1. LE QUESTIONI:
Buongiorno, Nicola, sono Carlo Torba (ps.), non so se ti ricordi di me. Ti sto
disturbando, perché sto seguendo una giovane donna insieme a un altro fratello,
per prepararla al battesimo. Mi è stata sollevata l’obiezione che la
preparazione per le donne deve essere fatte da donne e non da uomini. Non riesco
a vedere il motivo, né conosco brani scritturali, da dove ricavare questa
convinzione. Certo trovo corretto che la presenza sia di due e non di un
solo uomo, ai quali si può aggiungere una donna, ove possibile. Ciò che non
capisco è la ferma posizione che solo una donna possa preparare un’altra
donna, sia che si parli di battessimo, sia che si parli di discepolato. Puoi
aiutarmi a capire e chiarirmi le idee? {Carlo Torba, ps.; 13/04/2019}
Rispondo, premettendo che nella questione bisogna distinguere
due livelli: 1. Ciò che la Scrittura afferma espressamente; 2. Ciò che è
opportuno all’interno di una certa cultura. La trattazione seguente vuole
soltanto far riflettere su questo tema, per trovare che cosa sia più adatto
nella specifica situazione.
2. ALCUNI DATI SCRITTURALI: Nel NT non esiste
alcun caso evidente, in cui una donna abbia discepolato un’altra donna, per
prepararla sul piano dottrinale e in vista del battesimo. È scritto che «Parimenti
le donne anziane nel loro comportamento, com’è
conveniente alla condizione santa [...] [4] per insegnare alle giovani ad amare
i loro mariti, ad amare i loro figli, [5] a essere assennate, caste, dedite ai
lavori di casa, buone, sottomesse ai propri mariti, affinché la parola di Dio
non sia bestemmiata» (Tt 2,3ss). Si trattava qui di un «aggiornamento
continuo» nella pratica da parte delle donne attempate verso le giovani
donne sposate. Tuttavia non aveva direttamente a che fare con un discepolato
ufficiale di chiesa; infatti, non leggiamo mai di un compito ecclesiale
ufficiale, che contemplasse ciò. Chiaramente fra donne credenti mature e neofite
c’era senz’altro continui scambi estemporanei su questioni della fede e
della morale.
D’altra parte, non esiste neppure un
brano evidente, in cui un uomo da solo abbia discepolato una donna da
sola, visto che la cultura d’allora non lo permetteva. Allora c’erano le «chiese
in casa» e, quando, si dava un insegnamento, ciò coinvolgeva tutti i
presenti nella casa e altri, che entravano casualmente o apposta.
Nella chiesa di Gerusalemme
l’insegnamento partiva dagli apostoli (At 2,42) e non contemplava
eccezioni. Quando un apostolo entrava in una casa, parlava a tutti gli astanti
che trovava (cfr. At 10,24 Pietro; At 16,32 Paolo). Per analogia, questo compito
fu poi recepito dai conduttori (At 13,1),
a cui si attribuisce nella Scrittura come premessa ministeriale l’abilità a
insegnare nell’assemblea (1 Tm 3,2; Tt 1,9).
Paolo e la sua squadra missionaria
arrivarono a Filippi. Poi, leggiamo: «E
nel giorno di sabato andammo fuori della porta, presso al fiume, dove
supponevamo fosse un luogo d’orazione; e postici a sedere, parlavamo alle donne,
che erano qui radunate» (At 16,13). Essi non si portarono dietro
delle sorelle, per palare a tali donne. Qui, dopo che Lidia credé e fu
battezzata, li invitò con insistenza a stare a casa sua (vv. 14ss); essi non
fecero obiezioni.
3. IL DISCEPOLATO DI COPPIA: È scritto che
Aquila e Priscilla, ascoltato che ebbero Apollo, videro alcune lacune nel
suo insegnamento, sebbene egli fosse un eccellente retore (At 18,24-26). Per
questo lo presero da parte e lo istruirono in modo più approfondito sulle
questioni dottrinali (v. 26). Dopo ciò, Apollo, divenne un uomo prezioso per
l’opera di Dio, visto che aveva un ministero itinerante fra le chiese ed era
capace di confutare i Giudei (vv. 27s). A quel tempo, il ministero itinerante
era molto necessario, per edificare tanti piccoli gruppi dispersi ovunque. Anche
Pietro e gli altri apostoli, facendo ciò, si portavano con sé le mogli
credenti (1 Cor 9,5), probabilmente per essere utili là, dove si recavano. Non
ci viene detto che funzione avessero in tali viaggi itineranti, ma possiamo
immaginarci che esercitassero insieme come coppia il discepolato personale e le
«sorelle in fede» fossero utili come esempio e consigliere per tante donne.
4. CIÒ CHE È OPPORTUNO: Non tutti gli uomini
hanno stabilità spirituale e morale da poter discepolare da soli una
donna; e lo sconsigliamo molto, a causa del transfer emotivo, che
avviene anche a livello inconscio fra un uomo e una donna a una distanza
ravvicinata. «Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41),
insegnava il Signore a proposito delle tentazioni. Le cose sono diverse se c’è
una terza persona presente; ciò toglie molto imbarazzo ed evita equivoci.
Dove sia possibile, suggerisco un discepolato di coppia verso una donna. Dove
non sia possibile, vanno bene anche due uomini, meglio se c’è anche un’altra
donna credente presente. Il discepolato è ottimale, se fatto in gruppo.
Non è neppure sbagliato se gli
anziani demandano il discepolato a una sorella matura in fede o a più di
una. Per una donna certe problematiche di cura d’anime possono essere comunicate
con più facilità a un’altra donna; ma ciò dipende sempre dal tipo di donne.
Non è raro comunque che alcune donne
vogliano essere discepolate e curate spiritualmente da uomini, poiché
vedono in loro delle autorità e perché li ritengono più competenti
nell’insegnamento scritturale e, perciò, nella qualità delle risposte, che
ricevono. Ma anche qui tutto dipende da donna a donna.
Come affermava Salomone, c’è un
tempo per ogni cosa (Ec 3,1). Non bastano le risorse, che si posseggono, ma «tutti
dipendono dal tempo e dalle circostanze»
(Ec 9,11). Ciò che in una cultura locale è inimmaginabile, è ovvio in un’altra,
ad esempio che una donna parli per strada con un uomo da sola. Perciò, bisogna
valutare non solo ciò che è lecito, a
anche ciò che è utile ed edifica,
senza produrre dipendenza o portare scandalo (1 Cor 6,12; 10,23).
► URL: http://untoacroce.altervista.org/_TP/A1-Discep_2sessi_GeR.htm
14/05/2019; Aggiornamento: |