Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
15. Aspetti dell’etica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DOLORI DI CRESCITA FRA CARNE E SPIRITO

 

 di Nicola Martella

 

Una lettrice ci ha presentato le seguenti questioni.

 

Ciao Nicola, ti scrivo riguardo ai «dolori di crescita» di un altro lettore. [ Problemi di crescita d’un credente novello] È scritto: «Il bene che voglio non lo faccio e il male che non voglio lo faccio». Nel mio caso il male che faccio, è stato di allontanarmi dalla lettura e dalla preghiera personale con Dio, con la conseguente perdita del sorriso che mi caratterizza quasi sempre, e l’arrivo di malumori e insoddisfazioni. E queste leggi contrastanti tra polvere e luce sono davvero forti, mi lasciano delusa, perché credevo d’essere a buon punto del mio cammino (nonostante sia una neonata).

     S’aggiungono pertanto sensi di colpa. E, come se non bastasse, tutti i problemi quotidiani d’una famiglia normale improvvisamente sembrano giganteschi e assumono forma di punizione o di non esaudimento di preghiere fatte col cuore per il bene dei miei cari. E qui s’instaura un circolo vizioso nel quale mi sento imbrigliata, con il risultato d’una costante insoddisfazione e d’una pessima testimonianza in famiglia.

     I miei cari fratelli m’incoraggiano continuamente alla comunione. Ma, guarda caso, il periodo estivo mi costringe a lavorare di domenica e, come se non fossi io a decidere, quando ho il pomeriggio libero, perché finisco il lavoro verso le 14.30, mi sento sfinita, e qualcosa in me mi dice che mi merito un po’ di riposo all’ombra del mio giardino in fiore, col canto degli uccellini e il vento fresco, tanto silenzio e mio marito, che vedo poco, che mi fa le coccole... È una situazione tentatrice e tanto allettante, ma quasi sempre cedo... È questa la mia colpa? Cosa devo fare? È pigrizia o bisogno di riposo? È un riposo fisico ma non spirituale, come faccio a scegliere? Sono davvero scoraggiata e sto facendo il contrario di quello che mi dice la Parola: «Siate allegri nella speranza, pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera», «rallegratevi nel Signore, vi ripeto rallegratevi nel Signore».

     Anche se vedo i miei fratelli costantemente e studiamo insieme, ho tanto desiderio di sentire nel mio cuore quella gioia di qualche tempo fa. Sono molto confusa. Alcuni mi dicono che è stress, altri che mi faccio peso dei problemi lavorativi di mio marito, altri ancora del malcontento adolescenziale di mio figlio. Se puoi rispondimi. {Daniela Ferro; 27 maggio 2009}

 

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito.

 

 

Volere e fare

     È vero che Paolo parlò di tale dilemma (Rm 7,19) per illustrare che il peccato nelle nostre viscere è una potenza che contrasta con la nostra volontà e può renderci infelici (vv. 20-24). Egli riuscì però a ringraziare Dio, nonostante tale dilemma (v. 25), basandosi sulla giustizia di Cristo e camminando «non secondo la carne, ma secondo lo Spirito» (Rm 8,1-4). Perciò mostrò che alla base di una vita vittoriosa, nonostante che siamo nella carne, c’è la decisione di funzionare — lo dico con una metafora cibernetica — secondo il «sistema operativo» dello Spirito e non della carne (vv. 9ss). O detto con le parole dell’apostolo: «Noi siamo debitori non alla carne per vivere secondo la carne… ma se mediante lo Spirito mortificate gli atti del corpo, voi vivrete» (vv. 12s). Pur trovandoci nella carne, la soluzione è quindi quella di «funzionare» mediante lo Spirito Santo, secondo la chiamata ricevuta, lo status di figli di Dio a cui s’appartiene ora, in vista del compimento delle promesse divine (vv. 14-25) e con la forza e il sostegno che ci vengono dal Signore e dal suo piano meraviglioso per noi (vv. 26-39). Elencando una serie di agenti ostili per il credente (vv. 31-39), Paolo poté affermare: «In tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati» (v. 37).

 

La logica conseguenza

     Per il credente non c’è uno stato neutrale, una marcia a folle: se non si decide con volontà di funzionare con il «sistema operativo» dello Spirito, si innesta automaticamente e senza preavviso quello della carne. I risultati sono ovviamente di conseguenza. Se non si cura una comunione costante col Signore, una devozione personale o, come la chiamo io in «Entrare nella breccia» (pp. 80-84. 258s), una «dieta biblica» — prima ci accorgiamo noi del deserto del nostro cuore, poi quelli che ci stanno più vicini e, infine, anche gli altri. Come dice il proverbio, non si può avere «la botte piena e la moglie ubriaca» o, tradotto in parole bibliche, non si può camminare a proprio arbitrio ed essere ripieni di Spirito e del suo frutto.

     La lettrice, una credente giovane nella fede, se ne rende conto da sé, parlando riguardo a tale circolo vizioso, il cui frutti sono perdita del sorriso, malumori, insoddisfazioni, delusioni, sensi di colpa, problemi vissuti come punizione, pessima testimonianza…

 

Scelte di fondo

     Che gli altri credenti ci incoraggino alla comunione è positivo, come pure i momenti in cui essi ci invogliano a studiare la Bibbia insieme. Ciò non può sostituire una devozione personale viva e costante. La vita è chiaramente piena di problemi e Gesù stesso parlò delle tribolazioni che i suoi seguaci avrebbero avuto nel mondo, incoraggiandoli a non perdersi d’animo (Gv 16,33). Chiaramente ci vogliono anche momenti di relax. Alla base di tutto, però, è necessaria una decisione di fondo: mettere Dio al primo posto nella propria vita o meno, cercare dapprima il regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33) o no. Dio non si accontenta dei nostri ritagli e non sta al servizio del nostro arbitrio. Non si può voler funzionare a proprio piacere — cercando soprattutto un ameno riposo, le coccole matrimoniali, e quant’altro, tutte cose legittime se praticate al momento giusto — e poi volersi sentire riposati, caricati spiritualmente, edificati e incoraggiati. O il letto fatto o la gelosia d’amore, recita un altro proverbio.

 

Risucchiati dal futuro o dal pantano

     Come ha già evidenziato la lettrice stessa, citando brani biblici (dico: beato chi lo sa, ma ancor più beato chi lo fa!), la gioia è nel Signore, ossia in relazione a Lui, e nella speranza (Rm 12,12; Fil 3,1.4), ossia nell’attesa del compimento delle promesse di Dio. Chi non è in attesa, non veglia e s’impantana nei piaceri o nelle preoccupazioni della vita; e magari cerca di riempire il vuoto con surrogati che non saziano.

     Ha detto qualcuno che la parola d’incoraggiamento nessuno se la può dire da solo; lo stesso vale per l’edificazione, l’esortazione, l’ammonizione, eccetera. Per questo necessitiamo della famiglia spirituale. Ripeto anche qui un mio motto: «Il tizzone lontano dal fuoco si spegne lentamente e neppure se ne accorge!».

 

Ritorno alle origini o atrofia

     La gioia per il credente è l’efflusso del ravvedimento e dell’ubbidienza al Signore (cfr. Sal 4,7; 51,8); la pace è frutto della giustizia (Is 32,17; Gcm 3,18). La confusione è sempre la logica conseguenza di non tagliare «rettamente la Parola della Verità» (2 Tm 2,15). Entrando nel nuovo patto, abbiamo accettato Cristo, oltre che come Salvatore, come Signore della nostra vita; è nostro dovere mantenere la nostra parola d’onore, affinché Dio mantenga la sua (cfr. Gn 18,19; Dt 11,13ss; 1 Re 2,3s).

     Stress, problemi, difficoltà e quant’altro sono questioni reali. Quando però siamo stati innamorati, essi non sono stati mai un serio ostacolo, ma una sfida maggiore. Così è con le cose del Signore. Al conduttore della chiesa di Efeso Gesù disse fra altre cose: «…ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore. Ricordati dunque dove sei caduto, e ravvediti, e fa’ le opere di prima; se no verrò a te, e rimuoverò il tuo candelabro [= chiesa locale] dal suo posto, se tu non ti ravvedi» (Ap 2,4s). Dio ci chiede quindi di far rinverdire il nostro «primo amore» verso di Lui. Ciò che non si rinnova, si atrofizza… o diventa tutta apparenza senza sostanza.

 

Problemi di crescita d’un credente novello {Nicola Martella} (D)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Dolor_cresce_carne_SS_EdF.htm

29-05-2009; Aggiornamento: 03-09-2009

 

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