Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il Levitico 1

 

Prassi di chiesa

 

 

 

 

Il Levitico — Libretto di studio:

   Dopo le istruzioni d’uso e l’introduzione generale, seguono le domande sul testo, che rimarcano le parti principali del Levitico:
■ I sacrifici (Lv 1-7)
■ Il sacerdozio (Lv 8-10)
■ Purificazione del popolo (Lv 11-15)
■ Giorno della riconciliazione (Lv 16)
■ Ordinamenti per il popolo (Lv 17-20)
■ Ordinamenti per il sacerdozio (Lv 21-22)
■ Ordinamenti per le feste (Lv 23-24)
■ Ordinamenti per il paese (Lv 25-26)
■ Appendice: voti e decime (Lv 27).

 

Il Levitico — Libretto di testo

   Si tratta di una traduzione letterale che ricalca da vicino l’ebraico e che è strutturata secondo le parti evidenti del libro. Può risultare molto utile per chi vuole studiare il Levitico in modo profondo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Il Levitico 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CORPO, CREMAZIONE E BIBBIA

 

 di Argentino Quintavalle - Nicola Martella

 

1. Le tesi {Argentino Quintavalle}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

L’articolo «Cremazione dei morti» ha provocato differenti reazioni, anche quella dell'amico Argentino Quintavalle. Anche qui risponderò alla sua reazione ponendo specialmente il problema dell’ermeneutica, ossia del giusto modo d’interpretare la sacra Scrittura in questioni in cui quest'ultima non si esprime in modo chiaro ed evidente su un certo problema.

     Ringrazio Argentino per aver risposto al mio articolo e per essersi esposto nell'esprimere il suo pensiero su questo tema controverso. Data la complessità e la lunghezza del suo contributo e della mia risposta, non ho potuto inserire il tutto all’interno del seguente tema di discussione: «Cremazione dei morti? Parliamone». In ogni modo, è stata un’occasione per affrontare a nuovo e più approfonditamente la questione e per confrontarci su di essa. {Nicola Martella}

 

 

1. Le tesi {Argentino Quintavalle}

 

Chi viene cremato contro la sua volontà rientra in una categoria a parte. Una persona è ritenuta responsabile delle sue azioni solo quando sono fatte volontariamente e con conoscenza delle conseguenze. Dopo l’olocausto perpetrato dai satanici teutonici esperti in cremazione [N,d.R. i nazisti], molti ebrei coscienziosi hanno raccolto le ceneri dai forni crematori dei campi di sterminio e le hanno seppellite nei cimiteri ebraici.

     Molte persone optano per essere cremati perché la loro istruzione e la loro educazione non li hanno muniti della necessaria conoscenza per fare una scelta consapevole in quest’area.

 

Il comandamento biblico

     Il corpo dell’uomo è stato tratto dalla terra e deve ritornare alla terra. Questo concetto è reiterato in Dt 21,23 dove viene ordinato di seppellire il morto: «il suo cadavere non dovrà rimare tutta la notte sull’albero, ma lo seppellirai senza fallo lo steso giorno». Il comandamento ci chiede di seppellire il corpo nella sua interezza, non di farlo a pezzi o di cremarlo in modo da occupare meno spazio. Da ciò si deduce che il comandamento non viene adempiuto se la persona viene seppellita parzialmente. Cremare un corpo distrugge la maggior parte del corpo, e così si viola il comandamento biblico.

 

Le nostre responsabilità verso il corpo umano

     Il corpo umano appartiene al Creatore (1 Cor 6,19). Noi non abbiamo alcun diritto di maltrattarlo in alcun modo, né da vivo e né da morto. Il corpo deve essere «restituito» nella sua interezza, o come il Signore decide di riprenderlo.

     Inoltre, l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Ogni violenza sul corpo umano (da vivo o da morto che sia) deve essere considerata una violenza fatta a Dio stesso (cfr. Gn 9,6).

     Questo principio generale regola molte altre leggi, come quella che vieta le incisioni sul corpo (Dt 14,1) o i tatuaggi (Lv 19,28) e ci chiede d’avere una corretta igiene. Questo principio s’applica anche dopo la morte; è ovvio che è proibita qualunque mutilazione del corpo. Lo si deduce anche da Dt 21,23.

     Il rispetto per la sacralità del corpo umano lo si manifesta anche considerando la preoccupazione che pervade il processo di preparare il defunto per la sepoltura. Il funerale deve essere fissato per il tempo minimo necessario, idealmente lo stesso giorno della morte (Dt 21,23; At 5,6.10).

     Cremare un corpo significa fare violenza alla nostra responsabilità morale, ma è anche violazione di vari comandamenti biblici.

 

Scavando più in profondità

     Il corpo è considerato sacro, è il tempio dello Spirito Santo (1 Cor 6,19), è lo strumento con il quale serviamo Dio in questo mondo. Il semplice fatto che in vita ha servito Dio, gli si deve accordare rispetto dopo la morte. Ne è l’esempio il corpo di Gesù, che è stato onorato essendo sepolto nella tomba d’un ricco e senza alcun osso rotto. Spesso abbiamo rispetto per degli oggetti inanimati, personalmente non appoggio mai la Bibbia per terra, o anche altre cose che considero di valore, quanto più quest’idea s’applica al corpo.

     Ci sarà una redenzione finale al ritorno del Messia, accompagnata dalla risurrezione dei morti, quando tutte le anime ritorneranno nei loro corpi e ogni carne vedrà la gloria di Dio (cfr. Is 40,5).

     Mentre è vero che Dio non ha alcun problema a risuscitare un corpo cremato, la cremazione è una dichiarazione implicita del rifiuto del concetto della risurrezione. Nel corso della storia è stata una pratica dissacratoria e atea, e i popoli che ancora oggi hanno la prassi della cremazione è perché affermano che una volta che l’anima ha lasciato il corpo, esso corpo ha servito il suo scopo e non ha più alcun valore.

     Il comandamento è quello di non seguire le pratiche pagane (Lv 18,3). La cremazione dei morti era, ed è, un rituale osservato da molte culture pagane e quindi una violazione anche di questo comandamento biblico.

 

Per riassumere: La cremazione…

     ■ È la trasgressione d’una legge biblica sul seppellimento dei morti,

     ■ Dimostra un rifiuto della «proprietà» sovrana di Dio su tutta la creazione;

     ■ Viola la nostra responsabilità di restituire quello che ci è stato prestato (i nostri corpi) come meglio ci è stato possibile;

     ■ Costituisce un rifiuto dell’idea d’essere creati a immagine di Dio;

     ■ Costituisce un rifiuto simbolico della fede nella risurrezione dei corpi;

     ■ Viola il comandamento biblico di non seguire le pratiche pagane;

     ■ È una dichiarazione che una volta che l’anima ha lasciato il corpo, questi non ha più alcun valore (contrariamente all’esempio che ci ha lasciato Gesù».

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Premetto che il mio scopo non è quello di difendere la cremazione in sé; infatti ho scritto inizialmente su questo tema solo perché invitato esplicitamente dal direttore della rivista «Oltre». Il mio obiettivo è primariamente quello di difendere il seguente principio ermeneutico: per un seguace di Cristo vale solo ciò che è espresso chiaramente con un comandamento esplicito all’interno del nuovo patto. L’AT, sebbene non sia ingiuntivo per la gente del nuovo patto — essi si trovano sotto la «legge di Cristo» (che è universale) e non più sotto la legge mosaica (che è teocratica, quindi per uno Stato confessionale) — contiene valide analogie per stabilire principi morali generali (Rm 15,4; 1 Cor 10,11). Dove manca tale comandamento esplicito, si ha libertà di coscienza nel rispetto dell’altrui (Rm 14).

     Ora passo a rispondere, passo per passo, allo scritto del mio interlocutore.

     Il fatto che molti ebrei coscienziosi abbiano raccolto le ceneri dai forni crematori nazisti e le abbiano seppellite nei cimiteri ebraici, mostra che la cremazione e il seppellimento non sono incompatibili.

     È strano che si riconduca la cremazione alla mancanza d’istruzione dei soggetti, visto che in certe nazioni europee il 70% dei cadaveri viene cremato e in nazioni come il Giappone anche i cristiani biblici non conoscono altro.

     Penso che molte delle cose contro la cremazione provengano dal fatto che si creda che i cadaveri inumati nella terra o seppelliti in loculi, rimangano lì per sempre. Questo è romanticismo. La realtà è che dopo vent’anni i resti vengono esumati e, se i parenti non dispongono di metterli in una cassetta di zinco e di farli conservare per un altro tempo (sempre a pagamento) in un apposito luogo, le ossa vengono accatastate in modo anonimo e promiscuo in un ossario. Quindi prima o poi tutte le ossa finiscono in un ossario. (Da ragazzo io e la mia banda, durante le nostre incursioni, abbiamo visto in che stato venivano conservate tali ossa in una specie di cisterna seminterrata; dietro al cimitero si poteva guardare dentro da una grande finestra chiusa da una grata. Le ossa tracimavano fino a fuori, erano esposte alle intemperie e agli animali e ognuno, volendo, poteva prendersi ossa e teschi!). La legge prevede che quando l’ossario tracima, il sindaco può firmare una delibera per far incenerire tutte le ossa! Poi la cenere può essere conservata nell’ossario stesso (o in un altro luogo) oppure può essere sparsa in un cosiddetto «giardino delle ceneri». [ Cremazione dei morti? Parliamone: contributo 8]

 

Il comandamento biblico

     Dt 21,23 parla dell’impiccato, non del caso normale. Dove sta l’esplicito comandamento della Torà, in cui è comandato di «seppellire il corpo nella sua interezza, non di farlo a pezzi o di cremarlo»? Io non l’ho trovato e Dt 21,23 non lo afferma. [à sotto] Anche l’inumazione «distrugge la maggior parte del corpo», solo che necessita di più tempo. Alla fine la polvere ritorna comunque a essere polvere, così o colà.

 

Le nostre responsabilità verso il corpo umano

     Giustamente il «corpo umano appartiene al Creatore». Se Dio avesse voluto che si praticasse solo l’inumazione nella terra, lo avrebbe chiaramente prescritto; ma non esiste un comandamento in merito. Se fosse stato così, allora avremmo grandi trasgressioni e trasgressori in Israele, anche famosi; eccone alcuni qui di seguito.

     ■ Mummificazione artificiale: Giacobbe, il capostipite del popolo d’Israele, fu fatto imbalsamare per comando di Giuseppe (Gn 50,1s). Lo stesso accadde a quest’ultimo (Gn 50,26). Quanti altri Ebrei furono allora imbalsamati? Tale processo di mummificazione durava 40 giorni (Gn 50,3). Come accadeva allora, gli organi interni venivano espiantati, essiccati a parte e messi in vasi. Il cervello veniva tirato fuori attraverso il naso con un gancio arroventato e in genere veniva scartato, non capendone l’importante funzione. Il corpo veniva disidratato con natron (sale di sodio) e trattato con altri procedimenti atti alla conservazione. Il corpo veniva poi incerato con resine varie e unguenti. [Per i dettagli si veda qui o qui.] Non si può certamente parlare qui di integrità del corpo. La mummia di Giuseppe venne conservata così per centinaia d’anni e fu portata dagli Israeliti per 40 anni durante la loro migrazione nel deserto, per essere poi seppellita a Sichem (Gs 24,32 le ossa).

 

     ■ Mummificazione naturale: Nell’AT si trova anche questo caso: il clima caldo, secco e ventilato ostacola la putrefazione. Tutto ciò può mummificare il corpo per disidratazione nel giro di pochi mesi. Questo è ciò che fece Rizpa, moglie di Saul, dopo la morte dei suoi due figli, lasciando (e vegliando) i cadaveri esposti al sole dall’inizio dell’estate all’inizio della stagione delle piogge (2 Sm 21,10). Nessuno del suo clan le impedì di fare così, sebbene esposizione e veglia durassero vari mesi; si vede che era una pratica in uso in quella zona d’Israele. Fu poi Davide a farne seppellirne le ossa (v. 13).

 

     ■ Incenerimento: I corpi di Saul e dei suoi tre figli, tutti morti in battaglia, furono bruciati da alcuni uomini valorosi, che a rischio della propria vita li prelevarono dalle mura di una città, dove i Filistei li avevano affissi. Non ci fu una discussione controversa in merito, prima di bruciarli, ma lo fecero come cosa scontata. Poi seppellirono i resti e tennero un lutto (1 Sm 31,11ss). Lo stesso Davide non li rimproverò di aver inceneriti tali corpi, ma li benedisse perché avevano seppellito i resti quale atto di lealtà (ebr. chësëd; 2 Sm 2,5; cfr. 21,12.14).

     Il profeta Amos menzionò in modo scontato «colui che brucia i corpi» e poi raccoglie le ossa per seppellirle (Am 6,10). Si veda pure l’espressione toponomastica «valle dei cadaveri e delle ceneri» (Gr 31,40) presso a Gerusalemme.

 

     ■ Imbalsamazione: Nel NT si parla dell’imbalsamazione del corpo di Gesù, degli ingredienti e dei materiali usati (Mc 16,1; Gv 20,6,s); così viene menzionato che il corpo si Lazzaro era avvolto da fasce e che la sua testa era coperta da un sudario (Gv 11,44). Si trattava quindi di un costume che si aggiungeva agli altri nel tempo e nello spazio.

 

     ■ Altro: Riguardo ad Anania e Zaffira si rinunciò del tutto ai preparativi imbalsamatori, visto che è scritto in modo lapidario: «E i giovani, levatisi, avvolsero il corpo, e portatolo fuori, lo seppellirono» (At 5,6.10). Era questa la prassi normale nella chiesa primordiale? [à sotto]

 

Non si può quindi costruire un’argomentazione su pochi versi, perlopiù non risolutivi, elencando solo ciò che sta a favore della propria tesi e rimuovendo una complessa storia e un’eterogenea cultura di un popolo, che variava nel tempo e nello spazio.

     Se non c’è un comandamento chiaro ed esplicito nel merito, non ci si può appellare a una presunta volontà di Dio. Le varietà funeree sopra elencate mostrano vari usi e costumi che non erano contrarie alla Torà. In un modo o nell’altro, i resti vengono seppelliti.

     Quanto al corpo, nell’AT l’uomo era considerato immagine di Dio fintantoché viveva. Poi il corpo umano diventava impuro e fonte di contaminazione: chi lo toccava, diventava impuro e contaminante per sette giorni!

     Secondo l’AT con la morte l’uomo diventava una «ombra» nel regno dei morti (Is 14,9), senza possibilità di trarsi fuori da sé da tale stato (Is 26,14), aspettando solo che Dio lo richiamasse in vita (Is 26,19). Genesi 9,6 si applica solo ai vivi, di cui qualcuno sparge il sangue e reclama la sanzione verso il reo, ma non c’entra nulla col tema del seppellimento.

     Dio diede direttive chiare su cosa non fare durante i funerali (incisioni, tatuaggi e incisioni per i morti; Lv 19,27s; Dt 14,1). [ Il tatuaggio: fregio o peggio?] Allo stesso modo poteva dare direttive chiare anche su come tumulare correttamente i cadaveri, ma non lo fece.

     Dt 21,23 non è adatto a essere una norma particolare sul modo di tumulare i cadaveri, parlando d’altro: non bisognava lasciare appeso l’impiccato fuori dei tempi indicati; la motivazione, per altro non indicata dal mio interlocutore, era però questa: «…perché l’appiccato è maledetto da Dio» e la sua esposizione prolungata avrebbe contaminato il Paese! (v. 23b).

     Ricordo che se traiamo insegnamenti da brani descrittivi come Atti 5,6.10 [à sopra], dovremmo concludere che allora i cristiani erano senza pietà: seppellivano un morto senza funerale e senza avvisare il coniuge o i parenti! Qualcuno potrebbe parlare qui di disprezzo per morti e viventi. Meno male che c’è la breve nota lucanica di Atti 8,2: «E degli uomini timorati seppellirono Stefano e fecero gran cordoglio di lui».

     Quando si afferma: «Cremare un corpo significa fare violenza alla nostra responsabilità morale, ma è anche violazione di vari comandamenti biblici» — bisognerebbe portare prove certe, tratte da un’accurata esegesi; altrimenti bisognerà parlare solo di preferenze personali, e ciò rientrerebbe nella libertà di coscienza di Romani 14.

 

Scavando più in profondità

     Certo, anche nel NT il corpo è chiaramente sacro ed è dichiarato il tempio dello Spirito Santo (1 Cor 6,19; 3,16s), ma solo fintantoché si vive. Come già detto, il corpo con la morte diventa impuro e fonte di contaminazione per la Bibbia. Ecco che cosa prescriveva la legge mosaica: «Chiunque avrà toccato un morto, il corpo d’una persona umana che sia morta e non si sarà purificato, avrà contaminato la dimora dell’Eterno; e quel tale sarà sterminato di mezzo a Israele. Siccome l’acqua di purificazione non è stata spruzzata su lui, egli è impuro; ha ancora addosso la sua impurità. Questa è la legge: Quando un uomo sarà morto in una tenda, chiunque entrerà nella tenda e chiunque sarà nella tenda sarà impuro sette giorni. E ogni vaso scoperto sul quale non vi sia coperchio attaccato, sarà impuro. E chiunque, per i campi, avrà toccato un uomo ucciso per la spada o morto da sé, o un osso d’uomo, o un sepolcro, sarà impuro sette giorni» (Nu 19,13-16). Ciò valeva per i cadaveri umani o di animali impuri (Lv 5,2 impuro e colpevole; 21,11 sommo sacerdote). Perciò le ossa umane, bruciate su un altare, lo contaminavano (2 Re 23,16; cfr. v. 14). Anche Gesù, parlando dei Farisei ipocriti, li paragono a «sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro son pieni d’ossa di morti e d’ogni immondizia» (Mt 23,27).

     Fu per adempiere le predizione messianiche, se nessun osso del corpo di Gesù fu rotto[1] e se esso fu deposto nella tomba del ricco (Is 53,9). Non così è stato per molti dei suoi seguaci[2].

     La risurrezione dei morti ci sarà comunque sia lo stato dei resti mortali dei redenti: inumati, imbalsamati, mummificati dalle sabbie roventi o nelle torbiere, ibernati nei ghiacci, fossilizzati nelle rocce sedimentarie, bruciati dal fuoco dei roghi, sbranati e divorati dalla belve, divorati da pesci dopo un naufragio, sciolti da acidi, cremati, e così via. Il Dio vivente che ha creato i primi corpi, sarà in grado di ricreare i nuovi, in qualunque stato possano trovarsi i loro resti mortali.

     La cremazione non solo non è «una dichiarazione implicita del rifiuto del concetto della risurrezione», ma può essere addirittura l’espressione di una fiducia radicale nella potenza di Dio, qualunque cosa possa succedere ai resti mortali. Ciò è mostrato dai martiri di tutti i tempi, compresi quelli bruciati vivi. «Essi l’hanno vinto a motivo del sangue dell’Agnello e a motivo della parola della loro testimonianza; e non hanno amata la loro vita, anzi l’hanno esposta alla morte» (Ap 12,11).

     Quanto alla missione, l’Evangelo uscì ben presto fuori dei confini della Giudea, arrivando fra varie culture in cui si praticava la cremazione. Nel libro degli Atti però non troviamo mai una discussione al riguardo (neppure un concilio alla «Atti 15») e né un insegnamento ad hoc nelle epistole, sebbene gli Egiziani praticassero la mummificazione e i Greci la cremazione dei cadaveri. Se la cremazione fosse solo una pratica «dissacratoria e atea», perché la praticano senza problemi anche i cristiani in Giappone e in Paesi orientali?

     Quanto alle «pratiche pagane» egiziane e cananee, ricavate da Lv 18,3, ricordo che lì si parlava dei costumi morali (sessuali) e religiosi (sacrifici umani nei culti di Baal), che seguono per l’intero capitolo, ma non di usanze funeree. Ricordo che Giacobbe e Giuseppe vennero mummificati in Egitto, senza che Dio lo avesse impedito o avesse rivelato diversamente. Diversi costumi dei patriarchi e degli Israeliti si trovavano anche nei popoli circonvicini, ma non per questo vennero considerati amorali e peccaminosi da Dio, ad esempio i seguenti: una donna dava la propria serva personale al marito per procreare una progenie che apparteneva alla padrona (cfr. Sara, Lea, Rachele); un uomo era in obbligo di sposare la cognata, qualora il fratello era morto senza lasciare una prole (Dt 25). La cremazione dei morti, se fosse stata una violazione della volontà divina, sarebbe stata proibita con un comandamento chiaro ed evidente.

 

Per riassumere

     ■ La cremazione non è la trasgressione d’una presunta legge biblica sul seppellimento dei morti, poiché non esiste in merito nessun comandamento chiaro ed esplicito. Almeno due dei patriarchi furono mummificati. La gente di Jabes seppellì i resti dei corpi bruciati di Saul e dei suoi figli. Rizpa fece mummificare al sole i corpi dei suoi due figli. E così via.

     ■ La cremazione non dimostra un rifiuto del diritto sovrano di Dio su tutta la creazione quale sua proprietà, poiché secondo la parola di Dio stesso, la polvere ritorna alla polvere (Gn 3,19), comunque sia. Nel creato nulla si crea e nulla si distrugge veramente. Giacobbe, Giuseppe e altri mostrarono la presenza e la sovranità di Dio nella loro vita con l’ubbidienza, ma non si sentirono colpevoli di farsi imbalsamare alla loro morte. La gente di Jabes mostrarono la loro lealtà, tirando giù i corpi dalle mura nemiche, bruciando i loro corpi e dando sepoltura alle loro ossa; non si sentirono in colpa né alcuno li colpevolizzò, anzi videro in ciò un atto eroico e pietoso.

     ■ La cremazione non viola una presunta responsabilità di «restituire i corpi», che Dio ci avrebbe prestato, come meglio è possibile, altrimenti i cristiani non dovrebbero fare dono dei loro organi. Inoltre tanti martiri sono finiti a «ingrassare» animali o la terra. Infine, secondo la Scrittura c’è la responsabilità di tenere santo il corpo fintantoché si vive, sebbene esso si disfi col tempo (2 Cor 4,16-5,1), ma di un «restituire» non si parla, visto che i cadaveri sono impuri: Dio non riprende con sé i corpi, ma li destina alla terra, mentre lo spirito torna a Dio (Ec 12,9; cfr. Lc 23,46; At 7,59).

     ■ La cremazione non costituisce un rifiuto dell’idea d’essere creati a immagine di Dio, poiché tale designazione si applica solo ai viventi. La morte smembra l’essere nelle sue parti (corpo e spirito) e rende impuri i morti. Solo alla risurrezione verrà ricostituita la globalità, quindi l’uomo creato all’immagine di Dio. «L’uomo nuovo… è creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità» (Ef 4,24), ma la risurrezione come riscatto del corpo è ancora futura (Rm 8,23). Cristo è l’immagine di Dio (2 Cor 4,4) in quanto risorto, cosa che è dichiarata dall’espressione: «…il quale è l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito d’ogni creatura» (Col 1,15), ossia «primogenito dai morti» (v. 18).

     ■ La cremazione non costituisce un rifiuto, né simbolico né sostanziale, della fede riguardo alla risurrezione dei corpi, poiché molti martiri preferirono essere bruciati vivi, pur di non abiurare alla fede in Cristo, aspettando una patria migliore (Eb 11,14.16) e la risurrezione della carne. Come detto, può essere proprio il contrario di un presunto rifiuto: il credente confida totalmente nella potenza di Dio di risuscitare il suo corpo, indipendentemente da qualunque cosa gli succeda dopo la morte!

     ■ La cremazione non viola il comandamento biblico di non seguire le pratiche pagane, poiché se essa fosse stata una pratica pagana, Dio l’avrebbe proibita con un chiaro ed esplicito comandamento, sia nell’AT che nel NT, anche dato che la cremazione era abbastanza diffusa.

     ■ La cremazione non vuole affermare che il corpo della persona non abbia alcun valore, appena subentri la morte. Tanto è vero che tanti credenti donano i loro organi al prossimo, sebbene poi si facciano incenerire. La cremazione dà ragione a Dio che la polvere ritorna alla polvere, e accelera solo tale processo.

     ■ Infine, di là dai romanticismi, si tenga presente la realtà dei fatti. Le tombe sono state da sempre violate, le salme distrutte o bruciate (cfr. 2 Re 23,14.16) e le ossa disperse (cfr. Gr 8,1s). Ossa e teschi sono finiti nei musei, in mano a privati e sono usati anche per riti ignobili. I corpi mummificati o imbalsamati sono dati in pasto agli sguardi dei curiosi nei musei. Altri corpi sono finiti sotto formaldeide per studi scientifici e altri ancora sono stati congelati e tagliati a strati sottilissimi, per poi essere plastificati, sfoglia per sfoglia. Oggigiorno, le ossa finiscono, dopo alcuni decenni, in ossari comuni e possono essere incenerite per ordinanza di un sindaco.

     «Nullità delle nullità, tutto è nullità», disse Salomone (Ec 1,3). «Ricordati del tuo Creatore… prima che la polvere torni alla terra com’era prima, e lo spirito torni a Dio che l’ha dato. Nullità delle nullità, dice l’Ecclesiaste, tutto è nullità» (Ec 12,9s).

 

 

[1]. Es 12,46; Nu 9,12; Lv 9,12; Sal 34,20.

[2]. Cfr. Mt 14,10; Gv 21,18s; At 12,1s; Eb 11,37; Ap 6,9.11; 18,24; 20,4.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Corpo_cremazione_BB_Lv.htm

15-08-2008; Aggiornamento: 02-09-2008

 

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