Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA DOMENICA E DINTORNI

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  LE QUESTIONI: Qui di seguito parliamo della domenica, dei luoghi e dei tempi sacri.

     ■ Un lettore, prendendo posizione riguardo all’articolo «I culti oggi e quelli del NT», ha affermato e chiesto quanto segue. «Confesso la mia ignoranza sul tema. Mi è stato insegnato che la domenica è un giorno messo a parte per Dio. Facendo un paragone, sarebbe un fac-simile del sabato per i Giudei. Mi spiego meglio: mi è stato insegnato che la domenica, durante il culto, è meglio non pregare, facendo richieste al Signore, poiché abbiamo sei giorni per farlo! Né prima, né durante, né dopo il culto è ben accetta una qualsivoglia discussione, che possa turbare gli animi; ad esempio se qualcosa o qualcuno ti ha turbato, rimanda i chiarimenti al giorno seguente e via discorrendo. Tutto ciò è inerente al culto di adorazione, o esso va visto e vissuto come un giorno equivalente all’altro?». {Gianluca Sinarcia; 07-01-2015}/p>

     ■ Un altro lettore, prendendo posizione riguardo all’articolo «Incontrarsi da cristiani a Capodanno?», ha affermato tra altre cose quanto segue: «Mi sono sempre attenuto alla festa della domenica, la sola che viene menzionata in Apocalisse 1,10, giorno della resurrezione del nostro Signore Gesù». {Nicola Carlisi; 30-12-2014}

 

 

2.  LUOGHI E TEMPI DI CULTO NEL NT: Quando mettiamo del tempo da parte per adorare il Signore e per praticare la comunione fraterna, quello diventa «tempo per il Signore», in qualunque giorno o momento ciò accada. Ciò non significa che non si possano avere incontri dedicati a uno scopo. Tuttavia, dobbiamo guardarci dai contenitori religiosi, liturgici e cultuali creati dagli uomini mediante il consenso e la tradizione, quando essi diventano prigioni mentali e comportamentali e portano a considerare in modo distorto le cose.

 

     ■ I luoghi degli incontri: Nell’antico patto il culto del Signore era scandito da tempi sacri all’interno di un anno liturgico determinato e presso il luogo sacro, a cui recarsi; lo scopo era di educare il popolo storico alla vera adorazione, facendogli evitare i culti apostati. Nel nuovo patto l’adorazione di Dio non è legata più a un anno liturgico, a tempi sacri e a luoghi sacri. Già Gesù insegnò riguardo ai luoghi sacri: «L’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori» (Gv 4,20-24). Anche nella prima chiesa a Gerusalemme non fu più solo il tempio il luogo del culto, ma anche le case dei credenti (At 2,42.46s); fuori Gerusalemme rimanevano solo queste ultime il luogo privilegiato (Rm 16,5; 1 Cor 16,19; Col 4,15; Flm 1,2; cfr. At 8,3; Rm 16,23). È ben singolare, quando i conduttori e i membri di una comunità parlino della sala di culto come la «casa del Signore», visto che sono i credenti nel loro complesso a essere tale.

 

     ■ I tempi degli incontri: Quanto ai momenti, vediamo che i credenti del nuovo patto non avevano giorni particolari o tempi privilegiati validi per tutte le assemblee. A Troas Paolo tenne insieme alla chiesa un’agape fraterna sabato sera al lume delle lampade («rompere il pane» = mangiare insieme; il «primo giorno della settimana» cominciava sabato sera dopo il tramonto; At 20,7ss). Non solo l’apostolo parlò per ore, fino a mezzanotte (v. 7) ma, dopo un intervallo fortuito, continuò poi fino all’alba! (v. 11).

 

     ■ Le specie di incontri: Leggiamo di vari tipi di incontri dei credenti, ad esempio: riunioni spontanee e informali (At 4,23ss.31), riunioni di scopo (At 6,2ss), riunioni usuali della chiesa (At 11,26 + insegnamento; Gcm 2,2), riunioni straordinarie di preghiera in casa, mentre un conduttore di chiesa era stato arrestato (At 12,12), assemblee straordinarie di chiesa (At 14,27; 15,30), riunioni del consiglio di chiesa o interecclesiali fra guide dell’opera di Dio (At 15,6ss). Tuttavia, non troviamo direttive per differenti tipi di riunioni di chiesa (solo adorazione, solo preghiera, solo studio biblico, ecc.). Troviamo soltanto gli elementi usuali, validi per qualunque tipo d’incontro, ad esempio: «Siate ricolmi in spirito, parlandovi a vicenda con salmi e inni e canti spirituali, cantando e salmeggiando col cuore vostro al Signore; ringraziando sempre per tutte le cose il Dio e Padre, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo» (Ef 5,18ss). L’edificazione è molto evidenziata nel NT, ribadendo che ogni cosa debba essere fatta per questo scopo, sia nelle riunioni di chiesa (1 Cor 14,3ss.12.17.26), sia nel servizio (1 Cor 8,1; 2 Cor 10,8; 12,19; 13,10; Ef 4,12), sia nella vita comune (Rm 14,19; 15,2; 1 Cor 10,23; 1 Ts 5,11; cfr. Ef 4,16).

 

 

3.  LA QUESTIONE DELLA DOMENICA

     ■ Gli equivoci: Il termine «domenica» proviene dal latino dies dominicus «giorno del Signore». Tale giorno fu introdotto, in tempi post-apostolici, da Teodosio I sotto la spinta della chiesa di Stato mediante l’editto di Tessalonica del 27 febbraio 380. Il termine «domenica» non ha nulla a che vedere con Apocalisse 1,10, visto che in greco non si parla della «domenica», ma di kyriak hēméra «giorno del Signore», di cui parlano i profeti (cfr. Is 13,6.9; 22,5; Ez 13,5; 30,3; Gle 1,15; 2,1.11.31; 3,14; Am 5,18.20; Ab 1,15; Sf 1,7.14ss; Zc 14,1; Ml 4,15; At 2,20) e gli apostoli riferendosi al tempo della fine (1 Cor 1,8; 5,5; 1 Ts 5,2; 2 Ts 2,2; 2 Pt 3,10). Diodati, Luzzi (Riveduta) e altri, basandosi sulla Vulgata («in dominica die»), hanno fatto un grave errore a tradurre con «domenica», illudendo così, nei secoli, molte generazione di credenti che Giovanni fosse stato trasportato in visione di domenica e non in una fase specifica della storia futura.

 

     ■ Ingiunzione o deduzione?: Nel nuovo patto non c’è nessun comando riguardo a un giorno specifico; ogni persona onesta e razionale dovrebbe riconoscerlo. Le deduzioni secondarie sono un’altra cosa; ma con le deduzioni si può affermare tutto e il contrario di tutto. I credenti del primo secolo, angariati e perseguitati com’erano, ma desiderosi di edificarsi gli uni gli altri, di evangelizzare e servire il Signore giorno per giorno, avevano ben altro in testa che pensare e imporre un giorno cristiano da osservare.

 

     ■ Una questione assente nel NT: Se fosse stato comandato un giorno specifico, ciò avrebbe prodotto grandi polemiche nelle chiese. Tuttavia, in Atti 15 non se ne parla, sebbene in tale concilio interecclesiale tutti i nodi vennero al pettine; qui non fu ingiunto il sabato giudaico, né alcun altro giorno. Nella neonata chiesa di Gerusalemme s’incontravano ogni giorno, senza che leggiamo ci fosse un giorno più privilegiato degli altri. Sono stati i Giudei cristiani a insistere sul giorno. Intanto, però, le chiese a maggioranza gentile diventavano quelle più numerose e diffuse.

     Se fosse stato comandato un giorno specifico per il culto, difficilmente Paolo avrebbe insegnato quanto segue: «L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente» (Rm 14,5). «L’uno» era il Giudeo cristiano, che osservava il sabato; «l’altro» è il credente gentile, che non era propenso a osservare giorni specifici.

     Testimonianze esterne al cristianesimo nei primi due secoli affermano che i cristiani s’incontravano ogni giorno, dopo il lavoro; non parlano di un giorno particolare.

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: La domenica odierna è il giorno stabilito dallo Stato per il riposo (in Europa per legge non è il 1°, ma il 7° giorno della settimana!); di fatto ha preso il posto dell’antico sabato giudaico. Ricordiamo la polemica, che fece Paolo contro i credenti gentili che sobillati dai giudaizzanti, si erano messi a osservare i vari sabati (settimanali, mensili, annuali, ecc.; Gal 4,10s; Col 2,16s).

     La domenica, se non religiosamente ideologizzata, ma se presa come giorno di riposo previsto dallo Stato, può contribuire al bene della singola persona, per riposarsi e riprendere le forze. È altresì una risorsa per il singolo credente e la chiesa locale, non perché sia biblico, ossia espressamente comandato dal Signore o dai suoi apostoli nella Scrittura, ma perché nella società odierna costituisce l’opportunità che la maggior parte dei credenti siano liberi dal lavoro (poi ci sono i turnisti!), per incontrarsi senza pressione del tempo. Non cambierebbe nulla, se lo Stato imponesse per legge un altro giorno (sabato in Israele; venerdì nei Paesi islamici). Non è un cibo, un giorno, una convenzione o altro a renderci più graditi al Signore (cfr. 1 Cor 8,8).

     Ci sono culture antiche e moderne, che non conoscono un giorno di riposo settimanale. Se un domani anche da noi fosse abolito un giorno specifico di riposo, ma ci fossero altre forme (giorno mobile per categorie ed esigenze varie), i credenti si organizzerebbero di corrispondenza. Così accade già in assemblee, in cui molti sono turnisti in ospedali, miniere, industrie e altri settori. Nella nostra assemblea le «cellule domestiche» si orientano ai credenti, che hanno i turni, e variano settimanalmente di giorno.

     Visto che la domenica esiste nella nostra cultura, accettiamola come una risorsa e un’opportunità, senza necessità di «teologizzarla» mediante deduzioni derivate alquanto discutibili dal punto di vista dell’esegesi contestuale del NT. Se non c’è un comando esplicito riguardo a una certa cosa (qui la domenica), le deduzioni derivate lasciano il tempo, che trovano.

     Per gli altri aspetti menzionati rimandiamo nell’articolo « I culti oggi e quelli del NT» al terzo punto: «Elementi dei culti nel NT».

 

La domenica e dintorni? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Domenica_UnV.htm

08-01-2015; Aggiornamento: 18-02-2015

 

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