Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DECIME E OFFERTE VOLONTARIE

 

di Nicola Martella

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA:

Avevo scritto questo articolo dopo che una lettrice aveva preso la decima come argomento per la sua tesi, affermando all’incirca questo: Se diamo la decima, che è stata comandata nell’antico patto, perché non dovremmo ubbidire agli altri comandamenti dati nell’AT? Per «decima» molti intendono però impropriamente «offerta».

     Dopo aver scritto questo articolo, mi è arrivata la seguente lettera, che mi ha mostrato nuovamente la necessità di trattare questo tema.

     Caro Nicola Martella, vorrei proporre come tema d’approfondimento quello dei contributi che i credenti versano alla propria comunità. Il tema è stato da te sfiorato nella discussione relativa alla «danza sacra». Esistono, com’è noto, due correnti di pensiero.

  Decima

     La prima ritiene d’applicare anche ai nostri giorni il principio della «restituzione» della decima, ossia il 10% delle entrate. Questa modalità di contribuzione si basa sull’osservazione che Gesù, parlando dei Farisei che davano la decima sulla menta e sul cumino, disse che bisognava essere misericordiosi e giusti, «senza tralasciare» di fare le altre cose, ossia di dare la decima... Paolo nelle sue epistole sostiene che «Chi vive per l’Evangelo deve vivere dell’Evangelo» e in questo fa riferimento anche ai sacerdoti che mangiavano delle cose del tempio (sembrerebbe un accenno, seppur indiretto, al modo di sostentarsi dei sacerdoti, che includeva le decime).

     Dall’altra parte si sostiene, invece, che il sistema della decima era legato all’ebraismo. Questo contributo sarebbe stato quindi una specie di «tassa» sul reddito di chi, facendo parte d’uno Stato, doveva contribuire al suo mantenimento, come un cittadino odierno fa con la sua dichiarazione dei redditi. Venuto meno lo stato teocratico (e quindi le sue esigenze organizzative, peraltro molto delegate ai sacerdoti), abolita la legge mosaica, verrebbe meno l’obbligatorietà della decima.

     Fermo resta, per entrambe le posizioni, il principio essenziale secondo cui ogni chiesa deve avere dei fondi su cui contare, delle risorse per portare avanti la sua missione e per sostenere i suoi ministri. Sarei interessato al tuo punto di vista e a un approfondimento. {Biagio Tinghino; 16-08-2008}

 

Fin qui la lettera. Comincio ricordando che ciò che deve continuare a valere di un vecchio Statuto, quando esso cambia, deve trovarsi espressamente nel nuovo Statuto. Questo vale anche nella relazione fra l’antico e il nuovo patto. Perciò la decima, non essendo comandata nel NT, non può essere richiesta da nessuno. Nell’AT c’erano due tipi di offerte: 1. La «decima» era la decima parte delle proprie entrate di qualsiasi genere; 2. Inoltre c’erano le offerte volontarie (Lv 27).

     Le due cose non sono da confondere. Il problema è dato dal fatto che oggigiorno la gente chiama «decima» ciò che non è la decima parte dei suoi introiti reali, ma solo offerte volontarie, che sono disciplinate diversamente nella Bibbia. Il testo biblico dell’AT distingueva quindi fra le «decime», le «offerte votive» e le «offerte volontarie» (Dt 12,6.11 «offerte scelte che avrete votate all’Eterno»; v. 17). Per le decime bisognava fare addirittura una dichiarazione solenne d’ubbidienza dinanzi a Dio (Dt 26,12s). Samuele, avvertì il popolo che il re reclamato avrebbe preso altrettanto la decima di tutto ciò che gli Israeliti possedevano (1 Sm 8,15s).

 

 

2.  LE DECIME: Diamo dapprima uno sguardo all’Antico Testamento. La matematica non era un’opinione: si affermava che «l’Omer è la decima parte dell’Efa» (Es 16,36), si parla ad esempio della «decima parte di un Efa di fior di farina impastata con la quarta parte di un Hin d’olio vergine» (Es 29,40; cfr. Lv 5,11; Ez 45,11ss). Perciò, la decima era una tassa fissa e quantificabile: «Ogni decima della terra, sia delle raccolte del suolo sia dei frutti degli alberi, appartiene all’Eterno… E ogni decima dell’armento o del gregge, il decimo capo di tutto ciò che passa sotto la verga del pastore, sarà consacrato all’Eterno» (Lv 27,30s; Dt 14,22). Per questo si poteva parlare anche della «decima della decima» che i Leviti dovevano dare al sommo sacerdote (Nu 18,21-28). Da tali decime si poteva trarre le spese che sostenevano coloro che abitavano lontano dal tempio, per il tempo che essi sarebbero rimasti presso il santuario ogni triennio (Dt 14,24-28), il resto sarebbe servito per beneficienza (v. 29 Leviti, straniere, orfane e vedove nel luogo di dimora; 26,12).

     Il popolo d’Israele, per lunghi periodi della sua storia, non ubbidì alla legge delle decime per l’Eterno, pensando più a i suoi comodi che al servizio sacro per il Signore. I re di risveglio ristabilirono il sacerdozio nelle sue classi e le decime, ad esempio Ezechia (2 Cr 31,2-12); così fece Nehemia, durante il suo governatorato (Ne 10,37s; 12,44), ma appena lui partì le cose tornarono come prima e solo il suo rinnovato intervento ristabilì le cose (Ne 13,5.11ss). Come accusò però Amos, già secoli prima, per il culto abominevole di Betel e di Ghilgal, gli Israeliti portavano «ogni tre giorni le vostre decime» (Am 4,4).

     Nel libro di Malachia Dio accusò gli Israeliti di derubarlo delle decime e la conseguenza fu la maledizione divina (Mal 3,8s); Dio li sfidò all’ubbidienza e promise loro la benedizione in caso positivo (vv. 10s).

     Ai tempi di Gesù, scribi e Farisei pagavano la decima addirittura per le cose più minuscole e probabilmente neppure previste dalla legge mosaica (Mt 23,23; Lc 11,42). Che la decima fosse una tassa fissa anche ai tempi di Gesù, fu mostrato dalla parabola del Fariseo e del pubblicano, in cui il primo si vantava: «Io pago la decima su tutto quel che posseggo» (Lc 18,12).

     Nel resto del NT, si parla di decima solo riguardo ad Abramo che diede la decima a Melchisedek (Eb 7,2.4), perché l’autore intendeva attestare il sacerdozio regale di quest’ultimo come superire a quello del sacerdozio levitico, che prende le decime da Israele (Eb 7,5-9). È chiaro che anche nel NT l’aggettivo «decimo /a» e sempre concreto: «decima ora» (Gv 1,39), «decima parte della città» (Ap 11,13). Cessando la teocrazia con l’avvento del nuovo patto, cessò altresì il dovere dei giudei cristiani di dare la decima parte dei loro introiti al tempio; la distruzione di quest’ultimo (70 d.C.) risolse definitivamente la questione. Nel concilio di Gerusalemme la decima non fu contemplata fra i doveri necessari dei cristiani gentili (At 15).

 

 

3.  LE OFFERTE VOLONTARIE: Esse non potevano essere disciplinate nella quantità ma solo nella qualità, poiché c’erano cosa che non potevano essere offerte al santuario (p.es. animali impuri, malati o sproporzionati; solo certi tipi di animali puri potevano essere usati per specifici sacrifici; Lv 22,18s.23).

     Diamo dapprima uno sguardo all’Antico Testamento. Tali offerte volontarie erano fatte di cuore (Es 25,2). Al tempo della costruzione del tabernacolo, si parla espressamente di «tutti quelli che il loro cuore spingeva e tutti quelli che il loro spirito rendeva volenterosi» e si afferma che le offerte volontarie erano recate all’Eterno da «uomini e donne, che il cuore mosse a portare volenterosamente il necessario per tutta l’opera che l’Eterno aveva ordinata» (Es 35,21.29). Le offerte volontarie portate erano così copiose e ingestibili, che si dovette fermarle (Es 35,5ss). Anche al tempo di Davide, in preparazione alla costruzione del tempio è scritto: «Il popolo si rallegrò di quelle loro offerte volontarie, perché avevano fatte quelle offerte all’Eterno con tutto il cuore; e anche il re Davide se ne rallegrò grandemente» (1 Cr 29,9). Gli Israeliti imitarono Davide stesso (v. 17).

     Le due tipologia di offerte volontarie che ricorrevano era le seguenti: ▪ 1. Per voto; ▪ 2. Per dono alfine di ingraziarsi il Signore. Si parla infatti di «un’offerta per qualche voto o per qualche dono volontario, per essere gradito» a Dio (Lv 22,18; 23,28; Nu 15,3; 29,39; Dt 12,6.17). Chiaramente, mentre le decime erano tassative, le offerte volontarie dipendevano, oltre che dalla generosità personale, anche dalla «misura delle benedizioni che avrai ricevute dall’Eterno» (Dt 16,10 festa delle settimane, della raccolta o Pentecoste).

     Per l’approfondimento si vedano i seguenti altri brani sui doni volontari e specialmente gli aspetti della loro gestione: 2 Cr 31,14; Esd 3,5; 8,28s; Ez 46,12. Purtroppo gli Israeliti, oltre alle decime date con scrupolo ai Baali, davano copiose offerte volontarie per tale culto abominevole (Am 4,4s).

     Ai tempi di Gesù, egli parlò addirittura di offerte date a Dio contro la legge, secondo l’insegnamento dei Farisei (Mt 15,5; Mc 7,11). Un giorno Gesù si pose a sedere dirimpetto alla «cassa delle offerte» per osservare «come la gente gettava danaro nella cassa». Vide molti ricchi che vi gettavano molto denaro, sebbene ciò fosse per loro il superfluo, e una povera vedova che vi gettò poca cosa, sebbene per lei ciò fosse tutto ciò che le rimaneva per vivere (Mc 12,41-44; Lc 21,1-4).

     I capi sacerdoti rifiutarono di mettere nel tesoro delle offerte del tempio i soldi che essi stessi avevano dato a Giuda per il tradimento di Gesù e che il traditore aveva poi lasciato nel tempio, perché erano macchiati di sangue (Mt 27,5s); logica impeccabile ma amorale, essendo stati essi stessi i mandanti.

     Nel resto del NT, si parla delle offerte volontarie. I cristiani giudei continuarono a portare offerte volontarie, sia come elemosine, sia come doni votivi, come fece Paolo (At 21,26; 24,17). La distruzione del tempio spezzò definitivamente il legame, costituito dal tempio, che univa il giudaismo cristiano a quello storico.

     Paolo applicò l’immagine delle offerte volontarie fatte ai figli di Levi al servizio per il Signore degli apostoli (1 Cor 9,1-14). Particolarmente le chiese di Filippi e di Tessalonica sostennero l’opera missionaria di Paolo e della sua squadra (Fil 4,15s). L’apostolo pose anche un peso di responsabilità sul cuore dei credenti riguardo all’opera e verso gli operai del Signore (1 Cor 9,11; Gal 6,6ss; cfr. 2 Cor 9,6).

     Egli parlò anche della colletta straordinaria (1 Cor 16,2 «affinché, quando verrò, non ci siano più collette da fare»), di cui fu promotore, per i credenti poveri della Giudea, che era stata colpita dalla carestia (At 11,29; Rm 15,25.31; 1 Cor 16,1-4; 2 Cor 8,2.20; 9,1-13).

 

Decime e approssimazioni storiche e teologiche {Gianni Siena - Nicola Martella} (T/A)

Decime e offerte volontarie? Parliamone 1 {Nicola Martella} (T)

Decime e offerte volontarie? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)

È comandata la «decima» nel NT? {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Decime-offerte_volont_Sh.htm

11-10-2008; Aggiornamento: 21-03-2016

 

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