2. LE PREFERENZE DEI CRISTIANI COMODI
■ Andate o venite?: Gesù disse
ai suoi apostoli: «Andate!» (Mt 10,6s; 28,19s). Vari conduttori, per
ingrandire le loro sale di culto, dicono ad altri credenti: «Venite!». E
molti credenti comodi seguono tale richiamo.
■ Obesità ecclesiale: Alcuni
cristiani vanno a ingrossare chiese grandi, perché in esse possono
prendere per sé tutto il meglio, senza impegnarsi più di tanto. E, in genere,
tali chiese non hanno nessun programma per essere fecondi e moltiplicarsi
in senso missionario (cfr. Gn 1,28; Mt 28,19), ma diventano sempre di grasse e
obese, con la soddisfazione dei loro conduttori. Questi ultimi vedono ciò come
un segno di «benedizione» divina, invece di aprire gli occhi e vedere che stanno
impoverendo intere zone di testimonianza.
■ Edonismo e mimetizzazione:
Alcuni cristiani preferiscono fare tanti chilometri, per «godersi» il
culto in una chiesa con tanti servizi e accessori extra, invece di impegnarsi
nella testimonianza nella loro zona. Dove abitano e lavorano, nessuno li
conosce. Non sono
né sale, né luce lì. Quasi nessuno sa che sono discepoli di Gesù, neppure
nel palazzo, dove abitano. E se in quella zona ci sono seguaci di Gesù, che si
incontrano nelle case, per costruire una comunione di fede, tali cristiani
comodi
non hanno volontà né tempo per curare una tale visione, né volontà di
appartenere a tale piccola milizia e di impegnarsi con essa. Preferiscono fare
tanti chilometri e beneficiare di una chiesa piena e funzionante, in cui
guardare la schiena di chi sta davanti e godersi il coro, lo spettacolo e i
sussidi tecnici. Sì, guardare negli occhi i discepoli militanti seduti in
cerchio,
impegnarsi con loro, prepararsi, aprire la propria casa, progettare,
pregare con loro, edificare e così via, è tutto molto impegnativo, anzi troppo
per i cristiani comodi. La via comoda è preferibile. Nella massa ci si può
mimetizzare, basta qualche sorriso, qualche stretta di mano, qualche parola
di convenienza e cosa simili; poi, si ritorna,
beati alle quattro mura di casa propria, dove si può tranquillamente
continuare a vivere la propria esistenza di santi anonimi.
3. ARBITRIO E RISCHI DEI CRISTIANI COMODI
■ Lampadario e saliera: Tali
credenti comodi hanno dimenticato il «grande mandato» del Signore
riguardo al fare discepoli (Mt 28,18ss) e all’essere
sale e luce là, dove si vive (Mt 5,13-16). Invece di mettere la loro luce
sul candeliere, perché illumini tutti quelli, che sono
in casa, e perché essa risplenda
davanti agli uomini, mediante le loro buone opere, preferiscono
concentrarla in una grande sala e in un solo posto (vv. 15s). Similmente
preferiscono aumentare il
sale nella saliera, invece di usarlo per portare gusto morale là, dove
vivono. Invece di nascondere il poco lievito in una grande massa (Mt
13,33), per alimentare il regno di Dio nella loro zona, preferiscono concentrare
tutto il lievito in un grande locale di culto.
■ Prole? No grazie:
Gli apostoli conoscevano il processo delle doglie, per
generare figli spirituali (1 Cor 4,17; 1 Tm 1,2.18; 2 Tm 1,2; 2,1; Tt
1,4; Flm 1,10; 1 Pt 5,13), per formare Cristo in loro (Gal 4,19) e mediante di
loro chiese locali. I cristiani comodi, invece, cercano il loro
tornaconto e sono svogliati nella passione di essere fecondi e moltiplicarsi in
senso spirituale e missionario.
■ Nominalismo in agguato: Tali
credenti comodi si meraviglierebbero, che il Signore Gesù dicesse a ognuno di
loro quanto dichiarò a dei conduttori di chiesa del primo secolo: «Ma
ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore. Ricorda
dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima» (Ap
2,4s). «Io conosco le tue opere: tu hai nome di
vivere e sei morto. Sii vigilante e rafferma il resto che sta per morire;
poiché non ho trovato le opere tue compiute nel cospetto del mio Dio»
(Ap 3,2s). «Io conosco le tue opere: tu
non sei né freddo né fervente... io ti vomiterò dalla mia bocca...
Ecco, io sto alla porta e busso» (Ap
3,15s.20).
4.
RISPOSTE DI COMODO E CONSEGUENZE
■ Il premio?: Tali credenti comodi, se
effettivamente rigenerati dal Signore, dovrebbero seriamente chiedersi quale
sarà il loro premio
dinanzi al Signore, visto che hanno scelto una via, che non porta gloria al
Signore né onore a loro stessi. Disubbidendo al «grande mandato», quale premio
possono aspettarsi i credenti comodi? Che il premio (non la salvezza) possa
essere defraudato e, perciò, si possa perdere, ce lo dice la Scrittura (cfr. Col
2,18). Inoltre, ad alcuni credenti accadrà che saranno
salvati come attraverso il fuoco, ossia a pena a pena, come chi esce da
una casa in fiamme e salva solo la sua pelle (1 Cor 3,15).
■ Garanzia per la propria casa?:
Alcuni di tali credenti comodi affermano di visitare una chiesa grande e
funzionante
per i figli, affinché possano ricevere istruzione nella «scuola
domenicale» e in altri gruppi per adolescenti e giovani. Essi non si pongono il
problema quale sia la volontà di Dio, ma quale chiesa offra i migliori servizi.
Hanno essi garanzia che i loro figli seguiranno poi il Signore, perché
hanno ricevuto i servizi migliori? Tale famiglia sarà maggiormente benedetta per
questo?
In realtà tali credenti comodi
demandano ad altri i
loro doveri di istruire i figli, che Dio ha comandato proprio a loro (Dt
6,6-9; Pr 22,6; 2 Tm 1,5). Ogni forma di istruzione ecclesiale è un di più, non
un sostituto.
Inoltre, i credenti comodi insegnano
ai figli di cercare non l’onore del Signore, ubbidendo a Lui, ma la strada
più facile e più piacevole. Anche tali figli non saranno di grande
testimonianza là dove vivono, studiano o lavorano. Per loro la luce si mette
tutta insieme nel magazzino, chiamata
sala di culto; il sale si mette tutto nella saliera. Insegnano col loro
comportamento ai figli che c’è una specie di «Paradiso», chiamato «sala di
culto», «chiesa» o addirittura «casa del Signore» (!), e poi c’è il mondo fuori
di essa; può succedere che in casa si viva abbastanza da mondani,
spegnando la luce, mentre nella sala di culto si accenda la propria aureola di
spiritualità. Che luce saranno tali credenti comodi per i loro figli, perché
risplendano intorno a sé? Che sale daranno loro, perché abbiano gusto e lo diano
intorno a sé? Che modello di vita cristiana comunicheranno ai loro figli,
dividendo così la casa dalla chiesa, e viceversa?
A ciò si aggiunga che essi
dimenticano che sono il
timore di Dio e l’ubbidienza risultante a essere viatico del godimento
della grazia e della presenza del Signore in casa e di benedizione per i figli
(Es 20,5; Sal 112,1s). Il costruttore del tempio, Salomone, faceva cantare: «Se
l’Eterno non edifica la casa, invano vi si affaticano gli edificatori»
(Sal 127,1).
■ Dalle case alle sale XXL:
Quando, al tempo degli apostoli, le persone si convertivano,
aprivano le loro case alla testimonianza e all’ospitalità (cfr. Lidia At
16,14s.40). Le loro case diventavano luoghi d’incontro per la comunità (At
12,12; Rm 16,23). Per i credenti ubbidienti e consacrati casa e chiesa era un
tutt’uno (Rm 16,5; 1 Cor 16,19; Col 4,15; Flm 1,2). Questo era segno della
presenza del Signore, il quale non avrebbe fatto mancare la sua benedizione.
Oggigiorno, si cercano
sale sempre più grandi, dove fare spettacoli religiosi e dove attrarre
sempre più credenti, spesso a spese di altre comunità o almeno della
testimonianza in altre zone.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Crist_comod_EdF.htm
12-01-2016; Aggiornamento: