

 

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